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politica


Christian Basano rilascia alla Etleboro una intervista inedita







La Etleboro, intervistando Christian Basano, ha voluto fare luce su quanto è accaduto anni fa con lo scoppio della Guerra nel Golfo, sulla truffa congeniata dalle Banche per derubare e schiavizzare i popoli. Vi offriamo la verità e una chiave di volta per capire perché presto la più grande Tangentopoli Europea distruggerà la politica per far posto alle nuove Istituzioni, i media e le Associazioni, portando nel baratro più di 2000 imprese e 600 politici. Il vero affare Clearstream è il Kuwait Gate con la truffa di più di 23 miliardi di dollari, sotto gli occhi dell'ONU nella cornice del programma " Petrolio contro Cibo" di cui la principale vittima è il popolo iracheno. Il più grosso cassetto dell'affare Clearstream non è stato ancora aperto.

Ringraziamo tutti coloro che ci seguono, per le loro e-mail e le loro adesioni, per la stima e la fiducia che ripongono in tutti noi, per il loro coraggio. Ringraziamo Rinascita, che ci consente di avere un prezioso spazio sulla carta stampata, e così nelle edicole e tra la gente.Ringraziamo Christian Basano per averci offerto la verità, per la sua disponibilità, noi ammiriamo molto il suo coraggio e la sua tenacia nel combattere questa guerra contro il male.














D:Signor Basano, cos’è successo nel 1991 quando siete andati in Kuwait?

R: All'epoca del nostro trasferimento in Kuwait, dopo essere stati contattati per lo spegnimento dei pozzi in fiamme, dal 29 luglio al 12 agosto 1991, non abbiamo assolutamente firmato un contratto. Il nostro soggiorno doveva durare 3 giorni, ma siamo rimasti 15 giorni perché, "loro" non sapevano che cosa fare di noi: un giorno ci uccidevano, un altro giorno non ci uccidevano. Claude Marine Vaskou, l'addetto commerciale dell'ambasciata francese ha negato di eseguire l'ordine di eliminarci. Penso che il contratto PBE Oil è un vero falso contratto che è servito come supporto per far girare il denaro utilizzandolo in un "gioco di banche" fatto da Clearstream. Il Presidente della società PBE Oil, vecchio agente del DST, Paul Colne è stato ritrovato morte nella sua cella di prigione il 23.12.1997 , alcuni mesi dopo la pubblicazione del Giornale di Ginevra "dove sono finiti i miliardi del Kuwait?“ .



D:Dopo il furto dei brevetti, perché Ferraye l'ha denunciata?

R: Ferrayé non ha avuto il visto per andare in Kuwait, usando come pretesto, la sua nazionalità libanese forse. Era convinto che i suoi brevetti venivano utilizzati in Kuwait. Ad ogni modo, era convinto che i suoi soci, Basano-Tillié-Colonna, l'avessero tradito.


D: Qual è il meccanismo dei conti ADER?

R: Grazie a Clearstream, le Banche fanno un "Gioco di Banche" utilizzando la tecnica dei conti " Banca schermo" nella cornice del funzionamento dei conti "nostri": procedendo attraverso di esso, un investitore, per problemi di discrezione, fa realizzare un'operazione finanziaria ad una banca che agisce a suo nome ma per conto del cliente. Questo sistema, che presuppone un segreto bancario “totale”, comporta il rischio, se l'operazione è importante, che non sia ritrovata nei bilanci della banca se questi sono pubblicati.

Le banche possono designare, in tutta legalità, il nome dell’Avente Diritto Economico Reale (ADER). I conti di alcune Banche, detti di " Transazione", avendo partecipato alla deviazione dei fondi del Kuwait, hanno gli stessi numeri dei conti utilizzati per altre persone per altre operazioni in un altro momento.

La maggior parte di questi conti è organizzata in vari cassetti, con un conto principale che controlla la deviazione, ma che esegue immediatamente la ripartizione che si fa automaticamente su dei conti secondari sotto lo stesso N° con le lettere o dei cifre b,c,d, cosicché la transazione sembra essere meno importante. A titolo di esempio, si guardino questi due conti:
24.B.466.71.H, titolare Jean Pierre VAN ROSSEM, BMB che poi trasferisce 133.000.000 BEF sul n. di conto 248.466.71 A. . O i 2 conti esistono, o il numero è sbagliato, o c'è stata una falsificazione della BMB : l’8 è diventato una B e la A è diventata una A???

Il sistema offre ai clienti la possibilità di non apparire mai all'epoca delle transazioni finanziarie internazionali. Questi clienti possono essere delle Banche, o delle persone che fittiziamente sono a capo di società off-shore, o conosciuti nei giri di riciclaggio, designando invece i soci di Ferrayé come Aventi Diritto Economico Reale, ossia i clienti "effettivi" di questi conti.

André Lussi, vecchio Presidente di Cedel, Clearstream, parla della memoria del denaro: tutto è tracciato, tutto è registrato, è possibile ritrovare esattamente tutto ciò che è stato deviato. Si può dunque, se ci si dota dei mezzi, ricostruire il viaggio, spesso lungo e complicato, delle deviazioni elettroniche dei conti da Parigi a Lussemburgo, dal Jersey alle isole Caymans, da Ginevra a Toronto, ecc. Questa è la ragione per la quale il signor Guy BARBONI, direttore aggiunto dell'agenzia dell'United Bank of Swisszerland (UBS), via del Rodano 8, che ha ricevuto me, J.Ferrayé, M.E. Burdet, il 31 gennaio 2005 e ha dichiarato, con riferimento al conto N° 231215 : "Questo conto non esiste" nella forma “sugli schermi di computer dell'agenzia”. Ciò che non vuole dunque dire, in nessun caso, che il conto N° 231215 non esiste di fatto, perchè, in di altri termini, questo conto esiste bello e buono, ma come conto segreto di livello II ADER!

Il 15 maggio 2001, sono stato sentito a Lussemburgo da Pierre Kohnen, Commissario in Capo del Servizio di Polizia Giudiziale su commissione richiesta dal Giudice istruttore E.Nilles, a proposito della denuncia che avevo depositato sui conti non pubblicati del caso " Clearstream". Nello stesso momento, l'automobile di André Sanchez esplode in Svizzera. Bizzarro, direte sicuramente bizzarro. Sanchez si sentiva minacciato e aveva registrato i suoi timori su una cassetta prima di recarsi all'appuntamento del 15 maggio 2001.
"Buongiorno miei cari! Se ascoltate questa cassetta, è perché non sono ritornato dal mio viaggio. Malgrado le aspettative, non bisogna credere che sia sparito o che abbia messo fine ai miei giorni, tutto questo è completamente falso. La totalità di questi eventi, li devo a Di-Cara, al Sr. M.Veneau, al Sr. D.ROU, di nazionalità americana, ed al Sr. H.Aiden che non ho mai incontrato. La totalità dei dossiers, e in particolare il dossier Veneau, si trova nel cassetto del piccolo mobile che è accanto al mio ufficio. È associato a questo dossier, ma non so fino a che livello è informato, un principe kuwaitiano, la fotocopia del cui passaporto si trova nel dossier Venaud . Mi sono reso conto che, da un po’ di tempo, manipolavano i conti dei clienti per i quali svolgevo il mio mandato......manipolazioni informatiche da parte quel bieco del Sr.Aiden a livello nazionale, e persino internazionale su i conti senza eredi..... hanno l'abitudine di fare delle deviazioni di fondi elettronici.....confesso che comincio ad avere delle preoccupazioni per la mia vita, considerando gli affari in gioco, queste sono persone che sono pronte a tutto per provare a far tacere le persone...."


D: Perché i magistrati, la hanno attaccato radiandovi dall’albo dei revisori contabili?

R:Perché il 30 novembre 1995 avevo depositato denuncia al Parquet di Nizza. A partire da questo momento, tutto è stato messo in opera per eliminarmi "democraticamente" .


D:"Droit de Penser " la accusa di essere antisemita e di fare parte di movimenti fondamentalisti islamici. Come spiega questo?

R: Tropée Desgué mi è stato messo tra i piedi il 2 maggio 2000, 10 giorni prima della diffusione della trasmissione SAD del 12 maggio 2000, annullato su intervento politico di DSK, il Ministro dell'industria dell'epoca, che ha trasferito in favore dell' Istituto Nazionale della Proprietà Industriale i brevetti di Ferrayé. In effetti, Tropé Desgué e Christine Louis Quéré, avevano una missione per destabilizzarmi. Il rapporto Volcker reso il 2 novembre 2005 ha messo fine alla loro missione. È la ragione per la quale diffondono una " diarrea verbale" dappertutto. In effetti, lavorano per il Mossad, il servizio segreto israeliano. Ho depositato parecchie denunce contro di essi ed i siti internet, e i blogs che diffondono queste diffamazioni, eccetera.. Oggi sorvegliano il mio appartamento a Nizza, sotto la copertura del Procuratore Montgolfier.


D:Lei ha denunciato anche il procuratore Eric di Montgolfier?

R: Montgolfier è un rosacrociano, un franco massone di alto livello, un templare. È stato incaricato di neutralizzarmi, è stato pagato per fare ciò. Stiamo ora tentando di cercare i suoi conti alle isole Caimans. Hanno provato già ad eliminarmi il 2 agosto 1997 sabotando la mia automobile, sia in questi ultimi 4 mesi dopo che ho pubblicato l'articolo nel giornale di Ginevra.
Oggi, sono molto inquieto per la mia vita e quella della mia famiglia. È questa la ragione per cui bisogna diffondere dappertutto il loro imbroglio.


