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Evergrande Group è fallito/ Il colosso immobiliare cinese dichiara bancarotta​

Pubblicazione: 18.08.2023 - Josephine Carinci

Evergrande Group è fallito. Il colosso immobiliare cinese aveva 330 miliardi di dollari: ha fatto riferimento al capitolo 15 del codice fallimentare Usa​


China Evergrande, promotore immobiliare cinese più indebitato al mondo, è fallito. L’azienda, simbolo della crisi del settore immobiliare nel mercato cinese, ha presentato istanza di fallimento, chiedendo la protezione dai creditori in un Tribunale a Manhattan.
La società ha fatto riferimento al capitolo 15 del codice fallimentare Usa, che protegge le società non statunitensi, in fase di ristrutturazione dai creditori che sperano di farle causa o di bloccarle beni negli Stati Uniti, come spiega l’Ansa.

Evergrande ha chiesto il riconoscimento dei colloqui di ristrutturazione in corso a Hong Kong, nelle Isole Cayman e nelle Isole Vergini britanniche. I problemi nel settore immobiliare cinese potrebbero diffondersi anche in altri settori dell’economia cinese, visto il rallentamento della crescita del Pil. La crisi del debito del settore è cominciata a metà del 2021: le società che rappresentano il 40% delle vendite di case cinesi sono fallite.

330 miliardi di dollari di debiti​

Non solo China Evergrande: anche Country Garden, il più grande promotore immobiliare privato della Cina, non ha pagato alcuni interessi questo mese. L’azienda che ha presentato invece istanza di fallimento, aveva 330 miliardi di dollari di passività. L’iniziativa sulla bancarotta protetta negli Usa, relativa all’ex capitolo 15, arriva dopo due anni di crisi del colosso cinese, che per primo ha dichiarato problemi finanziari a causa dei debiti per oltre 300 miliardi di dollari. La mossa è relativa a oneri offshore per 31,7 miliardi di dollari tra bond, garanzie e obblighi di riacquisto, come spiega Ansa.
Solo mercoledì scorso, il gruppo aveva annunciato il rinvio della riunione dei creditori sulla ristrutturazione del debito offshore, che si sarebbe tenuta dal 23 al 28 agosto prossimi.
Il gruppo era finito nella stretta dei prestiti bancari decisa dalla leadership comunista circa 2 anni fa, con l’obiettivo di abbattere l’impennata del debito sistemica. L’azienda è stata messa sotto torchio dalla China Securities Regulatory Commission (l’autorità di vigilanza e regolamentazione sui titoli) per la sospetta manipolazione dei dati finanziari.
 

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Evergrande ha fatto ricorso al Chapter 15, la procedura che – paradossalmente – concede ai creditori stranieri di partecipare ai casi di fallimenti dichiarati e riconosciuti dalla legislazione Usa. Insomma, una tutela del creditore estero. E il tutto fa riferimento a un piano di ristrutturazione da 270 miliardi di dollari presentato da Evergrande lo scorso marzo. Tutto noto, insomma. Di fatto, si è spacciata per notizia market-crasher nulla più che un atto burocratico dovuto. Insomma, c’è puzza. E c’è fumo. Ora occorre solo attendere di capire quanto sia grande l’arrosto che sta bruciando



Perché allora il decouple tra inflows nei money market funds e outflows di depositi bancari continua ad allargarsi?
E perché tutte le facilities di finanziamento emergenziale sono ancora oggi attive e usate a ritmo record, stante i 107,2 miliardi della settimana che si chiusasi ieri?
Capito perché questo è un lavoro per Evergrande, come si diceva una volta per le gesta di Superman? Perché il Sistema non può permettersi la verità.
 

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Dal mattone un altro rischio per l’Italia​

Pubblicazione: 15.08.2023 - Mauro Bottarelli

Il settore immobiliare europeo potrebbe ripartire presto e l’Italia trovarsi ancora bloccata alle prese con i crediti incagliati del superbonus​


Stando all’ultimo studio della Cgia di Mestre, al 31 dicembre scorso l’indebitamento medio per nucleo familiare italiano era di 22.710 euro. E a Milano, primatista nazionale, addirittura di 35.342 euro. Lo stock complessivo dei debiti bancari – in capo a tutte le famiglie italiane – si è attestato sul livello record di 595,1 miliardi di euro ed è aumentato del 3,5% rispetto al 2021. E sempre la Cgia di Mestre mette in guardia: una situazione simile porta con sé il rischio potenziale di recrudescenza dell’usura. Non si sarà esagerato con le dinamiche salariali bloccate, l’erosione del potere d’acquisto alle stelle, l’inflazione spacciata per transitoria mentre la si rinfocolava a colpi di speculazione? Non si rischia una colossale “conseguenza imprevista” da ordine pubblico, nel momento in cui una recessione dovesse mettere a repentaglio la tenuta dei conti pubblici – già oggi poco inclini a incasellarsi nelle previsioni del Def – e che in autunno dovranno settarsi su una logica di probabile disimpegno Bce, Mes da ratificare e Patto di stabilità da riformare?

