Val
Torniamo alla LIRA
VERGOGNOSO è dire poco.
Tutti muti e zitti. Nessuno che condanna questi ebrei.
Uno Stato LIBERO - INDIPENDENTE - quello che veniva soprannominato "La Svizzera d'Oriente" .
Basta leggere i rapporti internazionali dell’epoca,
che nel 1963 collocavano il Libano tra i quattro Paesi più prosperi del mondo
dopo la Svizzera, la Germania occidentale e gli Stati Uniti.
Anche i rapporti degli amministratori di Beirut, del Monte Libano, del Libano meridionale, del Libano settentrionale e della Beqaa
mostravano chiaramente il cambiamento avvenuto durante il mandato chehabista.
La lira nazionale fu classificata tra le valute più forti al mondo, con un tasso di 3 a 1 rispetto al dollaro statunitense.
Nuove strade collegarono più di 1.800 villaggi, un tempo isolati dal mondo, ad altri villaggi
e più in generale ai centri dei rispettivi distretti, e furono forniti di acqua, elettricità e di una rete di comunicazione.
Le scuole pubbliche, gli ospedali e gli uffici postali si diffusero su gran parte del territorio libanese.
La capitale, dal canto suo, divenne un centro intellettuale, politico, commerciale e finanziario di prim’ordine.
Sede di numerosi istituti d’insegnamento secondario
– i più importanti dei quali sono il Collegio Maqāsid, il Collegio al-‘Āmliyyih, il Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il Collegio protestante, il Collegio della Sapienza – Beirut divenne anche il centro universitario del Medio Oriente
con quattro università (l’Università [pubblica] libanese, l’Università americana, l’Università Saint-Joseph e l’Università araba)
e la sede di diversi centri culturali nazionali, arabi e internazionali, i più importanti dei quali sono il Cenacolo Libanese
(fondato da Michel Asmar nel 1946), la Casa dell’Arte e della Letteratura (fondata da Janin Rbeiz nel 1967),
il Centro culturale iracheno, e i Centri culturali britannico, francese e italiano.
Inoltre, Beirut contava allora 55 hotel di prima e seconda categoria e oltre 1400 tra ristoranti, caffè e bar.
Aperta al mondo, la città aveva un porto che divenne il «centro n. 1 del Medio Oriente»
e un moderno aeroporto in cui si stabilirono numerose compagnie arabe e internazionali.
Insieme a un’ampia rete di banche nazionali ed estere, Beirut si distinse anche per la sua borsa, la prima tra i Paesi di lingua araba.
Spazio di libertà, centro di diffusione dell’informazione con più di 51 giornali,
di cui quattro in francese, due in inglese, quattro in armeno e il resto in arabo,
la capitale libanese divenne la meta preferita degli intellettuali di lingua araba.
A questo si aggiunge il gran numero di centri culturali, teatri
(soprattutto il teatro dei fratelli Mansour e Assi Rahbani e della moglie del secondo, Fayrouz,
che portarono in tutto il mondo la lingua e la canzone libanese), biblioteche,
tra cui la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca Orientale dei Gesuiti,
e case editrici che facilitarono la ricerca e la pubblicazione di opere,
mentre da parte loro una radio e una televisione in forte espansione contribuirono,
da un lato, allo sviluppo e alla diffusione della cultura e, dall’altro, alla creazione di un’atmosfera di libertà.
Tutti muti e zitti. Nessuno che condanna questi ebrei.
Uno Stato LIBERO - INDIPENDENTE - quello che veniva soprannominato "La Svizzera d'Oriente" .
Basta leggere i rapporti internazionali dell’epoca,
che nel 1963 collocavano il Libano tra i quattro Paesi più prosperi del mondo
dopo la Svizzera, la Germania occidentale e gli Stati Uniti.
Anche i rapporti degli amministratori di Beirut, del Monte Libano, del Libano meridionale, del Libano settentrionale e della Beqaa
mostravano chiaramente il cambiamento avvenuto durante il mandato chehabista.
La lira nazionale fu classificata tra le valute più forti al mondo, con un tasso di 3 a 1 rispetto al dollaro statunitense.
Nuove strade collegarono più di 1.800 villaggi, un tempo isolati dal mondo, ad altri villaggi
e più in generale ai centri dei rispettivi distretti, e furono forniti di acqua, elettricità e di una rete di comunicazione.
Le scuole pubbliche, gli ospedali e gli uffici postali si diffusero su gran parte del territorio libanese.
La capitale, dal canto suo, divenne un centro intellettuale, politico, commerciale e finanziario di prim’ordine.
Sede di numerosi istituti d’insegnamento secondario
– i più importanti dei quali sono il Collegio Maqāsid, il Collegio al-‘Āmliyyih, il Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il Collegio protestante, il Collegio della Sapienza – Beirut divenne anche il centro universitario del Medio Oriente
con quattro università (l’Università [pubblica] libanese, l’Università americana, l’Università Saint-Joseph e l’Università araba)
e la sede di diversi centri culturali nazionali, arabi e internazionali, i più importanti dei quali sono il Cenacolo Libanese
(fondato da Michel Asmar nel 1946), la Casa dell’Arte e della Letteratura (fondata da Janin Rbeiz nel 1967),
il Centro culturale iracheno, e i Centri culturali britannico, francese e italiano.
Inoltre, Beirut contava allora 55 hotel di prima e seconda categoria e oltre 1400 tra ristoranti, caffè e bar.
Aperta al mondo, la città aveva un porto che divenne il «centro n. 1 del Medio Oriente»
e un moderno aeroporto in cui si stabilirono numerose compagnie arabe e internazionali.
Insieme a un’ampia rete di banche nazionali ed estere, Beirut si distinse anche per la sua borsa, la prima tra i Paesi di lingua araba.
Spazio di libertà, centro di diffusione dell’informazione con più di 51 giornali,
di cui quattro in francese, due in inglese, quattro in armeno e il resto in arabo,
la capitale libanese divenne la meta preferita degli intellettuali di lingua araba.
A questo si aggiunge il gran numero di centri culturali, teatri
(soprattutto il teatro dei fratelli Mansour e Assi Rahbani e della moglie del secondo, Fayrouz,
che portarono in tutto il mondo la lingua e la canzone libanese), biblioteche,
tra cui la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca Orientale dei Gesuiti,
e case editrici che facilitarono la ricerca e la pubblicazione di opere,
mentre da parte loro una radio e una televisione in forte espansione contribuirono,
da un lato, allo sviluppo e alla diffusione della cultura e, dall’altro, alla creazione di un’atmosfera di libertà.