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Il Followerigno è un essere mitologico
la cui evoluzione naturale l’ha portato a sviluppare le dimensioni del suo pollice
per facilitarlo a mettere like sui social
ed ha diminuito il volume della scatola cranica avendone abbandonato l’utilizzo.

Il Followerigno si nasconde tra la popolazione animale
con una tecnica di sopravvivenza che gli scienziati hanno ribattezzato “qualunquismo mimetico”,
tramite la quale il Nostro tende ad assomigliare e a dire le stesse cose degli esseri che lo circondano
per compiacerli ed evitare così di esporsi al pericolo.
Grazie a tale capacità mimetica, il numero di questa specie sembra contare pochi elementi, ma in realtà sono quasi trenta milioni.

Il Followerigno dunque perfettamente si adatta al mondo dei social.
Rinunciando ad un pensiero proprio,
esso cerca nel Web un soggetto Alpha di successo da seguire, esaltare e, in caso di pericolo,
anche da difendere trasformandosi in leone da tastiera
.

Il Followerigno, non vivendo una propria vita interessante,
ha così la possibilità, di avere un argomento in più di cui dibattere, a scuola e al lavoro,
oltre che di calcio e cambiamenti climatici, delle gesta del proprio eroe o eroina,
che ha contribuito a rendere famoso e ricco, grazie alla sua spolliciata.
Argomenti come “Leo e la Vitto felicissimi hanno fatto la cacca insieme”
sono per lui irresistibili temi grazie ai quali riempie le proprie giornate incolore.

Il Followerigno è affetto da un disturbo molto diffuso nella società moderna.
Egli infatti è un “acritico funzionale”.
Non ha la capacità di farsi un’idea propria
paragonando la realtà con le proprie esigenze fondamentali di verità e bellezza.

In questo modo l’idolo mediatico ha gioco facile nell’imporsi come suo guro esistenziale,
impartendo paradossali lezioni di coerenza unite a slogan del tipo “sentitevi liberi di essere un po’ come vi pare”,
dando una parvenza di libertà al Followerigno
mentre il guro si arricchisce a dismisura sfoggiando trasgressivi costumi di scena con disegnati seni di una seconda scarsa.

Il Followerigno, intellettualmente annebbiato,
non è in grado di accettare, anche davanti alla prova provata,
che il suo idolo si è talvolta arricchito commettendo “errori di comunicazioni”
di cui però si è accorto accidentalmente anche l’Antitrust,
per poi chiedere scusa tramite un video spontaneo,
indossando il primo maglioncino da suora laica trovato in casa,
con un filo di trucco, il viso sbattuto, tanta commozione
e girato con la supervisione di Steven Spielberg.

Il Followerigno, infine,
ignora di possedere un enorme potere
di cui potrebbe disporre ma al quale ha rinunciato:

la libertà di decidere di non esserlo.
 
GB3GDH5X0AAH1ro
 
Ci vuole + Europa. :rotfl:


Il Governo Meloni ha accettato di fare 20 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica. Ogni anno. Fino al 2027. Dal 2028 i tagli raggiungerebbero invece i 100 miliardi di euro l’anno visto che rientrerà in gioco il computo degli interessi sul debito (più di 80 miliardi di euro l’anno) che è invece temporaneamente accantonato per il triennio 2025-27. Quadriennio se calcoliamo il 2024 che è l’anno in cui tornerà il Patto di (in)stabilità e (de)crescita e quello delle elezioni europee.
Il piano di rientro verrà elaborato dalla Commissione Europea e riguarderà un periodo di 4 anni. Piano di rientro che, su richiesta del Paese sanzionato, potrà essere dilazionato in 7 anni in cambio di… indovinate di cosa? Esatto! In cambio delle riforme (quelle lacrime e sangue che i vari Governi ci hanno imposto negli ultimi 30 anni al grido di “ce lo chiede l’Europa!”).


Il Governo ha accettato l’accordo raggiunto da Francia e Germania sul nuovo Patto «in uno spirito di compromesso», per usare le parole del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Il nuovo Patto di Stabilità e Crescita risulta addirittura peggiorativo rispetto alla versione precedente. Non era facile. Hanno insomma vinto i falchi guidati dalla Germania. Quella che trucca i conti nascondendo dal bilancio federale centinaia di miliardi di euro.


Nel nuovo patto restano ovviamente sia il tetto del 60% al rapporto debito/PIL, sia quello del 3% per il deficit/PIL.

I Paesi con un rapporto debito/PIL superiore al 90% dovranno ridurre il debito dell’1% l’anno (dello 0,5% i Paesi con rapporto superiore al 60% ma inferiore al 90%).


Per l’Italia, come dicevamo, si tratterebbe di oltre 100 miliardi di euro di taglio della spesa pubblica tenendo contro degli interessi sul debito (86 miliardi di euro, il 4,2% del PIL, nel 2024). Scomputando il costo degli interessi, il taglio è di “soli” 20 miliardi di euro l’anno.
La Commissione Europea ha già detto che la legge di bilancio 2024 di molti Paesi non rispetta i nuovi parametri e che questi Paesi saranno quindi sanzionati.
 

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