SE TI LASCI ANDARE, LE COSE ANDANO...

In merito alla presunto cena che Giuseppe Conte avrebbe avuto la sera del 31 ottobre, in pieno coprifuoco,
assieme alla sua compagnia Olivia Paladino, il premier ha ribadito quanto già espresso da Palazzo Chigi: si tratta di voci false e diffamatorie.

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"Ho subito per la prima volta attacchi personali, hanno coinvolto la mia compagna Olivia Paladino e questo dispiace molto",
ha esordito Conte, rispondendo a una domanda in conferenza stampa nella serata della presentazione del nuovo Dpcm.

"Hanno detto che siamo stati a cena il 31 ottobre, il giorno dopo un Dpcm: sarebbe stato molto scorretto e infatti non è vero, è falso e diffamatorio.
L'ultima volta che siamo stati al ristorante è stato il 25 settembre"", ha proseguito il premier.

Per quanto riguarda l'ipotetico utilizzo improprio della scorta da parte del presidente del Consiglio,
Conte ha così risposto all'esposto di un deputato di FdI:
"Non è vero. La scorta non era lì per la mia compagna, era lì per me, ero lì a venti metri e aspettava che scendessi.
Voglio aggiungere che l'uomo della scorta che è intervenuto lo ha fatto perché c'era trambusto".


Riavvolgiamo il nastro per spiegare l'intera vicenda.

Secondo quanto riportato in una registrazione audio dall'amica di una presunta testimone, la sera di Halloween, verso le ore 20:30,
il presidente del Consiglio sarebbe stato visto "sicuramente con la sua compagna e forse con altre persone" in zona piazza Montecitorio,
nei pressi di una enoteca "con all'interno un ristorante stellato molto famoso".

Insomma, secondo questa misteriosa donna Conte avrebbe violato una regola contenuta nel Dpcm approvato da lui stesso.

Secca la replica di Palazzo Chigi.
Le suddette voci sono "notizie false, destituite di ogni fondamento, a carattere gravemente diffamatorio".

L'ufficio stampa ha inoltre precisato che l’ultima volta che il premier ha cenato nel ristorante indicato dalla presunta testimone risale alla fine di settembre.

"Anche le altre notizie riferite nella comunicazione audio sono completamente false e diffamatorie.
È falso che la sera del 31 ottobre la scorta del presidente Conte stazionasse davanti al detto ristorante
ed è falso che l’auto del presidente Conte sia un’Audi elettrica", si legge ancora nel comunicato.


Ma sulle parole pronunciate in tv dal premier è intervenuta Giorgia Meloni che ha fulminato Conte:

"Chiedo ufficialmente a Mattarella cosa pensa di questo uso delle nostre istituzioni.

Conte vuole difendersi sull’uso della sua scorta?

Lo deve fare nelle sedi competenti, non approfittando di milioni di italiani che aspettano di sapere se possono festeggiare il Natale. Vergogna".
 
L'AUDIO CHE IMBARAZZA CONTE

DAGOSPIA HA IL RACCONTO DELLA CENA DA ACHILLI
DEL PREMIER E OLIVIA PALADINO, IL 31 OTTOBRE,
QUANDO IL DPCM CHE IMPEDIVA AI BAR E RISTORANTI D'ITALIA
DI RICEVERE CLIENTI DOPO LE 18 ERA IN VIGORE DA SEI GIORNI -

''L'AUTO DI SCORTA DI CONTE AVEVA OCCUPATO IL PARCHEGGIO
DELLA RICARICA ELETTRICA, COSÌ LA MIA AMICA È ENTRATA NELL'ENOTECA
E HA VISTO PASSARE OLIVIA PALADINO.
A QUEL PUNTO LA PROPRIETARIA LE HA DETTO DI USCIRE.
LEI HA FATTO DOMANDE ED È INTERVENUTA LA SCORTA…''
 
Trascrizione dell'audio.


Ieri sera 31 ottobre, ore 20.30 in zona piazza Montecitorio
dove c’è una enoteca con all’interno un ristorante stellato molto famoso c’era a cena il signor Conte,
sicuramente con la sua compagna e forse con altre persone.


Una mia amica che abita lì vicino cercando parcheggio per parcheggiare il suo Twizy
(che ha bisogno della colonnina per essere ricaricato) ha visto che nel posto che lei di solito utilizza perché abita lì vicino,
c’era la macchina del nostro Presidente Conte.


