se l'italia facesse come l'Islanda.... (1 Viewer)

big_boom

Forumer storico
parole del presidente Islandese cosi' non potete smentire :D


In una dichiarazione ufficiale il Presidente islandese Olafur Ragner Grimsson ha affermato: “Il popolo ora si è pronunciato chiaramente su questo tema in due occasioni, in conformità con la tradizione democratica che esprime il contributo europeo più importante alla storia mondiale. I leaders di altri stati e di istituzioni internazionali dovranno rispettare questa espressione della volontà nazionale. Le soluzioni alle dispute emerse dalla crisi finanziaria e dai fallimenti bancari devono prendere atto dei principi democratici che sono le fondamenta della struttura costituzionale dell’occidente”, sottolineando che i due “referendum sul tema Icesave hanno permesso alla nazione di riguadagnare la sua fiducia nella democrazia e di esprimere l’autorità sovrana nei propri affari e così determinarne lo sbocco su questioni difficili. Questa è un’esperienza valida su cui costruire il futuro”.

La crisi l’hanno fatta le banche ed è giusto che risolvano i conti tra loro! :D

articolo di investireoggi

"non solo il Paese è impegnato nella restituzione alle date e alle condizioni pattuite di tutto il 100% del debito pubblico islandese"
gia' le condizioni pattuite vorrei proprio sapere a quali condizioni si paga un debito del 600% in un paio di anni :D


la verita' e' che l'isola ha scelto un'altra strada: svalutazione, lunghi tempi di rientro e niente aiuti alle banche


ma poi l'inflazione

getfile.aspx


disoccupazione

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pil e crescita

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poi si legge in giro che gli islandesi hanno pagato la crisi con la svalutazione della moneta, ma la domanda e': gli Islandesi sono cosi' fessi da avere soltanto la loro valuta in portafoglio?

se ho valuta dollari e l'euro crolla per crisi o default o altro la cosa non mi turba piu' di tanto anzi

se guadagno in valuta locale ho un po di perdita per qualche anno, compensata in parte da inflazione

il problema c'e' se ho debiti contratti in valuta estera e li sono quazzi vostri :D

l'euro e' una valuta estera per noi italiani (o meglio per voi che state in italia) avete contratto debiti in valuta estera per comprarvi la casetta con finanziamento 40 anni e per forza che state a dirmi ogni giorno che l'euro non si tocca ;)

la verita' e' che dall'euro puo' uscire soltanto la Germania perche' il suo debito in valuta estera (euro) sarebbe conveniente per i tedeschi, gli altri paesi europei sono sotto ricatto e incatenati da una valuta sfascia nazioni
 
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andersen1

Patrimonio dell'umanitâ
Sono d'accordo . Infatti l'anomalia NON e' il 5% lordo sul btp decennale. E' il 1% o poco piu' del bund l'anomalia . Significa che chi accetta oggi l'1% sul bund ipotizza di comprare gia' ora marchi in previsione di un ritorno al marco tedesco. Non si puo' dire ma ormai il mercato ha gia' bocciato l'euro.
 

f4f

翠鸟科
Sono d'accordo . Infatti l'anomalia NON e' il 5% lordo sul btp decennale. E' il 1% o poco piu' del bund l'anomalia . Significa che chi accetta oggi l'1% sul bund ipotizza di comprare gia' ora marchi in previsione di un ritorno al marco tedesco. Non si puo' dire ma ormai il mercato ha gia' bocciato l'euro.


diciamo che la vera anomalia è lo OAT
ma alla fine, se leggiamo le regole d'ingaggio :D dei gestori, ad es i fondi pensione, leggi che alcuni sono obbligati a comprare in una certa % tds europeicon AAA... quindi, oggi, essenzialmente bund , che appunto vengono comprati sul mercato ma in asta non se li accattano con altrettanta facilità
imho, 2c, eccecc
 

andersen1

Patrimonio dell'umanitâ
Ok. Pero' se io sono un gestore di fondo e sono obbligato a comprare tito tripla a cioe' massima sicurezza allora compro a breve . Se compro a lungo rischiando delle oscillazioni di prezzo e accetto l1% significa che prevedo un ritorno al marco tedesco che mi darebbe minimo il 30% in piu' rispetto alla lira. E' come acquistare una opzione out of the money. Non e' probabile l'evento, ma se ci sara' mi fara' guadagnare molto.
 

tontolina

Forumer storico
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Henry Tougha 2 giorni fa 4 commenti
L’Islanda Va Sempre Meglio: Il Rating del Debito Punta Verso la “A”

