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tontolina

Forumer storico
Exor, nel 2011 cresce l'utile consolidato: dividendi per 80,1 milioni. Confermata la vendita di Alpitour

Exor, la finanziaria del gruppo Agnelli, ha chiuso l'esercizio 2011 con un utile netto di gruppo di 504,2 milioni (136,7 nel 2010). Il dividendo è di 0,335 per ogni azione ordinaria, 0,3867 per azione privilegiata e 0,4131 per azione risparmio con un monte dividendo complessivo che sale da 75,9 a 80,1 milioni. Exor prevede di chiudere il 2012 con risultati positivi sia per il gruppo sia per la Spa.
L'utile netto della Spa scende invece a 58,7 milioni dai 151,8 milioni nel 2010. Il calo è dovuto a minori dividendi incassati da partecipate (-26,1 milioni), alla variazione delle minusvalenze nette su cessioni e svalutazioni di partecipazioni (-74,4 milioni, di cui 56,2 milioni relativi alla svalutazione effettuata sulla controllata Juventus), da maggiori oneri finanziari netti (-12,6 milioni), da maggiori imposte indirette (-0,8 milioni), da maggiori imposte dell'esercizio (-1,5 milioni). Questi fattori sono compensati da minori spese ricorrenti (+2,6 milioni) e da maggiori proventi netti non ricorrenti (+19,7 milioni che comprendono la plusvalenza realizzata dall'incorporata Exor Services con la cessione dell'immobile di Corso Matteotti 26 che è stata pari a 7,1 milioni).
andamento titoli

Exor 1.56% Vedi tutti »



In calo anche il valore netto degli attivi (Nav, Net Asset Value) che passa da 8,36 miliardi di fine 2010 a 6,3 miliardi. I risultati sono stati esaminati dal consiglio di amministrazione di Exor, riunitosi oggi a Torino sotto la presidenza di John Elkann, e saranno sottoposti all'approvazione dell'assemblea degli azionisti, fissata per il 29 maggio. Al 31 dicembre 2011 il saldo della posizione finanziaria netta consolidata del Sistema Holdings è negativo per 325,8 milioni con una variazione negativa di 368,4 milioni rispetto al saldo positivo di 42,6 milioni di fine 2010 principalmente per gli investimenti effettuati nel corso dell'esercizio.
Al 31 dicembre 2011 il patrimonio netto consolidato attribuibile ai soci della controllante ammonta a 6,4 miliardi con un incremento netto di 328,5 milioni rispetto a fine 2010.
Il piano di incentivazione. Per quanto riguarda le stock grant è prevista l'assegnazione di complessivi 400.000 diritti per circa 30 beneficiari: riceveranno un corrispondente numero di azioni Exor ordinarie alla data di maturazione fissata nel 2018, subordinatamente al perdurare del rapporto professionale con la società e con le società del Sistema Holdings. La seconda componente, definita 'Company Performance Stock Option', prevede l'assegnazione di complessivi 3 milioni di diritti di opzione che consentono ai beneficiari di acquistare un corrispondente numero di azioni Exor ordinarie. Il periodo di maturazione delle opzioni decorrerà dal 2014 al 2018 in quote annuali di pari entità che saranno esercitabili dal momento della maturazione sino al 2021, subordinatamente al raggiungimento dell'obiettivo di performance e al perdurare dei rapporti professionali con la società e con le società del Sistema Holdings. Il presidente e amministratore delegato della società John Elkann è beneficiario del 'Company Performance Stock Option' e riceverà 750.000 diritti di opzione. Gli altri beneficiari potranno essere circa 15 dipendenti di Exor e delle società del Sistema Holdings, che ricoprono ruoli chiave nell'ambito dell'organizzazione aziendale.
Confermata la vendita di Alpitour
Exor conferma la cessione della partecipazione in Alpitour per 225 milioni di euro. L'accordo è stato integrato con il riacquisto di un albergo per 26 milioni di euro (viene quindi aumentata la remunerazione del prezzo differito). La struttura sarà concessa in locazione al gruppo Alpitour e garantirà ad Exor un rendimento legato ai risultati della gestione dell'immobile con un minimo garantito. Potrà poi essere ceduta a terzi senza alcuna limitazione contrattuale. Il closing dell'operazione di vendita di Alpitour è previsto nelle prossime settimane. Gli acquirenti sono due fondi chiusi di private equity facenti capo a Wise Sgr e J. Hirsch & Co, a cui si affiancano altri soci finanziari tra cui Network Capital Partners. Gli acquirenti effettueranno l'operazione mediante Seagull, un veicolo societario appositamente costituito ed opportunamente capitalizzato.
 

tontolina

Forumer storico
ma la Fornero è fascinazista?