D:Come l'affare Clearstream, e dunque il Kuwait Gate, si ricollega allo scandalo di "Petrolio contro Cibo" ? http://photos1.blogger.com/blogger/1305/2239/1600/lista_societ.jpg

R: Il 30 luglio 1993, il Kuwait Oil Company (K.O. C.) deposita presso la Commissione di Indennizzo delle Nazioni Unite, una domanda di rimborso per le spese riguardanti la gestione delle eruzioni dei pozzi per 951.630.871 dollari. Il 15 novembre 1996, il Consiglio di amministrazione della Commissione di indennizzo delle Nazioni Unite, nella cornice del programma umanitario " Petrolio contro cibo", dopo una verifica, accorda al K.O.C un'indennità di 950.715.662 dollari, come richiesto. Il KOC è una filiale controllata al 100% della Kuwait Petroleum Corporation, di cui lo stato del Kuwait è il solo azionista . Il 13 settembre 2000, il Ministro del Petrolio kuwaitiano incontra a Matignon, il Primo Ministro francese, Lionel Jospin, per dirgli che il Kuwait richiede un indennizzo di 22 miliardi di dollari per il costo supplementare generato dall'utilizzazione del metodo rivoluzionario francese, i brevetti di Ferrayè, per spegnere, bloccare e riutilizzare i pozzi in fuoco nel 1991. Questa somma corrisponde in effetti al preventivo mandato al mese di giugno 1991 da me e Ferrayé al Sr. Issam Al Sager, Direttore della Banca Nazionale del Kuwait, che gestisce attualmente un fondo di investimento, TMW Asia Fund, di 22 miliardi di dollari !!

E, come per caso, il 27 settembre 2000, il Consiglio di amministrazione della Commissione di indennizzo delle Nazioni Unite, su proposta di Francia e Russia, 15,9 miliardi di dollari sono stati accordati ad una compagnia petrolifera kuwaitiana (K.O.C) e il Consiglio di sicurezza ha accettato di ridurre dal 30% al 25%, i tassi dei prelevamenti che saranno effettuati sulle royalties di Bagdad per indennizzare il Kuwait.

I politici corrotti che hanno partecipato al voto di questo accordo, sono stati ricompensati molto bene con l’attribuzione di buono acquisto in " barili di petrolio" mentre durante questo tempo il popolo iracheno soffre di questa corruzione gestita dalle più alte istanze politiche mondiali.


D: Quali conseguenze vi saranno sulla politica e l'economia francese se questi grandi scandali esploderanno?

R:Sarà la fine della Quinta Repubblica per la Francia, anzi sembra che oggi Mitterrand abbia deviato 1 miliardo di dollari delle indennità versate dall'Arabia Saudita per la Guerra del Golfo, ed a livello internazionale la fine dell'ONU.

Tengo, infine, a ringraziare Etleboro e la sua rete per il loro coraggio e la loro indipendenza, al fine di informare il cittadino del mondo, fino a che punto siamo manipolati da coloro che tirano i fili in retroscena, dietro uno specchio. Il male non attende che una sola cosa, che le persone per bene non facciano niente. Noi siamo milioni e milioni di gente per bene, allora la vittoria è prossima.



Pubblicato da Etleboro a 01:00 Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest






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alla morte sospetta del numero due di Cedel,
ipotesi, voci e scoperte di documenti legati al mondo
bancario

Gérard Soisson aveva cominciato la sua carriera di banchiere
a venti anni come semplice impiegato della Banca generale
del Lussemburgo. Negli anni 60 era procuratore alla
Kredietbank lussemburghese

[21]. Poco prima di lanciare
Cedel aveva passato poco più di un anno presso l'IOS
(Investor's Overseas Services). Questa società
d'investimenti creata dal progenitore dei broker americani,
Bernie Cornfeld, era stata ideata come "fondo
d'investimento" che allora era un concetto nuovo. Aveva
delle antenne in tutto il mondo ed era uno strumento
off-shore che aveva varie sedi nei paesi fiscalmente
favorevoli. Ginevra e Lussemburgo erano gli indirizzi più
conosciuti in Europa dove migliaia d’investitori
attirati dalla pubblicità molto ben realizzata, mettevano i
loro risparmi in titoli fantasma e perdevano delle fortune.
Soisson vivrà dall'interno il primo scandalo finanziario del
dopoguerra quando l'IOS fallirà. Questa esperienza del 1970
è una lezione per Gérard Soisson che nel frattempo non
rimarrà coinvolto nello scandalo. Aveva, in effetti, dato le
dimissioni poco prima. L'esperienza gli è stata benefica.
Ora conosceva le tecniche dei venditori di fumo e di altri
truffatori. Soisson sa che in alcuni casi bisogna non
parlare. In degli altri invece sì. Il comportamento di un
tecnico della finanza internazionale che cerca di mantenere
il suo posto, poi di salire nella gerarchia bancaria, è
frutto di un sapiente dosaggio. Far sapere che si sa,
lasciando intendere che non si sa niente, non è cosa da
tutti. Soisson aveva spiegato ad Ernest, dopo il suo
licenziamento, che grazie a quello che aveva appreso in
Cedel era intoccabile e che aveva il potere di farlo
reintegrare. A cosa alludeva? Quando ci siamo incontrati con
i figli di Soisson, ci hanno confidato vari fascicoli che
loro padre aveva portato con se in Corsica nelle sue ultime
vacanze. Questi documenti erano ordinati in un faldone che
aveva lasciato nella sua stanza. Ci siamo procurati altri
documenti relativi a Cedel che lui aveva conservato con cura
a casa sua. Tra questi abbiamo trovato una lista di banche
che avevano fatto domanda per entrare in Cedel: la Chase
Manhattan Bank di New York, la Chemical Bank di Londra, la
Società generale alsaziana di banche del Lussemburgo,
Indosuez Asia di Singapore e varie filiali della Citibank.
In margine a questi nomi Soisson aveva scritto dei pareri
sempre negativi

[22]. Questa nota mostra che, anche se era
stato messo da parte, aveva ancora influenza sulle decisioni
di apertura di conti non pubblicati. E si vede che questo
tipo di decisioni non erano anodine. In un altro documento
scritto di suo pugno in Corsica abbiamo trovato il nome del
Banco Ambrosiano a grossi caratteri sulla parte superiore di
una pagina. Per Ernest non era una sorpresa.

Gérard Soisson era stato il primo a parlare ad Ernest
dell'Ambrosiano come di un enorme scandalo in divenire
quando ancora la storia non era uscita sulla stampa

Prima di andare in Corsica il numero due di Cedel aveva
fatto ad Ernest qualche confidenza di cui una l'aveva
lasciato di stucco: il presidente della Banca Milanese
Ambrosiano, Roberto Calvi che un anno prima era stato
trovato impiccato sotto un ponte a Londra, non si era
suicidato. "Lo hanno probabilmente assassinato", gli aveva
confidato Soisson. L'Ambrosiano era una delle banche
cattoliche centenarie e provinciali che a quel tempo
contavano, in Italia. Faceva parte degli azionisti fondatori
di Cedel. All'inizio degli anni 70 una banca fiamminga, la
Kredietbank, aveva accolto Calvi nel suo consiglio
d'amministrazione quando anche Soisson ci lavorava. E' lì
che i due uomini si conobbero. Il Lussemburgo è un paese
piccolo. Già membro della loggia P2 in Italia

[23], Calvi
come abbiamo visto, era stato ammesso in una delle
principali logge massoniche lussemburghesi alla quale,
secondo Ernest Backes, apparteneva anche un quadro superiore
di Cedel. Questi legami tra Calvi e Soisson non sono
fortuiti. Le relazioni di fiducia, o di sfiducia, tra i
dirigenti delle principali banche attive in Cedel ed i
quadri della società, sono fondamentali. Queste
costituiscono la materia prima sulla quale si fabbrica
quotidianamente il clearing. Soisson era discreto, anzi
manteneva il segreto, sulla natura dei suoi rapporti con i
banchieri più influenti del pianeta, ma stava accanto a
Calvi. I due non erano amici ma sembravano parenti:
L'italiano gli aveva offerto un regalo che Soisson teneva
sulla sua scrivania: tre scimmiette in metallo, una si
copriva la bocca, l'altra gli orecchi e la terza gli occhi.
Nel 1980, René Schmitter e Gérard Soisson avevano
organizzato la riunione mensile del consiglio
d'amministrazione di Cedel a Roma, negli uffici
dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR), la "banca
privata del Papa"

[24]. Ernest racconta: "Avevo suggerito a
Soisson di raccomandare a Marcinkus, l'arcivescovo
incaricato delle finanze del Vaticano, di aprire un conto
diretto con Cedel per lo IOR e di evitare così i giri
attraverso tutte le banche che apparivano nelle transazioni.
Quando (Soisson) tornò dalla riunione ebbi l'impressione che
non avesse osato esprimere questa proposta." Due anni dopo
questa riunione, Soisson spiegò ad Ernest che aveva visto
delle "cose bizzarre" in Vaticano: "Soisson sapeva leggere
le transazioni meglio di me che non vedevo altro che il lato
tecnico. Facevo delle battute sul Papa intorno agli estratti
che leggevo in Cedel. Lui sapeva che le istruzioni ordinate
da Calvi su dei sottoconti della finanza vaticana, con
l'avallo della Santa Sede, erano più che rischiose. Si
sentiva che il trucco sarebbe stato prima o poi scoperto",
aggiunge oggi Ernest. Un giudice antimafia italiano,
Ferdinando Imposimato, ci dice di più

