Situazione Ucraina

Sono sempre per aiutare chi non capisce e/o non sa leggere.

Istat, cala il Pil dell’Italia nel secondo semestre: -0,3%.

 
Magari riscrivendo quello che ti avevo già scritto e documentato ,sempre dal sole 24 ore, hai dato un'occhiata più approfondita e hai compreso di aver scritto il tuo proverbiale sfondone.

Ignatius mi complimento per la replica, ineccepibile.
E dato che dimostri una certa capacità di analisi economica, senza rischiare di andare troppo fuori dal tema in questo spazio, ti vorrei riportare una mia osservazione aggiuntiva che amerei approfondissi.
Avevo già evidenziato nella mia replica a Vai di un calo nelle qualità produttive delle spese pubbliche per armamenti, in quanto non capaci sino in fondo di rigenerare economie a lungo termine.Anche se ogni guerra ha un costo ed alcune di esse è giusto sostenerle in proiezione futura, come anche tu hai giustamente sottolineato.
Secondo me infatti meglio delle spese pubbliche in deficit per armamenti, farebbero in genere le spese pubbliche in "conto capitale", semprechè fatte bene e non in chiave clientelare e che avrebbero negli investimenti in nuove tecnologie, però sempre di uso corrente e pubblico, una portante necessaria. Difatti ai ritorni di gettito tributario dovuto agli aumenti di pil legati al moltiplicatore, determinati da qualsiasi spesa pubblica in deficit, con le spese pubbliche in conto capitale, avremo anche dei miglioramenti strutturali nelle economie che darebbero una mano inequivocabile agli indebitamenti pubblici con aumenti strutturali nel gettito.

Keynes, Teoria generale, cap. 24.

" Non è importante che lo stato si assuma la proprietà degli strumenti di produzione. Se lo stato è in grado di determinare l’ammontare complessivo delle risorse destinate ad accrescere gli strumenti di produzione e il saggio base di remunerazione per coloro che le posseggono, esso avrà compiuto tutto quanto è necessario. Inoltre le necessarie misure di socializzazione possono essere applicate gradatamente e senza introdurre una soluzione di continuità nelle tradizioni generali della società."
Concordo: una spesa in conto capitale, in teoria, ha effetti molto migliori.
Pensa se improvvisamente sparissero i N.I.M.B.Y. e, tenuto conto
1) del clima un po' più tropicale che in passato, con potenti alluvioni
2) dei periodi di siccità
3) dell'opportunità di rendersi meno dipendenti dall'estero per il fabbisogno energetico,
lo Stato espropriasse (al giusto prezzo) alcune valli di montagna e costruisse un po' di dighe.
Ne avremmo energia pulita e quasi gratuita per molti decenni, meno danni da allagamenti improvvisi e agricoltura meno soggetta ai periodi di siccità.
Tutto questo in aggiunta rispetto al fatto che, per ogni milione speso per costruire la diga, ci sarebbe il consueto moltiplicatore: aziende che assumono ingegneri e operai, che acquistano materie prime ecc.

Però purtroppo mi tocca osservare che la produttività a lungo termine della spesa in conto capitale non è un fattore di scelta per la politica italiana: contano solo i voti che si riescono a raccattare.

Per cui di solito si preferisce inventare un sussidio ai disoccupati che
1) non li rende più occupabili (slegato alla crescita professionale), e così li mantiene "ricattabili" dalla politica
2) se anche può finire nelle mani di lavoratori in nero (se va bene) e criminali mafiosi (se va male)
poco importa: ci si può battere il petto sostenendo che si è realizzata un'operazione di giustizia sociale (sic).

E, se proprio bisogna fare (o anche solo parlare di) spese in conto capitale, si preferisce un ponte sullo stretto di Messina.
 
Ti vedo un pò troppo critico su quello che è stato chiamato Reddito di Cittadinanza.
Ora una cosa è la sinistra che sta dietro a questo istituto e come lo ha sostenuto e altra cosa è l'istituto stesso.
Il RC è qualcosa di felicissimo come idea perchè sposta il concetto di tutela sociale dal posto di lavoro a quello del reddito e in questo senso coniuga perfettamente il concetto di tutela sociale con quello di mercato (la c.d flexsecurity).

