SII TE STESSO. MA SE SEI UN CRETINO, NON INSISTERE. SII PURE UN ALTRO.

Però non ci hanno mai parlato del “motore” di tutta questa storia.

La materia prima per realizzare l’unità d’Italia fu qualcosa di molto più veniale degli epici valori risorgimentali: furono i soldi.

Tanti soldi, necessari a finanziare le campagne militari, per corrompere gli ufficiali degli stati da sottomettere
e per assicurarsi il sostegno politico delle persone che contavano negli stati da annettere mediante i famosi “plebisciti”.

Soldi: soldi e debiti, tanti debiti.

Dietro a questi finanziamenti c’erano infatti delle banche, che avevano l’obiettivo di fare grandi affari dall’acquisizione di altri territori,
con relative banche e con tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione sottomessa al sistema.

Lo schema di azione delle banche era piuttosto semplice:

1) finanziare le attività militari e le opere pubbliche del regno di turno

2) indebitare il regno di turno, rinnovando sistematicamente il credito

3) il regno rimborsa i soli interessi sul debito, mentre la quota capitale viene ri-prestata al re, dietro particolari condizioni di ulteriori vantagi concessi ai banchieri

4) il pagamento degli interessi è garantito dalle tasse pagate dai sudditi del regno e costituisce la rendita permanente e sicura dei banchieri

5) il finanziamento di iniziative militari (o di altro genere, tipo i plebisciti) consente di aumentare i territori ed i cittadini sottomessi allo schema di azione.

Cavour fu effettivamente il “regista politico” che curò i rapporti fra il Regno di Sardegna e le banche,
alimentando in denaro (con relkativo accumulo di debiti) le varie iniziative politico-militari che portarono all’unificazione italiana.



L’Italia ed i Rothschild

Negli anni successivi alle guerre napoleoniche l’Italia era nota negli ambienti della City di Londra come “La Terra dei Rothschild“.

Tre dei figli di Mayer Amschel Rothschild (1744-1812), il fondatore della nota dinastia di banchieri, erano i finanziatori “ufficiali” dei principali stati del territorio italiano.

Il Regno Lombardo-Veneto, con Milano, Venezia e Trieste, era sottomesso all’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe,
il cui principale finanziatore era il barone Salomon Mayer von Rothschild (1774-1855).

Suo fratello, il barone James Mayer von Rothschild (1792-1868) era il finanziatore principale del Granducato di Toscana.

Un altro fratello, il barone Calmann (Carl) Mayer von Rothschild (1788-1855), era il banchiere dei Borboni ed aveva carta bianca nel Regno delle Due Sicilie.
E fu in seguito il fondatore dei Rothschild in Francia.

Il fratello maggiore della famiglia, Amschel Mayer von Rothschild (1773-1859) restò nella città di origine, Francoforte sul Meno,
e si occupò di sviluppare gli affari in Germania, applicando lo stesso schema di azione all’unificazione tedesca.

Anche il Regno di Sardegna aveva contratto prestiti dalla famiglia Rothschild, ma non in modo esclusivo.

Cavour era un politico intelligente ed aveva capito che non avrebbe mai avuto il sostegno finanziario della famiglia Rothschild
per annettere al Regno di Sardegna territori che erano già sotto il loro controllo finanziario.
 
Carlo Bombrini

Un primo personaggio interessante della storia finanziaria del Risorgimento fu Carlo Bombrini (1804-1882), genovese, amico di gioventù di Giuseppe Mazzini.

Bombrini era un banchiere particolarmente capace.

Insieme al banchiere Bartolomeo Parodi costituì nel 1846 la Banca di Genova, una “banca nostrana”,
che ottenne le “regie patenti” e che consentì a Bombrini di diventare amico personale di Cavour.

Nel 1847 i genovesi finanziarono la nascita della Banca di Torino, la quale fu poi fusa con la Banca di Genova per costituire nel 1849 la Banca Nazionale degli Stati Sardi.
Una banca privata al servizio del Regno di Sardegna, che in qualche modo imitava in modo “nostrano” lo schema di potere dei Rothschild.

