Certo, Trump, in tal modo asseconda la vis bellica della Ue,
che spinge per preservare il conflitto fino all’ultimo ucraino
perché la sua miserevole leadership vede in tale crisi anche, e ora forse soprattutto,
un’occasione per tentare il rilancio dell’industria del Vecchio Continente,
non più basato sulle fumisterie green, ormai sconfitte dalla realtà,
ma sullo sviluppo di un più disastroso apparato militare industriale autoctono generato dal Rearm Europe,
che nelle intenzioni dovrebbe far da volano alla ripresa economica.
Una scommessa che, a parte i rischi connessi
– che per vendere armi sono necessarie le guerre (si vis pacem para bellum è una sciocchezza spacciata per antica saggezza) –
condanna i popoli europei a nuove restrizioni, com’è evidente nell’esempio americano che si vuol replicare,
dove l’apparato militare industriale non dispensa ricchezza ai tanti,
ma le vampirizza togliendo risorse necessarie al benessere comune.
Al solito, a guidare tale processo è la Germania
che, non paga del fatto che il sostegno alla guerra ucraina abbia incenerito il suo apparato industriale,
punta sulla sua continuazione per ripristinarlo in modalità monstre.
Qualche psichiatra dovrebbe fare una seria indagine sulla vena masochista
che sottende la leadership teutonica,
che peraltro la induce a perdere tutte le guerre,
guerreggiate o commerciali che siano, che intraprende.