sciarninnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn

utente eschimese

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mi sveli i retroscena tu che sai !!!!!!!!!! :-o


16/3/2006
"Non capisco la ricetta di Prodi"
Ricolfi sul Riformista:"Cosa nasconde?"


"Ma tutti quei soldi dove li trova? Non capisco la ricetta di Prodi" Per Luca Ricolfi il Prof o nasconde qualcosa o non la dice giusta. Tommaso Labate per il Riformista di giovedì 16 marzo

gombriamo il campo dagli equivoci e partiamo dalla fine: a Luca Ricolfi non sono piaciuti né Silvio Berlusconi, né Romano Prodi. Anche prima del duello televisivo, il sociologo che recentemente ha indagato sull'antipatia della sinistra e su quanto sia stato effettivamente rispettato il berlusconiano contratto con gli italiani aveva scritto ad entrambi i leader manifestando la propria delusione a proposito dei programmi ufficiali di Unione e Cdl, e chiedendo loro di compilare un questionario di 48 domande. «Come elettore non sono in grado di capire né che cosa farete effettivamente una volta al governo, né dove troverete le risorse per mantenere le vostre promesse. Già, perché almeno un punto è chiaro a tutti: qualsiasi cosa le vostre promesse concretamente significhi no, la loro somma costerà un sacco di soldi» (la lettera e il questionario sono sul sito della rivista Polena).

La sfida televisiva non ha risolto i dubbi di Ricolfi. Tasse, cuneo fi scale, famiglia, conti pubblici, immigrazione, grandi opere. Su tutti questi temi, dice il sociologo al Riformista, «Prodi è stato vago. Non si capisce quali ricette intende adottare quando, verosimilmente, sarà al governo». A partire dalla spesa pubblica. Sostiene Ricolfi: «Prodi fa capire che i nostri servizi - dalle ferrovie alla scuola - e le infrastrutture sono allo sfascio. Nello stesso tempo, però, ha dichiarato che un governo serio deve controllare la spesa pubblica e contemporaneamente rafforzare lo stato sociale. Ma una riforma che rafforzi lo stato sociale è molto difficile da attuare senza aumentare la spesa. Reciprocamente, se alleggeriamo la spesa pubblica sarà difficile rafforzare lo stato sociale». E poi, aggiunge Ricolfi, «la cosa che mi ha colpito è che con il centrodestra al governo l'incidenza della spesa sociale sul pil è aumentata di più di un punto. Altro che attacco di Berlusconi allo stato sociale... II problema è che all'aumento della spesa non è corrisposto un miglioramento dei servizi. Berlusconi ha speso di più in stipendi - che nel pubblico impiego sono aumentati più dell'inflazione ufficiale - e di meno in beni intermedi e investimenti. Ad esempio, per migliorare l'università, potremmo aumentare le biblioteche, i computer, i collegi, ma per farlo bisognerebbe risparmiare sugli stipendi. Non mi sembra che Prodi si sia espresso in maniera chiara su questo».

Dai servizi al costo del lavoro. Altro tema, stessa (poca) chiarezza. «Su questo la situazione è ancora più preoccupante», dice Ricolfi. E spiega: «Se Prodi dice che ridurrà il cuneo fiscale, nello stesso istante i cittadini hanno il diritto di capire dove ha intenzione di prendere le risorse. II leader dell'Unione spiega che gran parte dei soldi arriveranno dalla redistribuzione del carico fiscale, e fin qui va bene. Poi, il Professore ha spiegato che aumenterà il costo del lavoro precario e diminuirà quello del lavoro regolare. Ma attenzione: fatti quattro conti, non è detto che il costo complessivo del lavoro si riduca, o che non finisca per ridursi in maniera troppo lieve». In poche parole, «non è detto che con la ricetta del centrosinistra il saldo per le imprese sia positivo. Perché il costo che si sottrae con una mano (riduzione cuneo fiscale) rischia di essere aggiunto con l'altra (maggiori contributi sul lavoro atipico)». Per Ricolti, il capitolo sul costo del lavoro è quello su cui si potrebbero nascondere le peggiori insidie. «Sono un elettore del centrosinistra - dice - e la cosa che ho più apprezzato del programma dell'Unione è la maggiore attenzione alle imprese e all'offerta come strumento per tornare a crescere. Ma se il punto chiave, anche in televisione, è stato così poco messo a fuoco non posso che essere preoccupato. Anche perché proprio questo è il punto su cui i due programmi ufficiali si differenziano. Quello di Berlusconi guarda più alla famiglia; quello di Prodi si concentra anche sulle imprese. E se non si fa la necessaria chiarezza, il rischio per le imprese è che le cose alla fine non vadano per il verso giusto».