Euromoney pubblica un breve articolo che elogia l’eccezionale performance finanziaria dell’Islanda. Il piccolissimo paese scandinavo, con poco più di 300.000 abitanti, –ricordiamolo– nel 2008 fu travolto in modo molto pesante dalla crisi finanziaria, ma rifiutò di nazionalizzare una parte consistente del debito delle banche. L’Islanda reagì alla crisi con un’enorme svalutazione della propria moneta: la corona islandese arrivò a dimezzare il proprio valore nel giro di appena un anno. La ripresa economica fu rapida e notevole, e ora l’Islanda è in forte crescita e il suo rating sul debito sta tornando a ottimi livelli.

di Jeremy Weltman, 13 agosto 2015

Il paese più a nord del mondo sta tornando ad avere un buon rating sul credito, grazie a forti garanzie finanziarie e a un piano per rimuovere i controlli sui capitali, che consolidano una ripresa dai risultati macroeconomici sorprendenti.



Con oltre 60 punti di rischio su un massimo di 100 nel sondaggio sul rischio-paese condotto da Euromoney su economisti e altri esperti, l’Islanda ha recuperato 10 posizioni nella classifica globale dal 2010 a oggi, raggiungedo la 37esima posizione.


Ciò significa che il paese sta per salire allo status di secondo livello – la seconda delle cinque categorie di rischio stabilite da Euromoney per classificare i debiti di 186 paesi del mondo, e che è paragonabile a un rating “A”.


L’Islanda ha ricevuto un BBB+ stabile da Fitch, un rating più basso di Baa2 da Moody’s, e un rating simile, di BBB, da Standard&Poor’s, che ha aumentato il punteggio dopo la notizia sulla prevista rimozione dei controlli sui capitali.


Il sondaggio effettuato da Euromoney suggerisce che l’Islanda potrebbe presto raggiungere un rating di “A”. Attualmente si trova solo due posizioni e meno di quattro punti sotto il secondo livello, collocandosi tra due paesi che hanno la A-, cioè la Malesia e la Cina:




Prospettive rosee
L’ultima revisione del FMI segnala un boom del turismo, dell’investimento, e un livello sostenuto dei consumi privati, che stanno dietro una crescita del 4,1 percento in termini reali quest’anno, dopo la crescita dell’1,9 percento del 2014. La Banca Centrale Islandese ha una stima ancora più alta, al 4,6 percento.


Con l’aiuto della stabilità della corona islandese, e un’inflazione attualmente sotto il 2 percento, il bilancio pubblico è quasi in pareggio e la bilancia dei pagamenti è passata dal deficit al surplus – il che mostra che l’economia islandese è sempre più bilanciata nonostante la pesante eredità del debito.
I suoi rischi economici sono più forti rispetto a quelli dei suoi vicini del nord. Forti rivendicazioni salariali, incertezza sulla moneta, inflazione, il possibile ritorno di un deterioramento fiscale, e i possibili effetti della rimozione dei controlli sui capitali sulla bilancia dei pagamenti causano ancora delle preoccupazioni.
Di conseguenza, la banca centrale ha recentemente alzato il tasso d’interesse di 50 punti base.
Tuttavia, al contrario di Finlandia e Norvegia, che si stanno indebolendo, gli esperti hanno aumentato il punteggio sulla stabilità bancaria islandese, sulla stabilità della politica valutaria e della moneta, e sulle finanze pubbliche.
La coalizione di centro-destra che si è formata dopo le elezioni del 2013 è ancora coesa e ha un mandato fino al 2017, e per quanto riguarda gli indicatori di rischio politico, essi sono per lo più favorevoli, attorno ad almeno 7 o 8 punti su 10 secondo il sondaggio di Euromoney.


La sola eccezione è il rischio di non-pagamento/non-restituzione, dato che il piano di rimozione dei controlli sui capitali implica che gli obbligazionisti possono lasciare l’Islanda comprando valuta estera con un sovrapprezzo o scambiando i titoli esistenti con investimenti a 20 anni denominati in corone o euro.
La mancata accettazione di una delle due opzioni bloccherebbe gli investimenti in un conto che non rende alcun interesse per un periodo di tempo indefinito.
Ciò può essere interpretato come “inutilmente duro, dato che si alzerebbe il premio di rischio richiesto dagli investitori stranieri e questo agirebbe da deterrente per potenziali futuri investitori”, dice l’islandese Arion Bank, che ha contribuito al sondaggio sul rischio condotto da Euromoney.
C’è tuttavia una crescente fiducia verso il piano di rimozione di controlli sui capitali, che dovrebbe evitare interminabili contenziosi legali, consolidare la corona e minimizzare l’impatto sull’economia reale.
Oltretutto, come aggiunge Arion Bank: “Il continuo afflusso di denaro dovuto al boom del settore turistico dovrebbe permettere alla banca centrale di consolidare grosse riserve di valuta estera nel prossimo trimestre – uno sviluppo decisamente necessario per il processo di liberalizzazione del conto capitale.”
 