Quel debito per nucleo familiare, quanto peso può avere in un contesto di salvataggio ciclico e strutturale come unica àncora di salvezza della sostenibilità del Sistema? Nuovi Npl record? Sostegni impossibili, stante l’assenza di fondi statali a disposizione? La logica del finanziamento e del prestito, la libertà del Rid, il falso benessere del credito al consumo, la stessa che finora ha garantito all’Italia la sua pax Findomestic, può tramutarsi – dalla sera alla mattina, magari – in una conseguenza imprevista?

Volete un esempio di potenziale detonatore? Proviamo.
Ci sono parecchi proxies relativi alla possibilità che la Bce abbia concluso il suo ciclo rialzista. Uno di questi è dato dal calo costante dello short interest sui titoli real estate europei, come mostra il grafico. Ovvero, iil numero di azioni prese in prestito per scommesse al ribasso sul totale del flottante.

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Già il rimbalzo del 14% dello Stoxx 600 Real Estate tra fine giugno e fine luglio scorsi anticipava il trend.
Oggi la minore pressione della speculazione su titoli come SBB, Balder, Fabege, Aroundtown, Unibail-Rodamco-Westfield e LEG sembra confermarlo. D’altronde, questo grafico parla chiaro: su rilevazione di UBS, un 30% di sconto sulle valutazioni come quello patito nel corso dell’anno fa il paio con periodi di crisi sistemica.

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Insomma, se da un lato qualcuno potrebbe cominciare a pregustare un trade contrarian in modalità da centometrista sui blocchi verso un goloso short squeeze, dall’altro uno dei settori più soggetti a leverage pare tornare a respirare (almeno in Borsa) dopo l’asfissia da tassi e inflazione.

Domandone: quale tipo di matching potrebbe venirsi a creare, in caso il real estate europeo registrasse un netto aumento delle valutazioni e il settore in Italia fosse ancora alle prese con il mistero buffo del superbonus?
Ovvero, una trentina di miliardi di crediti incagliati ormai arrivati in area 40 e la contemporanea riapertura della loro accettazione fino a 50.000 euro da Poste Italiane. Ovvero, Cassa depositi e prestiti. Il tutto a monte dell’interrogativo più grande, quello realmente sistemico in vista dell’autunno e del Def. Ovvero, assodato che l’ingresso a spinta dell’edilizia nel Pnrr a scapito del dissesto idrogeologico parli la lingua di un’Europa che voleva evitare un elefante nella stanza che barrisse in pieno prodromo recessivo,
quanto manca a una cartolarizzazione di massa di quei crediti?
Poco.
A meno di miracoli contabili. Ma se metti sul mercato crediti incagliati sotto forma di paccottiglia da piazzare in modalità fire sale, i prezzi li fa il mercato. Lo stesso che sta perdendo interesse verso le scommesse al ribasso. Lo stesso che starebbe per monetizzare uno short squeeze con leverage da controbilanciamento basato nientemeno che sulla leva di Francoforte. Lo stesso che potrebbe vedere i giganti europei del real estate gonfiare il petto sulla spinta di valutazioni pronte ad annullare il trading a sconto e viaggiare magari su un germoglio di multiplo.

Insomma, se l’Italia del mattone si ritrovasse in costume da Calimero, mentre tutto intorno volteggiano leggiadri cavalieri e cicisbei, quanto ci metterebbe il cortocircuito a scaricare tensione a terra? Se si cartolarizza, quasi certamente sarà invasione di fondi locusta in un contesto da piaga biblica a forma di obiettivo Pnrr. Ma se non si cartolarizza, cosa si fa? Cdp? Calcolando che il Mef ora deve trovare soldi per la Rete TIM, qualcosa mi dice che sedicenti cavalieri bianchi esteri abbiano già aperto la finestra.
 

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Il problema non sta nel mattone. Quantomeno, non direttamente.
Sta nella capacità di contagio, nel grado di leverage e di interconnessione bancaria del real estate.
Globale.
Vale in Cina con le ghost town e lo shadow banking.
Vale negli Usa dei subprime e del trentennale al 7,58%.
Varrà in Italia con il suo superbonus attualmente in cerca d’autore alle Poste?
Guardate il grafico: quale problemino risiede nei bilanci delle banche Usa, al netto degli stress test farsa della Fed, se l’emergenza inflazione ha generato un ciclo di contrazione degli standard creditizi senza precedenti?

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E non si tratta di proiezioni allarmistiche: quell’immagine è tratta dal Senior Loan Office Opinion Survey della stessa Federal Reserve.
Fatti.
Non armi di distrazione di massa come la bancarotta di Evegrande.

E cosa ben peggiore, date un’occhiata a questo secondo grafico: era marzo quando il sistema bancario Usa fu travolto dalla crisi generata dal default di Silicon Valley Bank. Dopo un mese, tutto era risolto.

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forse dipende da tutte le facilities di finanziamento emergenziale che sono ancora oggi attive e usate a ritmo record, stante i 107,2 miliardi della settimana che si chiusasi ieri?
 

