Io credo che tu e Cren dobbiate rilassarvi e [...] capire bene cosa fate...
Io sinceramente non faccio un bel nulla a parte capire se posso dare qualche consiglio a tdazio sulla sintassi R e rispondere alle sue domande, quindi sono perfettamente rilassato.
tdazio ha scritto:
Una cosa però mi (e vi) chiedo: ma tutto ciò non vale anche per i titolati modelli media-varianza, minima varianza, risk parity etc?
Ovvero la 'futuribilità' dei vari pesi dei constituents da cosa è garantita?
Domanda intelligente: la differenza rispetto ai modelli che citi, in teoria, è che la volatilità e le correlazioni si dimostrano mediamente persistenti (positivamente autocorrelate in modo significativo) mentre i rendimenti no.
Quindi un portafoglio a minima varianza, a meno di violenti
spike di volatilità, tenderà a produrre pesi che variano nel tempo in misura minore rispetto ai coefficienti di un modello di regressione lineare basato sui rendimenti.
In quest'ultimo caso, infatti, è sufficiente che uno dei tuoi
constituent passi da rendimento molto positivo a molto negativo con un comportamento "molto casuale" («molto casuale» è orrendo e non si dice... ma mi passerai l'espressione per far capire meglio il concetto) per avere pesi che variano nel tempo in modo "molto casuale".
In ogni caso vorrei evidenziarti che queste sono tutte congetture: il modo migliore per rispondere alla tua domanda, che è anche un ottimo esercizio per impratichirti con R, è scrivere tu stesso un codice di
back test attendibile, ovvero applicare
out of sample o magari in finestra mobile il tuo modello e vedere cosa esce.
L'hai fatto e hai visto perfettamente il degrado immediato di prestazioni dopo la fine del "
training": per toglierti ogni dubbio potresti guardare la differenza tra i coefficienti che avevi stimato
in sample rispetto a una nuova stima questa volta fatta sul
out of sample.
E' tutto esercizio, male non fa