L’amicizia con Cavour proseguì fino al 1861, anno della morte del politico, quando la banca fu ridenominata Banca Nazionale del Regno d’Italia.

Bombrini ne fu direttore fino alla sua morte nel 1882.

La Banca Nazionale degli Stati Sardi si trasformò, dopo avere inglobato nel corso degli anni diverse banche locali, nella Banca d’Italia, costituita nel 1893.

In parallelo a questa storia bancaria ci sono i finanziamenti alla sfortunata Prima Guerra d’Indipendenza (1848-1849).
I finanziamenti alla Seconda Guerra d’Indipendenza (1859) ed i finanziamenti della Terza Guerra d’Indipendenza (1866).

Ma ci sono anche i molti provvedimenti di stretta collaborazione fra la politica e Bombrini relativamente all’imposizione del costo forzoso,
ovvero di emissioni di denaro non vincolate, per legge, alle riserve d’oro.

Ad esempio nel Regio Decreto n. 2873 del 01.05.1866 la Banca Nazionale del Regno d’Italia
fu obbligata a concedere un prestito allo Stato di 250 milioni al tasso dell’1,5%, chiedendo in cambio
il riconoscimento del costo forzoso delle banconote emesse dalla banca stessa.

Il tutto per finanziare la guerra contro l’Austria.

Gli Hambro

La madre di Cavour proveniva dalla famiglia De Sellon, una ricca famiglia di Ginevra,
i cui beni erano amministrati dai De La Rüe, famiglia originaria delle Fiandre, che svolgeva attività finanziarie sulla piazza di Ginevra.

Cavour era quindi divenuto amico del banchiere svizzere Emile De La Rüe, che inviò per conto del re di Sardegna Vittorio Emanuele II in spedizione alla City,
per prendere contatto con il banchieri emergente barone Carl Joachim Hambro (1807-1877), di origine danese.

Lo scopo era di convincerlo a concedere un prestito al Regno di Sardegna per quattro milioni di sterline.

L’iniziativa ebbe successo e portò allînstaurazione di un rapporto stabile fra il Regno di Sardegna e la banca Hambro.

Precedentemente altre iniziative non avevano avuto lo stesso successo, ottenendo il rifiuto dei banchieri Baring Brothers “Nella City nessuno osa sfidare i Rothschild”.

Carl Joachim Hambro era una persona coraggiosa e trovò affascinante l’idea di sfidare i Rothschild in Italia,
supportando i Savoia e puntando a sottrarre ai banchieri tedeschi territori e banche locali, secondo il noto schema di azione delle banche che finanziavano gli stati.

Hambro sottoscrisse il 10% del prestito ed emise obbligazioni all’85% del valore nominale.

L’iniziativa però non andò subito a buon fine, in quanto i Rothschild bloccarono l’emissione di obbligazioni Regno di Sardegna sul mercato finanziario di Amsterdam e di Bruxelles.

Ci fu un rapido crollo delle quotazioni, tuttavia Hambro decise di affrontare il rischio e di attendere la risalita delle quotazioni,
fino che fu superato il valore iniziale di emissione, garantendo il buon fine dell’operazione.

Re Vittorio Emanuele premiò Carl Joachim Hambro con la concessione del titolo di cavaliere dell’Ordine di San Maurizio.



Gli inglesi

Cavour non era così potente da controllare tutto lo scacchiere italiano.

C’erano sempre gli interessi dei Rotschild in Veneto e nel Regno delle Due Sicilie.

A questi si aggiungevano gli interessi geopolitici degli Inglesi nel Mediterraneo, in vista dell’apertura del Canale di Suez
(costruito fra il 1859 e il 1869) e le mire della massonerie inglese per distruggere lo Stato della Chiesa e il “cattolicissimo” alleato re delle Due Sicilie.

Fatto sta che furono fatti pervenire a Garibaldi ingenti finanziamenti, nonché un supporto militare esterno degli inglesi, per portare a buon fine la Campagna dei Mille.

