«L’emergenza è il governo, non la pandemia che sta regredendo e che comunque, se anche dovesse risvegliarsi – Dio non voglia –
troverebbe comunque difese farmacologiche e cliniche assai migliori di quelle di quattro mesi fa.
L’emergenza sono alcuni ministri politicamente analfabeti e tecnicamente sprovveduti. L’emergenza è un Parlamento esautorato».
Così Sergio Luciano liquida il tentativo di Conte di prorogare lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio.
Mai come stavolta si potrebbe dar ragione al premier, scrive Luciano,
«se solo avesse – anzi, avesse avuto – l’onestà intellettuale di attribuire l’emergenza non già alla pandemia ma alla giustizia civile e penale che non funziona,
alla lotta all’evasione che fa ridere, al codice degli appalti che li blocca, alla scuola che viene tenuta chiusa mentre si riaprono discoteche e spiagge,
al ponte Morandi che va assegnato in gestione ad Autostrade altrimenti non riapre, ai fondi di liquidità e alla cassa integrazione che ancora non sono arrivati ai destinatari»,
e insomma a tutti gli argomenti di stringente attualità «sui quali il governo, da quel drammatico weekend dell’8 e 9 marzo ad oggi, in quattro mesi, ha fatto solo chiacchiere».
Il tutto, aggiunge Luciano (già caporedattore economico a “La Stampa”, “Repubblica” e “Sole 24 Ore”),
è avvenuto «contro Salvini e grazie a Salvini», perché è da quando l’ex Capitano ha tentato, undici mesi fa, di far saltare il banco
e ottenere leelezioni anticipate «fidandosi dell’imbelle Zingaretti e finendo contro un muro», che il governo Conte-bis «ingrassa, sventolando lo spauracchio della vittoria della Lega».
Sostiene Luciano: «Il movimentismo salviniano –
“così non si può andare avanti, si torni al voto” – è stato il miglior alibi per il governo più pazzo del mondo e di sempre,
ossia per questo esecutivo attaccato con lo sputo che ci guida».
Adesso, l’ultima trovata è la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre,
«a 20 giorni dalla scadenza di quello vigente (31 luglio) e senza argomentazioni»,
in attesa del voto delle Camere, che il 14 luglio ascolteranno e si esprimeranno sulle comunicazioni del ministro Roberto Speranza sul nuovo Dpcm,
destinato a prorogare le norme anti-contagio in scadenza il 14 luglio.
Unica voce di protesta, per ora, quella di Elisabetta Casellati, presidente del Senato, contro il “decretismo” di Conte:
«Mi auguro che sia l’inizio di una democrazia compiuta», ha detto, riferendosi al voto assembleare sulle comunicazioni di Speranza,
«perché alla Camera e al Senato siamo ormai gli invisibili della Costituzione».
Luciano parla di "democrazia simulata", messa in scena dall’ennesimo governo «guidato da un premier mai eletto dal popolo».
Un esecutivo che «stava trascinandosi su un piano di precarietà quotidianamente più grave
quando la pandemia è intervenuta inducendo comprensibilmente tutti gli italiani a pendere dalle labbra di Palazzo Chigi».
In altre parole: il traballante Conte “salvato” dal coronavirus:
«Mai tanta visibilità e notorietà è stata data a un premier, per lo meno da quando Berlusconi ha perso quel ruolo».
Quando il Covid-19 ha costretto il governo a prendere le decisioni d’emergenza (lockdown, mascherine, distanziamento),
la tenuta dell’esecutivo è parsa a tutti rafforzarsi:
«La figura del premier Conte è diventata improvvisamente popolarissima, con quel suo tono pacato e quasi scivolato di ratificare l’ovvio».
Poi, però, «sono sopravvenuti i decreti dettati da quest’emergenza e una parte di quella fiducia è sfumata,
per l’enorme gap che gli italiani hanno in qualche caso drammaticamente misurato con la propria pelle,
per esempio non ottenendo gli aiuti per la liquidità o la cassa integrazione per i dipendenti».
Infine, il declino sostanziale della pandemia «ha incastrato Conte e il ministro Speranza nel ruolo di uccelli del malaugurio»,
nell’evocare «i rischi ancora presenti in circolazione e le pessime prospettive di una seconda ondata autunnale».
I prossimi pochi giorni saranno di fuoco, avverte Luciano:
perché non aspettare il 20 luglio prima di dichiarare la proroga dell’emergenza?
E perché prolungarla addirittura di sei mesi, anziché fermarsi a tre?
Il
Pd e i renziani chiedono comunque un passaggio preliminare in aula,
mentre i 5 Stelle declassano il problema a «questione prettamente tecnica»,
e il centrodestra ribadisce la sua contrarietà alla proroga, perché «lo stato di emergenza blocca l’Italia», sottolinea Anna Maria Bernini.
Sergio Luciano non vede spiragli:
«Come sempre: buoni a nulla e indecisi a tutto, ma anche capaci di tutto».