sicuri che sia solo RECESSIONE?

Crisi, tocca all’Italia: fuga dal nostro debito pubblico

Le banche spagnolo, dopo l'ossigeno europeo, sono al riparo. La burrasca così si sposta sul nostro paese. Qui il debito pubblico diventa il punto più fragile della zona euro



di Superbonus | 12 giugno 2012Commenti (276)

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Ieri mattina, quando la Borsa Italiana saliva del 2 per cento e lo spread fra il Btp decennale e il Bund tedesco toccava il 4,20 per cento, sono stati in molti a chiedersi: dov’è la buona notizia? La Spagna ha chiesto aiuto al-l’Europa per salvare le proprie banche, ha ottenuto la promessa di un prestito da 100 miliardi di euro, e in cambio dovrà riformare il settore finanziario rispettare tutti i vincoli di bilancio che le erano stati dati, non ultimo quello di portare il deficit dal 8 per cento del Pil al 3,1 per cento in due anni. Una cura da cavallo per un paese che con il 24,8 per cento ha il tasso di disoccupazione più alto del mondo sviluppato.
Gli investitori si sono chiesti, ieri mattina: perché comprare titoli italiani? Anche Roma, dopo Madrid, riceverà aiuti e magari otterrà un allentamento dei vincoli di bilancio, facendo rifiatare la propria economia? Migliorerà il Pil italiano a seguito dell’aiuto alla Spagna? Niente di tutto questo, anzi l’Italia dovrà partecipare al salvataggio della Spagna del Portogallo e del-l’Irlanda con oltre 40 miliardi di euro da versare al fondo salva Stati entro il 2012.
Non importa se questa cifra sarà conferita sotto forma di garanzie o di denaro, peserà comunque sul nostro debito pubblico e sul giudizio delle agenzie di rating. Lo stato italiano già garantisce 100 miliardi di obbligazioni emesse dagli istituti di credito italiani, aggiungendo i fondi per gli altri Paesi europei in crisi si arriverebbe a un potenziale indebitamento pari al 9 per cento del Pil (da aggiungere al 120 per cento strutturale). Nessun investitore ha voglia di comprare il debito di uno Stato con tale livello di esposizione e queste prospettive di crescita. I dati Istat resi noti ieri raccontano un calo del Pil del 1,4 per cento nel primo trimestre su base annua, confermando così le previsioni di Citibank che venerdì aveva stimato che alla fine del 2012 il Pil italiano segnerà un arretramento del 2,5 per cento e del 2 per cento nel 2013, previsioni che tolgono ogni speranza a chi aveva un minimo di intenzione di comprare i nostri buoni del tesoro. E infatti ieri, nonostante la “buona notizia” , spagnola gli investitori hanno venduto: alle 11,30 del mattino lo spread era ritornato sopra il 4,60 per cento e la Borsa aveva già bruciato tutto il guadagno delle prime ore di contrattazione. Nel prosieguo della giornata le vendite sono aumentate e hanno portato la Borsa a sprofondare del 2,80 per cento e lo spread fino al 4,70 per cento mentre lo spread degli omologhi titoli spagnoli (i presunti “salvati”) arrivava alla cifra record del 5,16 per cento.
Il ragionamento che circola fra gli operatori di mercato è semplice: dopo la Spagna ora toccherà all’Italia chiedere aiuto. Con queste premesse nessuno vuole rimanere incastrato nella tempesta che, ragionano in tanti tra gli operatori, precederà la resa del governo Monti all’imposizione di un protettorato europeo in cambio di denaro sonante. Ieri il commissario europeo Olli Rehn, “mister euro”, ha parlato di “gravi squilibri” macroeconomici in Francia e in Italia.
Probabilmente il governo cercherà di convincere investitori italiani ed esteri a sottoscrivere in toto il debito alle prossime aste del Tesoro a tassi accettabili, eserciterà tutti gli strumenti di incentivo e di moral suasion possibili, ma la strada rischia di essere segnata: i Btp scivoleranno sempre più verso i rendimenti spagnoli, per raggiungerli e superarli soprattutto sulla parte di curva a breve termine rispetto alla quale la Spagna è protetta dalla linea di credito europea. Il Tesoro dovrà invece fare i conti con banche italiane che hanno già i portafogli pieni di Brp con scadenze brevi, con importanti perdite potenziali accumulate e con poca possibilità di sostenere i prezzi nelle aste che verranno. Gli investitori stanno cercando di calcolare quanto lunga possa essere la resistenza italiana: il movimento di mercato di ieri ha indicato a tutti che l’Italia è considerata la prossima vittima potenziale della crisi internazionale, che due mila miliardi di debito pubblico non sono giudicati sostenibili per un Paese in piena recessione. E che le speranze riposte dai mercati nel governo Monti sono definitivamente svanite.
da Il Fatto Quotidiano del 12 giugno 2012
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la produzione industriale italiana è crollata del -24%

