Poverina, larvata.
Ma lei tiene duro:
«Il fascismo è un reato. Lo dovrebbe sapere, lo ha detto la Costituzione italiana- spiega rispondendo a Pigi Battista -.
Sono confortata dal fatto che lo dice anche Zagrebelsky e quindi dal punto di vista giuridico mi sento più tranquilla:
quello che è successo alla fiera non è un atto di censura, questo lo dice Zagrebelsky, non è un atto di censura,
perché la censura è impedire a qualcuno di parlare, di scrivere o di pubblicare nel paese in cui vive,
ma se io a casa mia non voglio invitare il signor non so come si chiama,
non lo invito e se lui si presenta a casa mia e io non lo so...».
Battista, giustamente sconcertato, la interrompe e obietta: «Qual è casa sua?».
«La mia casa personale», risponde un po’ stranita la Bompiani.
«In questo caso qual è casa sua?», insiste il giornalista.
«Era un esempio che ha fatto Zagrebelsky, quindi mi lasci parlare», balbetta la Bompiani,
che sembra non capacitarsi del fatto che qualcuno osi mettere in dubbio questo assunto.
«Allora la fiera dei piccoli e medi editori è una fiera privata
creata da un gruppo di piccoli e medi editori nel 2002
e finanziata anche da soldi pubblici ma essenzialmente da l’AIE,
dall’associazione italiana editori, è diretta da loro».
Ed essendo l’editoria storicamente un feudo economico, culturale e politico dei progressisti,
ecco confermato il traballante sillogismo: è “cosa loro” e guai a chi gliela tocca.