Val
Torniamo alla LIRA
Le mille sentenze che si stanno diffondendo in tema di cambiamento climatico
e, in particolare, sulla sua causa antropica, sembrano lasciare poco spazio alla razionalità scientifica.
I sostenitori della tesi maggioritaria, secondo cui il Global warming (Gw)
è causato dall’uomo, non hanno dubbi e vantano solo certezze
mentre i critici, spudoratamente definiti “negazionisti”,
avanzano perplessità di vario ordine.
Di fatto, viene così a mancare quasi del tutto una posizione critica intermedia, fra dogmatici e scettici,
che potremmo definire cartesiana, ricordando le profonde ragioni metodologiche del dubbio sostenute dal filosofo francese.
Va innanzitutto evitata una troppo facile analogia di cui,
proprio grazie alla furbesca introduzione del termine “negazionismo”,
fanno un disinvolto uso i dogmatici del Gw come effetto dell’azione umana.
Costoro puntano il dito sugli scettici,
ponendoli in analogia ai “negazionisti” nella pandemia da Coronavirus.
Chi la pensa così non supererebbe l’esame di Metodologia della Scienza,
poiché mostra di non capire la solenne differenza che c’è fra l’affidabilità statistica dei risultati
e il “grado di persuasività” che la tesi sull’origine antropica del Gw possiede.
In breve: la spiegazione del Gw assomiglia piuttosto a una tesi e, come tale, può solo essere “dimostrata”,
a partire dall’ipotesi sugli effetti della Co2 sul ritorno delle radiazioni solari,
potendo unicamente contare sulla persuasività argomentativa che riesce a offrire,
senza che possiamo in alcun modo testare in laboratorio l’affidabilità delle sue conclusioni.
e, in particolare, sulla sua causa antropica, sembrano lasciare poco spazio alla razionalità scientifica.
I sostenitori della tesi maggioritaria, secondo cui il Global warming (Gw)
è causato dall’uomo, non hanno dubbi e vantano solo certezze
mentre i critici, spudoratamente definiti “negazionisti”,
avanzano perplessità di vario ordine.
Di fatto, viene così a mancare quasi del tutto una posizione critica intermedia, fra dogmatici e scettici,
che potremmo definire cartesiana, ricordando le profonde ragioni metodologiche del dubbio sostenute dal filosofo francese.
Va innanzitutto evitata una troppo facile analogia di cui,
proprio grazie alla furbesca introduzione del termine “negazionismo”,
fanno un disinvolto uso i dogmatici del Gw come effetto dell’azione umana.
Costoro puntano il dito sugli scettici,
ponendoli in analogia ai “negazionisti” nella pandemia da Coronavirus.
Chi la pensa così non supererebbe l’esame di Metodologia della Scienza,
poiché mostra di non capire la solenne differenza che c’è fra l’affidabilità statistica dei risultati
e il “grado di persuasività” che la tesi sull’origine antropica del Gw possiede.
In breve: la spiegazione del Gw assomiglia piuttosto a una tesi e, come tale, può solo essere “dimostrata”,
a partire dall’ipotesi sugli effetti della Co2 sul ritorno delle radiazioni solari,
potendo unicamente contare sulla persuasività argomentativa che riesce a offrire,
senza che possiamo in alcun modo testare in laboratorio l’affidabilità delle sue conclusioni.