[25]. Quest'ultimo
sembra un dinosauro in Italia dopo l'assassinio della
maggior parte dei suoi colleghi che si erano interessati un
po' troppo ai legami tra Vaticano, politica e mafia.
Imposimato ha pagato caro, suo fratello è stato assassinato
per le sue indagini approfondite, in particolare su Michele
Sindona che il giudice italiano qualifica come
"amministratore di Cosa Nostra". Egli rivela: "La grande
frode inizia quando don Michele (Sindona) grazie alle sue
tre banche - Banca Privata Finanziaria, Finabank e Banca
Unione - riesce a stabilire degli accordi con le banche
pubbliche: il Banco di Roma, il Credito Italiano e la Banca
Commerciale. Cedendo alle pressioni degli uomini al potere,
le banche nazionalizzate accettano di effettuare importanti
depositi e versamenti nelle banche di Don Michele. In questo
modo il finanziere accumula i miliardi degli organismi
pubblici nelle sue casseforti. La strategia di Sindona gioca
sui circuiti finanziari con l'intermediazione dello IOR che,
con la sua presenza, ne garantisce la regolarità. La banca
vaticana, in effetti, può eseguire qualsiasi operazione
finanziaria e spostare capitali attraverso il pianeta e al
di fuori di qualsiasi controllo." Oggi sappiamo, grazie alle
inchieste dei giudici italiani tra cui Imposimato, che il
principale dolo del Vaticano è di essersi prestato a fare da
schermo per le malversazioni di Sindona, prima, e di Calvi,
poi. In cambio di questo servizio lo IOR, la Banca del
Vaticano, era compensato a percentuale:"Il riciclaggio di
denaro si effettuava in tre tappe: prima i capitali della
mafia, dei partiti politici e dei grossi industriali vengono
versati nelle banche di Sindona. In seguito passano
attraverso lo IOR che trattiene il 15% di interessi ed
infine tutti questi soldi ai quali si aggiungono gli
investimenti della Santa Sede, vengono trasferiti nelle
banche estere di Sindona, la Franklin Bank di New York e le
sue filiali alle Bahamas e a Panama", continua il magistrato
italiano nel suo libro

[26]. Divenuto troppo ingombrante
dopo la sua condanna per truffa nel 1976 e poi il suo
arresto negli Stati Uniti a causa di malversazioni rilevate
nella contabilità della Franklin National Bank, Sindona
verrà rimpiazzato nel suo ruolo di "consulente finanziario
del Vaticano" presso Marcinkus, da Roberto Calvi allora a
capo del Banco Ambrosiano, rafforzando così i suoi legami
col Vaticano... Ma non per molto: nel maggio 1981 i
magistrati milanesi arrestano ed imprigionano Calvi per
qualche mese per delle malversazioni legate alla gestione
della sua banca. Questo arresto mette l'Ambrosiano sull'orlo
del fallimento. Calvi cerca allora di recuperare dei fondi,
soprattutto dal Vaticano: " (Calvi) aveva inviato milioni di
dollari per sostenere Solidarnosc in Polonia ed alcuni
movimenti di liberazione vicini alla Chiesa in America
Latina, per conto del presidente della banca vaticana
Marcinkus", continua Imposimato. Ma Marcinkus rifiuta di
rimborsare i prestiti enormi che il Banco Ambrosiano aveva
consentito allo IOR. Dalla sua cella, Calvi si dice "deciso
a rivelare tutte le responsabilità della banca vaticana".
Liberato poco dopo, si sente, secondo sua moglie,
"terrorizzato". Calvi non rimarrà molto in libertà: il 18
giugno 1982 lo ritroviamo appeso ad una impalcatura sotto il
Blackfriars Bridge (ponte dei
 
giorno prima del suo assassinio Calvi aveva
richiesto indietro 400 milioni di dollari allo IOR. Sono
state ritrovate varie lettere minacciose contro cardinali e
politici italiani. "Marcinkus rifiuta continuamente
d'incontrarmi...Vi posso indicare, se volete, l'ammontare
delle somme ed i numeri dei conti correnti", scrive al Papa
Paolo VI al quale voleva dare documenti importanti. "Mi sono
preso il pesante fardello degli errori e delle colpe
commesse dai rappresentanti dello IOR, compresi i misfatti
di Sindona di cui ancora subisco le conseguenze. (...) Sono
stato io che, d'accordo con le autorità vaticane, ho
coordinato la creazione d’innumerevoli entità bancarie
al fine di contrastare la penetrazione e l'espandersi delle
ideologie filomarxiste...". "Se la mafia ha eliminato Calvi
non fu solamente per ricattare il Vaticano, ma anche per
recuperare i documenti che rivelavano le sue operazioni di
riciclaggio", conclude Imposimato. Michele Sindona non
sopravviverà molto al crac dell'Ambrosiano: viene
assassinato a sua volta il 22 marzo 1986 nella cella della
sua prigione di alta sicurezza di Voghera dopo aver bevuto
una tazzina di caffè al cianuro

[28]. La bancarotta che
segue la morte di Roberto Calvi - l'ammontare dei soldi che
il Vaticano ha perso si aggira sui 1,3 miliardi di dollari -
svela una complicità colossale della Santa Sede negli affari
illegali compiuti da Sindona e poi Calvi. Si rivela una
serie di scandali che ancor oggi inquinano la vita politica
italiana. In particolare l'affare della loggia P2 che a
Milano si serviva della Banca Unione, anch'essa membro di
Cedel. C'entra anche l'affare Gladio

[29]. Tutti questi
affari rivelati puntualmente dai media, hanno dei punti in
comune: l'Italia, i trasferimenti di denaro alla faccia
dello Stato, i legami col Vaticano

[30], le mafie, gli Stati
Uniti, il Lussemburgo... E Cedel. Negli archivi della
società di clearing lussemburghese si trova forse la chiave
della vicenda. Ed ovviamente la risposta alla domanda
fastidiosa dell'identità dei beneficiari di una parte delle
somme inghiottite nel fallimento bancario. Ernest aveva
notato che le banche italiane, e soprattutto l'Ambrosiano,
trasferivano regolarmente dei titoli a favore dello IOR, la
banca vaticana, che era sempre il destinatario finale. Lui
aveva ricevuto Calvi per una visita guidata in Cedel. Ernest
aveva anche notato l'enorme interesse di Sindona nei
confronti del meccanismo del clearing. Ma è solo dopo aver
letto il libro di David Yallop, "In nome di Dio"

[31],
nell'autunno 1983 che l'ex numero tre di Cedel capisce che
assieme a Soisson si trova all'incrocio importante della
"liquidazione" delle operazioni mafiose. Scopre che un gran
numero di personaggi menzionati da Yallop nell'affare
Ambrosiano, sono membri di Cedel: la Handelskredietbank di
Zurigo era una delle banche svizzere al cuore del sistema
d’evasione dei capitali italiani, così come la
Finabank, la Banca Unione, Capitalfin, Ultrafin e la
Weisscredit di Chiasso. Il passaggio attraverso lo IOR era
verosimilmente un ottimo mezzo per frodare il fisco a
disposizione delle banche, per dissimulare alcune operazioni
di riciclaggio o per dare una mandata di chiave
supplementare su dei trasferimenti compromettenti. La sola
persona in Vaticano a poter prendere la decisione di
accettare questi trasferimenti era Marcinkus. Quello che
Ernest aveva capito nel 1983, Soisson l'ha senza dubbio
scoperto nel 1980 dopo il consiglio d'amministrazione di
Cedel che si era tenuto presso lo IOR. I trasferimenti dubbi
erano per buona parte eseguiti da Cedel. Soisson, al cuore
del sistema e vicino a Calvi, sapeva che il Banco Ambrosiano
trasferendo dei fondi del Vaticano all'estero, violava le
leggi italiane contro l'esportazione dei capitali.
L'illegalità delle transazioni consiste in trasferimenti
bancari fuori dalle frontiere italiane, verso paesi tanto
lontani come il Perù, ad esempio, dove l'Ambrosiano ha
aperto una comoda filiale (il Banco Ambrosiano Andino). La
volontà di frode dei tesorieri del Vaticano, è lampante,
vista da Cedel. Gérard Soisson ha parlato troppo? Si è
servito di queste informazioni per fare pressioni in vista
del suo reintegro a capo di Cedel? Nel Lussemburgo circola
una voce secondo la quale Soisson sarebbe morto come tanti
altri testimoni ingombranti dell'affare Ambrosiano: dopo
aver bevuto una tazza di caffè avvelenato

[32]. Gérard
Soisson aveva effettivamente bevuto il caffè dopo mangiato.
Da lì ad immaginare che potesse essere stato avvelenato...
La prima cerchia di iniziati di queste vicende, al Vaticano
come nelle banche italiane implicate, conosceva l'esistenza
nel Lussemburgo di un anello fragile della catena dove
tutti, fino ad allora, erano complici e tenuti al segreto.
Questo anello si chiama Cedel. Ed all'interno di Cedel c'era
un altro anello debole: il direttore generale Gérard
Soisson. "Non dimentichiamo che l'Ambrosiano non era uno
scandalo all'epoca. Nessuno ne parlava. Nessuno ha fatto mai
collegamenti tra la morte di Calvi e le transazioni del
Banco Ambrosiano effettuate tramite Cedel... Ci saranno
indubbiamente varie ragioni per cui ci hanno escluso, ma
quella che prevale è sicuramente il pericolo potenziale che
potevamo rappresentare. In particolare Soisson... Le persone
che conoscevano le azioni dell'Ambrosiano prima che il caso
scoppiasse, volevano avere meno testimoni possibili. La
messa da parte di Soisson ed il mio licenziamento sono
intimamente legati a questo caso, ne sono persuaso anche se
non potessi mai provarlo. Ci sono stati troppi morti e
troppi intermediari che non conoscevano che una parte della
verità. Bisognava innanzitutto liquidare quelli che avevano
accesso alle transazioni. In quel momento ero operations
manager. Ero in pratica in prima linea. Vedevo gli estratti
conto delle transazioni... La nostra espulsione era stata
premeditata. Nelle carte di Gérard Soisson c'era il
curriculum vitae del mio successore che era stato ricevuto
da Edmond Israël e René Schmitter un mese prima del mio
licenziamento...", afferma Ernest. Vari libri tra cui quelli
di Nino Lo Bello, David Yallop, Larry Gurwin o Nick Tosches,
hanno già raccontato l'affare Ambrosiano, ma senza mai
menzionare Cedel. "Nessuno sapeva, nessuno scrittore, nessun
giornalista aveva scritto sul caso... Nessuno ha mai trovato
tracce di Cedel nel caso. Perché? Perché nessun giornalista
aveva mai indagato sui sistemi di clearing. Tutti ignorano
la loro esistenza. Molti non hanno ancora capito, ancor
oggi, la ragion d'essere delle camere internazionali di
compensazione", rimpiange Ernest. Se il clearing è un
meccanismo sconosciuto agli autori dei best seller, lo è
anche ai magistrati e ai poliziotti che non hanno mai spinto
le loro indagini fino a Cedel-Clearstream, 3-5, place
Winston Churchill, Luxembourg-Ville... Quindi, stando ad
Ernest, le prove tanto cercate dei legami tra politici
italiani, mafia siciliana ed ecclesiastici romani, i motivi
stessi dell'assassinio di vari testimoni scomodi, si trovano
nelle acrobazie bancarie registrate in Cedel. Questa
scoperta è agghiacciante.