La madre di tutte le questioni, perché ingloba tutte le altre, riguarda lo stato dei conti pubblici e il risanamento. «Capisco che Berlusconi abbia tutto l'interesse di dire che i conti pubblici sono a posto», sospira Ricolfi. «Ma se Prodi dice che i conti sono allo sfascio - prosegue - allora dovrebbe dirci quali correzioni intende apportare e in che modo. In questa situazione, il minimo che ci si possa aspettare da un politico serio è che ci dica "troveremo il modo di sistemare le cose ma ci aspettano sacrifici". In effetti Prodi mi è piaciuto quando ha fatto riferimento ai sacrifici che si prospettano agli italiani. Purtroppo il Professore non ha spiegato quali. Ci sarà una patrimoniale sulla casa? Un aumento dell'Iva? Un'imposta speciale come l'eurotassa? II paese ha diritto di sapere queste cose prima di esprimere la propria preferenza.». Secondo i calcoli di Ricolfi, poi, «la situazione dei conti pubblici è ancora peggiore di quel che appare». Per il sociologo, «l'extra-deficit per il 2005, che la stima Istat fissa a 15 miliardi (1,1 oltre i13 per cento), potrebbe ammontare a 22 miliardi circa (1,6 di extra-deficit), secondo i più recenti dati della Banca d'Italia. E poi, solo sulle grandi opere, le nostre indagini dimostrano che ci sono 30-40 miliardi di debito occulto che la collettività dovrà accollarsi nei prossimi anni». Risultato? Per Ricolfi, «se Prodi ci dice che vuol ridurre il deficit e contemporaneamente spendere per lo stato sociale e per i bonus che ha promesso, allora ci mettiamo a ridere. Non è realizzabile un disegno così fuori portata. II discorso, naturalmente, vale anche per Berlusconi».

Quando la conversazione si sposta sul tema dell'immigrazione, Ricolfi è sconsolato. «A dire il vero non sono sicuro di aver capito quali sono le differenze tra i duellanti. Berlusconi, come al solito, ha fatto lo struzzo evitando accuratamente di rilevare l'elevato numero di clandestini presenti oggi in Italia. Leggendo il programma di Prodi, invece, mi è parso di intendere che il centrosinistra pensi a una sorta di diritto permanente alla regolarizzazione degli immigrati che hanno alcuni requisiti minimi (ad esempio essere entrati regolarmente in Italia e avere un'offerta di lavoro). Può essere una posizione ragionevole, ma se è questa bisognerebbe renderla esplicita, assumendosene la responsabilità». Arriva l'ora del bilancio finale. Oltre le ambiguità, per Ricolfi «Prodi è stato senza dubbio più rassicurante». Riavvolgendo il nastro della sfida televisiva, il sociologo torinese sostiene che «il Professore non è stato per nulla convincente sull'Irap e in generale su fisco e conti pubblici. Mi è parso invece molto efficace e positivo quando ha fatto il discorso finale sul "dialogo" e sulla "speranza"». In fondo, in fondo, a Ricolfi non rimane che un'impressione: «Il cittadino che ha visto il dibattito si sarà convinto che votando Prodi darà una speranza al suo futuro. Probabilmente ha ragione. lo rimango dell'idea che i leader dovrebbero dare anche risposte chiare e non ambigue, specie se gli intervistatori lo richiedono, come ha fatto l'ottimo Roberto Napoletano. Altrimenti, è meglio non guardarli neanche, questi duell
 
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16/3/2006
"Non capisco la ricetta di Prodi"
Ricolfi sul Riformista:"Cosa nasconde?"