A quel punto, insospettita dal fatto che la macchina si trovasse lì a quell’ora,
essendo vicina a questa enoteca famosa e conoscendo il proprietario di questa enoteca, è entrata,
ha visto la proprietaria e appena ha visto la proprietaria questa le ha detto di andarsene via, e lei ha detto:
come devo andarmene via? Ma tu devi essere chiusa perché a quest’ora il tuo locale dev’essere chiuso
o comunque funzionare solo per l’asporto, chi c’è dentro che non devo vedere?





achilli al parlamento achilli al parlamento


E lei continuava a dire: Bea per favore esci, Bea, perché questa mia amica si chiama Beatrice, per favore esci, non trattenerti perché non puoi trattenerti.


Mentre discuteva con la proprietaria ha visto la fidanzata del nostro Presidente Conte uscire dalla stanza dove stava mangiando e recarsi in bagno.


Subito dopo questa scena e stata re-intimata a uscire e come se non bastasse sono arrivate le persone della scorta di Conte che l’hanno messa alla porta.


Questo è quello che è successo ieri sera, 31 ottobre, con un decreto fatto dal signor Conte il quale è il primo a trasgredirlo.
 
In Georgia vengono presentati due video a circuito chiuso che mostrano cosa sia successo veramente durante lo spoglio nel centro di raccolta dell Farm Arena di Atlanta.


I due video, che vi presentiamo in successione mostrano come, d un certo punto della notte,

gli scrutatori abbiano chiesto una pausa, durante la quale i media che seguivano l’operazione e soprattutto i delegati elettorali repubblicani vengono fatti allontanare:







A questo punto, usciti tutti, alcuni scrutatori tirano fuori alcune casse di voti che hanno nascosto e le portano via.

Lo fanno quando non ci sono più testimoni, ma evidentemente ignorano la presenza delle camere della sicurezza interna che riprendono tutto.


Questo video ha causato un ampio scandalo negli USA e sono in corso discussioni nel Senato dello stato: quanti voti sono spariti?

I risultati delle elezioni sono ancora credibili?

Anche se Twitter mette il marchio di “Disputed”, di discussi, quando si parla di brogli, mi sembra che da discutere ci sia ancora ben poco di fronte a questi video.



From today’s hearing at the State Capitol. Not sure why Twitter has labeled this “disputed.” It is video from the surveillance camera at State Farm Arena where Fulton County election workers scanned ballots late into the night after falsely announcing they were shutting down. https://t.co/IhyMnf7BXo
— David Shafer (@DavidShafer) December 3, 2020




Intanto Trump apre un altro fronte in Nevada, dove invece la frode sarebbe passata attrverso le macchine per il voto Dominion,
i cui dati raccolti nelle pendrive sarebbero stati modificati successivamente:


LIVE: Trump legal team presents voter fraud evidence to Nevada judge (Dec. 3) | NTD NTD News @news_ntd
— NTD News (@news_ntd) December 3, 2020




I fronti di contestazione sono molteplici.

Vedremo se qualcuno porterà a dei risultati, ma le frodi sono evidenti e gravi.
 
Con una certa Nonchalance il presidente del Consiglio Conte mette sul piatto
la possibilità di fare un trattamento sanitario obbligatorio , il famoso TSO, a chi non volesse vaccinarsi.


Sentite pure voi:


E intanto il TSO è sul tavolo. pic.twitter.com/y81OvXEuEp
— drb (@dottorbarbieri) December 3, 2020




Il TSO è un trattamento sanitario obbligatorio, cioè con la forza prendono e vaccinano, anche contro la tua volontà.

Io lo scrivo da non contrario ai vaccini, ma questa sarebbe una intollerabile riduzione della libertà, una cosa da Unione Sovietica del tipo peggiore.


Oltre il 40% degli italiani è contrario a vaccinarsi subito, secondo alcune ricerche.

La gestione pessima del covid-19 da parte dello Stato, la catastrofica attività della protezione civile,
un’informazione pasticciata e contradditoria sicuramente non hanno aiutato.

Crisanti parla addirittura di un 70% di italiani che sono scettici rispetto al vaccino.



Cosa pensa di fare Conte?

Vaccinare a forza il 40% degli italiani?

Dove è finita la Costituzione, i Diritti Fondamentali dell’Uomo?

Possibile che nessuno abbia nulla da dire?

Che cosa fa il Presidente della repubblica, accetterà un TSO su milioni di italiani ?

Se qualcosa va storto chi è responsabile ?