I Savoia fecero buon viso a cattivo gioco, avendo tutti gli interessi ad impadronirsi delle casse del regno borbonico per ridurre l’esposizione debitoria delle banche di cui sopra.

Cavour dovette pragmaticamente prendere atto della situazione.
E morì prematuramente, a soli 51 anni.

Secondo lo storico Giovanni Fasanella, da documenti storici emergerebbero prove di un assassinio di Cavour da parte dei massoni inglesi o da parte dei Rothschild,
che tanto potere avevano nella City di Londra.

Nella City nessuno osa sfidare i Rothschild” e neanche Cavour la poteva passare liscia.
 
Morale della storia: la funzione del debito pubblico

La “guida finanziaria” dell’unificazione dell’Italia portò ad assoggettare l’intero paese allo “schema di azione delle banche”.

La contrazione di un “debito del regno” nei confronti dei banchieri, finalizzato a finanziare l’unità d’Italia,
portò alla nascita del debito pubblico, generato quasi sempre da prestiti in banconote emesse dalle banche stesse, spesso con minime coperture “legali” in oro.

I banchieri del XIX era in realtà degli abili prestigiatori della finanza, i quali insinuarono nello stato sabaudo, poi divenuto Regno d’Italia,
i meccanismi di “moltiplicazione” del denaro, di cui il re aveva bisogno per ampliare le sue conquiste territoriali.

Le banche private diventarono così fondamentali per il funzionamento dello stato, da trasformare l’iniziale debito privato del re
in un debito pubblico di tutti i cittadini ed al punto da trasformare un insieme di banche private nella Banca Nazionale del Regno d’Italia
e poi nella successiva Banca d’Italia, parte integrante delle istituzioni pubbliche.

Il tutto garantendo costantemente le rendite ai banchieri ed ai loro ambienti, ora non più fornitori esterni, ma divenuti direttamente dei funzionari pubblici.

Le rendite erano costituite, come sempre, dagli interessi sul debito pubblico, denaro investito in gran parte da professionisti del mondo della finanza,
con una rendita certa e garantita dal pagamento delle tasse da parte dei normali cittadini e dal loro lavoro.

Infatti anche quando il pagamento degli interessi era garantito dalla stampa di nuovo denaro, i rentiers lo potevano spendere per acquistare “gratuitamente”
beni e servizi sul mercato, mentre tutti gli altri “normali cittadini” per avere del denaro dovevano lavorare per guadagnarlo.

Chi controllava la banca centrale, inoltre, aveva anche il potere di indirizzare l’economia del paese in una certa direzione.

La Banca d’Italia dal 1893 ad oggi ha passato vicende alterne, momenti di maggiore “indipendenza” dal governo,
in cui poteva maggiormente curare gli interessi dei rentiers e momenti di maggiore “dipendenza” dal governo,
in particolare durante il ventennio fascista, dove fu usata come strumento di controllo sul sistema bancario e sull’economia del paese,
in particolare con la Legge Bancaria del 1936, con cui la Banca d’Italia diventò un istituto di diritto pubblico e di proprietà pubblica.

Sotto tale status la banca centrale italiana continuò ad operare in concertazione con i vari governi anche nel secondo dopoguerra,
fino al famoso “divorzio” del 1981 fra Tesoro e Banca d’Italia, che rese la banca centrale nuovamente “indipendente” dalla politica
e quindi libera di curare maggiormente gli interessi degli investitori finanziari.

Le ultime riforme significative sono state la riforma del Testo Unico Bancario del 1993,
che ha ulteriormente liberalizzato il sistema bancario-finanziario e che ha sancito l’ingresso della Banca d’Italia nel Sistema Europeo delle Bance Centrali (SEBC).

Qualcosa di simile a quanto era avvenuto nel XIX secolo, con la progressiva concentrazione in poche mani del potere di emissione della moneta,
non per unificare gli “staterelli” politici in unità statali più “serie” (come avvenne in Italia e in Germania),
ma per estendere il potere dei banchieri su territori sempre più vasti, essendo chiaro che a comandare sono i banchieri, non i politici, non i re e meno che mai i popoli.
 