"Ma tutti quei soldi dove li trova? Non capisco la ricetta di Prodi" Per Luca Ricolfi il Prof o nasconde qualcosa o non la dice giusta. Tommaso Labate per il Riformista di giovedì 16 marzo

gombriamo il campo dagli equivoci e partiamo dalla fine: a Luca Ricolfi non sono piaciuti né Silvio Berlusconi, né Romano Prodi. Anche prima del duello televisivo, il sociologo che recentemente ha indagato sull'antipatia della sinistra e su quanto sia stato effettivamente rispettato il berlusconiano contratto con gli italiani aveva scritto ad entrambi i leader manifestando la propria delusione a proposito dei programmi ufficiali di Unione e Cdl, e chiedendo loro di compilare un questionario di 48 domande. «Come elettore non sono in grado di capire né che cosa farete effettivamente una volta al governo, né dove troverete le risorse per mantenere le vostre promesse. Già, perché almeno un punto è chiaro a tutti: qualsiasi cosa le vostre promesse concretamente significhi no, la loro somma costerà un sacco di soldi» (la lettera e il questionario sono sul sito della rivista Polena).

La sfida televisiva non ha risolto i dubbi di Ricolfi. Tasse, cuneo fi scale, famiglia, conti pubblici, immigrazione, grandi opere. Su tutti questi temi, dice il sociologo al Riformista, «Prodi è stato vago. Non si capisce quali ricette intende adottare quando, verosimilmente, sarà al governo». A partire dalla spesa pubblica. Sostiene Ricolfi: «Prodi fa capire che i nostri servizi - dalle ferrovie alla scuola - e le infrastrutture sono allo sfascio. Nello stesso tempo, però, ha dichiarato che un governo serio deve controllare la spesa pubblica e contemporaneamente rafforzare lo stato sociale. Ma una riforma che rafforzi lo stato sociale è molto difficile da attuare senza aumentare la spesa. Reciprocamente, se alleggeriamo la spesa pubblica sarà difficile rafforzare lo stato sociale». E poi, aggiunge Ricolfi, «la cosa che mi ha colpito è che con il centrodestra al governo l'incidenza della spesa sociale sul pil è aumentata di più di un punto. Altro che attacco di Berlusconi allo stato sociale... II problema è che all'aumento della spesa non è corrisposto un miglioramento dei servizi. Berlusconi ha speso di più in stipendi - che nel pubblico impiego sono aumentati più dell'inflazione ufficiale - e di meno in beni intermedi e investimenti. Ad esempio, per migliorare l'università, potremmo aumentare le biblioteche, i computer, i collegi, ma per farlo bisognerebbe risparmiare sugli stipendi. Non mi sembra che Prodi si sia espresso in maniera chiara su questo».

Dai servizi al costo del lavoro. Altro tema, stessa (poca) chiarezza. «Su questo la situazione è ancora più preoccupante», dice Ricolfi. E spiega: «Se Prodi dice che ridurrà il cuneo fiscale, nello stesso istante i cittadini hanno il diritto di capire dove ha intenzione di prendere le risorse. II leader dell'Unione spiega che gran parte dei soldi arriveranno dalla redistribuzione del carico fiscale, e fin qui va bene. Poi, il Professore ha spiegato che aumenterà il costo del lavoro precario e diminuirà quello del lavoro regolare. Ma attenzione: fatti quattro conti, non è detto che il costo complessivo del lavoro si riduca, o che non finisca per ridursi in maniera troppo lieve». In poche parole, «non è detto che con la ricetta del centrosinistra il saldo per le imprese sia positivo. Perché il costo che si sottrae con una mano (riduzione cuneo fiscale) rischia di essere aggiunto con l'altra (maggiori contributi sul lavoro atipico)». Per Ricolti, il capitolo sul costo del lavoro è quello su cui si potrebbero nascondere le peggiori insidie. «Sono un elettore del centrosinistra - dice - e la cosa che ho più apprezzato del programma dell'Unione è la maggiore attenzione alle imprese e all'offerta come strumento per tornare a crescere. Ma se il punto chiave, anche in televisione, è stato così poco messo a fuoco non posso che essere preoccupato. Anche perché proprio questo è il punto su cui i due programmi ufficiali si differenziano. Quello di Berlusconi guarda più alla famiglia; quello di Prodi si concentra anche sulle imprese. E se non si fa la necessaria chiarezza, il rischio per le imprese è che le cose alla fine non vadano per il verso giusto».