la produzione industriale italiana è crollata del -24% rispetto ai livelli del 2006-2008, cioè le aziende che producevano in media allora 100 oggi producono 74, quando migliaia di aziende vanno fallite, quando la disoccupazione giovanile è al 36%... quando vedi saldi e sconti ovunque....quando sono state appena fatte tre finanziarie da 100-110 miliardi di euro cioè che hanno prelevato 100 miliardi e rotti da famiglie ed imprese...ma che #*^?£%$! di inflazione vuoi che produca monetizzare del debito pubblico ?????

da Cobraf.com
 
la produzione industriale italiana è crollata del -24% rispetto ai livelli del 2006-2008, cioè le aziende che producevano in media allora 100 oggi producono 74, quando migliaia di aziende vanno fallite, quando la disoccupazione giovanile è al 36%... quando vedi saldi e sconti ovunque....quando sono state appena fatte tre finanziarie da 100-110 miliardi di euro cioè che hanno prelevato 100 miliardi e rotti da famiglie ed imprese...ma che #*^?£%$! di inflazione vuoi che produca monetizzare del debito pubblico ?????

da Cobraf.com
i politici si sono rubati tutto...
Cos'è che di colpo ha fatto crollare, come NON era successo nemmeno negli anni '30, la produzione industriale italiana del -24% e dopo cinque anni ancora non da segno di vita ?

===> Le banche e il governo hanno risucchiato via,
tra riduzioni di credito e aumenti di tasse,
200 miliardi di euro di moneta !
Sono spariti 200 miliardi di euro circa @!"%$&^?* <=======
 
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Draghi (Bce) prevede una ripresa economica contenuta
Altri sei mesi di recessione



La ripresa economica in Europa sarà graduale a causa sia della maggiore incertezza presente sui mercati conseguenza della recessione in corso, sia dell’entità dei singoli debiti pubblici di alcuni Paesi dell’Unione.
Mario Draghi, durante una audizione al Parlamento europeo, ha avvertito che nel secondo trimestre del 2012 si è registrato un indebolimento della crescita. Per il presidente della Banca centrale europea le prospettive per il 2012 sono tutt’altro che incoraggianti.
La risoluzione della crisi, a suo dire, sta quindi nell’adozione di “misure audaci” da parte delle banche centrali e dei governi. Considerato che l’assistenza finanziaria (alle banche) è temporanea, diventa essenziale la qualità delle riforme (liberiste) che devono essere realizzate.
La crisi, ha precisato l’ex vice presidente per l’Europa della Goldman Sachs, obbliga la classe politica europea a guardare in maniera critica al passato e avere una visione oggettiva del futuro. Per Draghi, diventa quindi fondamentale realizzare riforme che contengano molti elementi di equità e di efficienza del settore pubblico. Le classi politiche nazionali, ha insistito, devono fare proprio come obiettivo centrale il rafforzamento dell'Unione monetaria europea che dovrà essere solida e stabile. L’euro deve permettere di sostenere il benessere economico in assenza di grossi squilibri e una crescita sostenibile in un quadro di concorrenza. Gli Stati nazionali devono andare avanti verso una ulteriore condivisione di sovranità in materia finanziaria, economica e di bilancio. Sovranità che, ovviamente dovrà essere ceduta alla Commissione europea e alla stessa Bce di Draghi che sarà il perno di quella Unione bancaria nella quale svolgerà anche le funzioni di vigilanza. Una attribuzione di competenza della quale si dovrebbero conoscere le prime tappe in autunno .
Molti governi dell'Eurozona, ha aggiunto, hanno avviato sforzi di riforma dallo scorso novembre (guarda caso da quando Draghi si è insediato) ed hanno fatto molti progressi sul consolidamento dei conti pubblici e sulle riforme. L’Italia, ha insistito pensando all’amico Monti, tramite la “spending review” (e i massicci tagli allo Stato sociale) riuscirà a raggiungere gli obiettivi fiscali, ossia il pareggio di bilancio come equilibrio tra entrate ed uscite. Si tratta, ha proseguito, di riforme importanti per la concorrenza, per la riduzione degli oneri amministrativi e per il lavoro. Il governo italiano dovrà proseguire nei tagli alla spesa pubblica che dovranno essere accompagnati da una riduzione della pressione fiscale.
Da parte sua, ha assicurato, la Bce proseguirà sulla strada intrapresa. Offrirà ancora liquidità a tutte le banche solvibili dell'area euro e garantirà la stabilità dei prezzi in tutta la zona euro manovrando, se necessario, i tassi di interesse.