Pochi ricordano che il potere deri Rothshild sull'Europa preunitaria era dovuto al fatto che quando Napoleone
invase la penisola i monarchi preunitari, incluso il papa, misero in salvo i loro beni liquidi a Londra e sopratutto presso i Rothshild,
quindi dopo la Restaurazione continuarono a gestire i patrimoni dei loro clienti.

Credo lo stesso Napoleone sia prima che dopo l'abdicazione abbia messo in salvo il gruzzolo a Londra,
e forse la fuga dall'Elba e il ritorno a Parigi servì anche a liberare i capitali depositati presso alcuni banchieri parigini
(che avevano per paradosso in precedenza gestito i capitali dei fratelli del re decapitato), per portarli all'estero.

Comunque Cavour era legato per famiglia agli ambienti finanziari transalpini e questo gli permise di realizzare sia il riarmo
che la costruzione di quella rete ferroviaria piemontese attorno a cui poi si costruì l'unità infrastrutturale e quindi economica prima del Nord Italia quindi della penisola.

Nell'epoca delle ferrovie e della navigazione a vapore gli staterelli poco più che cittadini non potevano più esistere,
e quindi si realizzarono grandi entità statali come la Germania e l'Italia, in grado di competere con Francia e Regno Unito.

Anche l'Austria-Ungheria anche se sovranazionale era un'unità infrastrutturale ed economica, e pure l'Impero ottomano,
infatti quando i piccoli popoli balcanici lo frantumarono cominciarono i disordini che portarono alle due guerre mondiali.

Negli ultimi anni è toccato alla Russia essere mutilata, l'Ucraina separata dalla Russia è economicamente un nonsenso,
Riga è un grande porto russo abitato da russi e Tallinn è poco più di una lontana periferia di San Pietroburgo.

Permettere ai russi di recuperare queste aree di loro competenza e riorganizzare l'Europa in funzione di una integrazione economica con la Russia
fondata anche sulla totale egemonia politica e militare moscovita garantirà al continente la migliore condizione e le dimensioni economiche, politiche e militari per affrontare il XXI secolo.
 
Infami è la parola giusta.

Il governp “Ghondeh 2” si sta rivelando come il perfetto sommario dei luoghi comuni contro gli italiani ed intende applicarli sino in fondo.

Presi come obiettivi il “Cambiamento climatico” e l’evasione fiscale, ha deciso di usare il primo per bombardare gli italiani con una marea di tasse e balzelli
e di utilizzare il secondo per imporre un vero e proprio regime del terrore, lasciando naturalmente salvi ed intoccati i veri evasori.

Da questa cornice di odio per i cittadini nascono le ultime idee riportate da Investire:

– Vengono allungati i tempi per poter utilizzare i crediti (da maggio e non più da gennaio);

– Introdotte nuove sanzioni di 1.000 nel caso in cui i modelli f24 vengano scartati.

– Obbligo di preventiva presentazione della dichiarazione Irpef Ires e Irap se da essi emerge un credito superiore a 5.000 euro.

quindi si ritarda di 5 mesi la possibilità di utilizzare gli eventuali crediti fiscali e, soprattutto
si introduce una sanzione nel caso in cui i modelli F24 siano scartati per un semplice errore.

Quindi se nella dichiarazione il commercialista sbaglia a copiare uno dei singoli codici, lunghissimi,
che identificano una classe di imposta, scatterà una sanzione fino a mille euro.

Tutto questo anche se il credito esiste ed è esigibile.

Una mossa che viene introdotto per punire i cittadini con crediti di imposta ed i loro commercialisti: non osate chiedere il rimborso o rischierete una multa.

La prima mossa di autodifesa sia dei cittadini sia dei loro commercialisti dovrebbe essere questa di recarsi in massa agli Uffici delle Entrate
per far compilare da loro gli F24, in modo che gli eventuali errori vengano imputati allo stato!!

Comunque perseguitare cittadini ed aziende italiane non facendo praticamente nulla verso la vera evasione,
cioè quella che avviene all’estero, è veramente geniale e spingerà chi può a scappare ed andare all’estero.

