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Val

Torniamo alla LIRA
Sull’altro fronte, Giorgio Almirante ebbe moltissimi meriti,
ma non quello di lasciare che la gioventù missina andasse per la sua strada
imboccando il cammino della modernità.

E neanche a dire che le occasioni di cambiare rotta non si fossero presentate, perché non sarebbe la verità.

I primi segnali di una gioventù di destra pronta a scavalcare gli steccati ideologici
per entrare in contatto con il resto del mondo giovanile vi erano stati con il ’68.

Nell’arcinoto episodio di lotta studentesca del 1° marzo 1968,
ricordato come la “battaglia di Valle Giulia”,
a sprangare i poliziotti – i medesimi dalla cui parte si schiererà Pier Paolo Pasolini
non vi erano solo i “cinesi” in rotta col Pci, sedotti dal pensiero di Herbert Marcuse,
ma anche i giovani adepti del repubblicano “eretico” Randolfo Pacciardi,
riuniti sotto la sigla “Primula goliardica” e gli universitari missini del Fuan-Caravella.

I vertici del partito la presero malissimo,
al punto da mandare il 16 marzo 1968 i pugili dell’Accademia pugilistica romana,
guidati da Giulio Caradonna e Giorgio Almirante, su ordine del segretario Arturo Michelini,
a liberare con le maniere forti la facoltà di Giurisprudenza de La Sapienza
dall’occupazione praticata anche da giovani di destra.

Nonostante le pressioni provenienti dall’interno del partito a cercare di capire il disagio manifestato dai giovani,
la leadership missina fu irremovibile nel non deviare dalla linea “legge e ordine”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Duttilità che non vi fu neanche dieci anni dopo quando esplose il fenomeno dei “Campi hobbit”.

La prima adunata nel giugno del 1977 a Montesarchio, in provincia di Benevento,
fu preceduta da un evento che avrebbe dovuto segnare la transizione della gioventù di destra a un nuovo tempo.

L’elezione del segretario nazionale del Fronte della Gioventù
aveva visto la vittoria del candidato movimentista Marco Tarchi,
ma Giorgio Almirante, avvalendosi del potere della decisione ultima in capo al segretario del partito,
optò per consegnarne la guida alla sua creatura politica, benché nelle votazioni fosse risultata al quinto posto.

È così che è cominciata la carriera di Gianfranco Fini.

L’istanza che i giovani recano al raduno di Montesarchio
è tutta nell’ambizione di compiere a destra una rivoluzione copernicana nell’approccio alla modernità.

Una generazione che intende dialogare ed evolversi senza complessi d’inferiorità
verso la parte avversa e nemmeno esibendo “clowneschi pugnal-fra-i-denti in attesa di un tram senza rotaie”.

Per capire quei ragazzi desiderosi di entrare nel nuovo secolo
senza il dovere di trascinarsi sulle spalle l’ingombrante carico della retorica neofascista
occorrerebbe leggere i numerosi articoli apparsi in quel periodo su “La voce della fogna”,
la pubblicazione periodica che sosteneva l’iniziativa di Marco Tarchi e Generoso Simeone
e, soprattutto, leggere l’articolo-manifesto pubblicato da Stenio Solinas sul quotidiano “Roma” il 21 giugno 1977
in cui si tracciano i contorni della Nuova destra.

È dalla campagna beneventana che, aprendo ai nuovi linguaggi giovanili veicolati dalla musica e dalla poesia,
i ragazzi di destra prendono confidenza con le tematiche proprie della loro generazione.

Tarchi stabilisce un collegamento con Alain de Benoist
e con ciò che Oltralpe la destra intellettuale sta provando a costruire.

Ma anche in questa occasione il partito si mette di traverso.

Prima ostracizzando l’iniziativa.

In secondo momento, nell’organizzazione dei Campi Hobitt II e III
entrando a gamba tesa per “normalizzarli” sulla scorta degli ordini impartiti dalla leadership almirantiana.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Semmai potessimo dare un suggerimento alla Meloni,
le consiglieremmo di non mandare in tivù personaggi giovani
o provenienti da altre esperienze politiche
a commentare i fatti documentati da Fanpage,
ma di fare una telefonata a Marco Tarchi il quale oggi,
sebbene preso nel ruolo di compassato accademico,
potrebbe raccontarle sull’argomento tante cose interessanti.
 

Wrangel

Armata bianca, Barone nero
Semmai potessimo dare un suggerimento alla Meloni,
le consiglieremmo di non mandare in tivù personaggi giovani
o provenienti da altre esperienze politiche
a commentare i fatti documentati da Fanpage,
ma di fare una telefonata a Marco Tarchi il quale oggi,
sebbene preso nel ruolo di compassato accademico,
potrebbe raccontarle sull’argomento tante cose interessanti.
Ma un Marco Tarchi o uno Stenio Solinas (per citare un altro profilo molto valido dei tempi andati della cosiddetta "nuova destra") sono distanti anni luce dai Fratelli meloniani
 

ilbiondo16

Forumer storico
I pagliacci ci prendono anche per i fondelli.

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