La Fornero chiude un sito. Il delirio e la censura
La Fornero chiude un sito. Il delirio e la censura | Guido Scorza | Il Fatto Quotidiano
E’ un provvedimento di una gravità inaudita e senza precedenti quello con il quale il Ministro del Lavoro ha ordinato alla Direzione Provinciale del lavoro di Modena l’immediata chiusura del proprio sito internet.

“Al fine di garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali e con riferimento agli obblighi di trasparenza ed ai profili di comunicazione e pubblicazione delle informazioni di interesse collettivo anche per quanto attiene agli Uffici territoriali, si chiede alle SS.LL. di provvedere alla immediata chiusura del sito internet www.dplmodena.it“.

E’ questo il contenuto della nota che il Segretario generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha indirizzato lo scorso 5 aprile all’ufficio territoriale del proprio Ministero.

Un’iniziativa, quella del Ministro Fornero, politicamente inaccettabile e giuridicamente illegittima, sbagliata del metodo e nel merito.

Cominciamo dal metodo.
Quale che fosse il contenuto di talune delle pagine web – evidentemente invise al Ministro del lavoro – è evidente che nulla giustifica la chiusura di un intero sito internet per ottenerne la rimozione dallo spazio pubblico telematico. E’ esattamente come chiudere un giornale a seguito della pubblicazione di un articolo che si ritiene – a torto o a ragione – diffamatorio. Anzi, peggio. E’ come chiudere un ufficio pubblico perché uno dei dipendenti, funzionari o utenti che lo frequentano si è lasciato andare a qualche considerazione ritenuta inopportuna dal Ministro.

Il sito internet della Direzione provinciale del lavoro di Modena, rendeva accessibili al pubblico – un pubblico di oltre 18 milioni di utenti – migliaia di informazioni e documenti preziosi per i cittadini che ne visitavano le pagine.

Per convincersene è sufficiente visitare alcune delle pagine del sito ancora accessibili nonostante la censura ministeriale: notizie relative ai diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, informazioni e commenti relativi alla riforma del sistema pensionistico, pagine dedicate alle opportunità di lavoro per gli extra-comunitari o al rinnovo del permesso di soggiorno, solo per fare qualche esempio.

Centinaia di migliaia di contenuti sui quali si è abbattuta la mannaia censorea del Ministro Fornero.

Se la pubblicazione di taluni dei contenuti pubblicati sul sito era, davvero, illegittima – circostanza della quale è almeno lecito dubitare – il Ministero avrebbe potuto – a tutto voler concedere – dare al proprio ufficio indicazioni per la modifica o, a tutto voler concedere, per la rimozione.

Ordinare la chiusura di un sito internet è un gesto dettato o da un delirio di onnipotenza di un Ministro – e/o di un suo dirigente – che ritiene, evidentemente, di essere padrone dell’informazione o da una tanto profonda ignoranza delle dinamiche di circolazione dell’informazione online da risultare grave almeno tanto l’ipotesi del delirio di onnipotenza.

E veniamo al merito.
“Al fine di garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali e con riferimento agli obblighi di trasparenza ed ai profili di comunicazione e pubblicazione delle informazioni di interesse collettivo”.

E’ questa la motivazione con la quale il Ministro del Lavoro ha disposto la chiusura del sito. E’ uno scherzo? Un pesce d’aprile arrivato in ritardo?

Se così non fosse saremmo dinanzi ad uno dei più gravi attentati alla libertà di informazione ad opera di un Governo dal ventennio fascista ad oggi. Un provvedimento che ben avrebbe potuto portare la firma del Ministro per la propaganda di Mussolini o di quello dell’informazione di Saddam Hussein.

“Rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali” è, infatti, solo una parafrasi per dire che il Ministro non gradisce la diffusione e pubblicazione di notizie ed informazioni difformi dalle proprie. Fuori dal linguaggio istituzionale, il Ministro sta dicendo che non ammette che sulle pagine di un sito ricollegabile – in senso lato – al proprio Ministero siano pubblicate critiche ed opinioni contrarie alla propria azione di governo ed al modo di presentarla unilateralmente prescelto dal Ministro e dal suo staff.

