Solo politica

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A posto siamo. Mancava solo quello :rolleyes:
Ma ammettere semplicemente che gli italiani non hanno capito perché dovevano intervenire su quesiti tecnici, difficili da capire nelle conseguenze e comunque la cui materia era oggetto di una riforma (Cartabia)? Troppo semplice come causa?

Ricordo inoltre che non sempre il popolo sa prendere la strada giusta per il Paese soprattutto quando si tratta di decisioni strategiche non alla portata di tutti (incluso lo scrivente)....vedasi referendum contro il nucleare.
 
parla come un novax qualsiasi, il "gombloddo" comunque sarebbe riuscito come non mai!! fatti una domanda e datti una risposta calderò........
 
parla come un novax qualsiasi, il "gombloddo" comunque sarebbe riuscito come non mai!! fatti una domanda e datti una risposta calderò........
Io credo invece parli come un @@ non qualsiasi " gli altri non capiscono nulla"........
Ps un saluto a P.aff.to ( non mescolarti mai con la massa )
 
qualche speranza di rinsavimento anche nel veneto

La notizia più inaspettata: Damiano Tommasi, candidato sindaco del centrosinistra a Verona, ha distanziato i due rivali della destra, Federico Sboarina e Flavio Tosi. Nessuno se l'aspettava. Non così. Addirittura al 41 per cento. La notizia meno rassicurante per Tommasi è che Verona non è diventata improvvisamente una città di centrosinistra. Se non si fosse divisa, la destra avrebbe vinto. Invece stavolta il centrosinistra se la gioca. Con Tommasi capitano. Ma sbaglia chi pensa che abbia già la vittoria in tasca.

Ha 48 anni. Ex calciatore della Roma e della Nazionale. Nel 2001 vinse lo scudetto nella Capitale. Ha fatto questa campagna elettorale con la freschezza di un liceale, in jeans e maglietta. Ha parlato di valori, di visioni, ma senza radicalismi. Ha coinvolto i giovani e le donne. Ha messo insieme una lista di persone di spessore, dall'aclista Italo Sandrini al luminare del pancreas Claudio Bassi, passando per l'oncologa Anna Maria Molino. Soprattutto ha dato l'impressione di voler lavorare per uno sprazzo di futuro, non solo piegandosi alla logica degli schei. Basterà?


 


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Sono lontani i tempi in cui il M5S sembrava un monolite impenetrabile, forse perché qualunque dichiarazione doveva avere il visto di Casalino, e chi osava alzare un sopracciglio veniva subito espulso. Erano gli anni delle grandi battaglie contro la Casta. Contro le auto blu. Contro i premier e i ministri che viaggiavano sugli aerei di Stato. Contro gli "stipendi d'oro" dei parlamentari. Contro la Nato che costava troppo. Contro l'euro che uccideva l'economia italiana. Contro la Tap che era inutile.

Bei tempi, quelli. Loro, eroicamente, salivano sul tetto di Montecitorio, e il popolo applaudiva. Poi purtroppo hanno scoperto che la Nato è una garanzia, che l'euro è irrinunciabile, che la Tap è utile, anzi utilissima ora che Putin ci chiude il gas. Fico, che appena eletto presidente della Camera si faceva fotografare sull'autobus, adesso non si muove - opportunamente - senza l'auto blu e la scorta. Di Maio sale e scende - giustamente - dagli aerei di Stato. E molti di quei 225 deputati e 111 senatori eletti nel 2018 si sono poi accorti che 15 mila euro al mese in fondo fanno comodo, e non c'è motivo di restituirne una quota al Movimento visto che al massimo si rischia di non essere ricandidati a un seggio che non ci sarà più.

Intanto il monolite si è spaccato in due. Da una parte i governisti, guidati da Di Maio, l'uomo che diceva "mai col Pd, il partito di Bibbiano che toglie i bambini alle famiglie con l'elettrochoc" e ora guai a toccargli il Pd: la sua parabola ricorda sempre di più quella di Angelino Alfano, il suo predecessore alla Farnesina che per restare al governo ruppe con Berlusconi. Dall'altra i movimentisti, i seguaci di Conte che litiga con Grillo ma poi ci va a pranzo, che contesta Draghi ma poi lo vota, che stringe accordi con Letta ma negando l'alleanza "perché non c'è nulla di scritto", insomma l'eterno cerchiobottista che non decide mai ("Sua Quasità", l'ha battezzato Francesco Merlo).


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