Val
Torniamo alla LIRA
Confermato anche l’episodio chiave dell’intervento decisivo dell’allora vicepresidente Biden
per il licenziamento del procuratore ucraino Viktor Shokin,
che stava indagando su Burisma per corruzione.
Un intervento che come ha confidato Mykola Zlochevsky, il proprietario di Burisma, ad un informatore dell’FBI,
sarebbe costato 10 milioni di dollari, 5 milioni ciascuno a Joe e Hunter.
Dunque, Devon Archer ha confermato al Congresso che nel dicembre 2015,
Mykola Zlochevsky e un alto dirigente della compagnia, Vadym Pozharski,
esercitarono continue pressioni su Hunter Biden per ottenere aiuto da Washington per fermare il procuratore ucraino.
Il 4 dicembre 2015, Hunter ha messo Zlochevsky e Pozharski direttamente in contatto
con l’allora vicepresidente Joe Biden durante una chiamata in vivavoce dall’estero
per discutere la questione (questo sarebbe un caso di violazione della legge sulla registrazione degli agenti stranieri).
La chiamata si svolse a soli tre giorni dalla visita del vicepresidente a Kiev, in programma dal 7 e al 9 dicembre.
Negli incontri con l’allora presidente Petro Poroshenko e altri alti funzionari ucraini,
Biden minacciò che se il procuratore Shokin non fosse stato licenziato,
avrebbe trattenuto un miliardo di dollari in aiuti economici di cui l’Ucraina aveva un disperato bisogno.
Nonostante i suoi legami con Poroshenko, Shokin fu licenziato alcune settimane dopo, a marzo del 2016.
Nel 2018 Biden se ne vantò pubblicamente,
raccontando ad una conferenza del Council on Foreign Relations di aver detto agli ucraini:
“Me ne vado tra sei ore. Se il pubblico ministero non viene licenziato, non avrete i soldi”.
E concluse ridacchiando: “Beh, figlio di puttana, è stato licenziato”.
Nel 2014, l’allora vicepresidente Biden ha partecipato ad una cena di lavoro con Hunter e i suoi soci al Café Milano a Washington,
ha testimoniato sempre Archer al Congresso.
Tra i partecipanti, Elena Baturina, una oligarca russa, vedova dell’ex sindaco di Mosca
esclusa dai soggetti russi colpiti dalle sanzioni dell’amministrazione Usa.
per il licenziamento del procuratore ucraino Viktor Shokin,
che stava indagando su Burisma per corruzione.
Un intervento che come ha confidato Mykola Zlochevsky, il proprietario di Burisma, ad un informatore dell’FBI,
sarebbe costato 10 milioni di dollari, 5 milioni ciascuno a Joe e Hunter.
Dunque, Devon Archer ha confermato al Congresso che nel dicembre 2015,
Mykola Zlochevsky e un alto dirigente della compagnia, Vadym Pozharski,
esercitarono continue pressioni su Hunter Biden per ottenere aiuto da Washington per fermare il procuratore ucraino.
Il 4 dicembre 2015, Hunter ha messo Zlochevsky e Pozharski direttamente in contatto
con l’allora vicepresidente Joe Biden durante una chiamata in vivavoce dall’estero
per discutere la questione (questo sarebbe un caso di violazione della legge sulla registrazione degli agenti stranieri).
La chiamata si svolse a soli tre giorni dalla visita del vicepresidente a Kiev, in programma dal 7 e al 9 dicembre.
Negli incontri con l’allora presidente Petro Poroshenko e altri alti funzionari ucraini,
Biden minacciò che se il procuratore Shokin non fosse stato licenziato,
avrebbe trattenuto un miliardo di dollari in aiuti economici di cui l’Ucraina aveva un disperato bisogno.
Nonostante i suoi legami con Poroshenko, Shokin fu licenziato alcune settimane dopo, a marzo del 2016.
Nel 2018 Biden se ne vantò pubblicamente,
raccontando ad una conferenza del Council on Foreign Relations di aver detto agli ucraini:
“Me ne vado tra sei ore. Se il pubblico ministero non viene licenziato, non avrete i soldi”.
E concluse ridacchiando: “Beh, figlio di puttana, è stato licenziato”.
Nel 2014, l’allora vicepresidente Biden ha partecipato ad una cena di lavoro con Hunter e i suoi soci al Café Milano a Washington,
ha testimoniato sempre Archer al Congresso.
Tra i partecipanti, Elena Baturina, una oligarca russa, vedova dell’ex sindaco di Mosca
esclusa dai soggetti russi colpiti dalle sanzioni dell’amministrazione Usa.