Ci sono stati dei morti per i TSO, lo sa Conte?


Possibile che nessuno dica nulla?
 
La pazienza verso Giuseppe Conte da parte dei partiti membri della sua maggioranza, lo si è capito da tempo, va via via esaurendosi.

E tra la rabbia del Partito democratico per i mancati tavoli sul programma e le ambizioni di Luigi Di Maio
per tornare a giocare un ruolo centrale nella definizione degli obiettivi politici dell’esecutivo,
Conte non è riuscito a destreggiarsi come in passato.

La capacità di mediazione del premier sta gradualmente venendo meno, come hanno dimostrato alcuni recenti episodi politici.


Conte è diventato Conte perché abile mediatore e tessitore di accordi politici di compromesso.

Ma nelle ultime settimane il Pd gli rimprovera di appiattirsi, nelle fasi di maggiore difficoltà, sulle posizioni pentastellate di cui è espressione
mentre in casa Movimento Cinque Stelle è montata la fronda per il via libera di Conte e del governo alla riforma del Mes.

Nei corridoi parlamentari appare chiaro che aprire una crisi di governo prima dell’inizio estivo del semestre bianco,
potrebbe aprire la strada verso un ritorno alle urne che, col ridisegno frettoloso dei collegi, Conte si è ben guardato dall’interdire.

Ma le spaccature vanno via via ampliandosi e sta prendendo piede un’ipotesi, a lungo sottaciuta,
volta a ridimensionare il peso di Conte nel governo: un rimpasto e un cambio in alcuni ministeri.


Partito democratico e Movimento Cinque Stelle paventano questa ipotesi come la maggiore possibilità volta
ad annacquare la centralità e il protagonismo di un premier sempre più blindato all’interno di Palazzo Chigi
e sempre più autoreferenziale nella sua leadership.

Italia Viva e Matteo Renzi non vedono assolutamente come sgradita un’ipotesi che esalterebbe il ruolo di ago della bilancia parlamentare
della formazione liberale uscita dal Pd dopo la nascita del governo giallorosso e permetterebbe all’ex premier
di far pesare le sue legittimazioni ed entrature in quegli ambienti internazionali, atlantici in primis che cercano altri referenti al posto del logoro Conte,
che ha l’aggravante di esser stato più volte “benedetto” dall’approvazione personale di Trump, come lui “alieno” della politica.


Il partito di Renzi, spiega Repubblica, “recrimina su tutto, alla ricerca di spazio e visibilità per i suoi temi.
Scricchiolii sinistri giunti fino al Colle, sempre più preoccupato di un avvitamento che rischia di far traballare l’esecutivo
proprio alla vigilia del cruciale appuntamento con il Recovery. E per di più a emergenza sanitaria in corso”.


Molti i ministri dati in bilico e a rischio “sfiducia” da parte dei partiti:

Paola de Micheli, esponente dem e titolare dei Trasporti, rischia di pagare il disastro organizzativo pre-seconda ondata;

meno appannata rispetto alle scorse settimane sembra la stella della titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina;

M5S e sindacati sono insoddisfatti della titolare grillina del Lavoro Nunzia Catalfo,

e voci negative, riportate dal Corriere della Sera, erano circolate pure sulla titolare del dicastero dell’Innovazione, Paola Pisano,
alla quale appare però eccessivo imputare il fallimento dell’app Immuni.

E se Enzo Amendola, titolare degli Affari europei, decidesse di candidarsi a sindaco di Napoli nel 2021 anche la sua casella andrebbe sostituita.

L’eccessiva vicinanza a Conte potrebbe invece mettere a rischio la posizione del titolare dei Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà.


Molti i nomi in bilico, che escludono il ministro fino ad ora rivelatosi più inadeguato alla sfida dell’anno pandemico,
ma che considerato il suo ruolo apicale in caso di addio aprirebbe una crisi di sfiducia politica notevole, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

I “sospettati” del rimpasto, insomma, riguardano le aree di gestione della pandemia in cui appare che il governo Conte
non sia stato all’altezza della sfida e il ritorno nell’agone della discussione sulla possibile nomina di due vicepremier
e dell’ingresso nel governo di figure di peso della maggioranza (da Andrea Orlando a Maria Elena Boschi)
appare come un segno di grande sfiducia verso l’avvocato divenuto premier.


Il rimpasto e la possibile nascita di un “Conte-ter” segnerebbero definitivamente la fine della centralità politica del premier
e ne rintuzzerebbero i tentativi di esaltare la sua posizione decisiva nei tavoli politici prossimi ad aprirsi,
dal Recovery Fund alla nomina del prossimo presidente della Repubblica.