Articolo letto: 211 volte (09 Luglio 2012)
 
:):):)
Italia che cresce: Export contrastato con sorprese


Scritto il 11 luglio 2012 alle 15:44 da Dream Theater
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Molti hanno un po’ sbeffeggiato il Premier Mario Monti per le sue recenti dichiarazioni sullo stato economico della nostra Povera Italia.
“Un percorso di guerra durissimo. Siamo all’interno di un tunnel. I primi risultati arriveranno nel 2013. Il mio successore vedrà risultati”.
Ahimè, tutto decisamente vero. Tranne una cosa. Il successore di Monti NON vedrà ancora i risultati dell’austerity. Molto dipenderà dall’Unione Europea e dalle condizioni macroeconomiche dell’Eurozona e non solo.
Resta però il fatto che la crisi italiana durerà ancora.
Ma per fortuna, c’è anche un’Italia che almeno ci prova a battere la crisi.
Mi sono imbattuto quasi per caso nell’analisi redatta dalla Fondazione Edison, la quale ha analizzato ben 101 distretti manifatturieri ed ha scoperto che, malgrado la crisi, qualcuno continua a volte crescere, non si arrende e lotta.

Queste impresi sono quelle REALMENTE in guerra e sono quelle che lottano con tutte le loro forze per poter andare avanti.
L’analisi ci fornisce risultati contrastanti. Scopriamo ad esempio che l’Export nel 2011 è salito del 2% e ora sfiora i 17 miliardi di Euro, ma nello stesso tempo vediamo anche lo stesso export, rispetto al 2010, è in forte rallentamento, visto che in quell’epoca ha registrato un buon +19.1%.


In questa interessante infografica, troverete i “signori dell’Export” italiano: Hi Tech ed alimentare, i due settori che meglio si stanno comportando. Sull’alimentare nulla da dire, sull’Hi tech, ammetto, sono rimasto un po’ sorpreso…
Per esempio, il manifatturiero e la meccanica, che fine hanno fatto?

E la moda?
I 32 distretti della meccanica, dopo un 2011 molto positivo (+12,6%), hanno fatto un break con -2,9%

così come hanno rallentato i 21 distretti dell’abbigliamento-moda (0,6%).
In quest’ultimo caso però, come per l’arredo-casa (+3,2%), l’andamento è molto differenziato: le produzioni ad alto valore aggiunto e di lusso, sempre di più pianeti di una galassia a parte.
A Parma l’istantanea scattata dalla Fondazione Edison fotografa due tra i primi 20 distretti industriali per crescita: formaggi e latte (+26,7%) e pasta e prodotti da forno (+12,6%). (Source)



E’ un’Italia che sembra voler cambiare pelle? Secondo me no. Il nostro DNA è ben diverso. L’Italia è un paese che cerca la sopravvivenza e ora sta faticando per restare in piedi. Molto bene per i settori in aumento, ma se vogliano tornare quantomeno competitivi, dobbiamo aspettare la ripresa del manifatturiero e delle piccole medie imprese. Ed in questo ambito, di strada da fare, c’è n’è ancora molta.
STAY TUNED!
 
