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Capisco che un governo di centro destra dia fastidio, ma ....toc toc ....ci sei ?
Che ruolo hai ?

“Nella pubblica opinione si riaffacciano, sono presenti,
spinte che immaginano senza motivo un futuro frutto di nostalgie di un passato
che ci ha riservato invece spesso tragedie.
Ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano,
nell’oblio, di poter riemergere con vesti nuove.
Tocca alle forze della società civile essere consapevoli
che difendere il quadro delle civiltà in cui vivono
è compito che non soltanto gli interessa ma li riguarda”.

Forse pensa che la salvezza saranno "le risorse" ?
 
"Qualcuno" - di sopra - dovrebbe leggere questo articolo,
prima di sparar coglionate.

Una truffa economica di proporzioni storiche
dove un fantomatico debito pubblico sovrano
è stato mutato in un debito pubblico vero e proprio con banche private

per imporre i cittadini ad accettare i loro diktat economici e politici,
irregimentando tutti dietro un unico modello assoluto:
l’espressione suprema di un capitalismo sadico e totalitario
che mira ad espandere il proprio dominio su tutto ciò che terrenamente vuol presentarsi come autonomo e sovrano.

Nella nuova dottrina economica universale,
il taglio della spesa pubblica e l’aumento della tassazione,
è la ricetta necessaria per esorcizzare i problemi deflazionistici
di una nazione affossata da un fantomatico debito pubblico,
con il fine di riequilibrare il commercio a lungo termine ridando speranze a cittadini e aziende.

Dinanzi a tali eresie è davvero molto semplice comprendere la falsità e l’ignoranza
di coloro che sostengono tali teorie.


Non sono le opinioni a smentire il tutto, sono i semplici fatti a farlo.

Come diceva l’economista Paul Samuelson, il fantasma del debito pubblico è

“una falsa e irrazionale credenza ideologica affine a una religione superstiziosa
che vede nel debito pubblico un nemico, senza, peraltro, portare a prova di ciò alcuna realtà di scienza contabile”.

In primo luogo, quindi, bisogna sfatare il mito che vede il debito pubblico come il male assoluto da combattere.

Un mito che i vari sostenitori del neoliberismo odierno sbandierano a gran voce,
documentando di non conoscere (o di fingere di non conoscere)
la differenza tra debito pubblico sovrano e debito pubblico all’interno dell’eurozona con banche private.

Partiamo dall’idea che una nazione realmente sovrana
non deve mai ripagare alcun debito,

visto che il cosiddetto “debito”
non è nient’altro che un credito che lo Stato emette dal nulla
nei confronti di cittadini-aziende
.


Ciò che con la lira chiamavamo “debito pubblico” non era nient’altro che numeri aggiunti all’interno di un computer.

Numeri, non soldi veri.
 
Dinanzi a ciò, molti potrebbero giustamente domandarsi
“allora quando avevamo la lira, la tassazione a cosa serviva?”

La risposta si riduce al fatto che la tassazione in un’economia sovrana non è mai servita a ripagare alcun debito
né a finanziare alcuna spesa pubblica; ma serviva semplicemente a controllare il pericolo inflattivo,
imporre l’utilizzo di quella valuta e controllare i grandi capitali.

Il Giappone è un esempio di come un debito pubblico sovrano
non sia mai stato un problema
né un debito vero e proprio che i cittadini dovranno ripagare.

Infatti il Giappone nonostante abbia un debito pubblico del 236% sul PIL (il doppio del nostro)
e un deficit/PIL al 10%, si ritrova con un tasso inflattivo pari a zero e un tasso di disoccupazione al 4,5%.

Non sorprende che dinanzi a questi numeri il Governo di Shinzo Abe già nei 2013
abbia dato il via ad un nuovo capitolo di politiche espansive, con interventi di spesa pubblica pari a 85 miliardi di euro.

Molti dinanzi a questi numeri potrebbero scandalizzarsi e pensare il peggio a breve termine,
ma ciò che i falsi profeti dell’inflazione e del libero mercato ignorano (o fingono di ignorare)
è che il mastodontico debito pubblico giapponese
è detenuto dai nipponici stessi.

Quindi, a differenza del nostro debito pubblico
– che i nostri politici hanno ceduto volentieri a stranieri
i quali l’hanno spartito tra banche, assicurazioni e fondi comuni –
il loro debito pubblico è un debito pubblico sovrano.

Soldi che non devono ridare a nessuno,
ma ricchezza prodotta al netto
all’interno del circuito di cittadini-aziende.

Ecco perché dinanzi a cifre simili possono permettersi addirittura
piani di espansione di spesa pubblica senza porsi alcun tipo di problema.

Perché sanno che il debito pubblico non è mai un problema,
nel momento in cui questo è sovrano e controllato mediante la tassazione.
 