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Cina: gruppo fiduciario da 1000 miliardi di Yuan salta diversi pagamenti​

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Pubblicato
5 giorni fa
il
15 Agosto 2023
Di
Leoniero Dertona
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https://scenarieconomici.it/cina-gr...rdi-di-yuan-salta-diversi-pagamenti/#comments

In Cina, non essendo sufficienti le crisi delle società di sviluppo immobiliare ufficiali, come Evergrande, Country Garden e Sino-Ocean, inizia la cissis anche delle società “Ombra”, una particolarità tutta orientale.
Zhongzhi Enterprise Group, che Bloomberg descrive come un “conglomerato finanziario segreto che gestisce circa mille miliardi di yuan ($ 138 miliardi)” è apparso sotto le luci della ribalta come ultima crisi del debito dopo che molti dei suoi creditori hanno rivelato pagamenti in ritardo da parte di una sua fiduciaria. Le autorità cinesi sono talmente preoccupate per il potenziale contagio, che l’ente di regolamentazione bancaria ha istituito una task force per esaminare i rischi derivanti da Zhongzhi.

Sebbene poco conosciuto al di fuori della Cina, Zhongzhi è tra i maggiori attori nel settore fiduciario del paese, con capitali gestiti totali per 2900 miliardi di dollari. Da solo costituisce più di un terzo del settore ed è un punto fermo chiave del travagliato settore bancario ombra del paese, che combina caratteristiche di banche commerciali e di investimento, private equity e gestione patrimoniale. Le aziende del settore raccolgono i risparmi di famiglie benestanti e clienti aziendali per offrire prestiti e investire in immobili, azioni, obbligazioni e materie prime. Di conseguenza, di solito sono i primi a saltare in aria ogni volta che il paese entra in una delle sue tipiche fasi di “turbolenza” economica e del mercato del debito.
Mentre i trust cinesi sono stati sotto pressione per anni dopo che le autorità di regolamentazione hanno iniziato a reprimere gli eccessi del sistema bancario ombra della nazione nel 2017, le difficoltà di Zhongzhi sono emerse solo ora, in un momento particolarmente delicato per gli investitori, molti dei quali sono già preoccupati per lo stato del la seconda economia mondiale e il suo mercato immobiliare.

Un totale di 106 prodotti fiduciari per un valore di 44 miliardi di yuan sono andati in default quest’anno fino al 31 luglio, secondo il fornitore di dati Use Trust. Gli investimenti immobiliari hanno rappresentato il 74% in valore.

Con Country Garden e il settore bancario ombra cinese sull’orlo di una crisi, non sorprende che la macchina del credito cinese si sia arrestata e, come abbiamo riportato ieri sera, i prestiti concessi dalle banche cinesi sono scesi al livello più basso dal 2009 il mese scorso in un segno del calo della domanda da parte di imprese e consumatori, e anche un chiaro segno che la Cina sta affrontando un brutale periodo di deflazione guidata dalla riduzione dell’indebitamento.
Ciò che sembra aver scatenato la crisi del trust unit di Zhongzhi è l’acquisto di partecipazioni in progetti immobiliari lo scorso anno, scommettendo su un rimbalzo del mercato che finora non si è concretizzato.
“Il problema più grande ora è come isolare i rischi associati al gruppo Zhongzhi in modo che non faccia crollare la fiducia dell’intero settore fiduciario”, ha affermato Shen Meng, direttore della Chanson & Co. con sede a Pechino. “Se la situazione continua a peggiorare, aspettatevi che l’entità dei rischi non sia inferiore a quando un importante promotore immobiliare va in default”.
 

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Germania il mercato immobiliare rimane congelato


Sinistri scricchiolìi....
In Germania il mercato immobiliare rimane congelato.

I prestiti ipotecari sono diminuiti del 43% su base annua a dicembre, rappresentando il 4° record negativo consecutivo da quando sono iniziate le registrazioni dei dati nel 2003.

Rispetto al picco di € 32,3 miliardi da marzo 2022, il calo è di quasi il 60% .

https://www.barkowconsulting.com/baufi-neugeschaeft.../



 

tontolina

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nessuno ve lo dirà, perché equivarrebbe ad ammettere di aver spacciato idiozie fino all’altro giorno. Ma la crisi immobiliare cinese, Evergrande in testa, è già finita. Spazzata via da uno short squeeze epocale che ha spinto proprio il colosso indebitato dai piedi d’argilla a segnare un balzo intraday senza precedenti. E l’indice settoriale di Bloomberg ne ricalca il pattern come carta carbone.
Il mondo, apparentemente e senza far rumore, non ha più paura del debito. Pubblico, privato, immobiliare, bancario. Perché c’è il Covid. Ma potrebbe essere l’Isis. O la Corea del Nord. O il nucleare iraniano. ..... ogni sei mesi ci toccherà un accidente. L’alternativa? Un reset finanziario devastante. E che nessuno, in realtà, vuole.
 

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