“depressione contenuta”.

Questa congiuntura di economie stagnanti con enormi stimoli di politica economica può essere definita come una “depressione contenuta”. La spiegazione è chiara: una serie di importanti economie sono alle prese con un indebitamento eccessivo, in particolare delle famiglie e del settore finanziario. Negli Stati Uniti, per esempio, il totale del debito del settore privato è passato dal 112 per cento del PIL nel 1976 a un picco del 296 per cento nel 2008 (vedi tabella). Questo rapporto era sceso al 250 per cento entro la fine del primo trimestre del 2012, al livello del 2003…
Il settore privato sta riportando ampie eccedenze di reddito sulla spesa. Negli Stati Uniti, l’equilibrio finanziario del settore privato è passato da un deficit del 2,4 per cento del PIL nel terzo trimestre del 2007 a un avanzo dell’8,2 per cento nel secondo trimestre del 2009. Questo massiccio spostamento avrebbe sicuramente causato una forte depressione se il governo non avesse voluto compensare con disavanzi di bilancio. È così che la depressione è stata contenuta.


da
Martin Wolf: Ancora quella sensazione di andare a fondo - Economia - Investireoggi.it

guardate anche il video del prof,Bagnai che ho allegato qui
http://www.investireoggi.it/forum/euro-si-euro-no-euro-fallisce-vt71722.html
 
Ultima modifica:
Il cinese ha detto bene, Monti deve allearsi con Hollande e non subire le direttive della Merkel che insiste sempre sull'austerita' D'altro canto la stessa Germania avra' danni se non incentiva la produzione a favore dell'austerita' Se la Merkel continua su quella linea e' meglio uscire subito

aspetta e spera questi qui "parlamento italiano e governo" sono disposti a tutto pur di rimanere in europa:
- stipendi e pensioni da favola con valuta forte
- poca concorrenza (in italia bisogna saper gestire l'elusione fiscale per fare impresa)
- rendite esentasse (banche, chiesa etc)
- espansione del sistema mafioso made in italy in europa (dopo aver conquistato la lombardia)


d'altronde abbiamo un governo illegittimo imposto da Napolitano eletto da un parlamento di condannati e non piu' con la maggioranza democratica

ora devono cambiare la legge elettorale per vincere le prossime elezioni :lol:
 
  • 13 Luglio 2012 00:52
  • argomento: Dollaro e Cambi, Economia Europea
  • Fate circolare questo grafico. Inviatelo a chi conoscete che sia nei media, in politica, nei sindacati, in qualche associazione industriale o professionale, in qualche associazione cattolica o loggia massonica o al vostro rotary o bocciofila o consiglio di quartiere o scolatico.

    L'Italia è stata fregata. E' inutule fare discussioni, dall'introduzione dell'Euro la nostra produzione industriale ha smesso di crescere e poi è collassata ed è oggi scesa al livello di 25 anni fa, mentre ad esempio quella della Germania è aumentata di un +30% da allora.

    Che sia stato frutto di ignoranza ed incompetenza oppure di malizia e di un piano importa relativamente, l'introduzione dell'Euro nel 1999-2000 (sommata all'abolizione di ogni dazio verso la Cina nel dicembre 2011) hanno devastato l'industria italiana. Punto. Ma a differenza di paesi come il Canada, il Kuwait, la Russia, il Sudafrica, il Messico, il Brasile o l'Argentina sfortunatamente l'Italia non campa di materie prime e a differenza degli USA non attira capitali e fornisce anche attività di servizi (militari...). Senza l'industria finisce come la Grecia

    Clicca sull'immagine per ingrandirla


 

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