Solo politica

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Ma quant’è facile prendere per il 🍑 il superc@zz@ro…alias Mr. Ignora 🤡…che dice che non legge ma poi legge…c@zzo ma proprio non ce la fai…sei una creatura straordinaria, a metà tra la tristezza e l’ipocrisia 😘

Ormai non c'è più neanche gusto, è come picchiare uno mentre c@g@ :)

Comunque sia, eccovi l'ultima immagine disponibile...è sempre lì che aspetta, cosa non si sa... 😘



 
Ultima modifica:
Qui invece era all'apice della sua carriera...era estate, agriturismo della bassa padovana, il suo ombelico del mondo, un'esibizione memorabile, se la ricordano tutti... 🤣


 
Basta scioperi senza scopi economici, ma solo politici.
Licenziare chi partecipa.


Le astensioni nel settore essenziale della mobilità
trasformano una vertenza corporativa
in un danno collettivo che grava su chi ha meno mezzi e meno voce



Lo sciopero dei trasporti è una forma di violenza sociale che colpisce chi non può difendersi.

Non ha nulla di romantico, di rivoluzionario o di progressista:
è una pratica che sfrutta la vulnerabilità della popolazione per esercitare pressione politica.

La sua efficacia deriva dal fatto che non si limita a interrompere un servizio,
quanto a fermare la vita delle persone che dipendono da quel servizio per sopravvivere.

È proprio da questa asimmetria che nasce la sua natura regressiva:
a differenza di altri scioperi, che colpiscono strutture economiche e poteri organizzati,
quello nei trasporti si regge sul trasferimento di costi, ansie e perdite
a individui che non dispongono di potere contrattuale né di libertà di scelta.

Il calendario delle proteste conferma che questo meccanismo si attiverà nuovamente nelle prossime settimane.

Ad esempio, per domani è stato proclamato uno sciopero generale nazionale
che interessa trasporti, scuola e altri settori, con possibili ripercussioni su larga scala.

Nel comparto ferroviario, lo stop è previsto dalle 00:01 alle 21, con potenziali cancellazioni e disagi in tutta Italia.

Le informazioni circolate negli ultimi giorni segnalano inoltre che l’intero periodo sarà segnato da ulteriori agitazioni,
rendendo instabile la mobilità nazionale.


Tutto questo viene giustificato come “lotta sociale”, anche se la realtà è molto meno nobile.
 
Quando si blocca un treno, non si manda un segnale a manager o politici:

si taglia la giornata a lavoratori pagati a ore,

si mette a rischio il salario di chi ha orari rigidi,

si complica la vita di chi abita lontano dai centri,
non dispone di un mezzo proprio o deve occuparsi di un familiare.

si colpisce chi non ha alternative.

si colpisce un altro lavoratore.
 
L’impatto non è simbolico,
è esclusivamente economico, psicologico, esistenziale.

Un sistema che celebra il diritto di protestare senza interrogarsi sulla libertà di chi subisce la protesta
finisce per legittimare l’aggressione verso i più vulnerabili.

Nel dibattito pubblico, com’è risaputo, la narrazione politically correct
descrive lo sciopero come un presidio a tutela dei più deboli,
un gesto che riequilibra rapporti di forza.

Nei trasporti, però, questo schema si capovolge:

non sono “i deboli” a scioperare contro “i forti”,

bensì un gruppo organizzato
che esercita potere verso una massa disorganizzata,
trasferendo il costo della propria lotta su chi non può reagire.


Ed è proprio qui che emerge il paradosso:

i soggetti più garantiti del settore pubblico,
protetti da contratti, stabilità e rappresentanza,
utilizzano il proprio ruolo per generare danno a categorie che non hanno voce né protezione.

L’astensione dal lavoro diventa così una redistribuzione coatta della sofferenza,
che si regge non sulla solidarietà, ma sul privilegio.
 
Ciò che non si comprende è che la mobilità non è un servizio qualunque:

è la condizione elementare della vita moderna.

Senza mobilità non esiste lavoro, istruzione, sanità, cura, partecipazione, autonomia.


Bloccarla significa mettere a rischio la dignità e la capacità di autodeterminazione delle persone.

Uno Stato che consente la sospensione arbitraria di un servizio pubblico essenziale
accetta che la vita quotidiana di milioni di individui sia ostaggio di una trattativa particolare.

E lo fa invocando l’idea di “diritti”
mentre calpesta il diritto più concreto e fragile: la libertà di muoversi.


Non ci vuole coraggio per difendere uno sciopero nei trasporti.

In questo contesto, il “diritto” diventa abuso.

Qualunque intervento che limiti la protesta
viene trattato come attacco alla democrazia,
non come difesa della società.


Ma così facendo, il potere rimane in mano a chi può utilizzarlo
contro l’interesse generale.
 
Se i trasporti pubblici fossero un’impresa privata in monopolio che, senza preavviso,
bloccasse l’accesso ai suoi servizi danneggiando milioni di utenti,
lo Stato interverrebbe con sanzioni, commissariamenti, interventi d’urgenza.

Quando lo fa un sindacato, diventa “parte della dialettica democratica”.

Questo doppio standard non è solo incoerente: è pericoloso.

Legittima l’idea che alcune categorie
possano generare danno agli altri senza pagarne il prezzo
.

Eppure, il fatto che un danno sia legale non significa che sia giusto.
Né che sia moralmente accettabile in quanto è previsto dall’ordinamento.

La libertà, se vuole essere qualcosa di più di uno slogan,
non può consistere nel potere di impedire ad altri di vivere.


Una società decente
dovrebbe tutelare chi protesta, senza dimenticare chi non ha la possibilità di farlo.

