News, Dati, Eventi finanziari sara' vero................

Ancora sull'incostituzionalità delle imposte sulla casa. - Avv. Marco Mori



Fonte: http://www.studiolegalemarcomori.it/sullincostituzionalita-delle-imposte-casa/

Le imposte sulla casa si pongono in evidente contrasto con alcune norme della nostra Costituzione, esaminiamole più approfonditamente rispetto a quanto già fatto in precedenti articoli.
* * *​
Violazione Art. 42 Cost.: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Il tenore letterale della norma è chiaro. Non solo la proprietà privata è riconosciuta ma è compito della Repubblica quello di renderla accessibile a tutti i cittadini.
Tassare una proprietà è ovviamente un comportamento in antitesi con la predetta accessibilità.
La casa è un bene indispensabile che viene faticosamente pagato da qualsivoglia cittadino con i frutti del proprio risparmio. Dunque con denaro già soggetto a tassazione diretta ed accumulato con sacrifici importanti che spesso si abbinano anche con la stipula di contratti di mutuo con banche private e dunque con la contrazione di ingenti debiti.
Viene dunque spontaneo chiedersi che cosa faccia ad oggi lo Stato per rendere la proprietà della casa accessibile a tutti.
La realtà è sotto gli occhi di chiunque: lo Stato non fa assolutamente nulla per rispettare il dettato dell’art. 42 Cost. e dunque rendere la proprietà della prima casa accessibile ad ogni cittadino. Addirittura lo Stato fa molto di peggio ostacola e scoraggia l’acquisto della proprietà di un bene immobile con ogni mezzo.
Ogni italiano oggi è consapevole che acquistare una casa comporta un carico fiscale spaventoso e ciò a partire dallo stesso momento dell’acquisto, ove si ha addirittura l’obbligo di sobbarcarsi gravose ed altrettanto dubbie, sotto il profilo costituzionale, imposte di registro ed ipotecarie.
L’imposizione fiscale sulla casa è tale che la stessa non può neppure essere ancora considerata un valido bene rifugio per il risparmio degli italiani visto che il prezzo degli immobili sta rapidamente crollando.
La casa è diventata per lo Stato il modo migliore per sottrarre ingenti somme ai cittadini. Non si tassano dunque in via prevalente le banche che ottengono ingenti profitti dall’erogazione di mutui, anche per quelli contratti per l’acquisto della prima casa, ma si tassano direttamente i proprietari che in realtà non sono che debitori, spesso per periodi ultraventennali, delle stesse banche.
Inutile sottolineare che la capacità contributiva di un qualsivoglia istituto bancario è certamente maggiore di quella del cittadino che si è indebitato per la vita con detto istituto per l’acquisto di un bene essenziale alla sua stessa sopravvivenza.
Insomma comprare una casa è il miglior modo, grazie alle politiche illegittime del Governo, per impoverirsi e ciò con buona pace dell’art. 42 Cost. Nella sostanza, dati gli ingenti importi che sono chiamati a versare i cittadini, si potrebbe parlare di vero e proprio esproprio del diritto di proprietà della casa sostituito di fatto con un mero diritto di superficie.
* * *
Violazione art. 47 cost.: “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”.
Anche il citato precetto costituzionale confligge con chiarezza con l’attuale sistema fiscale che colpisce la casa, ovvero il bene che, senza tema di smentita, può essere definito il rifugio per eccellenza del risparmio degli Italiani.
Tutelare il risparmio in tutte le sue forme impone certamente alla Repubblica di fornire la predetta tutela anche quando detto risparmio si è accumulato sotto forma di bene immobile.
Le imposte sulla casa dunque finiscono per erodere progressivamente il risparmio determinando un effetto ulteriore di cui si è già detto, ovvero il crollo dei prezzi degli stessi immobili.
Il mercato immobiliare dall’avvento del Governo Monti in poi è stato letteralmente ma inesorabilmente distrutto e la responsabilità di detta distruzione è a pieno titolo da porsi a carico delle illegittime politiche attuate.
Davvero non serve essere dei fini giuristi per comprendere la manifesta incostituzionalità di qualsivoglia imposta sulla casa ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 47 Cost.
La tutela del risparmio fu oggetto di ampio dibattito anche in seno all’Assemblea Costituente ed ovviamente detta tutela fu direttamente ed inscindibilmente connessa alla casa.
In particolare il 7 maggio 1947 fu proposto in seno alla Costituente addirittura la seguente formulazione dell’art. 47 Cost.: “La Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme e favorisce l’accesso del risparmio popolare all’investimento reale promuovendo la diffusione della proprietà dell’abitazione.
Si auspicava fortemente dunque la diffusione della proprietà dell’abitazione che doveva essere incentivata con decisione dallo Stato anche per proteggere i cittadini da forme di svalutazione degli stessi risparmi.
Alla fine si scelse una formulazione dell’art. 47 Cost. certamente più sintetica“la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. La ragione di tale scelta non era quella di escludere la casa dal novero del risparmio tutelato ma, al contrario, quella di lasciare aperta la fattispecie fino al punto di tutelare ogni forma di risparmio possibile.
Ciò è peraltro confermato dal secondo comma dell’attuale formulazione dell’art. 47 Cost. dove il diritto alla casa si conferma prepotentemente dato che ivi è disposto a carico della Repubblica l’obbligo di favorire l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione.

