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Mettiamolo bello chiaro. Così non si fa fatica a cercarlo.
Piddioti rincollioniti, imparate qualcosa.



L’Italia, nonostante tutto, è ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa, dopo la Germania.


In Italia abbiamo il risparmio privato più alto del mondo insieme al Giappone (circa 5.000 miliardi di euro di cui 1.500 di liquidità).


Abbiamo milioni di italiani in giro per il mondo (più di 3 milioni espatriati solo negli ultimi 20 anni).
Prevalentemente giovani e laureati.
Costretti a espatriare alla ricerca di un lavoro e di salari dignitosi.
E che vanno a fare le fortune di Paesi stranieri con le loro capacità.


Per iniziare il necessario processo di reindustrializzazione e di piena occupazione non possiamo però contare sulla nostra Banca Centrale.

È necessario quindi uscire dall’Unione Europea e dall’Eurozona.


Come?


Per quanto riguarda l’uscita dalla UE, è prevista dai trattati.

Nell’articolo 50 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE).


E per quanto riguarda l’uscita dall’euro?

In realtà pur non essendo espressamente prevista dai trattati una clausola di uscita dalla moneta unica,
esiste un strada prevista dai trattati che porterebbe sostanzialmente all’uscita dall’euro.

La sospensione (o segregazione) dal sistema Target 2 (che è quello che regola le transizioni bancarie tra i vari Paesi dell’Eurozona).


L’articolo 65 del TFUE¹ prevede che un Paese possa ricorrere al blocco della libera circolazione dei capitali. Sia in entrata che in uscita.

L'articolo 65 consente infatti

«di prendere tutte le misure necessarie per impedire le violazioni della legislazione e delle regolamentazioni nazionali,
in particolare nel settore fiscale e in quello della vigilanza prudenziale sulle istituzioni finanziarie,
o di stabilire procedure per la dichiarazione dei movimenti di capitali a scopo di informazione amministrativa o statistica,
o di adottare misure giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza».


Si tratterebbe di una segregazione (dal sistema Target 2) volontaria.

In questo senso, l’articolo 65 è già stato utilizzato per Cipro e Grecia (ma in colpevole ritardo).


Potremmo, una volta tanto, usare i trattati europei a nostro vantaggio.


Utilizzare questa possibilità prevista dai trattati è il primo passo per il recupero della sovranità monetaria e fiscale.


Con un nuovo patto sociale.


L’enorme risparmio privato degli italiani in un regime di blocco della libera circolazione dei capitali
diventerebbe un’immensa risorsa per il finanziamento della spesa pubblica che gioverebbe in primis proprio ai cittadini.

I TdS tornerebbero a essere uno dei principali (il principale addirittura) bene rifugio per tutelare i propri risparmi.

Come succede in Giappone, tanto per fare un esempio pertinente.

Lo Stato di contro non sarebbe più nelle mani dei “mercati” e di una BCE che non è prestatrice di ultima istanza.


Ci sarebbero poi altri strumenti ovviamente utilizzabili nel periodo della segregazione
(come il ricorso alla cessione dei crediti fiscali, cioè alla moneta fiscale).


l’Italia deve ricostruire quell’industria pubblica artefice del miracolo italiano

che è stata svenduta per poter partecipare al progetto suicida dell’Unione Europea.


Se non si ricostruisce prima l’industria pubblica,
è ingenuo pensare di riuscire a fare rientrare le industrie private che hanno negli anni delocalizzato all’estero.


Vanno nazionalizzati i monopoli naturali o quelli a essi assimilabili

(trasporti, autostrade, settore energetico, ecc.)

ed i settori strategici.


Altri vanno creati ex novo, come i distretti portuali nel Sud Italia

e le industrie per le tecnologia d’avanguardia (robotica, nanotecnologia, informatica quantistica, ecc).


Cosa ci aspetta alla fine del tunnel della segregazione?

Nel contesto descritto una sola cosa: l’uscita dall’euro.


Sarà una passeggiata? Ovviamente no.



Soprattutto perché a oggi ci mancano due componenti fondamentali.

Una classe politica all’altezza del compito che ci aspetta.

E un popolo consapevole e disposto a fare tutto il necessario per rompere il vincolo esterno.


Cioè disposto a combattere per il proprio diritto all’autodeterminazione.


«Ogni popolo ha il diritto imprescrittibile e inalienabile all'autodeterminazione.

Esso decide il proprio statuto politico in piena libertà e senza alcuna ingerenza esterna».

«Ogni popolo ha il diritto di liberarsi da qualsiasi dominazione coloniale o straniera diretta o indiretta».