E’ un modo di guardare alla politica, al governo ed alla democrazia degno di un tiranno di altri tempi o del leader militare di una qualche dittatura anti-democratica: ci si sottrare al confronto, alla critica ed al dialogo a colpi di censura ed ordini di cancellazione di informazioni e contenuti sgraditi.

E’ questa l’idea di sviluppo sociale e democratico che guida l’azione del Ministro Fornero? E’ urgente che il Premier chiarisca la sua posizione al riguardo, prenda le distanze dal gesto del suo Ministro e la inviti, senza ritardo, a rassegnare le sue dimissioni. Non c’è miracolo economico né riforma del sistema del lavoro – ammesso anche che il Governo dei professori stia lavorando bene per perseguire tali obiettivi – che abbia un senso, se il prezzo da pagare è quello di accettare di risvegliarci in un Paese meno democratico e meno libero di quello nel quale abbiamo vissuto sino qui.

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tontolina

Forumer storico
la vera riforma del lavoro necessaria

la vera riforma del lavoro necessaria
è quella di ridurre iol cuneo fiscale
e rendere competitivo il lavoro in italia

altrimenti tutti delocalizzeranno in Serbia-Polonia-....


da gaolin@finanza | IntermarketAndMore
L’Economia REALE in Italia sta morendo


Scritto il 10 aprile 2012 alle 11:35 da gaolin@finanza
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Guest Post: le fabbriche italiane vanno all’estero. La ricetta per riacquistare competitività

Nei giorni scorsi mi è caduto l’occhio su un trafiletto fra le pagine economiche di un importante giornale in cui si riportava una notizia che non fa più notizia, tanto da essere pubblicata, appunto, in un trafiletto.
Si riferiva alla decisione presa di chiudere l’impianto della INDESIT di None (TO).
Riporto testualmente:
INDESIT HA INTENZIONE di ACCORPARE LA PRODUZIONE di LAVASTOVIGLIE e DELOCALIZZA in POLONIA. PER FARLO CHIUDERA’ lo STABILIMENTO di NONE (TO), CON 380 ADDETTI, PERCHE’ AVREBBE UNA“PROFITTABILITA’ NEGATIVA e in CONTINUO PEGGIORAMENTO”
Questo non è ormai certamente un fatto eccezionale, anzi. Trattasi di uno dei tanti casi, più o meno rilevanti, di chiusura di aziende o stabilimenti industriali del settore manifatturiere che vengono quotidianamente segnalati nel nostro sciagurato paese.
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Eppure INDESIT è un gruppo sano e ben posizionato nei mercati. I suoi prodotti riscuotono un meritato successo però il produrre in Italia avrebbe, anzi è meglio dire ha, una profittabilità negativa e per di più in peggioramento. Insomma in poche parole si dice che produrre in Italia non è più possibile, perché si perdono soldi a farlo.
Insomma ancora, L’ITALIA non è più un paese in grado di competere con gli altri in quasi tutti i settori produttivi, per cui da questo paese si deve andare via, se non si vuole morire per fallimento.
Di questa realtà ormai più che conclamata non se ne parla più di tanto o perlomeno non in modo esplicito. Ci si ostina a non voler vedere la realtà e si tentano tutte le strade più improbabili per salvare il paese, fuori che quelle che ci potrebbero dare qualche speranza. Il governo si sta strenuamente impegnando a “salvare” l’Italia a suon di tasse, tributi e tagli vari a quelli che lavorano o hanno lavorato sul serio, si sta prodigando per trovare vie più dignitose per i nuovi (giovani) che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro che non c’è più, si sta affannando a cercare clienti stranieri molto pericolosi (CINA) per piazzare un po’ di titoli di stato o addirittura per vendere quei pochi tesoretti che ancora abbiamo.
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Azioni che finora hanno trovato il sostegno di gran parte dei principali media in Italia e soprattutto all’estero dove il nostro Monti ha rischiato di essere proclamato santo prima che il suo governo potesse fare il miracolo, che non ci sarà, cioè di salvare l’Italia e il mondo.
Già, sarebbe stato troppo impegnativo attribuirgli da subito una tale glorificazione, come alcuni anni fa si è fatto assegnando a Mr. Obama il nobel per la pace o eleggendo Mr Ben Bernanke uomo dell’anno.