Che vuol dire ?
1) Che si dovrebbe garantire un reddito minimo bastevole, in maniera automatica e a chi veramente lo neccessita. Ma nello stesso tempo questo deve dar luogo alla cancellazione di tutti quei meccanismi residuali oggi presenti (cassa integrazione, mobilità, redditi di inclusione a livello locale, art.18 etc., molti di questi oggi sono anche cambiati come nome ma non come sostanza) e che in genere vengono imposti oggi nei casi di crisi aziendali con il preciso scopo di prolugare le crisi stesse, senza risolverle ovviamente, e imporre vincoli e costi ai datori di lavoro e quindi al libero svolgersi del mercato.Inoltre considerata la durata limitata degli stessi questi non potranno mai risolvere definitivamente il problema della sicurezza sociale.

2) il datore di lavoro dovrebbe invece, una volta messo in pista il RC, ritrovare una completa autonomia d'azione in tema di licenziamenti

3) Il RC messo in pista così non possiede alcuna valenza diretta nella creazione di posti di lavoro, ma può solo, garantendo una maggiore sicurezza sociale favorire la propensione al consumo e favorire inoltre una maggiore libertà al datore, le qual cose , indirettamente, favoriranno più crescita e occupazione e basta.

4) le politiche attive del lavoro ad esso associate non possono avere nessuno scopo finale di aumentare i posti di lavoro, anche se potrebbero agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma essenzialmente esse devono avere lo scopo principale di sorvegliare sulla corretta applicazione di questo istituto.

Cosa ha fatto la sinistra nostrana dopo aver utilmente battezzato questo istituto ?
Non ha cancellato i precedenti istituti di tutela sociale, non ha dato più libertà al datore ha pensato illusoriamente con il RC di offire maggiore opportunità di lavoro ai disoccupati, trasformando le politiche attive del lavoro del RC in aspiranti uffici di collocamento e tutto ciò per motivi elettoralistici. Ciò ha facilitato oggi una destra nostrana, incosciente, di buttare a mare questo istituto seguendo la logica suicida del "butto il bambino con tutti i panni sporchi" e di cui ne farà le spese non avendo le giuste alternative a disposizione.
Siamo un po' off-topic rispetto alla tentata annessione dell'Ucraina, quindi sarò breve.
1) Concordo sul fatto che un nuovo sussidio alla disoccupazione dovrebbe comportare la revisione/cancellazione degli altri sussidi (salvo che l'obiettivo vero del sussidio sia la raccolta di voti: in quel caso, un provvedimento fatto male va benissimo).
2) Sul "garantire a tutti un reddito sufficiente", devo dire che per me la risposta è "dipende".
Ogni garanzia, ogni diritto che si dà a qualcuno, in campo economico corrisponde a qualcosa che viene sottratto a qualcun altro.
Almeno per quelli che capiscono che il bilancio dello Stato deve essere sostenibile, ovvero che lo Stato non può dare 100 ad alcuni cittadini, se ad altri cittadini chiede solo 50.


Quindi il problema, detto in modo pragmatico / brutale, è: per consentire a qualcuno di non lavorare, è giusto aumentare le tasse a chi lavora?
A suo tempo avevo preparato uno schema che partiva da una persona con uno stipendio di 1.310 euro netti al mese (cifra con la quale si sopravvive a Milano, ma senza Caritas non si riesce a mantenere una famiglia).
La cifra che l'azienda ha deciso che il lavoratore merita è oltre il doppio (2.747 euro), ma viene falcidiata fra tasse e contributi.
La cosa più scandalosa, a parer mio, è che una persona che ha appena di che sopravvivere debba versare oltre il 50% in tasse (di cui gran parte in modo occulto: alle trattenute in busta paga si sommano i versamenti a carico del datore di lavoro).
Quindi bisogna sempre partire dalla premessa che, per chi lavora, le tasse sono già troppo alte.

Per un supermanager la falcidia supera il 60%, ma sono dettagli.
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Ogni volta che qualcuno ha una buona idea, bisogna chiedersi "pagano sempre i soliti?".
Senza trascurare il fatto che ogni idea teoricamente giusta si presta ad essere sfruttata dagli immancabili "furbi", e su questo credo che ciascuno di noi abbia assistito a vari episodi da raccontare.
 