Il clearing offre delle possibilità infinite
Dopo la morte di Gérard Soisson, Joe Galazka,
l'amministratore delegato, non rimarrà molto tempo al suo
posto. Nell'ottobre 1983, il suo contratto non sarà
prolungato. La sua partenza, dopo il licenziamento di Ernest
e la morte di Soisson, marca la fine di un'epoca fatta di
invenzioni, approssimazioni, euforie, conflitti e grande
espansione finanziaria. Si vede che il sistema Cedel genera
la propria logica e funziona indipendentemente dagli uomini.
Il consiglio d'amministrazione che si riunisce tutti i mesi,
è il teatro dove si recitano segreti difficilmente
percettibili ed interpretabili dall'esterno. Talvolta anche
dall'interno. Nel corso della nostra inchiesta ci è sembrato
che i membri del consiglio d'amministrazione fossero
intercambiabili e non comprendessero sempre perfettamente a
che cosa servivano. Gli altri non ci hanno detto niente


[33]. Una volta espulso da Cedel, Ernest ha cercato di
avvertire alcuni amministratori, della situazione. Ma il
consiglio d'amministrazione di Cedel scosso dai soprassalti
per il suo licenziamento e la morte di Soisson, cambierà
rapidamente faccia. Un banchiere parigino proveniente dalla
Société générale, Georges Muller di origine alsaziana, verrà
nominato al posto di Galazka. Ernest lo incontra qualche
anno più tardi. Questi gli confesserà che non avrebbe mai
dovuto essere stato licenziato. Sospinto verso l'uscita dal
presidente del consiglio d'amministrazione Edmond Israël,
Ernest alla fine accetterà il lavoro che gli era stato
proposto. La Borsa del Lussemburgo dove prende servizio il
primo luglio 1983 come procuratore, gli offre parecchio
tempo libero. Spesso, dall'interno di Cedel, alcuni vecchi
amici si fanno sentire. Ernest tiene d'occhio su quella che
lui considera un po' come la sua creatura. Sa che il
clearing offre possibilità infinite. Non tarderà ad averne
conferma.

Note:
1 - In questo caso, Joe Galazka
2 - Dopo molte telefonate infruttuose e diversi messaggi
lasciati in segreteria, abbiamo inviato una lettera
raccomandata a Joe Galazka il 5 settembre 2000, nella quale
l'abbiamo interrogato sul ruolo che egli aveva giocato nella
messa da parte di Gérard Soisson ed Ernest Backes. Non
abbiamo ricevuto risposta.
3 - Questo termine - mercato grigio - indica un mercato non
regolamentato di cui è difficile definire le dimensioni ed i
limiti. Ci vengono trattati dei valori non offerti, o non
ancora, sui mercati di capitali ufficiali e controllati.
Vengono considerati come facenti parte del "mercato grigio"
quei valori che prima della loro ammissione ufficiale alla
quotazione, vengono scambiati, prima della loro emissione,
in un luogo fittizio di quotazione. Un esempio spesso citato
in questo contesto è quello delle azioni Paribas che, in
occasione della privatizzazione della banca nel 1986, erano
proposte a 405 franchi (prezzo ufficiale) ma quotati fino a
485 franchi sul mercato grigio prima della distribuzione
effettiva delle azioni.
4 - Il fallimento dell'Investor's Overseas Services di
Bernie Cornfeld, la cui attività consisteva nel proporre
degli strumenti per piazzare bidoni, fu il più grosso
scandalo bancario degli anni 70. (NdT: Come vedremo in
seguito, dei fallimenti IOS, Banco Ambrosiano e BCCI, si
occuperà Brian Smouha, un ebreo sefardita allora partner di
Touche & Ross - oggi Deloitte & Touche.)
5 - Allora i conti di Cedel erano controllati da Peat,
Marwick, Mitchell che oggi sono integrati nel gruppo
anglo-olandese KPMG.
6 - L'Istituto Monetario Lussemburghese (IML) - ribattezzato
Commissione di sorveglianza del settore finanziario (CSSF)
dal 1998 - è un'emanazione del vecchio Commissariato di
controllo delle banche creato nel 1945. L'equivalente ibrido
e lussemburghese di una identità che riunisce la Commission
des opérations de bourse (COB) francese e la Banca di
Francia. Cedel non era considerato come una istituzione
bancaria, l'IML, di cui gli amministratori fossero scelti da
- e tra - la classe politica lussemburghese, non mostrando
zelo alcuno a vedersi attribuire dei poteri supplementari
oltre a quelli propri.
7 - Dopo la dipartita di Ernest, Cedel verrà messa infine
sotto il controllo dell'IML.
8 - Si tratta della Banca Commerciale e della Banca di Roma.
9 - Le banche tedesche in questione erano riunite sotto la
sigla AKV (Auslands-Kassenverein). I loro conti non erano
precisamente dei conti non pubblicati. Erano noti a tutti ma
la posta che veniva inviata a ciascuna di queste banche
tedesche era raggruppata su un conto solo, quello
dell'azionista AKV (conto numero 11487). I loro conti
cominciavano per 40 o 41. Esistono ancora oggi con questi
codici...
10 - Questo termine viene utilizzato per indicare il
compratore o il venditore in una operazione di banca o di
borsa. La controparte di un venditore è un compratore e
viceversa. Si parla anche di controparte per indicare la
totalità dei componenti del sistema bancario internazionale
che sono tutti, tra loro, possibili controparti.
11 - Sinonimo del termine "auditor". Si parla di auditor
esterno quando una società di revisione d'imprese viene
assunta da un'azienda per verificare la propria contabilità.
Si parla di auditor interno quando un alto responsabile di
un'azienda ha per missione di controllare la buona tenuta
dei libri ed il buon sviluppo, secondo le leggi ed i
regolamenti, delle attività dell'azienda.
12 - "Vecchi ragazzi"
13 - Prima di divenire presidente della Peugeot, Jacques
Calvet era stato direttore generale e poi presidente della
Banca Nazionale di Parigi.
14 - Questo banchiere era, di fatto, il direttore dei titoli
mobiliari del Credito Commerciale di Francia. Abbiamo
cercato di contattarlo, ma è morto nel luglio 2000. Dalle
inchieste sul Banco Ambrosiano, il CCF risulta un centro
privilegiato per il Vaticano, in Francia. Questo dettaglio,
come vedremo, ha la sua importanza.
15 - Dalle foto scattate prima della morte, si vede che
praticava ancora il tiro con l'arco e il footing.
16 - La fiduciaria di René Schmitter è oggi associata della
filiale lussemburghese della società di auditing Touche &
Ross, liquidatrice dell'Ambrosiano e della BCCI, due banche
che troveremo più tardi.
17 - L'informazione ci è stata fornita dai figli di Gérard
Soisson. Avevano detto loro che l'espianto delle viscere era
necessario per il trasporto in aereo. Dopo alcune verifiche
presso dei medici, questa argomentazione appare infondata.
18 - Interviste con Manuela, Carmen, Daniel e Gérard Soisson
(figli) il 30 settembre 2000 a Bech-Kleinmacher (Granducato
del Lussemburgo).
19 - Si tratta di una compagnia d’assicurazioni
lussemburghese, Le Foyer, che possiede una ventina di conti
su Cedel di cui alcuni non pubblicati.
20 - Abbiamo scritto a Jean Beck per sapere se confermava o
no la versione dei fatti della famiglia Soisson, ma non
abbiamo ricevuto risposta.
21 - E' allora che elaborerà con due direttori generali,
Philippe Duvieusart e André Coussement, le basi di un
sistema di clearing trasfrontaliero.
22 - Il documento, annotato a mano da Soisson, è datato 5
maggio 1983.
23 - La loggia "Propaganda Massonica Due" (comunemente
chiamata "loggia P2") era tra le circa 600 logge del Grande
Oriente d'Italia. La perdita del suo stato di loggia
segreta, dopo la scoperta della lista dei membri nel 1981,
attirerà verso l'Italia l'interesse dei media
internazionali. L'analisi di questa lista mostra che le più
alte istituzioni dello Stato italiano, così come
l'industria, il commercio e le grandi imprese, erano
infiltrate dalla P2, essa stessa al centro della rete tra
Vaticano, mafie e servizi segreti.
24 - Era uso ogni mese organizzare il consiglio
d'amministrazione in un paese differente.
25 - "Un Juge en Italie", Éditions de Fallois, Paris, aprile
2000.
26 - Questa rivelazione del magistrato italiano potrebbe
spiegare perché lo IOR non voleva aderire direttamente a
Cedel. In effetti, era senza dubbio più lucroso per gli
ecclesiastici passare attraverso le banche italiane, alle
quali il Vaticano faceva da garante in cambio di una
percentuale sostanziosa. Lo IOR aderirà a Cedel dal 1985. Ne
è ancora membro oggi.
27 - Ernest entrerà in seguito in contatto con un
investigatore di Scotland Yard incaricato dell'inchiesta.
Quest'ultimo non ha mai creduto alla tesi del suicidio.
28 - Cfr: Nick Tosches, Power on Earth, USA, 1986
29 - Gladio è il nome di un’organizzazione segreta
messa in piedi in seno alla NATO a partire dagli anni 50 per
contrastare "la minaccia comunista". (NdT: cercando su
internet "Antonino Arconte" troviamo dettagli sull'operato
dell'organizzazione.)
30 - Malgrado le richieste ripetute e pressanti dei giudici
italiani che indagano su questi affari, Marcinkus non è mai
stato interrogato grazie alle coperture della gerarchia
papale.
31 - In God's Name, Murder of Pope John Paul I, Bantam, NY,
1983.
32 - La morte improvvisa di Papa Giovanni Paolo I, nel
settembre 1978, resta misteriosa. Sua Santità morì nel suo
letto dopo appena 33 giorni di pontificato. Non verrà aperta
nessuna inchiesta esterna al Vaticano. Tre settimane prima,
sempre nelle mura vaticane, un altro ecclesiasta -
l'arcivescovo Nicodemo di San Pietroburgo, il patriarca
russo ortodosso di 49 anni - era stato trovato morto in
strane circostanze. Durante un'udienza privata accordata dal
Papa martedì 5 settembre 1978, al decimo giorno del
pontificato, Nicodemo dopo aver bevuto una tazza di caffè si
era afflosciato sulla poltrona, fulminato. La sua tazza
sarebbe stata scambiata con quella del Papa.
33 - Notiamo che nessun consiglio d'amministrazione né
alcuna istanza decisionale di Cedel è stata mai aperta a
qualsiasi rappresentante del personale. E che il turn-over
all'interno del consiglio d'amministrazione era notevole.
Gli amministratori, i rappresentanti delle banche, siedono a
turno da uno a tre anni, secondo un ritmo che permette
difficilmente l'accesso ai piccoli e grandi segreti
dell'azienda. fonte www. namir.it
 
Ultima modifica:
nicodemo 2 di russia, scambio' la sua stanza privata con quella di albino luciani,,quando si reco' in vaticano per incontrarlo ,dopo la sua elezione,a papa. venne trovato afflosciato sulla sedia della stanza privata del papa il primo assalto ad albino luciani ando' a vuoto.
 
