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Questa promessa rispondeva a un malessere diffuso, generato da decenni di delocalizzazione produttiva.

Negli ultimi 25-30 anni,
numerose imprese americane hanno spostato le loro fabbriche all’estero, attratte da costi di produzione significativamente inferiori,
in particolare per quanto riguarda la manodopera.

Questo fenomeno ha provocato quella una “desertificazione”
del tessuto industriale americano,
con la chiusura di stabilimenti e la perdita di milioni di posti di lavoro
ben retribuiti.


La situazione statunitense, non è dissimile
da quella vissuta anche in Italia e in altri paesi occidentali.


 
Quali le ragioni economiche della delocalizzazione (es. iPhone, jeans) ?

Le multinazionali cercano un vantaggio competitivo
abbattendo i costi di produzione in paesi con salari bassissimi
e tutele scarse o nulle.

Pratiche come il lavoro a cottimo e minorile,
citando l’esempio di jeans che, prodotti a 1€ in Asia,
costerebbero 6€ se prodotti in Italia.
 
Il punto cruciale è che
l’enorme risparmio sui costi di produzione
ottenuto con la delocalizzazione non va a vantaggio del consumatore.

Le aziende mantengono i prezzi di vendita invariati sul mercato occidentale, trasformando il risparmio in maggiori profitti per sé e per gli azionisti.


"Questa situazione è una “doppia fregatura”:

i lavoratori del paese d’origine perdono il lavoro

ed i consumatori non beneficiano di prezzi più bassi,

mentre le aziende massimizzano i guadagni.
 
Rendendo le importazioni più costose,
i dazi mirano a incentivare l’acquisto di prodotti nazionali
ed a spingere le aziende estere a produrre negli USA per evitare la tassa,
creando così posti di lavoro.

I dazi sono visti quindi come uno strumento “rozzo”
per forzare quel riequilibrio commerciale non avvenuto spontaneamente
e proteggere l’economia USA dagli effetti della delocalizzazione.
 
Mettiamolo bello chiaro, così - forse - qualcuno in più lo capirà.


La politica dei dazi non nasce dal nulla, né da un capriccio momentaneo.

Essa è, al contrario,
la diretta conseguenza di una precisa promessa fatta da Donald Trump
durante la sua campagna elettorale:
riportare la produzione industriale e i posti di lavoro negli Stati Uniti (“reshoring”)
.
Ci sono solo una montagna di problemi.

Gli operai Usa li paga come gli operai cinesi.
Con una ciotola di riso al giorno?

In Cina inquinano a manetta pur di produrre a basso costo. Vedremo il Missisipi color viola dagli acidi sversati?

Le materie prime ce le ha tutte, o le deve importare e tariffare?

Un Iphone se fosse costruito negli Usa rispettando tutte le leggi ecc viene a costare 30mila dollari.

È competitivo?
 
Rendendo le importazioni più costose,
i dazi mirano a incentivare l’acquisto di prodotti nazionali
ed a spingere le aziende estere a produrre negli USA per evitare la tassa,
creando così posti di lavoro.

I dazi sono visti quindi come uno strumento “rozzo”
per forzare quel riequilibrio commerciale non avvenuto spontaneamente
e proteggere l’economia USA dagli effetti della delocalizzazione.
E cosa producono?

Arachidi?
Burro di arachidi?
Melassa?
Tesla assemblate con componenti importate?
Pickup Ford F150 (prodotti in Messico)?
Torta di mele di Nonna Papera?

Manco la cocaina che consumano riescono a produrla
 
Venendo a noi, diciamola più chiaramente.

Il consumatore italiano acquista la bottiglia di vino a 12.20 Euro x bottiglia (noi paghiamo l'Iva)

L'importatore americano la importa e la paga a 10 Euro x bottiglia.

Ora la importerà a 12 Euro x bottiglia.
 
Venendo a noi, diciamola più chiaramente.

Il consumatore italiano acquista la bottiglia di vino a 12.20 Euro x bottiglia (noi paghiamo l'Iva)

L'importatore americano la importa e la paga a 10 Euro x bottiglia.

Ora la importerà a 12 Euro x bottiglia.
No!

Paga la tariffa e piu le tasse locali
 
Il punto cruciale è che
l’enorme risparmio sui costi di produzione
ottenuto con la delocalizzazione non va a vantaggio del consumatore.

Le aziende mantengono i prezzi di vendita invariati sul mercato occidentale, trasformando il risparmio in maggiori profitti per sé e per gli azionisti.


"Questa situazione è una “doppia fregatura”:

i lavoratori del paese d’origine perdono il lavoro

ed i consumatori non beneficiano di prezzi più bassi,

mentre le aziende massimizzano i guadagni.
é così che Apple fa utili miliardari
 

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