Val
Torniamo alla LIRA
2. Mancanza di standardizzazione –
Il secondo grosso ostacolo alla “battery swapping”
è rappresentato dalla mancanza di un approccio comune da parte di tutte le case automobilistiche
per la standardizzazione delle dimensioni della batteria e del tipo di contatti rapidi.
Capite bene che questo è forse l’ostacolo più insormontabile a una rapida diffusione delle stazioni di sostituzione:
riuscite infatti a immaginare le nostre strade disseminate di tanti tipi di stazioni differenti quante sono le case automobilistiche?
Una semplice stazione di servizio diverrebbe, in quest’ottica, più intasata della pit lane degli autodromi di F1!
3. Assenza di una rete capillare di stazioni di sostituzione –
Strettamente collegato al problema della mancata standardizzazione,
c’è poi il problema dell’assenza di una rete capillare di stazioni di sostituzione,
a sua volta dovuto al costo esorbitante di tali stazioni.
NIO stima infatti oggi un costo di 1,5 milioni di euro per ogni suo garage di battery swapping.
Anche volendo installare un solo garage ogni 10.000 abitanti,
occorrerebbero per l’Italia 6.000 di questi garage
con un investimento complessivo necessario di non meno di 9 miliardi di euro.
Per la cronaca, questo è il motivo per cui, nel 2011, la società israeliana “Better Place”,
la startup della Renault nata proprio con l’obiettivo di sviluppare un sistema analogo per le auto elettriche della casa francese,
dichiarò fallimento a causa dello scarsissimo interesse suscitato nel pubblico da tale concetto.
Il secondo grosso ostacolo alla “battery swapping”
è rappresentato dalla mancanza di un approccio comune da parte di tutte le case automobilistiche
per la standardizzazione delle dimensioni della batteria e del tipo di contatti rapidi.
Capite bene che questo è forse l’ostacolo più insormontabile a una rapida diffusione delle stazioni di sostituzione:
riuscite infatti a immaginare le nostre strade disseminate di tanti tipi di stazioni differenti quante sono le case automobilistiche?
Una semplice stazione di servizio diverrebbe, in quest’ottica, più intasata della pit lane degli autodromi di F1!
3. Assenza di una rete capillare di stazioni di sostituzione –
Strettamente collegato al problema della mancata standardizzazione,
c’è poi il problema dell’assenza di una rete capillare di stazioni di sostituzione,
a sua volta dovuto al costo esorbitante di tali stazioni.
NIO stima infatti oggi un costo di 1,5 milioni di euro per ogni suo garage di battery swapping.
Anche volendo installare un solo garage ogni 10.000 abitanti,
occorrerebbero per l’Italia 6.000 di questi garage
con un investimento complessivo necessario di non meno di 9 miliardi di euro.
Per la cronaca, questo è il motivo per cui, nel 2011, la società israeliana “Better Place”,
la startup della Renault nata proprio con l’obiettivo di sviluppare un sistema analogo per le auto elettriche della casa francese,
dichiarò fallimento a causa dello scarsissimo interesse suscitato nel pubblico da tale concetto.