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Roberto Calvi
Roberto Calvi

Nato nel 1920, era entrato in servizio all'Ambrosiano nel 1946. Alla fine degli anni '60 aveva conosciuto il "banchiere della mafia" Michele Sindona, vicino ad Umberto Ortolani, il numero due della P2, e le relazioni d'affari tra i due erano divenute fiorenti.

Nel 1971 Calvi diventò direttore generale del Banco Ambrosiano. Sindona lo mise in contatto con monsignor Marcinkus, fatto da Paolo VI presidente dell'Istituto per le opere religiose, e con Licio Gelli, capo della P2. Nel 1975 Calvi fu affiliato alla P2 e venne eletto presidente del consiglio d'amministrazione dell'Ambrosiano.

Così Calvi, Sindona e Marcinkus fondarono in società una banca nel paradiso fiscale delle Bahamas, la Cisalpine Overseas Bank., per sottrarsi al controllo delle autorità monetarie italiane: alle imprese del trio partecipavano la massoneria, i servizi segreti e la mafia.

Il Banco Ambrosiano era nato nel 1893 come istituto bancario cattolico. Dagli anni '70 fino al crac del 1983 fu il maggiore strumento nazionale di riciclaggio di denaro sporco, proveniente dalla mafia, dalla P2, dai servizi segreti deviati, dai traffici illeciti di faccendieri, dai politici.

Calvi fece di tutto per espandere l'attività della banca all'estero (Sudamerica, Cina, Svizzera, Bahamas), trasferendo cifre astronomiche su conti segreti (Licio Gelli, Pippo Calò, Francesco Pazienza, Flavio Carboni, Umberto Ortolani), operando scalate azionarie e tentando di acquistare quotidiani (p.es. il Corriere della Sera nel 1976). (Flavio Carboni era stato un piccolo imprenditore sardo legato ad ambienti politici della sinistra Dc, amico di Armando Corona, repubblicano e Gran Maestro della Massoneria, socio del Gruppo editoriale l'Espresso; era bene introdotto in alcuni uffici vaticani e rappresentò il ponte tra Roberto Calvi, Vaticano e politica. Carboni conobbe Calvi in Sardegna nel 1981 e riuscì presto a conquistare la fiducia del banchiere, mettendogli a disposizione le sue preziose conoscenze al governo, con in testa un sottosegretario, democristiano e anche lui sardo, Giuseppe Pisanu).

Nel Lussemburgo ritroviamo Calvi non solamente nelle holding dei gruppo Ambrosiano, ma anche come membro dei consiglio d'amministrazione della Kreclietbank Luxembourg (che occupa, in Cedel, un posto di primo piano). D'altra parte, la principale loggia massonica lussemburghese lo accetta tra le sue fila, mentre rifiuta l'ammissione a Michele Sindona, sapendo che questi era stato condannato in Italia nel 1976 e che era stato arrestato negli Stati Uniti.

Dopo aver riversato vistosi capitali del Banco nelle casse IOR, fidandosi delle promesse che alcuni leader della DC, tra cui anzitutto Andreotti, gli avevano fatto circa l'acquisizione di altri gruppi bancari, Calvi si ritrovò invece ad avere un debito colossale di circa 1,2-1,5 miliardi di dollari (500 miliardi di lire), di cui non è in grado di rendere conto alla Banca d'Italia (ma si pensa che il buco s'aggirasse sui 3000 miliardi di lire).

Intanto nel 1978 vi è un'ispezione effettuata dalla Banca d'Italia all'Ambrosiano.

Dopo la scoperta, nel 1981, della lista degli affiliati alla P2 di Licio Gelli, Calvi venne arrestato per reati valutari e condannato in primo grado. Nell'ufficio di Gelli infatti erano stati trovati documenti sull'export illecito di capitali da parte del Banco e di altri istituti di credito.

Calvi viene arrestato sette giorni dopo l'attentato di piazza San Pietro, il 20 maggio 1981. Il precedente 5 febbraio, in relazione al crac di Michele Sindona, era stato arrestato anche l'amministratore delegato dello IOR, il laico Luigi Mennini.

Il 6 giugno, nel corso di un colloquio in carcere, il presidente dell'Ambrosiano affidò a sua moglie e a sua figlia un biglietto da recapitare in Vaticano con scritto: "Questo processo si chiama Ior"; appena le due donne uscirono dal carcere, Alessandro Mennini (figlio di Luigi Mennini, e dirigente del Banco Ambrosiano) tentò di impossessarsi del biglietto intimando loro di non nominare mai la banca vaticana. Calvi sosteneva infatti che le operazioni valutarie illecite che lo avevano portato in carcere le aveva effettuate per conto della banca papale, dunque voleva essere soccorso dalla Santa Sede.

L'agente massone Francesco Pazienza racconterà che durante la detenzione di Calvi venne mandato da monsignor Marcinkus a Nassau per convincere il figlio del banchiere, Carlo, a desistere dal creare problemi al Vaticano inviando continuamente telex e fax per parlare con il papa o col card. Silvestrini. Marcinkus non era contrario a prestare aiuto a Calvi. Intervenne anche monsignor Cheli da New York che raccomandò al figlio di Calvi di convincere il padre a non rivelare segreti di sorta. (Francesco Pazienza, già stretto collaboratore di Calvi, era diventato nel 1981 un tramite tra Gelli, i servizi segreti italiani e quelli statunitensi).

I "segreti vaticani" che Calvi doveva tacere ai magistrati italiani erano legati, in particolare, a varie società-fantasma (Astolfine Sa, Bellatrix Sa, Belrosa Sa, Erin Sa, Laramie Inc, Starfield Sa), tutte domiciliate nel paradiso fiscale di Panama, e possedute da tre holding: la Utc (United Trading Corporation, proprietà dello IOR e domiciliata a Panama), la Manie e la Zitropo (con sede in Lussemburgo, entrambe partecipate dallo IOR). Le otto società-paravento erano i terminali dei traffici di Calvi e Marcinkus, ultima spiaggia della banca vaticana che sfruttava il Banco Ambrosiano Overseas di Nassau, alle Bahamas, quale "ponte" per ingarbugliare le tracce dei capitali succhiati dalle casseforti del Banco Ambrosiano di Milano e dispersi nel mar dei Caraibi (una parte dei quali rientrava in Europa per finanziare il sindacato polacco Solidarnosc). Era stato proprio su designazione di Calvi che Marcinkus era entrato a far parte del consiglio di amministrazione della consociata estera dell'Ambrosiano alle Bahamas, l'Overseas di Nassau.

Erano in pratica gli strumenti di operazioni finanziarie occulte. Come appureranno i liquidatori dell'Ambrosiano dopo il crac, le varie società-paravento del duo Marcinkus-Calvi al 17 giugno 1982 avevano drenato dal gruppo bancario milanese un miliardo e 188 milioni dì dollari, più 202 milioni di franchi svizzeri, senza che se ne potesse appurare la destinazione finale: una parte certo utilizzata da Calvi e dalla P2, ma un'altra parte - con altrettanta certezza - utilizzata dal banchiere di papa Wojtyla.

Monsignor Marcinkus voleva svincolare al più presto le finanze vaticane dal pericolante partner catto-massone, e recidere ogni legame fra la banca papale e l'Ambrosiano mantenendo segreti i rapporti pregressi. Calvi, da parte sua, contava sul soccorso della banca papale per evitare la bancarotta.

Il dirigente del settore estero del Banco Ambrosiano, Giacomo Botta, dichiarerà ai magistrati milanesi che il dominio dello IOR sul Gruppo del Banco Ambrosiano era reso palese dalla fulminea carriera di Alessandro Mennini [figlio dell'amministratore delegato dello IOR, Luigi], entrato inopinatamente in banca con il grado di vicedirettore; il trasferimento dallo IOR al Gruppo Ambrosiano della Banca Cattolica del Veneto, cui non era seguito cambiamento alcuno nella direzione e nell'organo di amministrazione; il finanziamento cospicuo dello IOR (150 milioni di dollari) che aveva aiutato la neonata società Cisalpine [poi Baol-Banco Ambrosiano Overseas Limited] ad affermarsi come banca; la presenza di monsignor Marcinkus nel consiglio di amministrazione della stessa banca di Nassau; la gelosia con la quale Calvi custodiva e gestiva il proprio esclusivo rapporto con lo IOR; l'appartenenza allo IOR di Ulricor e Rekofinanz, azioniste del Banco Ambrosiano, nonché di quattro società titolari dei pacchetti di azioni del Banco Ambrosiano che la Rizzoli aveva costituito in pegno per un finanziamento ottenuto da Baol.

