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Economist oggi:

Dopo una breve ricostruzione della giornata passione in Senato e la riflessione che «un’elezione generale difficilmente avrebbe potuto arrivare in un momento meno opportuno», ecco la previsione del settimanale britannico:

I sondaggi indicano una vittoria per un’alleanza elettorale di destra che include i radicali e nativisti di Fratelli d’Italia. E poiché gli stessi sondaggi suggeriscono anche che FdI guadagnerebbe il maggior numero di voti, è probabile che Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, venga presto sostituito come primo ministro dalla leader di Fdi, Giorgia Meloni. Un tempo neofascista, la sua unica esperienza di governo è stata quella di ministro della Gioventù per un triennio, fino al 2011. Un tale governo solleverebbe seri dubbi sulla disponibilità dell’Italia ad approvare le riforme che la Commissione europea chiede in cambio dell’esborso dei circa 200 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti a basso costo che sono stati stanziati per l’Italia dal Recovery Fund Ue. La Lega ha resistito con vigore alla liberalizzazione in una serie di settori, dalle concessioni balneari ai tassisti. Ha anche sollevato obiezioni agli sforzi di Draghi per migliorare la riscossione delle tasse e spostare il peso della tassazione dal lavoro alla proprietà. Parti cruciali del piano Draghi approvato dall’Ue — riforma della giustizia civile; una revisione delle leggi sulla concorrenza e un’analoga revisione delle leggi fiscali — sono rimaste bloccate in parlamento e ora moriranno con il suo governo. L’Italia potrebbe perdere le successive tranche di liquidità.

Considerazione finale:

All’inizio, Draghi è riuscito a far emergere il meglio della politica italiana, entusiasmando molti con il senso del dovere, la disponibilità al compromesso e la convinzione della necessità dell’unità nazionale. Ma, dopo soli 17 mesi, cade ora vittima del riaffermato peggio della politica italiana: l’ambizione, il ristretto interesse personale e l’incapacità di capire, o forse di preoccuparsi, che gli eventi nel loro travagliato Paese hanno sfortunate implicazioni ben oltre i suoi confini.
 
Salvini in diretta al TG1 manco ascolta la domanda che gli fa il giornalista e offre subito all'elettore due ghiotti bocconcini:

- Pensione con 41 anni di contributi

- Pace fiscale

Mi pare l'ottimo per tranquillizzare chi deve tirar fuori i soldini del PNRR. :-D
 
Quindi…aspetta…un veloce ripassino sulla scena politica mondiale a distanza di 6 mesi dall'inizio del conflitto e inizio crisi:

Biden ha battuto tutti i record dì impopolarità di un presidente e con ogni probabilità perderà le elezioni di mid term, rendendo gli ultimi 2 anni di mandato pressoché ingovernabili, se non lo cacciano prima.

Macron è un anatra zoppa, con il parlamento contro.

Il cancelliere tedesco è saporito e sostanzioso come un bicchiere d’acqua e non ci sta capendo una mazza.

Johnsson e Draghi faranno la differenza in Europa…ah no, scusate…

Zelensky è disorientato perché non sa più con chi fare le video call.


Ma quello che sta peggio di tutti è Vladimir…che guida un Paese con le pezze al culo…con una bilancia commerciale sfasciata…una moneta che non vale più un c…o e non sanno come affrontare l’inverno perché stanno senza gas, petrolio, grano…e hanno la benzina alle stelle


Non fraintendete…Vladimir è mio cugino che vive a Roma :d:
 
Financial Times

Il commento del quotidiano più letto nella City è affidato a Tony Barber, che inizia con il paragone (abbastanza inflazionato, va detto) fra Mario Draghi e Cincinnato, ma fa professione di maggior ottimismo:

Non è del tutto esatto suggerire che l’Italia sia ora in un caos senza timone. Anche se Sergio Mattarella, capo dello Stato, deciderà che è necessario tenere elezioni anticipate a settembre o ottobre (come ha effettivamente fatto, ndr), non c’è motivo per cui il parlamento italiano, se vi fosse la necessaria volontà politica, non possa approvare il bilancio del prossimo anno prima della fine di dicembre, come è pratica normale.

