Solo politica (2 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
«Sui social e sui giornali che appartengono a certi gruppi
vengono usati dei termini che portano a un antisemitismo latente».

«A personaggi che si definiscono antifascisti e accusano gli ebrei con termini razzisti
e vergognosi di essere felici che l'estrema destra vinca in Francia. Questi signori scrivono:
Adesso voi avete i nipotini di Vichy che si dicono sionisti. Siete contenti?
oppure: Tenetevi stretti i vostri amichetti.
Questo voi in riferimento a una religione è intrinsecamente razzista e antisemita».
 

Val

Torniamo alla LIRA
«Ieri Mélanchon si è presentato con una signora che nega le atrocità del 7 ottobre.
Secondo me, è più pericoloso questo
oppure che non si dica nulla quando gli ebrei vengono estromessi dalla vita civile
piuttosto di quattro ragazzini scemi della gioventù meloniana che sono già stati cacciati dai loro capi».

«A Bologna, il tour de France è stato assaltato dagli ecologisti per sostegno al popolo palestinese
e non possiamo organizzare tavole rotonde perché temiamo di essere assaltati.
È una situazione molto brutta, molto più brutta della gioventù meloniana».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Una cosa è certa.
Che questa snx e questi estremisti fanno paura.

Da parte mia non vedo movimenti di dx che creano paure e danni.

Vedo , invece, movimenti snx, tutti, che non fanno altro che aizzare e creare danni e disagi alle persone,
in nome dell'antifascismo, dell'ecologia, dei diritti vuoti, degli animalisti e
nessuno che propone cose sensate se non estremismi.

Ecco i veri fascisti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E' possibile che un "giornaletto programmuccio"
si possa infiltrare in un circolo dove ridicoli personaggi inneggiano a ridicole cose?

Fanpage , perchè non vi infiltrate nella mafia o nella ndrangheta o in altre mafie ,
cosi magari scoprireste cose inenarrabili!

Ma no , non ne avete le pale eoliche .

A voi interessa stare sul sicuro e infiltrarvi in altre realtà , anche se di solito fate la figuraccia dei poverelli.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Così è ...se vi piace........a qualcuno piace. A molti altri....meno.
Ma lasciatela fare. Poveretta.

Il nuovo astro nascente prende carta e penna
e affida ai social il suo “nuovissimo” manuale di resistenza.

In altre parole, un manifesto programmatico delle battaglie
che la giovane maestra antifascista porterà avanti nelle sedi di Bruxelles e Strasburgo
a braccetto con Alleanza Verdi e Sinistra, il partito che l’ha candidata alle ultime elezioni europee.

Si comincia ovviamente dalla Francia, tasto dolente per i socialisti europei ma non solo.

“La Francia sta vivendo un momento cruciale della sua storia politica e l’Europa intera ne sarà interessata”.

Il motivo? È presto detto:

“La peste sovranista – così la definisce Salis – è un fenomeno globale”.

Poi la stoccata alla fascista per eccellenza, sempre seconda la logica delirante della gauche.

“L’Italia ha rappresentato un laboratorio di sperimentazione, soprattutto per i vicini europei”, spiega Ilaria.

Il paragone tra Marine Le Pen e Giorgia Meloni fa acqua da tutte le parti ma la pasionaria di Avs è inarrestabile.

“Da un lato – dice – hanno cercato di ripulirsi dagli elementi più estremi e spaventosi”.

L’apparente rifiuto dell’antisemitismo, spiega la Salis, che infatti alberga nella sinistra francese
(ma questo si omette volontariamente di ricordarlo),
“fa da contraltare all’incitamento del razzismo contro i migranti e il proletariato non bianco”.

Davanti a tutto questo le parole d’ordine della Salis sono sempre le stesse: resistenza, resistenza e ancora resistenza.

“I nuovi fascisti – così li chiama la deputata – agiscono secondo una strategia ben coordinata:
una guerra di posizione a tutto campo, di gramsciana memoria”.

La soluzione a tutto questo è una sola: creare una “nuova forma internazionalista dell’antifascismo”.

E l’appello finale, con tanto di bandiera anarchica Antifa, va esattamente in questa direzione.

“Senza la coerenza di farla finita con le ambiguità,
senza il coraggio necessario a volere cambiare lo stato di cose presente
andando ad incidere sulle condizioni di vita delle persone comuni,
ci stiamo scrivendo da soli la condanna ad abitare un tempo storico che avremmo sperato diverso.
Che ciascuno faccia la propria parte”, conclude la nuova paladina dell’antifascismo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Urge chiamare la salis

La sinistra con la quale il presidente Emmanuel Macron e l’area “presidenziale”
ha stretto accordi di desistenza per sbarrare la strada a Marine Le Pen
è tutto tranne che democratica e repubblicana.


La sinistra di Jean-Luc Mélenchon

è comunista,

anti-capitalista,

putinista

e pro-Hamas,

è l’incubo prefigurato da Michel Houellebecq in “Sottomissione”.

Macron e i suoi sostenitori si sono fatti attirare nella trappola della sinistra islamo-comunista.