tontolina

Forumer storico
Chiedo gentilmente ai moderatori
di spostare questo thread iniziato nel 2011
nella sezione Economia e politica
e di non gettarlo nel calderone del dimenticatoio


nel 2011 nell'isola si poteva parlare anche di argomenti economici ..... ora non più ....


grazie
 

ConteRosso

mod sanguinario
Se vuoi te lo lascio qui Lina non essendo precisamente un post politico o se preferisci lo sposto nella sezione economica, magari mandami un MP
 

tontolina

Forumer storico
ma è molto interessante

all'epoca BCE e FMI si strapparono le vesti vedendo sfumare un vero affare

hanno poi imposto alla Grecia e all'irlanda le loro demenziali ricette


e taciuto che l'Ungheria è riuscita a riprendersi e là
le condizioni di lavoro sono decisamente migliorate


come dire... se segui i loro consigli
sei sicuro di diventare uno schiavo pezzente privo di dignità

lunedì 21 dicembre 2015

Fantastica Islanda: mette i banchieri in prigione e rifiuta l’austerità. E la crisi scompare.








Ancora una volta ci troviamo a raccontare quanto accade in Islanda, dove i banchieri finiscono in prigione (anziché essere salvati dal governo) e l’austerità viene rifiutata.
I risultati di questa strategia anti-sistema sono ottimi, tanto è vero che la crisi è scomparsa e la popolazione islandese – dopo un periodo molto difficile – è tornata a vivere nel benessere, come riporta un articolo di Vox.com tradotto in italiano dalla redazione di Comedonchisciotte.

Ieri il primo ministro islandese, Sigmundur Gunnlaugsson, ha annunciato il piano che costituisce essenzialmente il capitolo conclusivo della strategia adottata dal suo paese per la gestione della crisi finanziaria – un approccio che deviava parecchio dalle preferenze delle élite finanziarie globali e che ha funzionato piuttosto bene. Invece di abbracciare l’ortodossia dei salvataggi bancari, dell’austerità e della bassa inflazione, l’Islanda ha fatto esattamente l’opposto.

E nonostante la sua economia fosse stata colpita dalla crisi bancaria forse più duramente di qualsiasi altra nel mondo, ciò non ha avuto una ripercussione poi così grande sull’occupazione che comunque è stata oggetto di una grande ripresa.

Quanto grande? Bè, è sufficiente paragonare l’evoluzione del tasso di disoccupazione in Islanda con ciò che è successo in Irlanda, il fiore all’occhiello delle Persone Molte Serie:

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Oppure effettuate un paragone con gli Stati Uniti:

International-Monetary-Fund-World-Economic-Outlook-Google-Public-Data-Explorer.jpg



Come ci sono riusciti?

Lasciare che le banche falliscano

Per iniziare, piuttosto che affannarsi a mobilizzare risorse pubbliche per assicurarsi che le banche non venissero meno alle proprie obbligazioni, l’Islanda ha lasciato che le banche fallissero. I dirigenti della banca più importante del paese sono stati perseguiti penalmente.

Rigettare l’austerità

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Nonostante ciò, l’Islanda venne colpita da una grave recessione che diede luogo ad una crescita incontrollata del rapporto tra debito e PIL. Ma anche dopo diversi anni di costante incremento, il governo non cedette al panico. Decise invece di dare priorità alla ripresa. E quando la ripresa era ormai stata avviata e il rapporto debito – PIL aveva iniziato a ridursi, il governo fece in modo che si riducesse in modo graduale.

Svalutare e accettare l’inflazione

iceland-inflation-cpi.png


Non esistono pasti gratis nella vita, e nessun paese si riprende da una grave recessione senza poter evitare che accadano anche delle brutte cose. Ma mentre la maggior parte dei paesi sviluppati ha subito anni di disoccupazione insostenibilmente elevata abbinata ad un’inflazione esageratamente bassa, l’Islanda ha fatto il contrario. Ha lasciato che il valore della propria moneta sprofondasse, il che ha condotto naturalmente a prezzi più alti.