I padri costituenti dunque vollero davvero tutelare il risparmio in tutte le sue forme. Oggi è drammatico constatare che i nuovi governi non sono minimamente all’altezza di affrontare dibattiti compiuti su tali livelli giuridici ed economici, limitandosi ad agire come meri esecutori degli interessi della finanza che, pezzo dopo pezzo, si produce in una decisa campagna di rottamazione dei diritti costituzionali dei cittadini.
* * *​
Violazione art. 53 Cost.: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Trattasi del cd. principio della capacità contributiva.
Allorquando si parla di tasse ed imposte la norma fondamentale da cui partire è certamente l’art. 53 Cost. Questa è la norma che più di tutte è stata violata durante la storia della nostra Repubblica e ciò sulla base della falsa rappresentazione di una ragione di Stato che avrebbe imposto di ometterne il rispetto.
Occorre esaminare i lavori dell’Assemblea Costituente al fine di comprendere profondamente detto articolo onde evidenziarne appieno la portata normativa.
Il 23 maggio 1947 si proseguiva nell’esame degli emendamenti relativi al titolo IV del progetto di Costituzione.
In particolare si dibatteva proprio l’annoso tema della proporzionalità in materia fiscale.
Durante tale assemblea l’On. Salvatore Scoca, noto giurista e vero promotore della proporzionalità fiscale, poneva all’attenzione degli illustri Colleghi il seguente concetto che ivi si trascrive: “Se pensiamo, infatti, che la massima parte del gettito della imposta diretta è dato ancora oggi dalle tre imposte classiche sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile, che sono a base oggettiva o reale e ad aliquota costante, mentre comparativamente assai scarso è il gettito della complementare sul reddito globale, che è a base personale ed aliquota progressiva, abbiamo la riprova più convincente che lo stesso sistema delle imposte dirette si impernia sulla proporzionalità”.
Ed ancora: “Se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi, gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure in misura proporzionale, ma in senso regressivo. Il che costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma tributaria.
Tale ragionamento è certamente banale ed intuitivo eppure in oggi è completamente dimenticato dagli esponenti degli ultimi governi i quali, bene ribadirlo, avevano giurato di difendere e rispettare la Costituzione e non già di violentarla.
Ma torniamo all’On. Scoca.
Ancora nella seduta della Costituente, affermava che: La regola della progressività deve essere effettivamente operante; e perciò nella primitiva formulazione dell’articolo aggiuntivo da me proposto avevo detto che il concorso di tutti alle spese pubbliche deve avvenire in modo che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività”.
Il livello del ragionamento giuridico del 1947 era dunque anni luce superiore a quello attuale.
Si aveva ben chiara la manifesta ingiustizia sociale di imposte sui consumi scorrelate da ogni principio di capacità contributiva.
Imposte che finiscono inevitabilmente per gravare sulle classi più deboli della società. Ciò vale dunque non solo rispetto a quanto oggetto del presente elaborato ma anche in riferimento ad altre ed altrettanto inique imposte, quali la stessa IVA, inopinatamente aumentata nella sua aliquota dagli ultimi governi con effetti catastrofici sui consumi e sullo stesso gettito fiscale che è ovviamente calato.
Ma torniamo all’Assemblea Costituente.
L’On. Scoca proseguiva illustrando ai Colleghi della Costituente un concetto ancora oggi di estrema attualità: “Da un punto di vista scientifico (se di scientifico c’è qualcosa nella materia finanziaria, o nella scienza delle finanze) si può dimostrare, come è stato dimostrato, che, pur partendo da uno stesso principio, è possibile giungere sia alla regola della proporzionalità che a quella di progressività”.
Peraltro era già ben noto allora che il principio della progressione deve avere qualche forma di limitazione in quanto non si addice alle imposte indirette reali e può trovare solo inadeguata ed indiretta applicazione nelle imposte sui consumi e nelle imposte indirette in generale.
