Val
Torniamo alla LIRA
Però non ci hanno mai parlato del “motore” di tutta questa storia.
La materia prima per realizzare l’unità d’Italia fu qualcosa di molto più veniale degli epici valori risorgimentali: furono i soldi.
Tanti soldi, necessari a finanziare le campagne militari, per corrompere gli ufficiali degli stati da sottomettere
e per assicurarsi il sostegno politico delle persone che contavano negli stati da annettere mediante i famosi “plebisciti”.
Soldi: soldi e debiti, tanti debiti.
Dietro a questi finanziamenti c’erano infatti delle banche, che avevano l’obiettivo di fare grandi affari dall’acquisizione di altri territori,
con relative banche e con tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione sottomessa al sistema.
Lo schema di azione delle banche era piuttosto semplice:
1) finanziare le attività militari e le opere pubbliche del regno di turno
2) indebitare il regno di turno, rinnovando sistematicamente il credito
3) il regno rimborsa i soli interessi sul debito, mentre la quota capitale viene ri-prestata al re, dietro particolari condizioni di ulteriori vantagi concessi ai banchieri
4) il pagamento degli interessi è garantito dalle tasse pagate dai sudditi del regno e costituisce la rendita permanente e sicura dei banchieri
5) il finanziamento di iniziative militari (o di altro genere, tipo i plebisciti) consente di aumentare i territori ed i cittadini sottomessi allo schema di azione.
Cavour fu effettivamente il “regista politico” che curò i rapporti fra il Regno di Sardegna e le banche,
alimentando in denaro (con relkativo accumulo di debiti) le varie iniziative politico-militari che portarono all’unificazione italiana.
L’Italia ed i Rothschild
Negli anni successivi alle guerre napoleoniche l’Italia era nota negli ambienti della City di Londra come “La Terra dei Rothschild“.
Tre dei figli di Mayer Amschel Rothschild (1744-1812), il fondatore della nota dinastia di banchieri, erano i finanziatori “ufficiali” dei principali stati del territorio italiano.
Il Regno Lombardo-Veneto, con Milano, Venezia e Trieste, era sottomesso all’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe,
il cui principale finanziatore era il barone Salomon Mayer von Rothschild (1774-1855).
Suo fratello, il barone James Mayer von Rothschild (1792-1868) era il finanziatore principale del Granducato di Toscana.
Un altro fratello, il barone Calmann (Carl) Mayer von Rothschild (1788-1855), era il banchiere dei Borboni ed aveva carta bianca nel Regno delle Due Sicilie.
E fu in seguito il fondatore dei Rothschild in Francia.
Il fratello maggiore della famiglia, Amschel Mayer von Rothschild (1773-1859) restò nella città di origine, Francoforte sul Meno,
e si occupò di sviluppare gli affari in Germania, applicando lo stesso schema di azione all’unificazione tedesca.
Anche il Regno di Sardegna aveva contratto prestiti dalla famiglia Rothschild, ma non in modo esclusivo.
Cavour era un politico intelligente ed aveva capito che non avrebbe mai avuto il sostegno finanziario della famiglia Rothschild
per annettere al Regno di Sardegna territori che erano già sotto il loro controllo finanziario.
La materia prima per realizzare l’unità d’Italia fu qualcosa di molto più veniale degli epici valori risorgimentali: furono i soldi.
Tanti soldi, necessari a finanziare le campagne militari, per corrompere gli ufficiali degli stati da sottomettere
e per assicurarsi il sostegno politico delle persone che contavano negli stati da annettere mediante i famosi “plebisciti”.
Soldi: soldi e debiti, tanti debiti.
Dietro a questi finanziamenti c’erano infatti delle banche, che avevano l’obiettivo di fare grandi affari dall’acquisizione di altri territori,
con relative banche e con tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione sottomessa al sistema.
Lo schema di azione delle banche era piuttosto semplice:
1) finanziare le attività militari e le opere pubbliche del regno di turno
2) indebitare il regno di turno, rinnovando sistematicamente il credito
3) il regno rimborsa i soli interessi sul debito, mentre la quota capitale viene ri-prestata al re, dietro particolari condizioni di ulteriori vantagi concessi ai banchieri
4) il pagamento degli interessi è garantito dalle tasse pagate dai sudditi del regno e costituisce la rendita permanente e sicura dei banchieri
5) il finanziamento di iniziative militari (o di altro genere, tipo i plebisciti) consente di aumentare i territori ed i cittadini sottomessi allo schema di azione.
Cavour fu effettivamente il “regista politico” che curò i rapporti fra il Regno di Sardegna e le banche,
alimentando in denaro (con relkativo accumulo di debiti) le varie iniziative politico-militari che portarono all’unificazione italiana.
L’Italia ed i Rothschild
Negli anni successivi alle guerre napoleoniche l’Italia era nota negli ambienti della City di Londra come “La Terra dei Rothschild“.
Tre dei figli di Mayer Amschel Rothschild (1744-1812), il fondatore della nota dinastia di banchieri, erano i finanziatori “ufficiali” dei principali stati del territorio italiano.
Il Regno Lombardo-Veneto, con Milano, Venezia e Trieste, era sottomesso all’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe,
il cui principale finanziatore era il barone Salomon Mayer von Rothschild (1774-1855).
Suo fratello, il barone James Mayer von Rothschild (1792-1868) era il finanziatore principale del Granducato di Toscana.
Un altro fratello, il barone Calmann (Carl) Mayer von Rothschild (1788-1855), era il banchiere dei Borboni ed aveva carta bianca nel Regno delle Due Sicilie.
E fu in seguito il fondatore dei Rothschild in Francia.
Il fratello maggiore della famiglia, Amschel Mayer von Rothschild (1773-1859) restò nella città di origine, Francoforte sul Meno,
e si occupò di sviluppare gli affari in Germania, applicando lo stesso schema di azione all’unificazione tedesca.
Anche il Regno di Sardegna aveva contratto prestiti dalla famiglia Rothschild, ma non in modo esclusivo.
Cavour era un politico intelligente ed aveva capito che non avrebbe mai avuto il sostegno finanziario della famiglia Rothschild
per annettere al Regno di Sardegna territori che erano già sotto il loro controllo finanziario.