Nel frattempo i nostri esponenti politici continuano a cimentarsi in arditi talk show, dove si discute a non finire sulla spartizione più o meno equa di una torta che si fa sempre più piccola e inadeguata a soddisfare i commensali ordinari, ovvero quelli che da sempre sono ben presenti a questo rituale e quelli che, loro malgrado, si sono da poco aggiunti, causa la chiusura delle imprese e che chiedono di avere anch’essi una modesta fettina.
Insomma si tenta di girare attorno al problema ma non di affrontarlo sul serio.
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Il vero grande problema che ha l’Italia è quello per cui l’INDESIT chiude lo stabilimento di None e de localizza in paesi dove produrre comporta anche un’adeguato PROFITTO.
Se nelle teste di chi ci governa questa verità non è ben chiara o, se anche lo fosse, poi si pensa di affrontare il problema con provvedimenti che potrebbero avere effetti solo nel medio lungo termine, allora siamo proprio fritti.

Mi sa tanto che è proprio così.
Chi ha modo di partecipare a fiere internazionali puo’ constatare che il ruolo dell’Italia è sempre più marginale. E’ veramente desolante farsi giorni di fiera nel proprio stand nella vana attesa di qualche visitatore estero, potenziale cliente. Chi ha occasione di relazionare con imprenditori stranieri ha spesso modo di sentirsi mortificato da coloro che, a ragione, giudicano l’Italia un paese ormai in declino, senza futuro, che sta diventando preda di coloro che ci vengono per fare shopping a buon mercato di aziende con un know-how ancora valido, un tempo gioielli di efficienza, produttività e redditività.
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Per chi non lo sapesse, proprio questa è l’idea dell’Italia che si sta facendo largo nel mondo.
Altro che attrarre investimenti stranieri per fare chissà cosa.

Con l’attuale situazione nessuno è così fesso da venire da noi a correre il rischio imprenditoriale insito in ogni investimento.

Al massimo, come detto, si viene a comprare per pochi spiccioli aziende per il loro know-how, da esportare o de localizzare poi, oppure ad acquisire società che operano in regime di monopolio o che hanno costituito una solida struttura internazionalizzata.
Insomma l’Italia per varie ragioni, per atti scellerati compiuti ed errori irrimediabili ha perso la sua competitività in buona parte dei settori industriali. Per ricostituirla in breve si dovrebbe da subito agire in due direzioni:
1- Quella del deciso taglio dei costi dell’apparato statale, agendo selettivamente sull’ammontare delle pensioni, riducendo severamente l’apparato amministrativo pubblico in numero di addetti e relativi compensi, riducendo drasticamente ogni sorta di ente statale o parastatale che costituisce la giungla di competenze frazionate che creano lavoro inutile da sé e per sé con poca o nessuna utilità per la comunità. (Il discorso dell’aumento dell’efficienza della pubblica amministrazione dovrebbe venire in contemporanea e per forza, pena la perdita del posto di lavoro perchè nella pubblica amministrazione si dovrebbe prevedere la completa eliminazione dell’art. 18).
2- Quella della riduzione delle imposte e contributi che gravano sulle aziende produttive e sul costo del lavoro di queste.
Con queste azioni il fabbisogno di cassa dello stato veramente calerebbe e lo stato potrebbe rimborsare i suoi titoli alle scadenza e sostituendoli con nuovi a tassi molto più ridotti. Azioni che però nel contesto italiano hanno una probabilità di essere attuate pari a quella di poter camminare sul soffitto di una stanza in modo naturale senza cadere.
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L
’alternativa vera e più praticabile è la disgregazione dell’EURO che, è il caso di dircelo chiaro, è stato un errore colossale, rimediabile però. Ogni paese tornerebbe a una propria moneta sovrana, con nuovi equilibri che si instaurerebbero e, a seconda delle capacità, ogni paese potrebbe far ripartire la propria economia reale tirandosi poi dietro tutto il resto. Il governo invece pensa di poter fare il contrario, di preservare tutto il resto sperando che, nel frattempo, l’economia reale in qualche modo sopravviva. Invece nel frattempo la tragedia continuerà e inesorabilmente arriveremo alla sparizione del nostro sistema produttivo per chiusura o delocalizzazione di imprese.
Insomma per poter mantenere i privilegi assurdi che ci sono in Italia, per garantire ancora le
rendite parassitarie, i diritti acquisiti in forza di leggi folli e il potere delle varie caste, si sta
distruggendo, mandandolo alla rovina nel vero senso della parola, il sistema manifatturiero
industriale italiano, un tempo invidiato da tutti.
Pessimismo?
No, questa è la realtà che stiamo vivendo, purtroppo. Tutto ciò per me è criminale.
Gaolin
 