Tuttavia secondo i padri fondatori e lo stesso On. Scoca in particolare“Resta tuttavia fermo che il sistema tributario nel complesso deve essere informato al principio di progressività”.
Dunque, con le ovvie eccezioni del caso, il sistema che era stato concepito nel 1947 ed attuato con la formulazione dell’art. 53 Cost. non rispecchia minimamente le attuali scelte legislative che si pongono in evidente e totale contrasto con esso.
In particolare il semplice esame dei bilanci dello Stato (ad esempio quello di competenza 2013) rende chiarissimo un dato.
Le imposte indirette, quelle non progressive, portano un gettito sostanzialmente analogo a quello delle imposte progressive. Dunque l’intero sistema è incompatibile con il dato Costituzionale anche con l’eccezione meno fiscale che già si enunciava nel 1947.
Nel 1947 sempre l’On. Scoca infatti affermava: “Lasciandosi guidare da un sano realismo, non si può negare che una Costituzione la quale, come la nostra, si informa a principi di democrazia e solidarietà sociale, debba dare preferenza al principio della progressività.
Ed ancora con un conteggio approssimativo ma che rende benissimo l’idea circa il tema che stiamo affrontando: Ho sempre pensato che chi ha dieci mila lire di reddito e ne paga mille allo Stato, con aliquota del 10 per cento, si troverà con 9 mila lire da impiegare per i suoi bisogni privati; mentre chi ne ha centomila, dopo aver pagato l’imposta del 10 per cento in base allastessa aliquota, si troverà con una disponibilità di 90 mila lire. E’ ovvio che per pagare l’imposta il primo contribuente supporta un sacrificio di gran lunga maggiore del secondo, e che sarebbe equo alleggerire l’aggravio del primo e rendere un po’ meno leggero quello del secondo.
Oggi ci si sente liberi di legiferare ignorando completamente i principi fondamentali dello Stato finendo per colpire scientemente le classi più deboli della società con il riflesso di paralizzare completamente i consumi.
Sempre in sede di Assemblea Costituente l’On. Meuccio Ruini ben specificò i paletti per il Legislatore in materia tributaria ovvero specificò in quali casi è possibile dare corso ad un’imposizione fiscale non retta dal principio di progressività: non tutti i tributi diretti possono essere applicati con criterio di progressività. D’altra parte, se ai singoli tributi indiretti non si addice il metodo della progressività, si può e si deve tener presente complessivamente tale criterio, gravando la mano sui consumi non necessari e di lusso.
Questa è l’interpretazione autentica tratta dai lavori dell’Assemblea Costituente. La possibilità di applicare le pur necessarie imposte indirette deve essere dunque limitata ai beni non necessari ed a quelli di lusso.
L’imposta sulla prima casa, pertanto, è illegittima sotto il profilo costituzionale non essendo ovviamente un’imposta che colpisce un bene di lusso o un bene non necessario.
Se vogliamo la stessa IVA sui beni indispensabili e necessari esce “con le ossa come minimo rotte” dalla piana lettura dei lavori dell’Assemblea Costituente.
I padri costituenti sarebbero dunque inorriditi dalla deriva presa dagli ultimi governi che si sono dimostrati attenti unicamente agli interessi finanziari in spregio ai principi fondamentali caricando sforzi economici insostenibili sulle classi più deboli.
Se si pensa che oggi l’UE chiede proprio ai singoli Stati di spostare la tassazione dai redditi ai consumi ben si comprende quanto sia basso il livello di preparazione economica e giuridica (o di quanto sia alto il livello di malafede?) di chi oggi si eleva all’ambizione di guidare il mondo in un più luminoso futuro.
Chi in Europa si riempie la bocca su certi temi dovrebbe armarsi di umiltà e tornare a studiare in quanto manifestamente non all’altezza del compito che pensa di poter svolgere.
Paragonare la preparazione sociale, economica e giuridica dei padri Costituenti italiani della fine degli anni 40′ a quella dei tecnocrati di Bruxelles è un po’ come paragonare un quadro di Da Vinci ai primi scarabocchi di un bimbo di due anni.

