Fa scalpore che, come abbia detto Carlo Calenda a Bruno Vespa, George Soros
“ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro +Europa ponendo come condizione imprescindibile che si facesse un listone antifascista».
E’ bene ricordare subito che il Segretario nazionale di +Europa,
quel
Benedetto della Vedova, parlamentare del centrodestra passato poi con Mario Monti
e Sottosegretario agli Esteri dal 2014 sino all'entrata in carica del Governo Meloni,
non ha per nulla smentito l’influenza finanziaria di Soros.
Dapprima, allo stesso Bruno Vespa, avrebbe detto che
“+Europa non ha ricevuto contributi da Soros, che altrimenti sarebbero già pubblicati”.
Successivamente, Della Vedova avrà verificato la plausibilità dellle affermazioni di Calenda
ed infatti, con una nota scritta, ha
precisato che
“alcuni candidati di +Europa hanno ricevuto un contributo diretto da parte di Soros per le spese della campagna elettorale...
che da tempo condivide e sostiene i nostri valori europeisti...
Siamo orgogliosi che alcuni nostri candidati abbiano chiesto
e ricevuto il suo sostegno, certamente disinteressato.
Naturalmente i contributi verranno presto resi pubblici nei termini di legge insieme ai rendiconti elettorali”.
Un appunto, a futura memoria: perché si è voluto precisare che è stato un “sostegno disinteressato”,
dopo che si è detto che Soros (presumibilmente con sostegno diretto e/o per interposta associazione o fondazione benevolente)
“sostiene... da tempo i valori europeisti” del partito?
C’è forse qualcuno che può immaginare che Soros e la sua Open Society (e rete di organizzazioni ad essa legata)
sia interessato a condizionare la politica nazionale italiana o di un qualunque altro paese europeo?
E’ ovvio che tutto ciò che ha donato George Soros, direttamente o per interposta associazione o fondazione filantropica,
ai candidati di +Europa e
ad alcuni candidati del Partito Democratico (a partire da Elly Schlein),
è stato generosamente elargito senza alcun ‘doppio fine’ e solo allo scopo di sostenere ideali, valori
e determinazioni in linea con una condivisa interpretazione dello ‘Stato di diritto’, ‘Democrazia’, ‘Libertà e Società aperta’.
Siamo rimasti in pochi, troppo pochi, a credere che ciò che era emerso con la pubblicazione dei
#SorosLeaks nel 2016
e che descriveva l’inquietante e penetrante attività di lobbying sistematica di Soros&Co. a tutti i livelli di moltissimi Paesi ed istituzioni internazionali,
incluso il Parlamento europeo ed i suoi membri, fosse preoccupante.
Forse ci sbagliamo nel ritenere necessario ed urgente un'indagine politica seria,
in Italia ed in Europa, su quanto questi magnati filantropici stiano in realtà condizionando la politica e le sue decisioni,
in aperta violazione proprio dello ‘Stato di diritto’, della ‘Democrazia’ e dei ‘diritti umani’.
Più volte abbiamo dovuto prendere a malincuore atto delle frequentazioni continue e convincenti
tra ‘esperti’ della Open Society e Commissari in carica dell'Unione Europea,
più volte abbiamo fatto notare, come ai proclami annuali fatti da Davos da George Soros,
seguissero misure prese dalla Commissione europea corrispondenti alle indicazioni gratuite e disinteressate del magnifico magnate.
Ora, ci sovviene una preoccupazione.
Non vuoi mica che dopo la vittoria inattesa del centro destra in Svezia
(dove purtroppo il Soros è riuscito a piazzare un suo allievo come Ministro degli esteri)
e quella in Italia, ora il globalismo filantropico
liberal voglia colonizzare tutta l’Europa, a partire dall’Est?
Ebbene, nei giorni scorsi è emerso che l’attuale Governo dei Democratici USA
si sia unito alla Open Society Foundations e alla Rockefeller Foundation, Google e Facebook ed altri,
per costruire una nuova organizzazione mass-mediatica indipendente (chiamata ‘Internews’ in Ungheria),
per difendere i valori liberali, la democrazia e l’indipendenza della informazione.
Non c’è nulla da scherzare, il network di informazione mass mediatico
sarà attivo in Ungheria, Polonia, Romania, paesi europei con fortissime radici ed identità cristiane.
A pensar male si farà pure peccato ma... non varrebbe la pena, a Roma come a Bruxelles e Strasburgo e adottare una soluzione chiara?
Divieto assoluto di finanziamenti e collaborazioni con magnati esteri (diretti o indiretti), oppure completa e fruibile trasparenza.
L’urgenza di trasparenza è massima, sempre che si voglia salvaguardare un minimo di democrazia.