Questo interessa qualcosa al contesco governo giallo-fucsia?

No, per lui sono importanti solo le proprie prebende il il proprio smisurato io.
 
Il petrolio è sempre stato presente nella storia dell’uomo, ma la sua importanza è sempre stata limitata da usi secondari,
come per l’impermeabilizzazione delle navi sotto forma di bitume e pece, o nella preparazione di liquidi infiammabili.

A metà dell’ottocento il suo uso ha iniziato ad avere un’importanza superiore perchè è stato utilizzato sia nella produzione di diluenti
sia come carburante, prima sulle navi, ad esempio quelle russe nel Mar Nero e Caspio, quindi come carburante nelle prime autovetture.

Questo poi ha portato da un lato all’aumento del’uso del petrolio stesso, dall’alto all’aumento dell’interesse e quindi della ricerca e sfruttamento dei giacimenti.

Questo,insieme al susseguirsi degli eventi storici, ha portato ad un andamento del prezzo come segue.

In colore chiaro il prezzo in dollari a valori attuali, in colore scuro i prezzi nominali.

Quindi, successivamente, una legenda esplicativa degli eventi storici collegati.









Per informazione comune possiamo ricordare che i pozzi di petrolio moderni sono stati aperti:

  • 1854 Baku, Russia, con trivellazione a 21 metri
  • Poland–1854
  • Bucharest, Romania–1857
  • Ontario, Canada–1858
  • Pennsylvania, USA–1859
Il primo vero boom petrolifero fu quello della Pennsylvania che per una certa fase, nella seconda metà dell’ottocento,
venne a rappresentare il 50% della produzione mondiale.

A questo seguì l’Oklaoma.

Quindi passiamo nel 1900 con tutti gli eventi che conosciamo.
 
Poveri 5stalle succubi di un misero 5%

Questi giorni sono stati chiarificatori del futuro della politica italiana.
Chi aveva una visione non banale già aveva capito ad agosto che il vero Deus ex Machina del governo era Renzi
e che Giuseppi cercava solo di guadagnare tempo creare una propria casa politica o una propria credibilità.

Non esiste un programma, non esiste una coalizione, esiste solo un gruppo di persone che ha come unico obiettivo sopravvivere politicamente, meglio se a scapito degli altri.

In questa coalizione degli “Homo Homini Lupus”, nel suo comune disprezzo ed odio verso i cittadini italiani,
sta già sgomitando e ciascuno dei vari leaderotti vuole un pezzettino di terra in più, una cadrega in più, uno strapuntino in più.

Oggi alla Leopolda Renzi ha detto:

La maggioranza è solida, il governo no

prima di demolire la manovra finanziaria di Conte affermando che il PD si conferma “Il Partito delle tasse”,
come se invece lui fosse il partito della detassazione e dimenticando di essere non all’opposizione, ma al governo.

In realtà la situazione è chiara, siamo all’ennesimo “Giuseppi stai sereno”, mostrando chiaramente che il Governo
non può essere solido fino a quando non ci sarà Renzi a capo. Solo con lui alla guida ci potrà essere duraturo.

Dall’altro capo Giuseppi, con la sua finanziaria massimalista e nemica degli italiani, in ogni senso ,
sempre che gliela facciano passare a Bruxelles, cerca di crearsi una sua posizione come esponente della sinistra.

Aver puntato tutto su un tema demagogico come la “Lotta all’evasione”, vista come un problema di idraulici e piccoli negozianti,
non come un problema di multinazionali e di holding che si spostano all’estero, con una normativa assurda, al limite del demenziale,
oltre che profondamente antipopolare, non è altro che un sistema per proporsi alla guida del PD.
Perchè, parliamoci chiaro, Zingaretti è un segretario solo pro tempore, quasi abusivo,
che guida il partito solo perchè in quel momento passava di lì e non c’era nessun altro kamikaze.
Giuseppi, in corsa, è passato dall’essere l’uomo del Movimento ad essere l’uomo del PD
.

Il governo quindi è un evento di transizione, un Taxi che trasporta le ambizioni dei singoli e dai quali questi scenderanno a propria convenienza.

Il tassista è Di Maio ed il Movimento Cinque Stelle che, alla fine, si troverà con un salato conto da pagare.
 
Ormai è evidente che Renzi, come ha creato questo governo con l’aiuto di Grillo, così lo distruggerà.

Deve solo portare a termine la Legge di bilancio per intestarsi la paternità politica di aver evitato l’aumento dell’Iva.

Dopo di che deve evitare di rendere operativa già dalla prossima Legislatura la riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari,
perché deve riportare in Parlamento almeno tutti quelli che lo hanno seguito in ItaliaViva, quindi è più facile farlo con 945 parlamentari anziché 600.

Come abbiamo evidenziato su questo giornale qualche settimana fa, perché la riforma costituzionale sia operativa già a partire dalla prossima Legislatura,
devono trascorrere più di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della riforma medesima (art. 4 della legge di revisione costituzionale).

Nel caso non si tenesse il referendum confermativo
, Renzi ha tempo – per non rischiare – fino a fine febbraio per staccare la spina a Conte,
altrimenti, nel caso il referendum si tenesse, ha tempo fino all’estate.

Ma arrivare fino a luglio/agosto potrebbe essere rischioso, soprattutto perché stare al governo coi grillini si finisce per essere confusi con loro
,
errore politicamente mortale per il leader di ItaliaViva, che ha interesse a svolgere una campagna elettorale soprattutto contro Di Maio e Conte.

Un conto è governarci insieme per qualche mese con lo scopo di non far aumentare l’Iva, diverso se ci governi insieme per un anno.

Ora bisogna vedere se Renzi aspetterà il nuovo anno per staccare la spina, oppure approfitti degli attuali forti contrasti col governo in tema di contante, quota100 e regime forfettario.

Il fondatore di ItaliaViva non vuole che il tetto per l’utilizzo del denaro contante sia diminuito (non a caso fu lui a portarlo a 3.000 euro),
così come non vuole complicare la vita al ceto medio per chi si trova nel regime forfettario,
che lui stesso fece approvare entro la soglia reddituale dei 30.000 euro annui, poi innalzata da Salvini a 65.000, ma che ora Conte vuole smantellare.

Renzi ha un elettorato non operaio ma di partite iva, quel ceto medio di centrosinistra che gli diede credito alle europee del 2014,
ma che successivamente lo ha abbandonato verso i 5Stelle (lampante il dato delle elezioni politiche del 2018).

Intestarsi insieme ai grillini una manovra in “stile Monti” gli può solo far perdere voti.

Ed ecco allora il nuovo colpo di scena, che lo resusciterebbe nell’elettorato moderato di Pd e 5Stelle: fare quello che fece Berlusconi con Monti alla fine del 2012.

Portata in Parlamento la manovra di bilancio, Renzi potrebbe intestarsi la paternità politica di non aver fatto aumentare l’Iva
e calare l’asso prendendo le distanze da Conte, Di Maio e Zingaretti: crisi di governo ai primi di dicembre,
Legge di bilancio approvata dal Parlamento entro la fine dell’anno coi suoi voti determinanti ed elezioni politiche tra febbraio e marzo a Costituzione vigente.


In questo modo otterrebbe due risultati: rinviare di una intera Legislatura la riduzione del numero dei parlamentari
e distinguersi da 5Stelle e Pd nel campo dell’approccio economico, e allo stesso tempo apparire come uomo “responsabile” per l’approvazione della finanziaria.

In tal caso sarebbe indifferente il fatto se si tenesse o meno il referendum confermativo sulla riforma costituzionale,
in quanto questo potrebbe svolgersi anche dopo le elezioni politiche (vedesi il caso analogo del 2006).

Resta un nodo: la legge elettorale.

Tornare a votare col Rosatellum metterebbe ItaliaViva – qualora si presentasse da sola – nelle condizioni di non ottenere neppure un seggio nei collegi uninominali,
attribuendosi solo quelli residui con la quota proporzionale. A Renzi non conviene.

A questo punto le strade sarebbero due: fare buon viso a cattivo gioco e confluire nella stessa coalizione elettorale col Pd,
con la solita scusa di battere Salvini, e allora anche per ItaliaViva il Rosatellum andrebbe bene,
oppure portare in Parlamento in breve tempo una nuova legge elettorale proporzionale e chiedere a Pd e 5Stelle,
sulla base degli impegni scritti già assunti il 7 ottobre da tutte le forze politiche di maggioranza, di votarla entro la fine dell’anno.

Ma, attenzione. Non si può escludere che in questo gioco a scacchi entri anche il Quirinale.

Non è detto infatti che Mattarella ci faccia tornare a votare.

Anche se le sue prerogative sono costituzionalmente limitate alla volontà dei gruppi parlamentari,
i poteri “a fisarmonica” del Capo dello Stato potrebbero costituire un intralcio per le elezioni anticipate.

E allora Renzi si verrebbe a trovare nella stessa situazione di Salvini.

Aver provato a dare la spallata ma non essere riuscito a far concludere la legislatura.

Su una cosa però può riuscire: mandare a casa Conte. E non è poco.
 
ll melograno è un frutto dal potentissimo potere antiossidante e anti infiammatorio grazie alla presenza dei polifenoli:
ringiovanisce la pelle, rigenera le cellule, previene le malattie cardiache e i danni al cervello.

Questi e molti altri sono i benefici che può apportare questo frutto prezioso originario dell’Iran di cui, però,
è importante non abusare. Scopriamo, quindi, tutti i benefici del melograno.

Tutti i benefici e le proprietà del melograno
È ricco di antiossidanti importanti per la pelle
Il melograno contiene sostanze fitochimiche, quali tannini e antociani, che aiutano a migliorare l’aspetto della pelle.
Inoltre è in grado di stimolare le cellule cheratinociti che contribuiscono alla rigenerazione cellulare e che, quindi, diventano un potente agente anti invecchiamento.


Aiuta a prevenire le malattie cardiache
Il melograno è l’unico frutto in natura che contiene l’acido ellaico, un antiossidante in grado di abbassare il colesterolo cattivo e di mantenere in salute i vasi sanguigni, riducendo le probabilità di infarto e ictus.

Può essere utile nella prevenzione del cancro al seno
Il melograno contiene gli ellagitannini, polifenoli bioattivi che sembrano in grado di inibire la aromatasi,
un enzima che trasforma gli androgeni in estrogeni, ormoni ritenuti coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di almeno due terzi dei tumori mammari.

Rallenta il cancro alla prostata
Diversi studi, sia su topi e che su esseri umani, hanno dimostrato che l’assunzione di succo di melograno (un bicchiere al giorno) rallenta il cancro alla prostata.
Nello studio su 50 uomini, l’assunzione di succo di melograno ha mantenuto stabili i livelli di PSA, riducendo la necessità di trattamenti chemioterapici o ormonali.

Aiuta a combattere gli sbalzi d’umore
Il melograno agisce positivamente in tutti quei casi di sbalzi d’umore legati alla sindrome premestruale e alla menopausa. Inoltre contiene vitamine E e C, selenio e beta-carotene, utili per ridurre le vampate di calore della menopausa

Contiene la vitamina C, utile per ossa e pelle
L’altissimo contenuto di vitamina C del melograno è un toccasana per le ossa, ma anche per la pelle (la vitamina C è parte integrante nella formazione del collagene). Grazie ad un singolo melograno è possibile introdurre la metà del fabbisogno giornaliero di vitamina C.

Aiuta a proteggere la pelle dai danni causati dai raggi UV
La presenza nel melograno degli antiossidanti gallico e ellagico, rende questo frutto un portento per la protezione della pelle dai raggi UV e dai conseguenti radicali liberi.

Protegge il cervello
Le sostanze nutritive presenti nel melograno sembrano in grado di prevenire l’insorgenza del morbo di Alzheimer, oltre a frenarne i sintomi quando la malattia è ormai insorta.
Inoltre, l’infiammazione dolorosa che accompagna malattie come l’artrite reumatoide e il morbo di Parkinson, potrebbe essere ridotta proprio grazie all’assunzione regolare di melograno.

