Un bravo cameriere parla con discrezione. Mario lo sa benissimo.
Ha ventuno anni, madre angolana.
Piccolo di statura, sguardo intelligente, simpatico a prima vista, racconta del padre, portoghese,
morto tre mesi prima che lui nascesse, del nonno che ha resistito solo tre anni al dolore per la morte del figlio.
La nonna invece ha comprato una casetta proprio sulla spiaggia, in Angola,
ben lontana dalla capitale Luanda, città ricca, ma per lei invivibile.
Lui parla. Ma è customized, come dicono i cretini,
perché il ragazzo ricorda perfettamente i gusti di chiunque
si sia seduto anche una sola volta nella pizzeria di Sétubal, a sud di Lisbona,
dove in pochi mesi è diventato un eccellente pizzaiolo
e ha imparato l’italiano, con un certo accento marchigiano, a caso, come quello del proprietario del locale.
“L’università di Lisbona non è lontana da Almada, dove vive la mia famiglia.
Però devo prendere un battello e una metro,
e poi ancora mezzi pubblici con cui raggiungo la sede della società che mi affida analisi dei dati, e mi fa lavorare tanto:
ho dovuto cercare un monolocale da quelle parti”.
Racconta di essere in pari con gli esami del terzo anno di Matematica
lavorando contemporaneamente in una pizzeria
e in una ditta che gli affida un compito di grande responsabilità.
“In base ai dati e alle statistiche, devo assegnare punteggi a situazioni che potevano essere gestite meglio o peggio,
ad esempio, venditori al di sotto o al di sopra della media del settore”.
“Certo, io ci penso spesso, quasi sempre:
ogni volta che i calcoli mi portano a un giudizio negativo su una persona che non conosco,
perché le schede sono ovviamente anonime, mi chiedo chi sia, mi chiedo se sia giusto far del male a qualcuno che forse ha bisogno.
Certo, la vita ogni tanto è crudele”.
Si scopre che ha iniziato a scrivere per una rivista scientifica con il patrocinio dell’università.
E che il titolare della pizzeria, dopo pochi mesi, ha scelto lui, fra tanti dipendenti, per sostituirlo in sua assenza,
ben sapendo che prima o poi dovrà andarsene.
Il suo tono è quello di chi racconta i pensieri e i progetti che gli frullano quando è solo,
nel suo appartamentino, davanti al computer che lampeggia aspettando ordini:
“Ma il compenso deve servire per vivere, e la matematica e le altre scienze che studio mi riempiono di curiosità, di sfide che vorrei vincere”.
La storia di Mario, scienziato in rampa di lancio che attende il countdown davanti a un forno a legna.
Ora a qualcuno verrà in mente di usare questo ragazzo dolcemente abbronzato
come testimonial contro i fannulloni che trovano sacrilega
la cancellazione del Reddito di cittadinanza.
Ma la politica, fortunatamente, non è per lui:
Mario è solo un genio del minimalismo.
Che in tempi in cui il suono prevalente è quello della trombazza, non è certo poco.