Se il presidente e i suoi governi hanno perso così tanti voti a destra,
spingendo milioni di elettori tra le braccia di Le Pen,
forse è perché non bastano accozzaglie elettorali,
barrage e conventio ad excludendum per non far vincere le destre,
bisogna dare risposte politiche alle loro legittime preoccupazioni.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Incapaci, irresponsabili, senza palle al governo delle università.

A Torino gli studenti dell’Intifada non intendono fermarsi.

Il 19 giugno hanno lasciato Palazzo Nuovo e Fisica, occupati per 39 giorni,
ma non il Politecnico dove aula magna e cortile sono occupati dal 15 maggio.

Il 27 giugno hanno bloccato l’accesso al Rettorato
e il giorno successivo ai laboratori della Fondazione Links presso il Politecnico.

Inoltre il 28 giugno hanno presidiato anche due aziende in partnership con il Politecnico:

la Avio Aero, all’entrata della quale hanno dipinto con la vernice rossa delle impronte di mani a simboleggiare il sangue,

e Ithaca, dove hanno impedito l’ingresso ai dipendenti.

Il 1° luglio una loro rappresentanza ha indetto un’assemblea presso il Campus Luigi Einaudi dove ha sede il CPS,
il Dipartimento di Culture, Politica e Società.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il 1° luglio è stato riaperto Palazzo Nuovo, ma solo gli uffici e la biblioteca,
mentre per rendere agibile l’intero edificio occorrono interventi che richiedono più tempo.

La stima dei costi ancora non è stata resa nota e forse non lo sarà mai.

All’indomani dello sgombero dell’edificio, il professor Giuseppe Martino di Giuda,
vice-rettore per la digitalizzazione, programmazione, sviluppo e valorizzazione del patrimonio edilizio dell’ateneo,
intervistato dal quotidiano La Stampa, aveva minimizzato:

“A Palazzo Nuovo non sono passati gli Unni – aveva detto invitando a “mettere da parte l’ideologia”
non c’è nessuna devastazione fisica dell’edificio, bisogna ripristinare il luogo senza grandi interventi strutturali o altro”.


Secondo lui si trattava soltanto di ritinteggiare e sistemare qualche maniglia divelta.

“L’enfasi di questi giorni è fuori luogo, getto acqua sul fuoco perché è un fuoco di paglia – aveva insistito –
bisogna evitare di avvelenare il clima e far sembrare gli occupanti dei delinquenti seriali”.

Alla domanda come mai allora ne fosse impedito l’accesso, aveva risposto che bisognava

“restituire Palazzo Nuovo con un aspetto che possa accogliere tutti e nessuno si senta offeso.
A oggi il palazzo assomiglia a un museo di street art”.

“Per rendere di nuovo agibile l’edificio – aveva concluso – basteranno qualche settimana
e qualche decina di migliaia di euro: un intervento che non mette l’università in difficoltà economica”.



Chi conosce le dimensioni di Palazzo Nuovo sa che,
se anche si trattasse davvero solo di ritinteggiare e di sostituire qualche maniglia rotta,
poche decine di migliaia di euro non sarebbero sufficienti.

Ma, qualunque sia l’entità dei danni,
è davvero sconfortante che un docente universitario
parli con tanta leggerezza di un edificio pubblico,
neanche un metro quadrato del quale
dovrebbe essere usato per scopi diversi da quelli ai quali è destinato
e che invece è stato lasciato per settimane
in mano a persone che ne hanno fatto pessimo uso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ed è scandaloso che, con altrettanta leggerezza,
parli di spendere decine di migliaia di euro di denaro pubblico:
denaro che, come ci insegnò Margaret Thatcher, non esiste
perché “esiste solo il denaro dei contribuenti”.

Inoltre, sempre la Thatcher ha insegnato,
un ateneo, se è statale come quello torinese,
“ha come risorsa di denaro solamente il denaro che la gente guadagna”.

Il rettore Stefano Geuna, se non altro,
dopo essersi recato a Palazzo Nuovo il 1° luglio,
ha riconosciuto che i danni sono ingenti
e ha detto che si sta valutando la possibilità di risarcimenti.

Nelle settimane precedenti aveva più volte vantato
la linea “ferma e aperta al confronto”
adottata dal suo ateneo nei confronti dell’Intifada studentesca.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Gli studenti pro Palestina hanno fatto tutto quel che pareva loro,
indisturbati, quando, dove e per tutto il tempo che hanno voluto.

Quelli che occupavano Palazzo Nuovo, quando, bontà loro,
hanno deciso di andarsene, lo hanno fatto in corteo
e, raggiunta la vicina via Po dove ha sede il Rettorato,
ne hanno imbrattato con scritte e spray neri i portici
che solo due giorni prima i commercianti della via
avevano ripulito a loro spese da graffiti e scritte,
ricordo di precedenti manifestazioni di protesta dell’Intifada studentesca.

Sui muri hanno anche affisso dei volantini con la scritta:
“Intifada ovunque, non finisce qua”.



 

Users who are viewing this thread

  • Alto