 
ECONOMICS
FORSE È SCIENZA
C'ERA UNA VOLTA
LA NERA
SEI SICURO?
EDITORIALI
[URL="http://www.ilnord.it/#"]0[/URL] Share on facebook Share on twitter Share on email Share on print Share on gmail Share on stumbleupon More Sharing Services

AZIENDE AGRICOLE VENETE DISTRUTTE DALLE SANZIONI ALLA RUSSIA, LICENZIAMENTI DI MASSA (E LA FRUTTA RESTA SUGLI ALBERI)

sabato 23 agosto 2014
LONDRA - Il ministro Mogherini sara' sicuramente fiera di sapere che la sua politica antirussa sta mettendo in ginocchio i produttori veneti a causa della concorrenza polacca, lituana, tedesca e olandese.
Questo perche' il problema non sono più solo i dieci, venti o trenta camion che la singola azienda veneta non riesce a mandare oltre il confine ucraino- russo di Donetsk, ma le centinaia di bilici che stanno arrivando dalla Polonia, dai Paesi dell’Est e dal Nord Europa per rifornire le catene dei supermercati italiani.
Rimasti orfani del mercato russo, gli agricoltori e i coltivatori di tutto il continente si stanno facendo una concorrenza spietata che ha già cominciato a far crollare il prezzo dei prodotti alimentari. «Le aziende polacche che prima vendevano in Russia sono diventate improvvisamente nostri concorrenti - spiega Gabriele Bissolo che è a capo dell’omonimo gruppo internazionale dell’agroalimentare che produce nel Veronese, in Repubblica Ceca e in Biellorussia -. I produttori stanno vendendo frutta e verdura ai supermercati e alle catene commerciali a prezzi bassissimi, troppo bassi per noi veneti».
Il suo gruppo che fattura circa 20 milioni di euro di cui 12 legati all’export sta valutando di lasciare le mele sugli alberi per evitare di trovarsi i magazzini straripanti di merce destinata ad andare a male. Mele come la Granny-Smith (la mela verde, quella un po’ acidula, per capirsi) erano state ripiantate quasi esclusivamente per il mercato russo.
«Se Mosca non riapre in fretta i confini quelle mele resteranno sulle piante», continua Bissolo che sui cento e passa milioni di euro messi a disposizione da Bruxelles per risarcire i danni dell’embargo si limita a sorridere amaro visto che a conti fatti, quei soldi bastano appena per dieci aziende come la sua, ma in Europa - inutile dirlo - le imprese del settore sono molte di più.
Gli interessi in gioco inoltre sono più complessi di ciò che può sembrare visto che in sole due settimane (dall’inizio del blocco russo) i prezzi si sono già abbassati notevolmente al punto che per alcuni produttori è diventato sconveniente distribuire la merce.