Tarpone

Nuovo forumer
Non possono ridurre il costo del lavoro perche' non ci sono risorse, non possono ridurre le tasse perche' non ci sono risorse, non possono fare una beneamata m.inchia per aiutare le imprese perche' non ci sono un c.azzo di soldi. Magari lo sanno pure, e lo capiscono pure che stanno tagliando le gambe al futuro delle imprese, e quindi di questa e della prossima generazione di persone, pero' non possono farci niente, oramai ci siamo (si sono) pappati troppo e non c'e' exit strategy alcuna, c'e' solo il nostro declino come nazione produttiva e redditiva.
 

tontolina

Forumer storico
Non possono ridurre il costo del lavoro perche' non ci sono risorse, non possono ridurre le tasse perche' non ci sono risorse, non possono fare una beneamata m.inchia per aiutare le imprese perche' non ci sono un c.azzo di soldi. Magari lo sanno pure, e lo capiscono pure che stanno tagliando le gambe al futuro delle imprese, e quindi di questa e della prossima generazione di persone, pero' non possono farci niente, oramai ci siamo (si sono) pappati troppo e non c'e' exit strategy alcuna, c'e' solo il nostro declino come nazione produttiva e redditiva.
ma alla fine di questo mese verseranno ai partiti 500 milioni di euro per rimborsi elettorali inesistenti

per queste furbate i soldi li trovano sempre


e per noi che non ci sono mai e ci hanno ridotto alla fame e vogliono ridurci come la Grecia
 

tontolina

Forumer storico
IL VERO COMPITO DI MONTI

[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Economia/IL-VERO-COMPITO-DI-MONTI/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+nexusedizioni%2FwigH+%28Nexus+Edizioni%29

di Stefano Serafini
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Leggo l’articolo di Giulietto Chiesa intitolato “Il ricattatore”,[1] nel quale il presidente di Alternativa denuncia la raggelante ipocrisia di Mario Monti, quando parla di manovre “giuste e solidali”. Chiesa ha ragione, l’esecutivo sta predisponendo lo sfacelo sociale dell’Italia.[/FONT]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Il quadro che egli tratteggia tuttavia manca secondo me di un elemento fondamentale, senza il quale è impossibile anche solo tentare di realizzare l’augurio con il quale chiude l’articolo, cioè quello di far cadere questo governo non eletto prima che sia troppo tardi. Esso cioè non si domanda quale sia il vero compito di Monti.[/FONT]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Innanzitutto constato con piacere che, nonostante la teatralità molto ben scelta del ministro Fornero, babau dei lavoratori italiani, Chiesa si tiene moderatamente a distanza dal dibattito che infuria sui media a proposito dell’articolo 18. Ovviamente la modifica della legislazione del lavoro è fonte di preoccupazione, ma stiamo ai fatti. Cosa conta l’articolo 18 nel contesto attuale di distruzioni finanziarie di intere nazioni, a partire dalla nostra? Più o meno quanto la caccia agli evasori, cioè pochissimo.[/FONT]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Chiediamolo a un sindacalista vero, di quelli lontani dalle telecamere, o a un piccolo industriale, ...[/FONT]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]... quante volte vi hanno avuto a che fare in vita loro. Ma soprattutto rendiamoci conto che su di esso – a differenza di quanto vogliono far credere le parti in causa – non si decide un solo posto di lavoro in più o in meno. Accettare come autentico l’apparente braccio di ferro su tale argomento fra il cosiddetto governo del Paese, e i cosiddetti sindacati dei lavoratori, equivale ad accettare di litigare su quale musica debba suonare la famosa orchestra del famoso Titanic che affonda.[/FONT]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]I posti di lavoro, il gettito fiscale, la produttività, lo stato sociale, sono tutte barchette di carta nel gorgo possente della finanza internazionale che detiene le leve del debito e del sistema che lo alimenta, e con un semplice click può ingoiare in poche ore dieci anni di politica presunta rigorista.[/FONT]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Quindi, ancora una volta, si tratta di un polverone che ci stanno rifilando i soliti politicanti (dell’uno e dell’altro lato del tavolo) insieme ai soliti cosiddetti giornalisti.


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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Ma a cosa serve questo polverone?
Escludendo ovviamente che Monti sia interessato a riformare quel poco di socialismo che ancora caratterizza la legislazione italiana del lavoro per furia ideologica liberista (se non altro perché il liberismo è l’opposto mortifero di qualunque passione ideologica), sorge un legittimo sospetto appena si alzano gli occhi dai giornali e li si punta sulla vera economia del Paese.
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Naturalmente bisogna avere memoria per vedere.
Ricordarsi ad es. dei tentativi degli ultimi anni, andati di pari passo con le minacce internazionali al governo Berlusconi culminate nell’orrore della guerra libica, di scalare il gruppo ENI, vera spina dorsale della nostra ricchezza e della nostra forza geopolitica.
E ancor prima, rammentarsi la storia del ladrocinio – definito eufemisticamente “privatizzazione” – ai danni delle società a partecipazione statale italiane, iniziato in concomitanza al crollo dell’Unione Sovietica: una serie di spolpamenti che fece crollare il nostro Paese dalla 7ma alla 30ma posizione fra i Paesi più sviluppati del mondo. [2]
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]I gruppi finanziari mangiano la carne cruda dei lavoratori solo quando hanno finito la ciccia vera, ed è la fine di quella ciccia a preparare l’ecatombe.

Allora, cosa c’è ancora di veramente divorabile in Italia?
Cosa fa del nostro Paese ancora una realtà capace di forza economica e soprattutto geopolitica, lasciandogli ancora alcune carte da giocare sullo scacchiere globale dove si decidono le sorti di interi popoli?

Leggiamo:
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]ll Consiglio di Amministrazione di Snam, riunitosi ieri sotto la presidenza di Salvatore Sardo, ha approvato il bilancio consolidato e il progetto di bilancio di esercizio di Snam per il 2011, che chiudono rispettivamente con l’utile netto di 790 e 693 milioni di euro, confermando i risultati preliminari di preconsuntivo e l’utile netto consolidato adjusted di 978 milioni di euro annunciati il 14 febbraio 2012.[3]
[/FONT][FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]E ancora prima, dallo stesso sito:[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Martedì 13 marzo alle ore 15 presso gli headquarters di Snam, a San Donato Milanese, l'Amministratore Delegato Carlo Malacarne presenta il piano strategico 2012-2015 della Società.[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]
[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]La presentazione costituisce l’occasione per comunicare agli stakeholder gli investimenti e gli obiettivi di Snam per i prossimi quattro anni, finalizzati allo sviluppo del sistema italiano delle infrastrutture del gas e all’espansione all’estero, con l’obiettivo di contribuire a fare dell'Italia un hub del gas per il Sud Europa.[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]
[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Nei prossimi anni per il mercato del gas si prevede una crescita progressiva della domanda, accompagnata dalla necessità di avere maggiori garanzie per la sicurezza degli approvvigionamenti e la flessibilità del sistema.[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]
[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Snam è oggi nelle condizioni di cogliere le opportunità connesse all'attuazione del Terzo Pacchetto Energia Ue e realizzare le condizioni per la creazione di un “gas-hub” per il sud Europa che permetta di trasformare l'Italia da Paese consumatore a sistema di transito del gas, data la sua strategica posizione geografica che la vede un crocevia naturale dei principali flussi di gas dai Paesi produttori ai Paesi consumatori.[4][/FONT]
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[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]L’annuncio sta parlando del South Stream, il gasdotto russo a grande partecipazione italiana che libererebbe l’Europa da buona parte della dipendenza statunitense, mediata da stati satellite come l’Ucraina e la Polonia (ricordate le “guerre del gas” che si accendono ogni inverno, minacciando di lasciare a secco le industrie europee?), e contro il quale sono state mosse tutte le operazioni geopolitiche e militari di area degli ultimi dieci anni.[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]
[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Ho il sospetto che l’ultima grande privatizzazione contro il cuore del sistema Italia, la privatizzazione di SNAM, sia il vero obiettivo di Monti e dei suoi padroni, nel quadro della definitiva sudditanza del Paese al sistema finanziario internazionale che ha il suo principale braccio armato in ciò che resta degli Stati Uniti d’America. Un crimine al cui confronto il resto è solo teatro da cavallette.[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]
[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Vorrei aggiungere a questa breve nota un invito. Se tutto ciò ha un senso, c’è qualcuno che può aggiungere all’articolo di Chiesa un’ipotesi concreta su come far cadere il governo? E su come far sì che la sua caduta non sia solo un altro pezzo di teatro delle cavallette, ma sia capace almeno di graffiare l’intero sistema corrotto che ci sta spolpando vivi?[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]
[/FONT]
[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Stefano Serafini
[/FONT][FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Membro del Comitato scientifico di Alternativa[/FONT]
 
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