Proprio i dossier che i partiti dell’esecutivo intendono strappargli.

In vista del regolamento dei conti, nuovamente estivo come quello che nel 2019 portò all’avvicendamento tra Lega e Pd al governo.

Il rischio è che lo stesso annuncio da parte dei leader della volontà di un rimpasto
acceleri in questi mesi cruciali sul fronte politico, economico e sanitario la caduta dell’esecutivo.


“Il governo Conte è un castello di carte, ne sfili una fosse anche quella dell’ultimo sottosegretario – e vien giù tutto”.

Ed il fatto stesso che le instabilità maggiori all’esecutivo viene dalle discussioni in cui a esser in ballo sono le poltrone
segnala l’autoreferenzialità di un governo trovatosi senza un progetto sistemico ad affrontare la crisi più grave della storia repubblicana,
privo del necessario capitale politico e del dovuto slancio di lungo termine.
 
Negli ultimi giorni si è parlato molto di debolezza del dollaro nei confronti dell’Euro,
anche per l scelta di Janet Yellet all guida del tesoro, cioè di colei che forse maggiormente appoggiò il QE
e che, anche in questa occasione, ha fatto capire che non si risparmierà dal punto di vista degli stimoli.

Però, nello stesso tempo, potremmo anche leggere il dato al contrario:
l’Euro si sta rafforzando nei confronti del dollaro..

Vediamo come si sta muovendo il cambio euro-dollaro


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Appare evidente come si sita assistendo ad una rivalutazione dell’euro sul dollaro.

I motivi? Sono molto semplici:


  1. Abbiamo un surplus di bilancio commerciale dell’Area euro che, dopo le incertezze in primavera , è tornato a livelli record.
  2. Con questi valori non si può che avere una rivalutazione dell’Euro sulle altre valute.
  3. euro-area-balance-of-trade.png
  4. I tassi negativi non sono una strada più percorribile, se non attraverso il “Tier” che viene a depotenziarli notevolmente.

  5. Ci vorrebbe il denaro a scadenza , a questo punto;

  6. probabilmente verrà annunciato un allargamento del PEPP, l’operazione di acquisto dei titoli eccezionale per l’epidemia, per 500 miliardi.

  7. Però ci sono dei problemi politici.

  8. Alcuni paesi premono perchè, in qualche modo, vengano ad essere imposti ancora i limiti di acquisto per stato, il famoso Capital Key.

  9. In questo modo però il PEPP o le altre operazioni APP; cioè il QE ordinario, vengono ad essere in pratica arrestate
  10. perchè la Germania non emetterà mai lo stesso debito di Francia, Spagna ed Italia.

  11. A questo punto meglio “Espellere” la Germania dall’area euro, pardossalmente, e proseguire con i programmi di acquisto.

il dieci dicembre l BCE dovrebbe annunciare le proprie mosse, ma la rivalutazione dell’euro fa capire
che il mercato non crede siano efficaci a rilanciare l’inflazione.


Le conseguenze? :

  • ostacoli alla crescita per minor export;
  • deflazione interna, con tutto quelle che ne consegue in termine di disoccupazione.
 
Il MES in vigore è quello del 2012, un trattato intergovernativo

– cioè non rientrante tra i Trattati della Ue ma che vincola ugualmente i Paesi europei firmatari –

ratificato dal Parlamento italiano nel luglio del 2012, unitamente al Fiscal Compact.



Il Meccanismo Europeo di Stabilità, nato inizialmente col nome di Fondo-Salva Stati,
è una società di diritto pubblico lussemburghese alla quale ciascuno Stato firmatario partecipa con un versamento pro-quota ed una sottoscrizione di capitale.

L’Italia, in piena crisi spread (governo Monti), vi partecipò con un versamento iniziale di 14,33 miliardi
ed una sottoscrizione di capitale – cioè un’assunzione di rischio – per 125,39 miliardi.


Il meccanismo oggi funziona così:
il Paese che si trovi in difficoltà a collocare i propri titoli sul mercato primario, ovvero ciò comporti tassi di interessi troppo alti
per via di una scarsa affidabilità finanziaria, può rivolgersi all’organismo che provvede a prestare denaro
attraverso l’acquisto dei titoli sul mercato primario al posto dello Stato richiedente, ma con condizioni rigorose che

possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite” (art. 12).