Come assumere il melograno
Il miglior modo per assumere il melograno è berne il succo.

La dose consigliata è di un bicchiere da 250 ml al giorno, in grado di fornire circa il 50% della dose giornaliera raccomandata (RDA) per un adulto, di vitamine A, C ed E e il 13% RDA di potassio.

Inoltre, è importantissima l’assunzione di melograno nelle donne che cercano una gravidanza:
il succo di melograno è in grado di apportare tutto l’acido folico necessario in questa fase della vita di una donna.

Melograno e controindicazioni
Il melograno, pur apportando incredibili sostanze benefiche, è purtroppo estremamente ricco di zuccheri.

Un bicchiere di succo di melograno contiene tanto zucchero quanto ne contiene una bibita analcolica e quasi quanto due porzioni di cereali per la colazione.

Attenzione, quindi, se siete diabetici o se state seguendo una dieta ipocalorica.
 
Ultima modifica:
Le castagne sono ricche di carboidrati complessi (amido), fibre, proteine e sali minerali.

Inoltre, sono una buona fonte di vitamine del gruppo B e non contengono colesterolo.

Tali aspetti nutrizionali le rendono un alleato della salute e per questo in autunno non dovrebbero mancare nelle nostre tavole.

1. Ricaricano di Energia
In quanto composte principalmente da carboidrati, le castagne sono ricche di calorie e per questo il loro consumo non deve superare le tre volte la settimana.
Tuttavia, il loro valore energetico le rende ottime per combattere stress e stanchezza e anche contro l’influenza dei periodi invernali, per recuperare le forze, agendo come ricostituente naturale.

2. Combattono l’Anemia
Questo frutto autunnale contiene ferro ed è utile per contrastare l’anemia. Inoltre, è ricco di acido folico, una sostanza che aiuta ad evitare alcune malformazioni del feto.

3. Aiutano l’Intestino
Il buon apporto di fibre le rende particolarmente adatte contro la stitichezza, in quanto aiutano a regolarizzare l’apparato intestinale.
Tuttavia, è meglio evitare di mangiarle crude, perché possono risultare irritanti.

4. Migliorano il Sistema Nervoso
Le castagne contengono sali minerali importanti, tra i quali il fosforo, in grado di potenziare l’attenzione e la memoria,
per cui sono cibi utili per il sistema nervoso e per il suo mantenimento attivo.

5. Contrastano il Colesterolo alto
Essendo un alimento di origine vegetale, le castagne sono prive di colesterolo.
Questa caratteristica le rende adatte nella dieta per l’ipercolesterolemia, che si basa su alimenti ricchi di fibra vegetale e privi di colesterolo.

Oltre a queste importanti proprietà delle castagne, è utile sapere che i golosi frutti non contengono glutine e quindi,
pur avendo caratteristiche nutrizionali simili ai cereali, possono essere consumate anche da chi soffre di celiachia.

Esistono controindicazioni? Vediamo qualche consiglio da tenere a mente.

E' bene sapere che non fanno bene a tutti. Vediamo meglio perché.

Per il loro alto contenuto di carboidrati (zuccheri) le castagne sono sconsigliate a chi soffre di diabete, colite o obesità.
Inoltre, al momento dell’acquisto o della raccolta, vi consigliamo di controllare che i frutti non siano stati colpiti da parassiti: la buccia deve essere brillante e intatta.
Un’ultima raccomandazione: ricordatevi che le castagne crude non fanno bene in quanto potrebbero causare problemi intestinali come cattiva digestione o gastrite.

Per conservare le castagne a lungo e poterle utilizzare anche nei mesi in cui non sono più disponibili, vi suggeriamo di lasciarle immerse per una settimana,
cambiando l’acqua ogni giorno ed eliminando quelle che risalgono in superficie.
Passati sette giorni, toglietele dall’acqua e fatele asciugare all’aria aperta, dove potrete continuare a conservarle anche per molti mesi, durante i quali diverranno via via più secche e saporite.
 

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