«Io ho mandato subito i miei commerciali in giro per il mondo perché non voglio lasciare a casa nessuno e perché voglio salvaguardare il fatturato, ma il settore agricolo sta rischiando», conclude Bissolo. Anche se venisse tolto l’embargo nei prossimi giorni, i supermercati russi in queste due settimane hanno già stretto nuovi accordi con i produttori serbi, macedoni e tagiki (non bloccati dall’embargo) che oggi stanno diventando sempre più forti perché stanno lavorando senza concorrenti e che a breve potrebbero saturare il mercato temporaneamente lasciato libero dagli europei. «Servono subito iniziative forti - sbotta Barbara Gambaro che a Noale nel Veneziano ha 9 ettari di serre specializzate nella produzione di rucola e insalata a fogliolina già confezionate -. Io ho un’azienda piccola e in due settimane ho già perso 60 mila euro. Se continua così entro la fine dell’anno avrò perso un milione ».
E infatti la preoccupazione e' verso il futuro delle esportazioni che domani, anche dopo la riapertura dei confini, potrebbero non essere della stessa entità. Per questo Gambaro ha dovuto mettere in ferie forzate i suoi venti dipendenti lasciando al lavoro altrettanti stagionali.
«Con la fine delle ferie, se non riaprono i confini non posso rinnovare gli stagionali. Dovrò lasciare venti persone a casa e dovrò annullare gli ordini degli imballi in cui faccio viaggiare la merce». Tra una settimana la crisi potrebbe dunque estendersi all’indotto visto che al confine russo non si fermano solo mele e insalata ma anche le vaschette di plastica, le scatole di cartone e naturalmente i camion a ovviamente di questo non importa nulla ne' alla Mogherini ne' tantomeno ai ministri del governo Renzi i quali si stanno godendo le vacanze al mare mentre tanta gente rischia di finire sul lastrico e il peggio deve ancora venire.
Questo e' veramente vergognoso e per tale motivo invitiamo tutti gli agricoltori a scendere in piazza e a protestare contro la UE perche' e' grazie ai burocrati che la governano che ci troviamo in questa situazione disastrosa.
Fonte - Corriere del Veneto che ringraziamo
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra


ar_image_3427_l.jpg


Cerca tra gli articoli che parlano di:
 
GIRO PER IL MONDO
ECONOMICS
FORSE È SCIENZA
C'ERA UNA VOLTA
LA NERA
SEI SICURO?
EDITORIALI
[URL="http://www.ilnord.it/#"]0[/URL] Share on facebook Share on twitter Share on email Share on print Share on gmail Share on stumbleupon More Sharing Services

LA LEGA A RENZI: ''VUOI PROPOSTE? ECCOLE: LEGALIZZA LA PROSTITUZIONE E COL RICAVATO TAGLIA LE TASSE SUGLI IMMOBILI''