Tali condizioni sono negoziate col Paese richiedente e trovano forma in un cosiddetto “memorandum”, un accordo oggetto di trattativa politica.

L’operato dell’organismo e il suo personale godono dell’immunità da ogni forma di procedimento giudiziario (art. 32),
e ciò la dice lunga sulla democraticità del rapporto con lo Stato richiedente e sulle condizioni oggetto del “memorandum”.

I titoli di stato acquistati dal MES non sono più regolati da giurisdizione nazionale,
come accade per tutti gli Stati che ricorrono normalmente al finanziamento sui mercati,
ma da giurisdizione lussemburghese, con pesanti ripercussioni in tema di sovranità economica.



Nel 2018 è iniziata una trattativa in sede europea per la modifica del Trattato,
ma col governo giallo-verde l’Italia aveva messo il Presidente del Consiglio Conte nelle condizioni
di non accettare alcuna modifica peggiorativa rispetto al Trattato iniziale (risoluzione parlamentare Molinari-D’Uva).

Conte partecipò a due Consigli europei sul tema e, andando di fatto contro il parere del Parlamento, diede in sostanza il suo via libera alla riforma.

Nel frattempo da noi c’è stato il ribaltone che ha portato a Palazzo Chigi il governo giallo-rosso retto dal Conte bis,
dunque anche le condizioni politiche interne sono mutate, cosicché Conte
ha potuto seguire anche formalmente la sua linea iniziale, sostenuto dal Pd, favorevole sin dall’inizio alle modifiche.

Il M5s pare ora accettare queste modifiche del MES, anche se in contrasto con il proprio programma politico votato dagli iscritti che ne prevedeva l’abolizione,
e senza passare da un nuovo voto sulla piattaforma Rousseau.

Ci sono peraltro mal di pancia interni e si vedrà. Non ci interessa ora approfondire il punto.


Cosa prevede la bozza del nuovo Trattato?

La proposta della Commissione europea che mirava ad integrare il MES esistente tra i Trattati istitutivi della Ue
non ha trovato il consenso necessario da parte degli Stati
, alla fine – al Consiglio europeo del 13 giugno 2019 –
si è ripiegato su un nuovo Trattato intergovernativo che modifica quello precedente.


Due le novità rilevanti.

La prima è l’introduzione del Single Resolution Fund (Srf), o Fondo Unico di Risoluzione,
finanziato dal sistema bancario e che interverrebbe come garante “di ultima istanza” per evitare gli attacchi speculativi del passato (backstop).

Tale nuovo meccanismo, che di per sé non sarebbe negativo, è subordinato alla seconda novità,
cioè quella delle nuove condizionalità per l’accesso alla linea di credito per gli Stati richiedenti,
la cui situazione finanziaria ed economica deve essere “robusta” nei fondamentali, quindi con debito pubblico “sostenibile”.


Viene a questo punto da chiedersi a cosa serve ricorrere al MES se il debito pubblico è sostenibile,
cioè se i fondamentali di bilancio sono buoni per un normale ricorso ai merc
ati.


Tra queste nuove condizionalità di accesso c’è una sorta di “pilota automatico” rappresentato da rigide e aprioristiche condizioni per l’accesso:

non aver superato nei due anni precedenti la richiesta, il 3% del rapporto deficit/Pil;

un saldo strutturale pari o superiore ad un parametro specifico per ciascun Paese

ed un rapporto debito pubblico/Pil inferiore al 60%,

ovvero, nel caso di un rapporto più alto,

una riduzione nei due anni precedenti alla richiesta al ritmo di una media di un ventesimo l’anno.


In pratica si tratta di una cura da cavallo non più a posteri ma addirittura a priori.

Dopo di che il famigerato “memorandum” viene sostituito da una semplice lettera di intenti
che assicuri il rispetto del patto di stabilità, di fatto un accordo politico inutile vista la “cura” iniziale.


La pandemia pareva averci consegnato in eredità una UE diversa, o quantomeno così s’era presentata con la momentanea sospensione del Patto di Stabilità.

Si poteva iniziare a pensare ad una nuova politica monetaria in grado di aiutare veramente i Paesi dell’Unione in difficoltà
introducendo alcune modifiche ai trattati europei, e invece si è deciso di modificare un trattato intergovernativo, continuando sulla vecchia strada.


Con la modifica del MES torna l’Unione matrigna, quella che strozza gli Stati non più dopo aver prestato i soldi ma addirittura prima di prestarli.
 

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