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La tecnocrazia legale è una forma sottile di governo.

Non si presenta alle elezioni, ma influenza il contenuto delle leggi.

Non legifera, ma decide cosa sopravvive del testo normativo, e cosa invece deve essere reinterpretato alla luce di princìpi superiori.

Non si assume la responsabilità del risultato, ma giudica quelli altrui.


È un potere che si esercita senza visibilità, ma con grande efficacia.

Ed è proprio questo che alimenta l’idea - oggi sempre più diffusa -
che il giurista
non sia solo un esperto,
non uno che “applica il diritto”,

ma

uno che decide il perimetro del legittimo.
 
Ma capita anche questo :

La fondatezza delle notizie, di chi le fabbrica
si deduce facilmente al contrario, basta convincersi dell'opposto di ciò che viene detto.

Anzitutto i media sono invasi, dunque controllati, dalla pubblicità che è il regno della menzogna;
questa pubblicità risale ai mondi finanziari capaci di una pervasività sconosciuta,
mai nel recente passato si era assistito a una simile campagna, capillare e globale,
per indurre i cittadini inermi a vaccinarsi avvelenandosi, suicidandosi inconsapevolmente.

Ancora oggi che il gioco e losco gioco, è stato svelato, per dire ammesso,
la campagna per l'avvelenamento di massa continua imperterrita, affidata a personaggi al di sotto di ogni sospetto.

La finanza totale avvolge l'informazione con la stagnola della pubblicità,
la trasforma in comunicazione che sarebbe il tutto e niente delle parole vaghe, dell'aria che cammina,
così da alimentare l'ideologia woke che è una nube tossica.

Succede una macelleria su un treno inglese, a Cambridge,
e i media dicono tutti a una sola voce: sono stati due britannici.

Allora il fruitore delle notizie tossiche impara, sente a pelle che la realtà, la verità
è specularmente opposta, anche perché una ministra musulmana subito invita, da nessuno richiesta, a “non cedere all'islamofobia”.

Prima ancora che si sappia cosa è successo compare il solito annuncio peloso, “non è terrorismo”:

fai due più due e ottieni la realtà, opposta.

A scatenare la mattanza sono stati un caraibico e un altro di colore per terrorismo islamista,
non importa se naturalizzati inglesi per anagrafe, per burocrazia.​
 
Siccome nel business della finanza globale entra anche la politica,
ormai usata come strumento di repressione legale, amministrativa,
subito il governo britannico reagisce facendo dei cartelloni pubblicitari
in cui dei bianchi in branco aggrediscono un nero.

Ed è lo stesso Starmer che - fin che ha potuto - ha coperto l'orrore delle gang pakistane
che mandavano a battere le minori inglesi bianche di povera famiglia,
che manda la polizia a casa di quelli che fanno un commento sui social.

Il metodo si è fatto infallibile: basta credere all'esatto opposto di ciò che viene spacciato per notizia.

 
Per non farci mancare niente, anche le apprendiste giornaliste che si sdegnano
siccome alcune cosiddette "attiviste" nelle loro chat progettavano la rovina di maschi e rivali attiviste a loro invise:

“Ah, sono discorsi privati, non esistono, dov'è il garantismo?”.

Lo chiedessero a lei chi ha passato documentazione privata, oggetto di indagini penali,
e come mai la sua rivelazione non si traduce in sanzioni a termini deontologici,
sta di fatto che qui il garantismo c'entra come i cavoli a merenda
e pretendere non si parli di un fatto notorio, esploso equivale alla censura totalitaria, alla scomparsa della cronaca:

a questo punto, siccome tutto alla fine è per fatto personale, non si parli neppure di Garlasco,
dei grandi scandali che indignano l'informazione conformista.

Una vicenda che gronda ipocrisia e lambisce il tentato omicidio non la si dovrebbe commentare?

Non regge neppure l'obiezione facile, “Ih, se vedessero le nostre chat...”.

Sì, certo, ognuno di noi nei suoi dispositivi conserva commenti osceni, indegni, non edificanti, come vi pare,
ma qui si progettava la distruzione metodica di nemici e si decideva come metterla in pratica,
cosa che forse farà qualche presunto giornalista, di quelli che scendono in piazza per la democrazia contro le querele temerarie,
ma che il grosso di noi non si sogna neppure di fare.


Ha detto quella insopportabile star di Hollywood, la Woopy Goldberg

“Bisogna occultare la storia dell'afroamericano che sulla metro di Lafayette ha scannato la rifugiata ucraina
perché nuoce alla causa dei neri”.


E finché potevano l'hanno occultata.​
 
I ragazzi indagati sono tutti minorenni, coetanei della vittima:
hanno 14, 15 e 16 anni, due ragazzi e una ragazza,
già accusati in passato di atti vandalici e danneggiamento.

In corso le indagini con le verifiche delle testimonianze incrociate,
l’analisi delle telecamere e delle celle telefoniche agganciate dai cellulari dei tre ragazzi.
 
