Tra politici e giornalisti .........un bel falò
Non un
messaggio mafioso ma solo devozione nei confronti del
patrono della città,
San Rocco, e un tributo alla memoria del figlio,
Michele, ucciso 8 anni fa e coinvolto in alcune inchieste di malavita.
Così,
Giuseppe Buscemi, 66 anni, capofamiglia, spiega in una lettera alla “
Gazzetta del Mezzogiorno“, pubblicata oggi sul quotidiano,
il significato di quel “
Viva San Rocco” firmato “
famiglia Buscemi” sulla
mongolfiera ad aria calda lanciata la sera della
festa in onore di San Rocco, patrono di
Valenzano, in provincia di
Bari.
Un gesto che dal
deputato del Pd, Dario Ginefra, in una
interpellanza parlamentare, è stato interpretato – una decina di giorni fa – come ‘«un messaggio simbolico» di ambienti vicini alla
malavita.
Giuseppe Buscemi, che nega qualsiasi contiguità con
ambienti mafiosi, spiega nella lettera che «quella
mongolfiera è stata semplicemente frutto di una sentita devozione familiare verso
San Rocco,
il Santo protettore di Valenzano e verso
San Michele, di cui mio figlio
Michele era onorato di portare il nome, alla stregua di altri componenti della mia famiglia.
La sera del 16 agosto la
mongolfiera a nome della mia famiglia non è stata l’unica bensì la quarta di altre dedicate ad altrettante famiglie (non «balzate agli onori» della cronaca).
Inoltre tale forma di
devozione religiosa – scrive – è stata ripetuta anche negli anni scorsi a fronte di un esborso economico esiguo, in ricordo di mio figlio ucciso a seguito di un banale litigio.
Io
Giuseppe Buscemi sono nato a
Palermo nel 1950. Sono il quinto di dieci fratelli, di cui quattro maschi e sei femmine.
Tutti i membri della mia famiglia sono soggetti assolutamente
incensurati, fatta eccezione per il sottoscritto condannato per
furto e per un
tentato furto,
fatti risalenti agli anni Settanta e mai coinvolto in processi di
criminalità organizzata, compreso
Salvatore, nato a
Palermo nel 1947 e deceduto nel lontano 1976.
E’ evidente che mio fratello
Salvatore, morto nel 1976, non ha nulla a che vedere con il
Salvatore Buscemi indicato dalla stampa come uno dei
capi del mandamento di Boccadifalco o Passo di Rigano.
Quanto a me, non sono mai stato sottoposto ad alcun “
soggiorno obbligato” a
Valenzano o altrove, come erroneamente riportato.
La verità è che mi sono recato a
Valenzano di mia volontà e per motivi di lavoro nell’ormai lontano 1974, ove conobbi una giovanissima ragazza,
Antonia Stramaglia,
con la quale mi sono unito in matrimonio l’anno successivo».