Il Vaticano era in sostanza il padrone del Banco Ambrosiano, praticamente dalla fine degli anni '70.

Il 20 luglio 1981 il Tribunale di Milano dichiarò Calvi colpevole di frode valutaria, e lo condannò a 4 anni di prigione e a 15 miliardi di lire di multa. Il banchiere catto-massone ottenne la libertà provvisoria in attesa del processo d'appello.

Calvi tornò ai vertici del Banco e cercò, insieme al faccendiere Flavio Carboni, l'aiuto dello IOR. Poche settimane dopo egli si recò in Vaticano, da monsignor Marcinkus, nella sede dello IOR, ove firmò un documento che liberava la banca del Papa e Marcinkus da ogni responsabilità per l'indebitamento delle società panamensi verso il Gruppo Ambrosiano; in cambio, ottenne dallo IOR lettere a garanzia della situazione debitoria di quelle stesse società, con scadenza 30 giugno 1982. Attraverso le lettere di patronage della banca del Papa, e entro quella data, Calvi avrebbe dovuto trovare gli ingenti capitali necessari al salvataggio del suo impero finanziario.

Calvi non voleva perdere la preziosissima partnership della banca vaticana, anzi intendeva renderla organica e ufficiale. Ed essendo ormai bruciati i rapporti con la fazione massonico-curiale, decise di rivolgersi a quella avversa, con l'obiettivo di arrivare a coinvolgere l'Opus Dei. L'interlocutore del banchiere massone fu il cardinale Pietro Palazzini, prefetto della Congregazione per le cause dei santi e caposaldo curiale della fazione opusiana.

Cardinale di Curia dal 1973, da sempre vicinissimo all'Opus Dei, Pietro Palazzini era amico di Camillo Cruciani, alto dirigente della Finmeccanica, fuggito in Messico in seguito allo scandalo Lockheed nel 1976.

Proprio nel periodo della convalescenza di papa Wojtyla, le due opposte fazioni curiali si misero d'accordo per commissariare la Compagnia di Gesù, verso la quale nutrivano entrambe una forte ostilità.

Pochi giorni prima che Wojtyla tornasse in Vaticano, il 29 settembre, la Santa Sede diramò una notizia stupefacente: il presidente della banca vaticana, monsignor Marcinkus, era stato nominato dal Papa convalescente anche pro­presidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano; il capo dello IOR e neo-governatore dello Stato vaticano, inoltre, era stato promosso al rango di arcivescovo, in attesa di ricevere la porpora.

La notizia della nuova carica cumulata da Marcinkus (il quale in pratica era divenuto il capo assoluto di tutte le finanze vaticane) suscitò sconcerto nella stessa Curia, soprattutto nel Segretario di Stato il cardinale Casaroli, da tempo ai ferri corti con Marcinkus. A causa di Solidarnosc Wojtyla non poteva fare a meno di Marcinkus: in particolare si dovevano assicurare ingenti finanziamenti alla leadership moderata di Walesa.

La fazione opusiana appoggiava fortemente il sostegno papale a Solidarnosc: per questo accettava che le finanze vaticane restassero nelle mani di monsignor Marcinkus, e che l'arcivescovo americano si facesse carico dei rischiosi finanziamenti segreti a Walesa. Da notare che l'entourage più stretto di Wojtyla era convinto che l'attentato fosse collegato alla sua decisione di elevare l'Opus Dei a Prelatura personale. Tanto che egli accettò una "speciale protezione" opusiana, nella persona del capitano della Guardia svizzera Alois Estermann, nuova guardia del corpo del Pontefice.

Quando in Polonia il governo comunista di Jaruzelski impose lo stato d'assedio per scongiurare l'invasione sovietica e la guerra civile, in Vaticano il cardinale Casaroli, insieme a molti curiali, riteneva il Sommo Pontefice corresponsabile della tragedia polacca, gravida di incognite ben più sanguinose. Si temeva, sopra ogni altra cosa, che emergessero i finanziamenti vaticani a Solidarnosc, e che il sindacato-partito cattolico voluto e sostenuto da Giovanni Paolo II a quel punto sfuggisse al controllo politico papale imboccando la strada dell'insurrezione.

Anche la Loggia P2 - in dissenso dalla fazione massonico-curiale, a maggioranza fautrice dell'Ostpolitik - approvava i finanziamenti "anticomunisti" a Solidarnosc. Al punto che persino una parte dei 7 milioni di dollari fatti affluire nel biennio 1980-81 dalla P2 - tramite l'Ambrosiano - sul conto svizzero "Protezione" a beneficio del politico italiano Bettino Craxi, venne utilizzata per aiuti a Solidarnosc.

Nel dicembre 1981 il finanziere Carlo De Benedetti, da pochi giorni vicepresidente e azionista dell'Ambrosiano (il 18 novembre aveva acquistato per 50 miliardi il 2 per cento del Banco), tentò di appurare con precisione quali rapporti legassero la banca di Calvi e la P2 alla banca del Papa, ma non ottenendo da Calvi alcuna risposta, pretese d'incontrare a Roma, per chiarimenti definitivi, monsignor Achille Silvestrini della Segreteria di Stato vaticana. Il successivo 22 gennaio 1982 De Benedetti, sottoposto a pressioni e minacce, lasciò il Banco Ambrosiano cedendo la propria quota del 2 per cento allo stesso Calvi, per una somma che procurerà al finanziere l'accusa di concorso in bancarotta fraudolenta e una vicenda giudiziaria lunga e tortuosa conclusasi con l'assoluzione.

Con il divenire dello scandalo IOR-Calvi-Ambrosiano, la figura di Marcinkus si faceva sempre più ingombrante per la fazione massonico-curiale, proprio mentre il potere del presidente della banca papale, nominato anche governatore dello Stato vaticano, era aumentato a dismisura. Il cardinale Casaroli intendeva recidere i legami IOR-Ambrosiano mediante una trattativa diplomatica e una transazione finanziaria; monsignor Marcinkus era assolutamente contrario a una simile eventualità, ritenendo che la Santa Sede dovesse limitarsi a negare qualunque responsabilità dello IOR nell'imminente bancarotta dell'Ambrosiano.

Gli echi del contrasto Casaroli-Marcinkus finiranno nelle memorie del massone Francesco Pazienza. L'agente-collaboratore del servizio segreto militare italiano racconterà di essere stato mandato in Vaticano dal capo del Sismi, il generale massone della P2 Giuseppe Santovito, su richiesta della Segreteria di Stato vaticana, per incontrare il braccio destro del cardinale Casaroli, monsignor Pier Luigi Celata, il quale pretendeva la rimozione di Marcinkus dallo IOR, anche per attenuare il potere politico dello stesso Wojtyla sulla curia vaticana. Wojtyla, fin dalle sue prime mosse, dal punto di vista "politico" aveva lasciato intuire, contro la linea diplomatica di Casaroli, che il Vaticano sarebbe andato nella direzione di una linea dura, di scontro frontale con Mosca e i Paesi satelliti.

Quando Pazienza lascia il Sismi per diventare consulente personale di Calvi, su richiesta di quest'ultimo, il motivo di questa collaborazione era il tentativo di coinvolgere l'Opus Dei nell'azionariato del Banco Ambrosiano, facendo pervenire al cardinale Palazzini proposte, documenti e "confidenze" sulle connessioni segrete fra lo IOR e l'Ambrosiano. In pratica, Calvi proponeva alla fazione opusiana di estromettere monsignor Marcinkus dalla presidenza dello IOR, di affidare la banca papale a un fiduciario dell'Opus Dei, e di far rilevare dallo IOR una quota societaria del 10 per cento del Banco Ambrosiano per 1.200 milioni di dollari.

A febbraio del 1982 il cardinale Palazzini diede risposta negativa. Il cardinale Casaroli, interessato a impedire che l'Opus Dei, così ostile ai sovietici e tanto amica dei polacchi di Solidarnosc, non voleva ch'essa mettesse le mani sullo IOR-Banco Ambrosiano. Il Papa la pensava come il cardinale Palazzini, però non voleva problemi con il suo segretario di Stato e men che meno con la fazione massonico-curiale.

Il 30 maggio Roberto Calvi rivolse un estremo appello al cardinale Palazzini perché lo si facesse uscire da una situazione che lo portava alla bancarotta, chiedendo di poter parlare con Wojtyla.

Così Calvi scrisse a papa Wojtyla il 5 giugno 1982: “Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato…“ (citato in Ferruccio Pinotti, Poteri forti, Bur, 2005). Calvi si riferiva ai finanziamenti di alcuni regimi fascisti (Pinochet, Somoza...) e al fatto che aveva contribuito enormemente a distruggere la linea dell'Ostpolitik dell'ala di Casaroli.

Wojtyla il 6 giugno s'incontra invece con Reagan per stabilire ulteriori aiuti al sindacato Solidarnosc, i cui leader erano in carcere. Monsignor Marcinkus si occupa di convogliare al sindacato clandestino anche i finanziamenti Usa, che si appaiavano ai fondi IOR-Ambrosiano. Dell'accordo Wojtyla-Reagan vennero tenuti all'oscuro sia la Segreteria di Stato vaticana, sia il Dipartimento di Stato americano.

Il 12 giugno 1982 Roberto Calvi lascio l'Italia. Quarantottto ore dopo monsignor Marcinkus firmò una lettera di dimissioni dal Consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau.

Il 16 giugno il direttore generale dell'Ambrosiano, Roberto Rosone, si recò in Vaticano, presso la sede dello IOR, avendo saputo che il Banco Ambrosiano Andino aveva elargito grossi finanziamenti allo IOR, ovvero a società ad esso facenti capo e che erano stati garantiti con una serie di pacchetti azionari di ottima immagine, tra cui il 10 per cento circa di azioni del Banco Ambrosiano (circa 5 milioni e 300 mila azioni). Il credito complessivo del Banco Andino si aggirava su un miliardo e 300 milioni circa di dollari Usa. Calvi era convinto di aver trovato finalmente un aiuto concreto.

