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Si disquisiva qualche giorno fa sulla sostituzione totale del contante con i pagamenti elettronici. Cosa succederebbe in caso di un down del sistema? E potrebbe capitare. Visto la sempre maggiore complessità del sistema non è da escludere. Fin che succede ai social poco male, ma se.....
 
C'è chi torna indietro alle frontiere e chi vuole cancellarle
 
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Il PUN è il prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica che viene sviluppata sul mercato della Borsa Elettrica Italiana dove vengono regolate le compravendite tra produttori e fornitori; è una media pesata nazionale dei prezzi zonali di vendita dell’energia elettrica per ogni ora e per ogni giorno.

PUN: 173,85 /MWh (13 dicembre 2024)

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dove andranno a finire i ns. poveri soldi
 
siamo una quasi potenza nucleare. purtroppo :(
onte: Ansa

L'Italia ha ben 90 bombe nucleari: dove si trovano e perché ne abbiamo così tante​

Ecco perché ospitiamo 90 bombe atomiche e quali sono le basi coinvolte in questo delicato equilibrio geopolitico​

Pubblicato: 11 Dicembre 2024

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Stefania Cicirello

Stefania Cicirello​

Content Specialist​


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L’Italia ospita circa 90 bombe nucleari, distribuite in due basi militari: Ghedi, in Lombardia, e Aviano, in Friuli-Venezia Giulia. Ma perché il nostro Paese detiene un arsenale così imponente nonostante non sia una potenza nucleare? Questa domanda ci porta a riflettere sul ruolo strategico che l’Italia riveste all’interno dell’Alleanza Atlantica e sulle implicazioni di una simile responsabilità.

Le basi italiane: Ghedi e Aviano​

Secondo quanto riportato da Telatrovoio, queste armi non appartengono tecnicamente all’Italia ma agli Stati Uniti, che le mantengono sotto il programma di condivisione nucleare della NATO. Questo accordo consente ad alcuni Paesi membri, pur non possedendo un arsenale nucleare proprio, di ospitare ordigni atomici sul proprio territorio. L’obiettivo principale è rafforzare il deterrente nucleare dell’Alleanza, garantendo una maggiore sicurezza collettiva.

Le bombe nucleari sono conservate in due basi aeree. La base di Aviano, gestita direttamente dagli Stati Uniti, ospita una parte importante di questo arsenale. Si tratta di una struttura militare con personale prevalentemente americano, che svolge un ruolo cruciale nelle operazioni NATO. Le bombe presenti qui sono del tipo B61, ordigni progettati per essere trasportati da caccia-bombardieri e utilizzabili in caso di estrema necessità.




La seconda base, Ghedi, si trova sotto la gestione congiunta delle Forze Armate italiane e americane. Qui le bombe sono destinate ai caccia Tornado italiani, che, in caso di conflitto, potrebbero essere utilizzati per missioni di attacco nucleare. Va sottolineato che questa situazione impone all’Italia non solo un impegno logistico ma anche un ruolo operativo, pur sempre sotto il comando della NATO.

Perché così tante bombe?​

La presenza di ben 90 ordigni nucleari sul territorio italiano deriva da ragioni sia storiche che strategiche. Durante la Guerra Fredda, l’Italia rappresentava un avamposto cruciale per contenere la minaccia sovietica, trovandosi in una posizione geografica strategica nel Mediterraneo. Questo ruolo si è mantenuto anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica, in un contesto internazionale in cui la deterrenza nucleare rimane una componente chiave delle politiche di sicurezza occidentali.

Un’altra spiegazione è legata alla volontà degli Stati Uniti di mantenere una rete di basi strategiche in Europa. L’Italia, per la sua posizione geografica e per i suoi stretti legami con Washington, è uno dei Paesi europei più adatti a ospitare queste infrastrutture. Inoltre, la presenza di un alto numero di bombe nucleari aumenta la capacità della NATO di rispondere a potenziali minacce in tempi rapidi.

Le implicazioni per l’Italia​

Essere uno dei Paesi europei a ospitare armi nucleari comporta una serie di responsabilità e rischi. Da un lato, la presenza di questi ordigni rafforza il ruolo dell’Italia all’interno della NATO, garantendo un posto di rilievo nelle decisioni strategiche dell’Alleanza. Dall’altro, espone il territorio nazionale a potenziali rischi, rendendolo un obiettivo prioritario in caso di conflitto.