Ahahahahahahah chi l'avrebbe mai detto ?

L'eredità di Bud Spencer fa ricchi gli eredi,
ma si tratta del business legato alla mitica figura icona del cinema italiano e non solo.

Il marchio Bud Power continua la sua ascesa.

Le vendite, da 2,5 a 10 milioni di euro in un anno
, spingono la famiglia Pedersoli a creare Ikigai Holding,
cassaforte che riunisce il controllo della società e apre a nuovi investitori, mantenendo saldo il legame con l’icona di Bud Spencer

I Fagioli alla Bud Spencer, lanciati nel 2022, sono stati il primo grande colpo della Bud Power.

Una referenza ispirata alla celebre ricetta degli spaghetti western,
che ha trasformato il volto rassicurante (e il pugno iconico) dell’attore in un simbolo di qualità popolare e ironica.

In poco tempo il marchio ha scalato gli scaffali della Gdo, fino a superare colossi come Heinz.

Il fatturato è passato dai 600 mila euro del 2023 ai 2,5 milioni del 2024, per toccare nel 2025 quota 10 milioni,
con una rete distributiva ormai estesa anche all’estero.

Da qui l'idea di aggiungere nuovi prodotti, in arrivo anche la birra e il "Pizzone" surgelato con salsiccia e fagioli.
 
'namo bene.......pensate a cosa succederà se venisse fondato un partito .....uno a caso.

Oltre un terzo delle persone denunciate, fermate o arrestate in Italia nel corso del 2024 è straniero (34,7%),
con percentuali addirittura doppie, che superano il 60%, per i reati predatori.

A livello nazionale il numero degli arrestati di nazionalità straniera è in crescita:
rispetto al 2019 quando furono 265.869 gli individui segnalati, si è registrato un balzo dell’8,1 per cento.

Il fenomeno va letto in un contesto in cui le persone straniere in Italia sta di per sé aumentando: 

al 1° gennaio 2024, secondo il rapporto Ismu Ets, erano 5,7 milioni di cui 5,3 milioni residenti
(il 9% della popolazione italiana, contro l’8,2% del 2014) e circa 321mila irregolari.
 
Tornando ai reati per i quali l’incidenza degli arrestati stranieri risulta più alta di quelli italiani,
spiccano le rapine (52,3%) con picchi per le rapine in pubblica via (60,1%),
furti con strappo (61%) furti con destrezza (69%), violenze sessuali (43%),
spaccio di stupefacenti (39%), furti di autovetture (24,5%), contrabbando (29%) e omicidi volontari (23,7%).


A livello territoriale
la provincia nella quale gli stranieri hanno un peso maggiore sul totale degli arrestati è Prato (62%): 
un dato quasi doppio rispetto alla media nazionale.

Seguono grandi aree metropolitane Milano (55,8%) e Firenze (56%)
dove soprattutto negli ultimi anni si sono moltiplicati proprio i reati da strada come furti e rapine,
ma anche i territori di confine come Imperia (54,8%), Bolzano (54,7%), Trieste (51,5%) e Gorizia (48,8%).
 
C'è da piangere a leggere questo articolo, ma una risata li spazzerà via.

Più si scava nel confronto di mercoledì 29 ottobre tra i magistrati della Corte dei Conti
e i funzionari dei ministeri coinvolti nella progettazione del Ponte sullo Stretto,
più nei racconti di questi ultimi emergono anomalie.

«Quesiti totalmente lontani dal nocciolo della questione e lamentele su aspetti burocratico-procedurali»,
che male si conciliano con la missione che la Costituzione assegna ai magistrati contabili e al loro organismo:

esercitare il controllo preventivo di legittimità sugli atti del legislatore,
astenendosi da ogni valutazione sull’opportunità e sul merito di quelle decisioni.



Di questi, governo e parlamento devono rispondere solo agli elettori.
 
Questo “scontro tra poteri” si è consumato anche sulla questione in apparenza più banale: cosa è il Ponte sullo Stretto?

Per il ministero delle Infrastrutture è una «strada di categoria B».
Ovvero una strada extraurbana principale, nel linguaggio comune una «superstrada».

Il pedaggio non è una discriminante: anche la percorrenza di una superstrada
può essere condizionata al pagamento di una tariffa, come accade con la Pedemontana Veneta.


La Corte dei conti, durante quell’adunanza che ha preceduto la camera di consiglio in cui è stata bocciata la delibera del Cipess,
ha contestato questa catalogazione.

Per Carmela Mirabella (magistrato relatore del procedimento) e Valeria Franchi (colei che ha istruito la pratica):

il Ponte deve essere considerato un’autostrada.



Esprimendo così un giudizio sul merito,
non sulla legittimità dei provvedimenti varati dal governo,
dunque fuori dai confini che la Costituzione assegna alla Corte dei Conti.

Spetta al legislatore decidere che tipo di opera deve essere il Ponte e a quale velocità potrà essere attraversato.
 

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