sabato 23 agosto 2014
"Renzi vuole avere delle proposte? Lo capiamo, anche perché dal ministro Padoan ormai completamente fuori fase, non può aspettarsi nulla". Massimo Garavaglia, responsabile economico della Lega Nord e coordinatore degli assessori al bilancio nella conferenza Stato-Regioni suggerisce in una nota al premier alcune valutazioni e proposte, partendo da due considerazioni: "La prima: il sempre ottimo Luca Ricolfi, in una analisi su 'Panorama' rileva come l'abnorme tassazione sulla casa del trio Monti-Letta-Renzi ha portato al crollo dei valori immobiliari di mezzo miliardo di euro e per questa via ha affossato i consumi per un punto di pil, cioè 15 miliardi di euro". La seconda considerazione, fa presente l'esponente della Lega Nord, è che "il sempre più confuso Padoan rinvia l'aggiornamento del Def perché è alla disperata ricerca del recupero di qualche briciola di Pil con trucchi contabili legati all'emersione dell'economia illegale, in particolare la prostituzione". Ecco quindi la proposta della Lega: "Perché dunque non legalizzare la prostituzione, abolendo la Legge Merlin come abbiamo chiesto noi con un referendum, e - ribadisce l'economista della Lega - con il ricavato (da 5 a 8 miliardi) rivedere completamente la tassazione sugli immobili?".
Il leghista Garavaglia spiega così la proposta di revisione della tassazione degli immobili: "1) Lasciare tutto ai comuni. Via quindi la gabella nazionale sui capannoni che disincentivano lo sviluppo. 2) Via la tassa sulla prima casa. 3) Tassa rifiuti legata alla copertura integrale dei costi del servizio per favorire la differenziata e disincentivare gli sprechi". In questo modo, conclude l'esponente del Carroccio, "si dà un senso al bonus degli 80 euro che altrimenti è completamente inutile. E come dice Ricolfi vale meno di un terzo dell'abnorme tassazione sulla casa".

ar_image_3428_l.jpg


Cerca tra gli articoli che parlano di:

LEGA RENZI GARAVAGLIA TASSE PROSTITUZIONE LEGALIZZARE LA PROSTITUZIONE TASSE SULLA CASA TAGLIARE LE TASSE GOVERNO
 
icon18_email.gif
ShareThis
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest




mercoledì 13 agosto 2014

Il ruolo occulto di DB-Clearstream-DB con la finanza pubblica russa



[Quando la Merkel discute con Putin, tenete conto per conto di chi va a discutere, poiché non solo la Francia, ma anche la Germania ha un enorme conflitto di interessi e monopolio nel colosso Clearstream-Cedel della Deutsche Borse che si alleano con la Deutsche Bank per penetrare il mercato russo - da esclusivi monopolisti per l'Europa - dei buoni del tesoro e dei regolamenti internazionali. Questo accadeva nel 2012, adesso bisogna aggiornare la situazione. NF]

Dispacci Stampa Tradotto da: http://www.gtb.db.com/content/en/press_releases_3258.html



Francoforte, Mosca, Lussemburgo, 8 marzo 2012
Clearstream e Deutsche Bank, partner per agevolare l'accesso al mercato della Russia
[Ricordiamo che Clearstream a sua volta nasce dalla fusione con Cedel e appartiene alla Deutsche Borse... quindi qua ci troviamo di fronte a un enorme conglomerato: DB, la borsa tedesca e Clearstream una delle tre scatole nere del riciclaggio bancario, NdT]

Clearstream e DB, partner sul mercato russo da sei anni, continuano ad agevolarne l'apertura dell'area geografica. Clearstream, attraverso il suo agente russo Deutsche Bank Ltd. Mosca, è riuscita a portare a termine con successo la sua prima transazione su un buono pubblico su base OTC, mercato fuori borsa. Questo tipo di transazione rappresenta un passo significativo verso la liberalizzazione del mercato dei titoli del debito russo: i clienti di Clearstream possono custodire i buoni del tesoro russi (OFZ) oltre ad altri titoli russi. L'espansione del servizio in Russia è stato reso possibile dai recenti cambiamenti nella normativa sul mercato dei titoli nazionali. I cambiamenti sono stati elaborati con la stretta collaborazione tra attori del mercato locale e i regolatori.

Mark Gem, Membro dell'Executive Board e Capo del Business Management a Clearstream ha detto: “Clearstream è stata il primo ICSD [sistema internazionale di deposito accentrato] a creare un servizio per i titoli russi. Abbiamo di nuovo dimostrato il nostro impegno costante sul mercato e l'area: il fatto che i bond denominati in rubli siano idonei come collaterali dimostra che stiamo affrontando in modo "olistico" l'evoluzione del mercato dei buoni russi. Continueremo ad attuare gli sviluppi positivi del mercato in Russia che saranno introdotti durante l'anno 2012.”

