Fuori da questa europa. Aprite gli occhi.
Imposizioni rientro deficit servono solo a creare recessione e miseria,
nella quale entreranno gli speculatori e noi svenderemo i nostri capitali e gioielli.
Si fa più chiara l’attesa sull’impatto per i conti italiani delle nuove regole economiche europee.
L’idea è che si vada verso una richiesta di aggiustamento strutturale dello 0,5-0,6% del Pil in 7 anni,
un valore pari a circa 10 miliardi l’anno:
in altre parole una capacità di spesa che si farà più stretta dall’anno prossimo in poi,
e che, dopo l’indicazione della Commissione Ue, influenzerà anche gli anni successivi.
Dopo settimane di incognita sull’impatto concreto di alcuni dei molti
paletti
e salvaguardie via via inserite su richiesta dei Paesi frugali,
quel che sta emergendo secondo più fonti europee convergenti
è l’idea che alla fine si vada comunque verso un conto da circa 10 miliardi per Roma.
Non dovrebbero esserci richieste di correzione diverse
all’applicazione del cosiddetto ‘braccio preventivo’ del Patto,
che per l’Italia prevedrà
piani di spesa che garantiscano da subito un calo del debito pubblico
per almeno l’1% all’anno, e del cosiddetto ‘braccio correttivo’,
che chiede un aggiustamento strutturale del deficit per almeno lo 0,5% del Pil
per farlo rientrare entro il 3% del Pil (al 7,4% a fine 2023 secondo Eurostat).
“Sarà un risultato convergente anche se i due regolamenti non lo prevedono esplicitamente”,
ha spiegato un alto funzionario europeo.
La ‘traiettoria’ sarà data a Roma dalla Commissione il 21 giugno,
partirà poi un dialogo tecnico,
con la presentazione quindi del piano pluriennale di spesa entro il 20 settembre.