I numeri sono abbastanza impietosi:
secondo le stime, soltanto il 35,7% degli italiani finirà per concedersi una vacanza durante l’estate 2023.
Dato che conferma un trend in realtà già presente da tempo:
nel 2019, ultimo anno prima del Covid, era partito soltanto il 37,8% degli abitanti dello Stivale.
Guardando ancora più indietro nel tempo,
ecco emergere un vero e proprio tracollo nel numero delle notti trascorse in ferie,
a partire dalla crisi del 2008-2009.
Nel 2008 erano quasi 570 milioni complessive, più di sei giorni l’anno per ogni italiano.
Nel 2015 erano diventate 317 milioni.
Anche in questo caso, il calo è stato costante e inesorabile.
Una narrazione tutt’altro che in linea con quella dei social.
Qui diventa obbligatorio raccontare (o almeno far credere)
di essere sdraiati sotto un palma, in riva al mare di qualche incredibile e costosissima meta turistica.
Pena il marchio dell’infamia virtuale, l’inevitabile sensazione di essere diventati degli esclusi.
Gli influencer, con il loro bombardamento video,
ci fanno credere che volare a Bali o Dubai sia ormai un’abitudine,
come bere il caffè la mattina.
Contribuendo alla costruzione dell’idea di un’Italia, ricca e spensierata,
che in realtà semplicemente non esiste.