Il risultato di ciò è stato un rapido riguadagnare terreno nei mercati internazionali delle industrie esportatrici del paese. La disoccupazione è salita, ma si è poi fermata ad un modesto 7,6% prima di scendere in modo costante fino a raggiungere livelli molto bassi. Negli Stati Uniti e in Europa, la priorità è stata data ad al mantenimento di una inflazione bassa al fine di proteggere i patrimoni dei benestanti. L’Islanda ha dato invece priorità all’occupazione ed è stata una scelta che ha funzionato.

Imporre controlli temporanei sui movimenti di capitale

In un contesto di insolvenze bancarie e valute che sprofondano, il governo islandese ha ritenuto necessario l’imposizione di un’ulteriore misura – i “capital controls”, ossia regolamentazioni che limitano l’abilità dei cittadini islandesi di portare fuori dal paese il loro denaro. Questo rappresenta una seria violazione dell’ortodossia del libero mercato. Costituisce inoltre una grossa scocciatura per le persone normali nelle loro attività ordinarie nonché un ostacolo alla creazione di nuove imprese. In alcuni paesi come l’Argentina questo tipo di controlli sul capitale ha incoraggiato il diffondersi di corruzione e malaffare.

Questo ha portato alcuni a concludere che non importa quanto bene possano funzionare da un punto di vista economico le politiche eterodosse, poiché esse sono destinate in definitiva al fallimento sul piano politico.

L’Islanda è prova del fatto che questo non è il caso. Azzeccare la giusta politica è difficile, ma può essere fatto. E il vantaggio che deriva dal fare la cosa giusta – svalutare in modo massiccio la moneta, imporre controlli ai movimenti di capitale per limitare le conseguenze negative e poi terminare i controlli una volta che l’economia si è ripresa – può essere enorme. L’Islanda ha trascorso 7 o 8 anni difficili, ma lo stesso vale per tanti altri paesi. Adesso però le cose stanno iniziando ad assumere un aspetto positivo perché i leader del paese hanno avuto la saggezza di rigettare gli elementi di quella saggezza convenzionale e compiaciuta di sé che altrove hanno dato prova di essere così nocivi come in Grecia-Portogallo-Irlanda-Italia.

Da:infiltrato.it

Fantastica Islanda: mette i banchieri in prigione e rifiuta l?austerità. E la crisi scompare. | La verità di Ninco Nanco
 

Ignatius

sfumature di grigio
A Reykjavik ho visto la statua che rappresenta i malvagi banchieri che hanno messo in difficoltà la finanza e l'economia islandese una dozzina d'anni fa.

20210812120545_B09A5395.jpg



Vivere senza euro e affrontare una crisi bancaria "all'islandese", in Italia, sarebbe una cosa positiva per l'equità intergenerazionale: il crollo della valuta è l'unico modo per ridurre il potere d'acquisto degli intoccabili ultra-garantiti (posto fisso o pensione).
A beneficio dei lavoratori autonomi, degli imprenditori e dei giovani.

La svalutazione della corona islandese nei confronti delle altre monete ha dimezzato il potere d'acquisto del salario medio, ma ha anche reso più competitivi i prodotti islandesi sui mercati internazionali.
Fonte: Crisi finanziaria islandese del 2008-2011 - Wikipedia
 

Ignatius

sfumature di grigio
The new jobs are not very high-paying because tourism is a service sector, not heavily dependent on educated people. We are actually importing labour - mostly from Eastern Europe - to work in the tourist sector. Many of the young Icelandic people are leaving.
We just had to accept the losses, accept a world with much lower real wages, much lower living standards. I think in many ways this is something other Western countries will have to face.
"In European banking, there is an unwillingness to accept losses. If you look at how the central banks in the UK and the US and in Europe responded, they printed money.
"We could not print money, so we had to face the reality. No-one really knows how all the money printing that has been taking place in the major economies of the West will end."

Fonte: How did Iceland clean up its banks? - BBC News

Qualche spunto.
Dopo una crisi, ci si accorge che bisogna accontentarsi di redditi e tenori di vita molto più bassi (in realtà, erano i redditi pre-crisi ad essere gonfiati da debiti e bolle; ma il concetto è lo stesso).
In Europa si fa "come se" le banche (ma forse più gli Stati delle banche, aggiungo io) non fossero sull'orlo del fallimento.
E stampare soldi non è la soluzione.
Non per molto, quanto meno.



La cosa interessante è che l'articolo della BBC è del 2016!
Da allora, le banche centrali - anche per contenere il collasso causato dai recenti lockdown - hanno effettuato interventi ancora più massicci.

Certo, si può insistere: si possono stampare soldi e si può far comprare alle Banche centrali debito sempre più junk.
Ma la storia insegna che più si va avanti facendo finta che questo sia sostenibile, più sarà duro il risveglio.
 

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