Val
Torniamo alla LIRA
Wimbledon : non c’è nemmeno un giudice di linea.
Niente paura, tutto regolare nella dinamica dell’incontro. Ci ha pensato l’intelligenza artificiale.
Un complesso sistema di telecamere, di video di controllo, e di regole immagazzinate da un super-computer
ha consentito di procedere nella partita, persino con l’accompagnamento vocale
– anche in questo caso la voce era sintetica, computerizzata – simulato persino in una armoniosa
(e politicamente correttissima) alternanza di voce femminile e voce maschile.
L’unica presenza umana rimasta in campo, oltre ai giocatori, era il giudice sul trespolo.
Per quasi tutto l’incontro il suo ruolo è stato evidentemente inutile.
Un notaio esautorato di ogni competenza, attento all’incontro più o meno come gli altri mille spettatori.
Poi d’un tratto l’imprevisto.
Un colpo esce chiaramente dal campo, oltre la linea di fondo;
nulla che possa creare un dubbio, la riga è rimasta lontana di almeno una spanna,
rispetto al punto di contatto tra la pallina e il terreno erboso.
Eppure, non si sente la solita voce sintetica – avrebbe dovuto essere maschile, per rispettare l’alternanza –
stigmatizzare con precisione “artificiale” quell’”out” che tutti si aspettavano.
Anche i giocatori in campo se lo aspettavano.
Anche il giudice sul trespolo se lo aspettava.
Invece, silenzio.
Prima il silenzio del mancato “out”.
Poi dopo l’aggiornamento del punteggio – sempre declinato dall’Intelligenza Artificiale in persona –
che aveva contabilizzato l’errore come se non ci fosse stato, il silenzio del pubblico è diventato brusio.
Niente paura, tutto regolare nella dinamica dell’incontro. Ci ha pensato l’intelligenza artificiale.
Un complesso sistema di telecamere, di video di controllo, e di regole immagazzinate da un super-computer
ha consentito di procedere nella partita, persino con l’accompagnamento vocale
– anche in questo caso la voce era sintetica, computerizzata – simulato persino in una armoniosa
(e politicamente correttissima) alternanza di voce femminile e voce maschile.
L’unica presenza umana rimasta in campo, oltre ai giocatori, era il giudice sul trespolo.
Per quasi tutto l’incontro il suo ruolo è stato evidentemente inutile.
Un notaio esautorato di ogni competenza, attento all’incontro più o meno come gli altri mille spettatori.
Poi d’un tratto l’imprevisto.
Un colpo esce chiaramente dal campo, oltre la linea di fondo;
nulla che possa creare un dubbio, la riga è rimasta lontana di almeno una spanna,
rispetto al punto di contatto tra la pallina e il terreno erboso.
Eppure, non si sente la solita voce sintetica – avrebbe dovuto essere maschile, per rispettare l’alternanza –
stigmatizzare con precisione “artificiale” quell’”out” che tutti si aspettavano.
Anche i giocatori in campo se lo aspettavano.
Anche il giudice sul trespolo se lo aspettava.
Invece, silenzio.
Prima il silenzio del mancato “out”.
Poi dopo l’aggiornamento del punteggio – sempre declinato dall’Intelligenza Artificiale in persona –
che aveva contabilizzato l’errore come se non ci fosse stato, il silenzio del pubblico è diventato brusio.