La madre di tutte le questioni, perché ingloba tutte le altre, riguarda lo stato dei conti pubblici e il risanamento. «Capisco che Berlusconi abbia tutto l'interesse di dire che i conti pubblici sono a posto», sospira Ricolfi. «Ma se Prodi dice che i conti sono allo sfascio - prosegue - allora dovrebbe dirci quali correzioni intende apportare e in che modo. In questa situazione, il minimo che ci si possa aspettare da un politico serio è che ci dica "troveremo il modo di sistemare le cose ma ci aspettano sacrifici". In effetti Prodi mi è piaciuto quando ha fatto riferimento ai sacrifici che si prospettano agli italiani. Purtroppo il Professore non ha spiegato quali. Ci sarà una patrimoniale sulla casa? Un aumento dell'Iva? Un'imposta speciale come l'eurotassa? II paese ha diritto di sapere queste cose prima di esprimere la propria preferenza.». Secondo i calcoli di Ricolfi, poi, «la situazione dei conti pubblici è ancora peggiore di quel che appare». Per il sociologo, «l'extra-deficit per il 2005, che la stima Istat fissa a 15 miliardi (1,1 oltre i13 per cento), potrebbe ammontare a 22 miliardi circa (1,6 di extra-deficit), secondo i più recenti dati della Banca d'Italia. E poi, solo sulle grandi opere, le nostre indagini dimostrano che ci sono 30-40 miliardi di debito occulto che la collettività dovrà accollarsi nei prossimi anni». Risultato? Per Ricolfi, «se Prodi ci dice che vuol ridurre il deficit e contemporaneamente spendere per lo stato sociale e per i bonus che ha promesso, allora ci mettiamo a ridere. Non è realizzabile un disegno così fuori portata. II discorso, naturalmente, vale anche per Berlusconi».

Quando la conversazione si sposta sul tema dell'immigrazione, Ricolfi è sconsolato. «A dire il vero non sono sicuro di aver capito quali sono le differenze tra i duellanti. Berlusconi, come al solito, ha fatto lo struzzo evitando accuratamente di rilevare l'elevato numero di clandestini presenti oggi in Italia. Leggendo il programma di Prodi, invece, mi è parso di intendere che il centrosinistra pensi a una sorta di diritto permanente alla regolarizzazione degli immigrati che hanno alcuni requisiti minimi (ad esempio essere entrati regolarmente in Italia e avere un'offerta di lavoro). Può essere una posizione ragionevole, ma se è questa bisognerebbe renderla esplicita, assumendosene la responsabilità». Arriva l'ora del bilancio finale. Oltre le ambiguità, per Ricolfi «Prodi è stato senza dubbio più rassicurante». Riavvolgendo il nastro della sfida televisiva, il sociologo torinese sostiene che «il Professore non è stato per nulla convincente sull'Irap e in generale su fisco e conti pubblici. Mi è parso invece molto efficace e positivo quando ha fatto il discorso finale sul "dialogo" e sulla "speranza"». In fondo, in fondo, a Ricolfi non rimane che un'impressione: «Il cittadino che ha visto il dibattito si sarà convinto che votando Prodi darà una speranza al suo futuro. Probabilmente ha ragione. lo rimango dell'idea che i leader dovrebbero dare anche risposte chiare e non ambigue, specie se gli intervistatori lo richiedono, come ha fatto l'ottimo Roberto Napoletano. Altrimenti, è meglio non guardarli neanche, questi duell

Non li so, non mi interesso di politici, penso - con Ezra Pound - che sono i camerieri dei banchieri
Non so chi sia dietro ciascuno di loro.
 

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