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quelli preparati... :d:

ROMA – Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, lo definì in tempi non sospetti con una formula efficace: «Ministro del disastro economico». Già, perché Carlo Calenda, in appena due anni trascorsi a palazzo Piacentini, con i governi Renzi prima e Gentiloni poi, è riuscito nella poco invidiabile impresa di collezionare una striscia incredibile di fallimenti, di trattative mai andate in porto, di vani tentativi di salvare le aziende dal fallimento e gli operai dal licenziamento.


Serie nera
Quello a cui si riferiva Emiliano è forse il più roboante di tutti, quello dell'Ilva, i cui sindacati hanno bocciato sonoramente, solo un paio di mesi fa, le proposte del ministro: «Calenda è andato a sbattere contro un muro di cemento armato senza che nessuno lo aiutasse a fallire – ribadì il governatore – Ha fallito perché non ha una percezione esatta di quello che succede all'Ilva, come probabilmente non ce l'ha anche di altre vertenze che non ha risolto». Stessa sorte anche a Roma per la questione Almaviva, dove i lavoratori hanno respinto l'accordo che prevedeva il taglio dell'orario di lavoro, delle retribuzioni, del Tfr. Sempre in Puglia, invece, Calenda non è riuscito a sbrogliare la matassa del gasdotto Tap, tanto da ritrovarsi ad ammettere lui stesso che la situazione che si era creata era «umiliante per il nostro Paese, non riusciamo a fare un tubo di un metro e mezzo». Da un capolavoro all'altro: sul caso Fincantieri, l'allora ministro tentò di vendere come un suo successo l'ingresso nella proprietà dei cantieri navali francesi Stx, ma fu la Lega a svelare come «noi abbiamo tirato fuori i soldi ma controllo operativo, indotto e lavoratori saranno sotto il controllo francese». Per non parlare della questione Alitalia. Con toni quantomeno affrettati, il titolare del Mise annunciò che la cessione sarebbe avvenuta prima delle elezioni del 4 marzo: peccato che si trattasse di pura utopia, visto che prima di lasciare il suo ufficio lo stesso Calenda rinviò ufficialmente la vendita della compagnia aerea al prossimo 31 ottobre. Una patata bollente passata, con tanti saluti, al governo successivo, dunque. Esattamente come la vicenda Embraco, che l'ex ministro seguì con grande attenzione, ma che la sua soluzione l'ha trovata solo qualche giorno fa, con la firma del suo successore Luigi Di Maio.


Spuntato dal nulla
Non certo un curriculum di cui andare fieri, insomma. Che non inizia, però, con il suo approdo in via Vittorio Veneto. Rampollo di una delle famiglie della Roma bene, figlio predestinato e prediletto dei Parioli, il giovane Carlo Calenda si fa notare soprattutto per aver recitato nello sceneggiato tv tratto dal libro Cuore, e diretto dal nonno Luigi Comencini. Poi lega a doppio filo il suo destino con quello di Luca Cordero di Montezemolo, prima in Ferrari, poi in Confindustria, infine in Italia Futura. Dev'essere stato a quel punto che nella testa di Calenda è spuntata la formidabile idea di scendere in politica. Non avendo avuto lunga vita il pensatoio montezemoliano, si ricicla dunque nella Scelta Civica di Mario Monti, venendo però trombato alle elezioni. Matteo Renzi tenta di ripescarlo mandandolo a Bruxelles come ambasciatore, ma viene richiamato a Roma dopo meno di tre mesi. Ma, per lui, quei piccoli inciampi non erano che gli inizi di una fulgida carriera: del resto, uno così, vuoi non nominarlo ministro? Terminata la sua attività nell'esecutivo, e finita male (tanto per cambiare) anche l'auspicata scalata alla presidenza del Consiglio, Calenda ha deciso di riciclarsi nel Partito democratico, proponendosi come uomo della provvidenza. E in quest'ultimo caso ci tocca proprio dare ragione alla sua intuizione: come potrebbe il Pd lasciarsi sfuggire un uomo che ha dimostrato tanta competenza nel settore dei fallimenti?

:rotfl:
Tuttavia non stupisce che un soggetto che in qualità di Ministro ha inanellato una serie incredibile di fallimenti e di iniziative del tutto dannose per il paese, dal caso Ilva a quello Alitalia, passando per le vicende Fincantieri, Embraco, Gruppo Novelli e Almaviva, possa fare l’ennesima brutta figura.

bel curriculuum
e in soli due anni:eek:

me co....:d:
 
Contesto. Quello che "versi" viene distribuito a chi è in pensione adesso, e non c'è alcuna garanzia sul fatto che ci sarà qualcosa da distribuire quando penserai di "prendere".

