Dopo la sua estromissione, a Bianca era stata, infatti, affidata la conduzione di un talk show televisivo che sulla carta dovrebbe andare in onda dal prossimo 26 ottobre.
Da allora in molti stanno mettendo i bastoni tra le ruote dell'ex direttrice: prima c'è stato un notevole ritardo a dare il via libera (il placet è arrivato solo venerdì scorso), poi tanti intoppi su regista, tecnici e studio.
C'è stato pure un divorzio tra la Berlinguer e Santoro ma il vertice Rai non c'entra.
Resta il fatto che i tanti freni sono sembrati quasi voluti: un modo come un altro per fare slittare l'avvio del programma, magari a dopo il referendum.
Sto esagerando? Può darsi: certo è che ho posto il problema nel consiglio d'amministrazione Rai di ieri. Silenzio assoluto.
Il problema è che, al di là della stessa Berlinguer che - onore al merito - difende la trasparenza del suo programma,
sembra quasi che il servizio pubblico stia, in modo quasi masochistico, abdicando al suo ruolo sul fronte dell'informazione e del pluralismo a favore di altre emittenti televisive,
in particolare della 7: se un tempo c'era la lottizzazione della Rai, adesso c'è l'informazione a senso unico alla faccia degli ascolti.
L'ultima conferma è proprio dell'altra sera, una nuova pietra miliare di Rai flop.
L'informazione del martedì, il giorno della settimana da sempre dedicato ai talk show, è diventata un de profundis per il cavallo morente.
L'ultima puntata su Rai3 di Politics di Fabio Semprini (quello dell'assunzione antisindacale) non ha superato l'audience del 2,7%,
davvero un livello molto basso (cosa avrebbero detto se al vertice ci fosse ancora stata la Berlinguer...)
mentre Floris, un profugo di Raitre così come Giannini che oggi l'affianca, ha toccato sulla tv di Cairo il 6,8%,
più del doppio di Semprini grazie anche alla presenza di Massimo D'Alema schierato per il «No».