Dovrebbe garantire non solo il diritto a rivendicare,
ma anche quello di andare a lavorare e di poter tornare a casa.
 
Lo sciopero nei trasporti non è una battaglia per l’uguaglianza.

È un privilegio esercitato contro chi non ha potere.

È una pratica regressiva che scarica costi su chi non ha voce,
senza preoccuparsi delle conseguenze.

È una forma di coercizione che usa la vulnerabilità come leva.

E finché continueremo a tollerarla, non avremo un Paese più giusto.

Ne avremo uno in cui chi ha potere può bloccare la vita degli altri,
e chiamarlo paradossalmente "libertà".
 

Usa: strategia Trump prevede “allontanamento Italia da Ue”

Secondo quanto riferito da rivista “Defense One” L’Italia, insieme ad Austria, Polonia e Ungheria, e’ indicata dagli Stati Uniti tra i Paesi con cui Washington dovrebbe “collaborare maggiormente”, con l’obiettivo di “allontanarli” dall’Unione europea. E’ quanto si legge nella versione estesa della nuova Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non pubblicata dalla Casa Bianca ma visionata dalla rivista Defense One. Al fine di “rendere l’Europa di nuovo grande”, gli Stati Uniti dovrebbero sostenere “partiti, movimenti e figure culturali” favorevoli alla sovranita’ nazionale e alla difesa dei “modi di vita europei tradizionali”.

Usa: strategia Trump prevede "allontanamento Italia da Ue" - Il Sole 24 ORE

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Il Sole 24 ORE (Usa: strategia Trump prevede "allontanamento Italia da Ue" - Il Sole 24 ORE)
Usa: strategia Trump prevede “allontanamento Italia da Ue” – Il Sole 24 ORE

10 Dicembre 2025

Fatto Quotiidiano:

Lo rivela la testata specializzata in difesa ‘Defense One’ che cita una versione classificata della National Security Strategy diffusa nei giorni scorsi. Ma la Casa Bianca smentisce l’esistenza di un documento ‘integrale’

Il piano di Trump per sfaldare l’Europa passa anche da Roma: “L’Italia è tra i governi più vicini a Washington, va allontanata dall’Ue”

Trump chiama l’Italia a far parte del gruppo sovranista: si sente il profumo di asse Washington-Roma-Mosca

l’Italia, insieme ad Austria, Polonia e Ungheria, viene indicata tra i Paesi con cui Washington dovrebbe “collaborare maggiormente” con l’obiettivo di “allontanarli” dall’Unione Europea.

Con l’UE in terapia intensiva, arriva un’altra bella notizia.
L’Italia farà parte del gruppo dei paesi sovranisti, quindi con USA e Russia.
Il suddetto ordine da Washington deve essere già arrivato a Roma, considerando il linguaggio del corpo della Meloni mentre riceveva il clown nano ucraino, ormai anche lui defenestrato, esautorato, deriso ed umiliato pubblicamente.

Da adesso prepariamoci a due eventi che si ripeteranno per un certo lasso temporale.

1- Tensioni e tentativi di rivoluzioni colorate che includeranno gli utili idioti chiamati anche sindacati, i soliti partiti in mano a Soros, alcuni migranti pagati per creare disordini e caos. Tutti rigorosamente accompagnati dai media main stream che ormai non legge e guarda più nessuno o quasi.
Mosse prevedibili, presenti nel manuale dei globalisti (pagina 90) che vengono utilizzate quando l’establishment è in seria difficoltà. Tranquilli, non si inventano nulla e non fanno paura a nessuno: tutto ampiamente prevedibile e già visto.
2- Nella marcia e corrotta politica italiana, serva dei perdenti anglo-franco-sionisti, vedremo da ora in avanti cambi repentini di casacca.
In molti, soltanto ora, fingeranno di essere stati da sempre veri sovranisti e strizzeranno l’occhiolino al presidente americano dicendo di voler ricucire con Madre Russia.

SCATENERANNO LA GUERRA CIVILE…

Questo è uno dei tanti motivi per cui l’Unione Europea deve essere abolita.

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato a Donald Trump che l’Unione Europea sta addebitando all’Ungheria un milione di euro al giorno per non aver consentito l’immigrazione illegale in Ungheria.

“Siamo soggetti a sanzioni finanziarie da parte dell’Unione Europea perché non permettiamo all’immigrazione illegale di arrivare in Ungheria e anche nell’Unione Europea. Quindi dobbiamo pagare, giusto per informarvi, dobbiamo pagare ogni giorno un milione di euro come punizione al bilancio di Bruxelles , perché abbiamo fermato i migranti”.

“Questo è il mondo assurdo in cui viviamo ora in Europa”.

L’Unione Europea è gestita da tiranni liber
 
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DIO ESISTE. LA STAMPA E LA REPUBBLICA VENDUTE AI GRECI 😂😂😂
L'ho sempre saputo che Dio esiste e oggi pomeriggio ho avuto la conferma. John Elkann ha comunicato l'intenzione di vendere La Stampa e La Repubblica entro gennaio 2026 al finanziere greco Theodore Kyriakou.
Non solo. L'askhenazita torinese oltre a togliersi dalle palle la becera carta igienica stampata darà via anche le tre radio: Capital, Deejay e M2O. 👏
Beh che dire? Nulla, perché sto festeggiando e brindando da ore col vinello d'annata, sempre pronto per le grandi occasioni.
Ora i giornalisti fanno sciopero 😂
Hanno poco da lamentarsi gli spacciatori di falsità, i pennivendoli che lavorano per questi quotidiani mainstream. State raccogliendo la tempesta per l'odio che avete seminato.
E posso dirla tutta? Secondo me è ancora troppo poco, meritate molto di più....

Cosa aspetti, unisciti a Disinformazione.it
 
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