La garanzia non te la dà nessuno, nemmeno se gestisci in prima persona gli accantonamenti per la pensione.
Diciamo che è sostenibile sulla carta, una volta a regime e che tutti i retributivi saranno passati a miglior vita.

Se, per pura ipotesi, fossimo in uno Stato dove il sistema previdenziale è già in deficit adesso che la fascia dei 50enni, ovvero i maggiori contribuenti, sta per lo più lavorando, e pensassimo che nel giro di un decennio gli attuali cinquantenni passeranno da "versatori" a "prenditori", e allora a pagare le pensioni ci saranno molte meno persone, e meno pagate, ci sarebbe da preoccuparsi seriamente.
La riforma Fornero sarebbe dovuta entrare in vigore 40 o 50 anni prima.

Ok ma spetta allo stato la corretta gestione. Se è vero che in futuro ci saranno più vecchi a prendere pensioni che giovani a pagarle è pur vero che quei vecchi da giovani erano numerosi e hanno versato quanto richiesto. Il problema di oggi è che i contributi vengono usati per pagare retributivi o misti che non hanno alcun collegamento tra quanto versato e quanto percepito. E' ancora un sistema in fase di transizione a causa di intere generazioni passate che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità.
Ma purtroppo l'art.3 della costituzione non consente di fare distinzioni in caso ci fosse la volontà di tagliare.
 
supponiamo che quota 100 sia un lvl accettabile di indebitamento
quell'eccedente 57% pari a circa 1.000.000.000.000 è impossibile da abbattere
IMPOSSIBILE
ergo o fai come il giappone e lo finanzi dall'interno(debito in mano ai residenti)
o fai haircut con tutte le conseguenze nefaste del caso

il giappone però ha una moneta propria e una banca centrale che risponde allo stato

TERTIUM NN DATUR

.
Il debito non verrà mai ripagato, lo sanno tutti.
Possiamo farlo scendere solo in percentuale al pil, crescendo più del debito. Se ce la facciamo, ma non mi pare.
 
La garanzia non te la dà nessuno, nemmeno se gestisci in prima persona gli accantonamenti per la pensione.
E' vero.
Infatti nel mio scenario "neutro", l'INPS smetterà di pagare le pensioni o verserà pensioni da XX euro a chi ha versato contributi che giustificherebbero pensioni da XXXXXXX euro.
Nello scenario "negativo", non solo non ci saranno più pensioni, ma verranno anche confiscati i risparmi presenti nei fondi pensione di milioni di lavoratori, in modo che lo Stato possa distribuire le ingiustificate rendite di questi "privilegiati" tra quelli che verranno decisi al momento (balneari, tassisti, percettori di bonus vari).

Quindi mi quoto:

Qualche tempo fa mi ero documentato sul portare un po' di risparmi in Svizzera. Devo tornare ad approfondire il tema, ma stavolta con una certa fretta.
In effetti qualche politico in arrivo potrebbe trovare ingiustificato ed immorale il fatto che un cittadino abbia dei risparmi, dopo aver pagato solo il 50-60% di tasse.


Ok ma spetta allo stato la corretta gestione. Se è vero che in futuro ci saranno più vecchi a prendere pensioni che giovani a pagarle è pur vero che quei vecchi da giovani erano numerosi e hanno versato quanto richiesto. Il problema di oggi è che i contributi vengono usati per pagare retributivi o misti che non hanno alcun collegamento tra quanto versato e quanto percepito. E' ancora un sistema in fase di transizione a causa di intere generazioni passate che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità.
Ma purtroppo l'art.3 della costituzione non consente di fare distinzioni in caso ci fosse la volontà di tagliare.

Una cosa che i nostri carissimi amici no-euro non hanno capito è che l'uscita dall'euro e la venezuelizzazione dell'economia, da almeno un punto di vista, sarebbe fonte di equità intergenerazionale: sarebbe l'unica modalità di ridurre, in termini reali, i "diritti acquisiti".
 
quando nn si hanno argomenti si va di offesa, ma fa nulla

gli storici è impossibile depurarli dall'inflazione a meno di nn possedere una bloomberg

forzatamente ci si deve accontentare degli altri e prenderli per buoni anche se l'indice è altro e ben diverso

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che pena
e che pena la claque
ma fa lo stesso :d:
 
posto che rgc nn esiste :rotfl:

telecom era una macchina da soldi, con risultato operativo brillante
poi un giorno, i capitani coraggiosi(in quota piddina...diverranno in quota montezzemoliana/calendiana finendo di distruggere alitalia) la caricarono del debito monstre(30.000.000.000) contratto per scalarla
da allora sopravvive aspettando che il becchino le scavi la fossa(n.b. era di tutti noi e la rete l'abbiamo pagata noi)

aka puoi essere redditizio quanto vuoi ma un debito monstre nn potrai mai ripagarlo

studiare no è?

ma va bene lo stesso :d:
 

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