I responsabili dello IOR erano favorevoli a fare una sorta di transazione, ossia a restituire il puro capitale, senza interesse alcuno. Ma il 17 giugno le autorità monetarie italiane deliberarono la liquidazione coatta del Banco Ambrosiano, che crolla in borsa.

Calvi intanto riceve una lettera da Licio Gelli, il capo della P2, che gli conferma che Finetti e Seigenthaler, indicati come cassieri romani dell'Opus Dei, si stavano occupando per salvare l'Ambrosiano dalla bancarotta.

Calvi si era recato a Londra per ottenere un pacchetto finanziario di salvataggio proveniente dall'Opus Dei (che proprio in quella città aveva il suo quartier generale), ma l'Opus Dei, in cambio dell'aiuto, chiedeva precisi poteri politici in Vaticano, ad esempio nella determinazione della strategia verso i Paesi comunisti e del Terzo mondo. La fazione massonico-curiale di Casaroli, appoggiata da Andreotti, era contraria.

Calvi venne trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi, in una zona di Londra la cui polizia dipendeva dal duca di Kent, capo della massoneria mondiale. Successivamente il pentito della mafia siculo-americana, F. Marino Mannoia, dirà che a strangolare Calvi fu Di Carlo, su ordine di Pippo Calò. Verrà uccisa anche la sua segretaria personale.

Il 27 novembre, cioè tre mesi dopo l’annuncio della decisione papale, la Congregazione per i vescovi ufficializza la erezione dell'Opus Dei a Prelatura personale del pontefice, la prima nella storia della Chiesa di Roma.

Secondo i calcoli fatti dall'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta (la cui denuncia sulle collusioni tra IOR e finanza deviata gli costarono un lungo "purgatorio" politico), il Vaticano fu coinvolto nello scandalo per una somma di 1159 milioni di dollari: era il credito di alcune affiliate estere del Banco verso due società dello IOR, con sede in America Latina. Il Vaticano rimborsò anni dopo, al Nuovo Banco Ambrosiano, solo una parte (250 milioni di dollari) della cifra con cui Calvi si era indebitato.

Il 15 ottobre 2003 due pm di Roma – Luca Tescaroli e Maria Monteleone – hanno chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone, con l'accusa di omicidio: Giuseppe Calò, Ernesto Diotallevi, Flavio Carboni e Manuela Kleinszig.

Nei giorni in cui Roberto Calvi era a Londra vennero segnalate diverse presenze interessanti: quella di Flavio Carboni e di alcuni camorristi, fra cui Vincenzo Casillo, luogotenente di Raffaele Cutolo, in contatto con i servizi deviati e in particolare col faccendiere Francesco Pazienza. Casillo verrà poi ucciso a Roma in un'auto imbottita di tritolo.

Un altro pentito di mafia, Vincenzo Calcara, per l'omicidio Calvi ha tirato in ballo Giulio Andreotti, elementi deviati dello Stato e dei Servizi, massoneria e ambienti vaticani.

fonte l loggia p2.com
 
GOLDMAN SACHS LEGGE MERCATO LIBERO! VIA DAI BONDS VIA DALLE AZIONI..DI CONSEGUENZA AUMENTO DELLA LIQUIDITA' (PER MERCATO LIBERO ANCHE DELL'ORO)
MERCATO LIBERO | SAB 26 LUG
http://pulse.me/s/1UdRuP
GOLDMAN SACHS , DOPO LE PAROLE DELLA YELLEN E DEL IFM HA DECISO DI USCIRE DAL MERCATO OBBLIGAZIONARIO USA IN QUANTO VEDE UN ... Read more

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fonte il nord .it

CLAMOROSO / L'UNITA' DEVE PAGARE 110 MILIONI DI EURO DI DEBITI ALLE BANCHE MA I DS LI HANNO ''GIRATI'' ALLO STATO! SCHIFO!

lunedì 28 luglio 2014
Il tribunale ha emesso tre decreti ingiuntivi per 110 milioni a favore delle banche che prestarono i soldi a L’Unità e, come mostriamo in esclusiva, i Ds si adoperarono perché a pagare fosse Palazzo Chigi. (Scoop del Corriere della Sera).
I debiti li hanno fatti l’Unità e i Ds, ma a pagarli sarà lo Stato. Ed è una cifra che fa paura: 110 milioni di euro. Poche settimane fa tre pool di banche, capitanati da Intesa San Paolo, Bnl e Banca Popolare, hanno ottenuto dal Tribunale di Roma l’emissione di altrettanti decreti ingiuntivi contro la presidenza del Consiglio dei ministri, per avere indietro i soldi prestati al quotidiano fondato da Antonio Gramsci e gestito fino al 2001 - assai male, a vedere i risultati - dai Democratici di Sinistra. La sentenza non è esecutiva solo perché Palazzo Chigi - conferma il Capo dipartimento dell’Editoria Roberto Marino - ha fatto ricorso tramite l’avvocatura dello Stato. La decisione finale è prevista a ottobre.
Come mai a pagare questi debiti dev’essere lo Stato? Per capirlo ci tocca fare un passo indietro, a 13 anni fa. Nel 2001 Ugo Sposetti, per anni tesoriere del Pci-Pds-Ds, oggi senatore Pd e presidente della Fondazione Ds, si trova alle prese col debito monstre del partito: 447 milioni di euro. Di questi 125 milioni di euro provenivano da mutui concessi a l’Unità (di cui 82 a carico di Bnl, 32 di Intesa, 20 di Ifibanca, oggi Banco popolare). Debiti che non preoccupavano più di tanto i vertici dei Ds, perché avevano una garanzia a prova di crack: quella dello Stato. Quando la Quercia, nel 2002, chiama in aiuto un pool di consulenti tecnici per capire come evitare un fallimento che sembra sicuro, i maghi dei conti lo scrivono nero su bianco, in un documento riservato: l’obiettivo è «trasferire il debito del partito derivante dai mutui editoria allo Stato, il quale peraltro ne è già garante».
Come è possibile? Grazie ad un legge, varata nel 1998 dal governo Prodi, che permette di trasferire la garanzia posta dallo Stato fin dal 1987 sui debiti dei quotidiani di partito «anche a soggetti diversi dalle editrici concessionarie» (cioè, in questo caso ai Ds). Specifica la legge: «La garanzia concessa a carico dello Stato è escutibile a seguito di accertata e ripetuta inadempienza da parte del concessionario». Tradotto: siccome la Fondazione Ds è inadempiente, allora paga lo Stato, con tanto di interessi di mora. D’altronde la Fondazione, che ancora oggi garantisce circa 4 milioni di euro di contributo pubblico a l’Unità, è la bad company del vecchio partito della sinistra italiana. Ha ancora una montagna di debiti, ma prima della nascita del Pd ha ceduto tutto il suo patrimonio a un gruppo di 55 fondazioni locali. Alcune banche, tra cui Unicredit, per avere indietro i propri soldi oggi contestano proprio questa operazione di “sparizione”. E chiedono alle fondazioni locali di entrare in possesso di alcuni immobili (due in Friuli, uno a Bergamo, uno a Pomigliano).
La cattiva pratica di far debiti - e non pagarli - a l’Unità non è passata di moda. Oggi la Nie (Nuova iniziativa editoriale, la società che edita il quotidiano) è in liquidazione. Lascia un conto salatissimo a banche e creditori: 35 milioni di passività, di cui 10 con le banche (di cui 4 con Unicredit) e 6,5 milioni verso i fornitori. Per le imprese editrici de l’Unità è il quarto fallimento in vent’anni. Ed è proprio in questi repentini crack e cambi societari che il debito de l’Unità passa in capo ai Ds. L’editrice storica - l’Unità Spa - attiva fin dal 1944, va in liquidazione nel 1994; le subentra Arca Spa, controllata al 99,9 per cento dai Ds, che finisce a gambe all’aria nel 1998; poi arriva la Uem Spa, di cui il partito controlla la quota di maggioranza, ma a cui partecipano anche privati come la Tosinvest degli Angelucci e la Asset Spa di Marchini, oltre alla fondazione Italiani europei di Massimo D’Alema. Ma nel 2000 anche la Uem è costretta a chiudere bottega. Prima, però, cede il marchio - e il contributo pubblico - alla Nie spa. Oggi nuovamente in liquidazione.
Il rosso del giornale non dovrebbe però colpire il Pd, il cui bilancio ha “solo” 10 milioni di debiti, nessuno dei quali provenienti dal quotidiano. Il premier Matteo Renzi ha promesso di salvare l’Unità e ha ridato alle feste del partito il nome dell’antico giornale della sinistra. Ma il conto, ora, rischia di pagarlo proprio Palazzo Chigi. Gramsci non avrebbe approvato.
Articolo del Corriere della Sera - che data la rilevanza del tema, ripubblichiamo

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Spyware di Stato: è italiano il software con cui ci spiano