Curioso anche il fatto che l’unico periodo di crisi che si è verificato recentemente nella storia economica del Giappone,
si è verificato quando invece di abbracciare politiche di espansione,
ha scelto di abbracciare politiche di restrizione aumentando l’IVA e riducendo della spesa pubblica.

Risultato? Uno dei più drammatici cali di vendite nel commercio interno.


Un altro esempio di come il debito pubblico non sia la causa della crisi economica italiana, risiede in paesi come Irlanda e Spagna.

Se davvero la causa della crisi economica italiana è dovuta all’aumento del debito pubblico accumulato nel corso degli anni ’80 e ’90
(come i vari filo-europeisti vanno sbandierano nei vari talk show), come mai nazioni come Irlanda e Spagna
nonostante siano entrate nell’euro con una percentuale di spesa pubblica tra le più basse in Europa
(51% di debito sul PIL. Tradotto: paradiso neoliberale per i filo-europeisti dell’eurozona)
si ritrovano anch’esse disastrate dalla crisi economica?

E come mai agenzie di rating come Standard & Poor’s
– che oggi nell’eurozona ci bastonano nonostante un “virtuosissimo” 2,2% di tasso inflattivo e una drastica restrizione della spesa pubblica –
a metà degli anni ’90, con la Lira, ci considerava una delle economie più sane e prolifere dell’UE
nonostante un debito pubblico sul PIL del 124% e una media di tasso inflattivo del 5,8%?


Ciò dimostra, come diceva l’economista Paul Samuelson,
che il debito pubblico è semplicemente una credenza ideologica
.

Una credenza che viene utilizzata per far del terrorismo psicologico
su una popolazione inerte, facendogli assorbire l’ idea – falsa –
di essere in debito nei confronti di qualcosa o qualcuno.

Una truffa economica di proporzioni storiche
dove un fantomatico debito pubblico sovrano
è stato mutato in un debito pubblico vero e proprio con banche private
per imporre i cittadini ad accettare i loro diktat economici e politici,
irregimentando tutti dietro un unico modello assoluto:

l’espressione suprema di un capitalismo sadico e totalitario
che mira ad espandere il proprio dominio su tutto ciò che terrenamente
vuol presentarsi come autonomo e sovrano.
 
Sconcertante che il Presidente della Repubblica Italiana remi contro il suo stesso paese,
a favore di quel carrozzone che è diventata l’Unione Europea.
 
Come al solito, per il capo i buoni stanno tutti da una parte (i progressisti)
ed i cattivi sporchi sudici razzisti ecc. tutti dall'altra.

Poi la chicca migliore:

"recenti lucide scelte dalla commissione von Der Leyen a seguito della pandemia".

Hanno scassato l'economia con misure assurde da dittatura orwelliana,
messo agli arresti domiciliari le persone,
sprecato miliardi in vaccini inutili che l'Africa nemmeno voleva gratuitamente,
ora stanno completando l'opera con l'ideologia climatica,

e questo sarebbe il buon modello da seguire per il compagno ............?
 
La censura contagia tutti
perché viviamo una stagione di certezze in cartongesso
che non reggono di fronte al confronto serrato,
che quindi va addomesticato con le migliori intenzioni:

accetto il dialogo ma non con chi mette in discussione questo e quest’altro.

E allora che confronto è?
Sulle tonalità di grigio?

Se una democrazia non riesce a tollerare nemmeno più la dose minima di dissenso è una democrazia ammalorata.
 
Il capo di Meta, Mark Zuckerberg,
ha ammesso di aver ceduto alle pressioni fatte dall’amministrazione Biden
perché venissero “censurati” contenuti su Facebook e Instagram durante la pandemia da Covid.

Ha ammesso di essersi piegato al volere della Casa Bianca su post che ponevano alcuni dubbi
e dunque ha oscurato e cancellato pagine e gruppi.


Il problema è che quelle scuse non hanno senso se oggi non rivede gli algoritmi e le policy sul fact checking.

Zuckerberg ancora una volta imbroglia le carte:

chiede scusa ma non modifica ciò che ancora oggi blocca punti di vista diversi.
 
Lo stesso accade sulla questione delicata degli scambi
tra la presidente della Commissione Ue, Von Der Leyen, e i vertici della Pfizer,
facendo venir meno la trasparenza:

non si può sapere nulla.

Idem sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream,
un’arteria che era nevralgica per l’approvvigionamento energetico in Europa:

davvero ci dobbiamo bere questa cosa che gli artefici furono quattro amici al bar un po’ sbronzi e ribelli?


E più in generale fino a quando dobbiamo berci la favola
che i Buoni sono anche santi, detentori della Verità assoluta e per questo intoccabili?


E poi ci vengono a fare i pistolotti sul fascismo ?
 

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