La Meloni dice che non abbiamo speso nulla per le armi inviate in Ucraina. Ha ragione?

"Raggiunge quasi il miliardo di euro il costo complessivo dell’aiuto militare all’Ucraina da parte dell'Italia. Sono le stime dell'Osservatorio Mil€x, che definisce quindi poco fondate le dichiarazioni in merito rese dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Che, davanti al Parlamento, ha sostenuto che l’invio di armi all’Ucraina non costituirebbe un costo per le casse pubbliche e quindi una sottrazione di risorse al bilancio dello Stato.

Parole smentite, spiega Mil€x, “dalla natura del meccanismo di sostegno militare implementato già poche settimane dopo l’invasione russa”, ma che assumono rilevanza politica e sul fronte della valutazione delle cifre, anche a fronte dell’imposizione europea di una rivalutazione del costo complessivo degli aiuti militari.

Fondi di magazzino da ripristinare​

Mill€x illustra inoltre il meccanismo con il quale si decide nel nostro Paese l'invio di armi: si procede per decreto legge, quindi, attraverso i decreti interministeriali, sono individuati materiali di armamento in surplus delle Forze Armate italiane, che vengono quindi spediti in Ucraina. Non vi è quindi una spesa elevata immediata, ma i costi sono quelli logistici di spedizione e di successivo ripristino delle scorte. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha infatti dichiarato “esplicitamente lo scorso 25 gennaio 2023, durante un’audizione parlamentare, che l’Italia dovrà comprare di nuovo le armi che ha spedito gratuitamente all’Ucraina”.
 
Tiraaa oh
Tiraaaa ...oh
Tiraaaaa .....si è rotta.

La vera notizia della giornata proviene dal principale alleato, militare e geopolitico, di Kiev: gli Stati Uniti.

Come annunciato poche ore fa dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby,
la Casa Bianca sarebbe preoccupata dei continui attacchi che la resistenza sta attuando in territorio russo.

Un allarme che potrebbe segnare un’angoscia ben più ampia da parte di Biden,
ovvero quella di giungere ad un punto di non ritorno, capace di comportare un’escalation a livello mondiale.


“Abbiamo avuto colloqui con gli ucraini riguardo alle nostre preoccupazioni sugli attacchi all’interno della Russia.
La nostra posizione è che vogliamo focalizzarci sulla guerra all’interno dell’Ucraina,
vogliamo assicuraci che abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per avere successo in questa controffensiva”,

ha sottolineato Kirby, rimarcando il fatto che gli Usa non stanno in alcun modo facilitando
e men che meno incoraggiando gli attacchi dell’Ucraina.



Una strategia, però, che ha fatto venire seri dubbi al principale fornitore ucraino.
E chissà se, nel medio-lungo termine, questa preoccupazione potrà rivelarsi cruciale..........
 
Tiraaa oh
Tiraaaa ...oh
Tiraaaaa .....si è rotta.

La vera notizia della giornata proviene dal principale alleato, militare e geopolitico, di Kiev: gli Stati Uniti.

Come annunciato poche ore fa dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby,
la Casa Bianca sarebbe preoccupata dei continui attacchi che la resistenza sta attuando in territorio russo.

Un allarme che potrebbe segnare un’angoscia ben più ampia da parte di Biden,
ovvero quella di giungere ad un punto di non ritorno, capace di comportare un’escalation a livello mondiale.


“Abbiamo avuto colloqui con gli ucraini riguardo alle nostre preoccupazioni sugli attacchi all’interno della Russia.
La nostra posizione è che vogliamo focalizzarci sulla guerra all’interno dell’Ucraina,
vogliamo assicuraci che abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per avere successo in questa controffensiva”,

ha sottolineato Kirby, rimarcando il fatto che gli Usa non stanno in alcun modo facilitando
e men che meno incoraggiando gli attacchi dell’Ucraina.



Una strategia, però, che ha fatto venire seri dubbi al principale fornitore ucraino.
E chissà se, nel medio-lungo termine, questa preoccupazione potrà rivelarsi cruciale..........
La realtà va letta in ottica diversa. L'Ucraina fa il culo alla grande armata rossa.
 

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