Inoltre, questa situazione solleva questioni etiche e politiche. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), a cui l’Italia aderisce, prevede il disarmo progressivo delle armi nucleari. Tuttavia, la condivisione nucleare della NATO sembra andare in una direzione opposta, mantenendo attivo un arsenale di deterrenza.

La presenza di 90 bombe nucleari in Italia è il risultato di accordi internazionali e di una strategia geopolitica che vede il nostro Paese al centro delle dinamiche di sicurezza euro-atlantiche. Tuttavia, questo ruolo comporta anche rischi e responsabilità non trascurabili. Resta da vedere se, in un futuro segnato da crescenti tensioni globali, questa politica di deterrenza nucleare rimarrà invariata o se ci saranno cambiamenti.
 
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Si disquisiva qualche giorno fa sulla sostituzione totale del contante con i pagamenti elettronici. Cosa succederebbe in caso di un down del sistema? E potrebbe capitare. Visto la sempre maggiore complessità del sistema non è da escludere. Fin che succede ai social poco male, ma se.....
Eh, ma pur di evitare il nero....
Pensa che in settimana ho preso dei soldi in nero andando a suonare per strada (cit. superb@ffone) e siccome non mi servono per vivere perché sono pensionato (cit. La Zanzara), ho comperato delle crypto. Improvvisamente sono diventati soldi puliti. É incredibile cosa riesca a fare la moneta digitale....
 
Ringraziamo i tecnocrati europei; tanto a loro, quanto gliene frega se il gas aumenta ?

L’Europa continuerà ad essere uno dei principali motori della domanda di gas naturale nei prossimi mesi.
L’inverno non è la stagione di maggior rendimento per l’eolico e il solare,
come recentemente evidenziato dal mix energetico della Germania,
che vede il carbone come maggior generatore, seguito dal gas naturale, e l’eolico a stretto giro dal gas.

Tuttavia, il gas che l’Europa sta utilizzando per generare energia
è lo stesso su cui gran parte dell’Asia ha fatto affidamento per il proprio fabbisogno invernale:

Il gas naturale liquefatto degli Stati Uniti.


Questo significa che anche quest’inverno ci sarà una corsa serrata per le limitate forniture di GNL.

Questa settimana, la Cina ha attenuato la tensione
quando ha completato l’ultimo collegamento del gasdotto russo Power of Siberia ai consumatori finali,
che consentirà al gasdotto di raggiungere la sua piena capacità l’anno prossimo, coprendo il 9% della domanda di gas del Paese.

Si tratta di 38 miliardi di metri cubi che la Cina non cercherà di acquistare sul mercato spot del GNL,
e questa è una buona notizia per gli altri Paesi asiatici, se riusciranno a battere gli europei.



Power of Siberia

Sarà difficile, e molto probabilmente quest’inverno gli europei otterranno più gas dei Paesi asiatici, come già nel 2022.
Ciò significa due cose:
che i Paesi asiatici torneranno a ricorrere al carbone
e che le bollette elettriche degli europei aumenteranno ancora una volta,
così come il prezzo di tutto ciò che ha l’elettricità tra i suoi costi di produzione.



È un momento difficile per un’ulteriore inflazione dei prezzi al consumo in Europa,
poiché si intensifica il malcontento dei cittadini per il costo della vita,
ma non c’è alcuna possibilità di evitare questo malcontento.


L’Europa non ha molte opzioni per quanto riguarda la fornitura di gas, ha perso troppo tempo negli ultimi due anni.

E i produttori statunitensi devono ancora iniziare a incrementare la produzione mentre i prezzi invertono il loro declino.


Questa è forse la fase più difficile del ciclo delle materie prime energetiche per i consumatori.

L’offerta si sta restringendo a causa di un’eccedenza passata che ha fatto scendere i prezzi, spingendo a frenare la produzione.


Allo stesso tempo, come vuole il destino e la rotazione della Terra intorno al Sole,
la domanda sta per raggiungere il suo picco annuale,
aggravando lo squilibrio con l’offerta e causando gravi sofferenze ai consumatori.
 

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