Scritto il 28/7/14 • nella Categoria: segnalazioni



È tutto italiano lo spyware usato da governi e forze di polizia per violare Pc, smartphone e tablet. Le vicende relative allo spionaggio da parte dei governi emerse negli ultimi anni, dai documenti pubblicati da Wikileaks nel 2011 sino al più recente Datagate, hanno una cosa in comune: danno l’impressione di aver coinvolto l’Italia soltanto in qualità di vittima. Eppure, proprio dal nostro paese, e per la precisione da Milano, provengono dei software largamente adoperati da governi e forze di polizia per spiare i cittadini: si tratta del Remote Control System di Hacking Team e dei moduli per dispositivi mobili ad esso collegati. Nonostante il nome inglese, Hacking Team è un’azienda italiana che sviluppa software di controllo e spionaggio destinato alle forze dell’ordine: lo commercializza come Rcs DaVinci e, più di recente, Rcs Galileo. Hacking Team va ripetendo che la sua attività è perfettamente legale; non c’è ragione di dubitarne, semmai è la legittimità dell’uso di questi spyware a essere dubbio.
Ma i software hanno attirato l’attenzione delle aziende che si occupano di sicurezza e, negli ultimi tempi, sia CitizenLab sia Kaspersky Labs hanno pubblicato dei rapporti contenenti informazioni interessanti. Dai rapporti emerge come di recente l’attenzione dell’azienda italiana si sia concentrata su smartphone e tablet, e in particolare sui software di spionaggio per iOS e Android, che vanno ad aggiungersi ai “trojan” già realizzati per Windows, Linux e Mac OS X (oltre che per Symbian, Windows Mobile e Blackberry). Tali software sono in grado di prendere il controllo dei moduli Wi-fi e Gps, registrare tutto ciò che il microfono capta (attivandolo anche da remoto), controllare le fotocamere a distanza, leggere le email, gli Sms e gli Mms, consultare l’intera cronologia di navigazione e il calendario, fungere da “keylogger” e accedere alle note e agli appunti.
In più, il loro codice è offuscato e sono presenti diversi accorgimenti per far sì che l’utente non si accorga della loro presenza, come accendere il microfono solo in determinate occasioni per evitare che l’eccessivo consumo della batteria faccia insospettire il proprietario dello smartphone o del tablet. La minaccia è, fortunatamente, per certi versi limitata: la versione per iOS funziona solo su quei dispositivi ai quali è stato praticato il “jailbreak” e, in ogni caso, chi vuole installare il software deve avere accesso fisico al dispositivo-bersaglio: non basta, come nel caso di “malware” comune, navigare nel web. Tuttavia, c’è un altro dato dal quale si possono ricavare le preoccupanti dimensioni del fenomeno costituito dallo spionaggio condotto dai governi.
“SecureList” ha infatti realizzato una lista dei server dotati di Remote Control System, verso i quali i software di Hacking Team inviano le informazioni raccolte, e gli Stati in cui essi si trovano, cercando di stabilirne anche i proprietari. «Diversi indirizzi Ip», spiega “SecureList”, «sono collegati a entità governative, stando alle informazioni “Whois”». Scopriamo così che gli Usa sono degli utenti particolarmente fedeli di Rcs con 64 server sul suolo nazionale; dietro di loro ci sono Kazakistan (49 server), Ecuador (35 server), Regno Unito (24 server), Cina (15 server) e Polonia (7 server). In questa peculiare classifica l’Italia si trova piuttosto in basso, ma è comunque presente: nel nostro paese ci sono (almeno) 2 server con Remote Control System.
(“Spyware di Stato: le app spione del governo”, da “Zeus News” del 1° luglio 2014).
È tutto italiano lo spyware usato da governi e forze di polizia per violare Pc, smartphone e tablet. Le vicende relative allo spionaggio da parte dei governi emerse negli ultimi anni, dai documenti pubblicati da Wikileaks nel 2011 sino al più recente Datagate, hanno una cosa in comune: danno l’impressione di aver coinvolto l’Italia soltanto in qualità di vittima. Eppure, proprio dal nostro paese, e per la precisione da Milano, provengono dei software largamente adoperati da governi e forze di polizia per spiare i cittadini: si tratta del Remote Control System di Hacking Team e dei moduli per dispositivi mobili ad esso collegati. Nonostante il nome inglese, Hacking Team è un’azienda italiana che sviluppa software di controllo e spionaggio destinato alle forze dell’ordine: lo commercializza come Rcs DaVinci e, più di recente, Rcs Galileo. Hacking Team va ripetendo che la sua attività è perfettamente legale; non c’è ragione di dubitarne, semmai è la legittimità dell’uso di questi spyware a essere dubbio.
Ma i software hanno attirato l’attenzione delle aziende che si occupano di sicurezza e, negli ultimi tempi, sia CitizenLab sia Kaspersky Labs hanno pubblicato dei rapporti contenenti informazioni interessanti. Dai rapporti emerge come di recente l’attenzione dell’azienda italiana si sia concentrata su smartphone e tablet, e in particolare sui software di spionaggio per iOS e Android, che vanno ad aggiungersi ai “trojan” già realizzati per Windows, Linux e Mac OS X (oltre che per Symbian, Windows Mobile e Blackberry). Tali software sono in grado di prendere il controllo dei moduli Wi-fi e Gps, registrare tutto ciò che il microfono capta (attivandolo anche da remoto), controllare le fotocamere a distanza, leggere le email, gli Sms e gli Mms, consultare l’intera cronologia di navigazione e il calendario, fungere da “keylogger” e accedere alle note e agli appunti.
In più, il loro codice è offuscato e sono presenti diversi accorgimenti per far sì che l’utente non si accorga della loro presenza, come accendere il microfono solo in determinate occasioni per evitare che l’eccessivo consumo della batteria faccia insospettire il proprietario dello smartphone o del tablet. La minaccia è, fortunatamente, per certi versi limitata: la versione per iOS funziona solo su quei dispositivi ai quali è stato praticato il “jailbreak” e, in ogni caso, chi vuole installare il software deve avere accesso fisico al dispositivo-bersaglio: non basta, come nel caso di “malware” comune, navigare nel web. Tuttavia, c’è un altro dato dal quale si possono ricavare le preoccupanti dimensioni del fenomeno costituito dallo spionaggio condotto dai governi.
“SecureList” ha infatti realizzato una lista dei server dotati di Remote Control System, verso i quali i software di Hacking Team inviano le informazioni raccolte, e gli Stati in cui essi si trovano, cercando di stabilirne anche i proprietari. «Diversi indirizzi Ip», spiega “SecureList”, «sono collegati a entità governative, stando alle informazioni “Whois”». Scopriamo così che gli Usa sono degli utenti particolarmente fedeli di Rcs con 64 server sul suolo nazionale; dietro di loro ci sono Kazakistan (49 server), Ecuador (35 server), Regno Unito (24 server), Cina (15 server) e Polonia (7 server). In questa peculiare classifica l’Italia si trova piuttosto in basso, ma è comunque presente: nel nostro paese ci sono (almeno) 2 server con Remote Control System.
(“Spyware di Stato: le app spione del governo”, da “Zeus News” del 1° luglio 2014).
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Abbattimento del volo MH-17: la saga continua



Raccolte le prove che l'incidente occorso al volo della Malaysia airlines è un false flag




Il 17 luglio 2014 i network di tutto il mondo segnalano l'abbattimento di un 777-200 della compagnia Malaysia Airlines nei cieli dell'Ucraina. Già dalle prime ore si comprendeva che ci si trovava di fronte all'ennesimocasus belli creato ad hoc per innnescare un ampio conflitto contro la Russia. Ora, a distanza di giorni e dopo aver raccolto tutta una serie di dati, risulta inequivocabile che siamo di fronte ad una macchinazione: l'aereo dato per abbattuto non corrisponde al volo MH-17, tanto che rottami e cadaveri a terra risultano piuttosto essere stati deliberatamente trasportati sul posto. Da numerose ed autorevoli destimonianze, infatti, emerge che i corpi spacciati per i resti dei passeggeri del volo MH-17 erano in avanzato stato di decomposizione già pochi minuti dopo il supposto abbattimento (accusano Obama ed i suoi lacché) per opera della minoranza russa che vive in Ucraina. Inoltre tra i rottami si trovano leturbine appartenenti ad un aereo di dimensioni inferiori rispetto al 777-200 tanto da risultare tre volte più piccole di quanto dovrebbero essere, mentre l'unica parte riconoscibile del 777-200 è una sezione della carlinga che, però, a tutti gli effetti, si rivela essere parte della fusoliera del 777-200 scomparso il giorno 8 marzo scorso. Il dettaglio del finestrino oscurato a fianco della bandiera della compagnia dimostra che si tratta del volo MH-370 9M-MRO. Il volo MH-17 corrispondente alla sigla 9M-MRD ha, invece, quello stesso finestrino non oscurato, come si può ben notare dalle foto.

In definitiva gli artefici del falso abbattimento hanno usato alcuni rottami del volo MH-370 9M-MRO, fermo restando che i motori a terra non sono quelli del 777-200 9M-MRO, per cui l'aereo precipitato non è il 777-200 MH-17 9M-MRD, ma un modello diverso e probabilmente non un vettore adibito a voli commerciali. Hanno dichiarato che il volo MH-17 9M-MRDcolpito nei cieli dell'Ucraina era di lì a poco decolalto da Amsterdam, ma è tutto falso, tanto è vero che questo volo risultava cancellato. Hanno rimosso i dati storici dell'MH-17 da Flightradar al fine di occultare le tracce del corridoio usualmente seguito dai velivoli della Malaysia Airlines, poiché è comprovato che il corridoio dichiarato per far coincidere l'abbattimento con la zona d'interesse era fuori rotta di ben 200 kilometri, così come avevamo sospettato sin dall'inizio. I cadaveri marcescenti non appartengono quindi al volo MH-17 (mai decollato), ma, probabilmente, al volo MH-370. Un altro 777-200 si trova in uno scalo di Israele, pronto per un altro false flag, se necessario. Nelle settimane scorse è statofotografato fuori da un hangar dell'aeroporto israeliano Ben Gurion di Tel Aviv.



I voli MH-17 9M-MRD ed MH-370 9M-MRO si distinguono dal finestrino oscurato solo in uno dei due velivoli corrispondenti, all'altezza della bandiera della Malaysia. La prova è inconfutabile: parte dei rottami della parte centrale del 777-200 è quella del velivolo scomparso nel marzo 2014 nel sud est asiatico. Ricordiamo anche che oltre 100 corpi non sono stati ritrovati e, ulteriore particolare non trascurabile, oltre alla curiosa circostanza che vede integri i passaporti mostrati dalle televisioni di tutto il mondo, alcuni di essi risultano scaduti tanto da mostrare a lato un taglio triangolare, comunemente applicato ai documenti non più validi. Chiedetevi come ci si può imbarcare con il passaporto scaduto...

La notizia dell'abbattimento del velivolo della Malaysia Airlines è servita come distrazione mediatica per consentire l'attacco di terra su Gaza, senza che i media si occupassero dell'azione bellica con sufficiente attenzione. Coincidenza?








http://straker-61.blogspot.it/2014/07/abbattimento-del-volo-mh-17-la-saga.html#.U9ZtI8R8MZ0
http://altrarealta.blogspot.it/
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