Thibaud de Maintenant, Direttore globale di Direct Securities Services alla Deutsche Bank, ha affermato: “Siamo felici di collaborare con Clearstream e di fornire un collegamento per i regolamenti sicuro e stabile al mercato russo. E' un momento importante per l'economia russa e siamo molto lieti di agevolare l'accesso al mercato dei buoni del tesoro locale a un partecipante globale come Clearstream. Siamo felici di questa collaborazione che dimostra chiaramente la nostra forza in Europa orientale e la nostra devozione e il nostro impegno nel mercato russo.”

Clearstream ha mantenuto un collegamento attivo di deposito al mercato russo tramite la 0 Deutsche Bank Ltd. Mosca, da maggio 2006 e fu il primo sistema di deposito accentrato ICSD a farlo. Inoltre Clearstream è stato il prima sistema ICSD a stabilire il rublo come valuta di riscossione, con la Deutsche Bank Ltd. Moscow agente corrispondente in seguito all'introduzione della Legge per la Normativa valutaria in Russia il 1 gennaio 2007.

Clearstream fornisce un punto unico di accesso a vari tipi di asset in svariati mercati. L'azienda si avvicina sempre di più ai mercati che serve fornendo soluzioni locali, regionali e globali. Clearstream vanta la rete di sistemi di depositi accentrati per i regolamenti su 25 mercati mondiali. Questa rete include anche tutti i paesi dell'eurozona e collegamenti alle maggiori economie emergenti come il Brasile, la Russia, la Cina e il SudAfrica. Vi sono colloqui in atto con il mercato indiano per completare la copertura Clearstream dei BRICS.

Sistemi di deposito internazionali come Clearstream furono istituiti negli anni 70 per fornire sistemi di regolamento e deposito dei titoli europei. Negli ultimi anni hanno stabilito collegamenti con decine di mercati locali e soluzioni di regolamenti in titoli nazionali, in particolare buoni nazionali europei, che compongono una porzione importantissima dei redditi del sistema depositi ICSD. Collegamenti per i regolamenti consentono ai partecipanti ICSD di regolare gli affari tra i partecipanti dello stesso sistema ICSD e altri partecipanti nell'altro sistema o con partecipanti locali. Clearstream è passata dall'essere un'azienda prettamente di buoni del tesoro europei, a trattare titoli, fondi, prodotti strutturati e commodities.


Contatti:

Deutsche Bank
 
se aspetti la seria riforma tributaria stai fresco ... la prima casa essendo oggetto di diritto inviolabile ed incontestabile [ ci vivi ] ha tutte le carte in regola per ritorcersi contro chi ci specula .. verso di posizione indicativa , i o il privato che legifera in modo disonesto , perchè sono persone a carattere privato che fanno l'interesse di un gruppo privato coloro i quali legiferano , creando volutamente e disonestamente tasse quali ici , imu , tasi , ecc , effettua estorsione a tutti gli effetti verso il cittadino proprietario , essendo la prima casa diritto inalienabile allo svolgersi della vita . Qui effettivamente parlare di proprietà sulla casa è ridicolo per una serie quasi infinita di ragioni ... dai modo alla macchina burocratica di falsità di conteggiare le case , le scarpe , l'aria che respiri in un mese , il sole che prendi al mare .. in montagna e questa macchina si proprietizzerà anche di beni liberi e proverà , con menzogne e raggiri , a fartele pagare .. Ma poi , con paghe di 20-30mila mensili dei senatologi parlamentari deputateschi , oltre i 200mila del napolitano , di quali uguaglianze , di parità , .. di correttezze di aspettativa della vita e parimentario trattamento , ma di cosa stiamo parlando ? Di un migliaio di persone che estorcono , derubano 20 milioni di persone tramite leggi manipolate ? Ma perpiacere .. ma mi faccia il piacere ...
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto