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Riforma Fiscale: per Monti significa più tasse
Dall'IMU all'IVA, dagli utili alle sanzioni è solo maxi-stangata
Oggi, ore 13:15 -
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Di che pasta fosse fatto il Prof.Monti lo abbiamo intuito con il decreto “Salva Italia” dello scorso dicembre, che se ha forse salvato l’Italia dal tracollo, non ha fatto la stessa cosa di certo con gli
italiani, massacrati da una sfilza di aumenti delle tasse e dalla (re-)introduzione di altre.
E se pensavate forse che con il calo dello spread e l’arrivo della primavera la stangata dei tecnici sarebbe finita, vi annunciamo che vi siete sbagliati di grosso.
Avete presente il decreto a cui il governo sta mettendo mano in questi giorni e che porta il titolo di “delega sulla riforma fiscale”? Ebbene, non fatevi infinocchiare più di tanto dalle infinite colonne sui giornali al riguardo, perché si tratta semplicemente di altri modi trovati dall’ingegnoso e operoso governo Monti per aumentare ancora di più le tasse.
Esenzioni e detrazioni delle tasse
Vediamone alcune delle più importanti. Una grande questione del fisco italiano riguarda le quasi 500 esenzioni dalle tasse, che lo stato concede al verificarsi di determinati presupposti. Parliamo delle detrazioni per figli a carico, delle detrazioni per reddito da lavoro dipendente, di quelle sugli interessi sui mutui prima casa, etc. Sono solo alcuni degli esempi, che complessivamente, si calcola, determinano un minore introito per lo stato di circa 165 miliardi all’anno. Normale che in fase di austerity si guardi a queste voci, anche perché la logica sarebbe questa: anziché fare pagare aliquote Irpef fino al 43% del reddito (più addizionali e vari “contributi di solidarietà”) e al contempo prevedere un’infinità di esenzioni, cosa che rende il fisco italiano incomprensibile e farraginoso, perché non riduciamo il numero delle esenzioni fiscali e in cambio abbassiamo le tasse per tutti? E’ più logico, no?
Ecco, a questo aveva pensato un anno fa il governo Berlusconi, quando si era fatto concedere una delega dal Parlamento, per varare una riforma in grado di trovare le risorse necessarie a finanziare una revisione futura e al ribasso delle aliquote. Di più. Per evitare che finisse nel nulla, come già era successo proprio con i precedenti esecutivi retti da Berlusconi, ci si era fissati un limite temporale: entro settembre 2012 o si trovano le risorse per fare la riforma del fisco, o scattano automaticamente i tagli del 20% a tutte le agevolazioni oggi previste.
Le riforme di Monti
Con l’arrivo di Monti, invece, la musica è cambiata.
Si punta adesso non a rivedere le aliquote Irpef al ribasso, bensì ai tagli alle detrazioni, in mancanza dei quali scatterà l’aumento dell’aliquota IVA dall’attuale 21% al 23%. (
Detrazioni fiscali e catasto nella delega fiscale)
In sostanza, la certezza è che i contribuenti si vedranno aumentare l’Irpef ancora di più, non già per effetto dell’aumento delle aliquote, ma della base imponibile.
E’ vero che il Prof ha promesso di pensare a ridurre l’aliquota più bassa dal 23% al 20%, ma chi ci crede? Direte che sarà irriverenza, ma come vedremo tra poco,
la diffidenza è frutto di una precedente presa in giro che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.
IRES: piccoli o grandi, tutti uguali
Andiamo all’IRES, l’imposta sui redditi d’impresa. Ammettiamolo, è davvero complicatissimo capirci qualcosa sulla tassazione effettiva, perché il nostro sistema fiscale prevede di
tassare in modo diverso il reddito dei soci di minoranza da quelli di maggioranza e anche sulla base della diversa condizione delle società. Utile, quindi, avere un sistema più efficiente e omogeneo di tassazione.
Ma quale sarebbe la soluzione Monti? Tassare di più i piccoli, in modo da adeguare la loro condizione fiscale a quella dei grandi soci, dei grandi imprenditori, etc.
Per cui, tutti i loro utili saranno tassati dal 23% al 43%, secondo le aliquote Irpef, sul Modello Unico, qualora si decidesse di prenderli e portarli a casa. Se, invece, si pensa di lasciarli dentro l’impresa, allora essi saranno tassati tutti con aliquota IRES del 27%, al posto dell’attuale sistema che prevede una tassazione del 20% o 21,37%, a secondo che si è piccolo o grande azionista (il 23% del 49,72% del reddito).
Risultato: si pagheranno sugli utili anche lasciati nell’impresa circa 6-7 punti percentuali in più. Una statua ai nuovi investimenti nel Belpaese!
Dall’Ici all’Imu: le detrazioni solo una presa in giro
Passiamo adesso all’IMU. Vi ricordate certamente che il Prof.Monti aveva reintrodotto la mai amata ICI sulla prima casa, che semplicemente ha cambiato nome. Grazie alla detrazione fissa dei 200 euro, incrementata di 50 euro per ciascun figlio under 26 e fino a un massimo complessivo di 600 euro, molti noi si ritroveranno per fortuna a pagare meno della vecchia ICI. Ma per poco.
Entro poche settimane vi dovrebbe essere la riforma del catasto, i cui valori risalgono al lontano 1989. Secondo il premier, e giustamente,
tali valori dovranno essere adeguati a quelli attuali di mercato, con una opportuna opera di indicizzazione. Ma se aumenta il valore catastale, cresce automaticamente la base imponibile su cui calcolare l’IMU. A dicembre, quando era esploso il caso, il premier aveva promesso che in caso si fosse proceduto a riformare il catasto, si sarebbero parimenti ridotte le aliquote su prime e seconde case della stessa entità. A parte il fatto che la maggiore o minore tassazione dipende caso per caso, già allora si era eccepito che comunque ci sarebbero stati alcuni soggetti che avrebbero pagato di più.
Ebbene,
oggi sappiamo che quasi certamente saremo tutti a pagare di più, visto che Monti non prevede di abbassare le aliquote della nuova ICI, ma semmai consiglia ai Comuni di farlo per conto loro. Una colossale presa in giro, che si trasformerà in una batosta per i proprietari di prime case, visto che i Comuni si sono visti imporre dallo stato centrale le aliquote, potendo solo avere un potere limitato di intervento e a discapito delle proprie finanze. Pertanto, i tecnici, che sono più seri dei politici, ci faranno pagare più ICI. (
Imu prima casa: calcolo base imponibile e detrazioni figli)
Sanzioni alle imprese
Cambia anche il sistema sanzionatorio per imprese e semplici contribuenti, poveri cristi, inclusi. Fino ad oggi, forse, le maglie sono state un pò larghe e molti hanno avuto la possibilità di patteggiare la somma dovuta allo stato e da questi contestata. Scordiamoci la clemenza,
perché sotto la voce “semplificazione” del decreto, pare si vada verso un sistema in cui, anzitutto, paghi e poi si vede se hai ragione.
Carbon Tax, green tax
E per finire non pensavate mica che il nuovo governo rimanesse insensibile dinnanzi al problema dell’inquinamento! Il Prof tiene molto a ridurre le emissioni e per questo tasserà le imprese che le producono con la “carbon tax” e la “green tax”.
A ben pensarci, sembra strano che queste misure stiano per essere adottate nel silenzio generale della grande stampa italiana. Ma non è certo per subordinazione a Monti e al suo esecutivo dalle doti indiscusse. Dobbiamo prendere atto che i giornali sono tutti impegnati a lodare la forte discesa dello spread tra i nostri BTp e i Bund tedeschi. A proposito, oggi siamo in zona 285 punti base. Volete mettere questa soddisfazione con le solite polemiche becere sulle tasse alte?