Subito dopo, Barber fa però sue le stesse previsioni e preoccupazioni dell’Economist sulla probabile vittoria della coalizione di centrodestra, fino ad arrivare a pronosticare la necessità di altri «salvatori della patria»:

Anche tralasciando la questione importante e ancora senza risposta su chi guiderebbe questa coalizione, ci sono motivi per dubitare che perseguirà un programma di riforme con la competenza e la convinzione di Draghi. La Lega, ad esempio, si è opposta alle misure pro-concorrenza relative alle licenze taxi e alle concessioni balneari. Potrebbe, allora, accadere che il senso di crisi diventi così acuto che, a un certo punto in futuro, l’Italia si rivolga a un’altra rispettata figura imparziale per aiutarla a superare i suoi guai. Più di 2000 anni dopo, lo spirito di Cincinnato sopravvive nella penisola.
 
New York Times

Il quotidiano americano è fra quelli preoccupati soprattutto dai riflessi della caduta di Draghi sulla tenuta del fronte anti Putin nella guerra in Ucraina. Scrive Jason Horowitz:

Draghi, ex presidente della Banca centrale europea che ha contribuito a salvare l’euro, ha accresciuto l’impronta internazionale e le prospettive economiche dell’Italia con la sola forza della sua credibilità, diventando una parte essenziale di un’alleanza occidentale unificata che si è opposta a Mosca per la sua invasione dell’Ucraina. Ha cercato di modernizzare il Paese e rendere l’Italia, una nazione carica di debiti per anni vista come un punto vulnerabile per la salute economica e politica dell’Europa, più indipendente dal punto di vista energetico e una forza per l’unità e i valori europei. Il suo anno e mezzo al potere ha rivelato l’attrattiva di un governo pro-europeo senza se e senza ma e competente, concentrato su risultati concreti. I suoi sostenitori speravano che il centrismo di Draghi avrebbe agito come forza moderatrice sulle forze populiste del Paese, che si sono attenuate e unite al suo governo di unità nazionale. Ma il brusco crollo del suo governo ha trasformato ancora una volta l’Italia in un laboratorio politico per l’Europa. (...) Ora è probabile che le elezioni in Italia rivelino quanta forza conservano i populisti. Il loro stile politico di demonizzazione e di incitamento delle folle sembrava in ritirata dopo la pandemia, le cui ricadute economiche hanno premiato molto il governo competente personificato da Draghi. Ma forse no.
 
Le Monde

Il quotidiano francese dà ampio spazio nella sua prima pagina alla crisi italiana e vi dedica anche l’editoriale non firmato della direzione. Che si preoccupa, soprattutto, dei possibili riflessi geopolitici.

La capacità di Mario Draghi di riformare lo Stato italiano e utilizzare i fondi europei per rilanciare l’economia è stata considerata, soprattutto a Berlino, come una prova della validità di tale solidarietà europea. Le sue dimissioni, in un momento in cui altri due pilastri dell’Ue, il cancelliere Scholz e il presidente Macron, sono indeboliti — il primo dalle conseguenze dell’aggressione russa in Ucraina, il secondo dalla perdita della maggioranza parlamentare — rappresenta un grave shock per la consolidamento dell’Unione, per la sua leadership e per la sua coesione sulla scena internazionale. Lo scioglimento della coalizione di governo mette a nudo le estreme tensioni che l’Italia sta vivendo nei suoi rapporti con la Russia. Dopo aver imposto una ferma politica sanzionatoria a Mosca, Mario Draghi si è scontrato con la russofilia dei suoi alleati di circostanza, in particolare Lega e Forza Italia, e di parte dei datori di lavoro. Si può misurare lo sconvolgimento geopolitico che costituirebbe il ritorno al potere, alle prossime elezioni, in piena inquietudine energetica per l’approssimarsi dell’inverno, di queste formazioni dal pesante passato di compiacimento verso Vladimir Putin. Spetta agli italiani europeisti mobilitarsi e all’Ue agire con tatto per evitare questo scenario da incubo.
 

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