«Ogni popolo ha diritto a che il proprio lavoro sia valutato giustamente e che gli scambi internazionali avvengano a condizioni paritarie ed eque».

«Ogni popolo ha il diritto di darsi il sistema economico e sociale da lui stesso scelto

e di perseguire la propria via di sviluppo economico in piena libertà e senza ingerenze esterne».



Quello all’autodeterminazione di un popolo è un diritto fondamentale

riconosciuto internazionalmente a partire dal 4 luglio 1976

con la nascita della Dichiarazione universale dei diritti dei popoli,

nota anche come Carta di Algeri², che vide la luce grazie a uno dei nostri padri costituenti, Lelio Basso.


È lui, ancora una volta, a indicarci la strada da seguire per liberarci dei vincoli esterni

per riappropriarci del nostro diritto all’autodeterminazione.


Per riappropriarci cioè della sovranità popolare.


UN' ORA DI APPLAUSI........................:band::clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap:
 
Ahahahahah ve lo meritate proprio. Votatelo ancora.
Messo lì dai radical chic piddioti e rincollioniti.



Milano apripista per il limite di velocità a 30 km/h in tutta la città.

Apripista, ma anche chiuditesta.


Li voglio proprio vedere i ricchi milanesi amanti del green e del politicamente corretto

girare con i loro Suv per la città a 30 km/h, dopo aver applaudito l’invasione di piste ciclabili

– vuote d’inverno e semivuote nelle altre stagioni –

che hanno spazzato via parcheggi e ristretto carreggiate sulle quali si viaggia ormai in stato di perenne coda.


Ma si sa, Milano fa scuola.


Vista da fuori fa anche chic.
 
Anche nel nostro comune ci sono dei rincollioniti del 30 all'ora.


Ho voluto fare un esperimento.

Ho provato a tenere i 30 per pochi minuti in centro.

Ho rischiato il linciaggio.


Avete provato a tenere i 30 all'ora ?

Se poi siete in discesa ...........
 
vogliamo scrivere qualcosa sul RDC ?
lo hanno preso cani e porci, truffe su truffe, mai offerto lavoro ad alcuni, tutto senza controlli..............................chi ne risponde ? nessuno come baffino con i missili colombiani
 
Ci vuole un attimo di più a capire, ma poi è chiara.


Affinché vi sia equilibrio termico è necessario che l’intensità Iin della radiazione solare in ingresso nella Terra
uguagli l’intensità Iout della radiazione da essa in uscita nello spazio: Iin= Iout .

Della radiazione solare che giunge all’orbita terrestre,
una parte – proporzionale ad un coefficiente, , che si chiama coefficiente di albedo – viene riflessa,
e una parte viene assorbita.

Quest’ultima risulta essere Iin = (1 — )Isole ∕4.


In definitiva:

Iout = (1 — )Isole ∕4

che, come si vede, dipende da due parametri: l’irradianza solare, Isole , e l’albedo, a .

L’effetto serra è quindi un numero ed è dato dalla differenza tra la radiazione emessa dalla superficie della Terra
e la parte di questa radiazione che attraversa l’atmosfera e va oltre nello spazio.

Siccome la radiazione emessa dalla superficie della Terra è proporzionale [costante di proporzionalità ]
alla quarta potenza della sua temperatura (legge di Stefan-Boltzmann), allora l’effetto serra è

= σ4 − (1 − )Isole ∕4 (1)

un’equazione sufficientemente generale da applicarsi a qualunque pianeta, luna o asteroide.


Per la Terra, i valori delle quantità dette sono: = 289, a = 0,3,Isole = 1370 ∕2, cosicché

= 160 ∕m2 è l’effetto serra naturale,

di cui 30 m2 sono attribuiti alla presenza naturale della CO2.


Questo effetto serra naturale fa sì che la Terra è più calda di 33 gradi: una Terra senza atmosfera sarebbe 33 gradi più fredda.


Dall’equazione (1), la variazione in effetto serra è

Δ = σ3 Δ + IsoleΔ/4 (2)

dove, come s’usa di solito, la variazione di una quantità è stata indicata premettendo al suo simbolo la lettera greca delta maiuscola.

Per chi non è familiare con la matematica accetti sulla fiducia il passaggio dalla (1) alla (2),
ove si è assunto ΔIsole = 0, perché secondo l’Ipcc il valore dell’intensità della radiazione solare sull’orbita terrestre è costante.


Inserendo i valori σ = 5.67 x 10-8∕(s ∙ ), = 289 e Isole = 1370 ∕2, la relazione (2) diventa

Δ = 5.67Δ + 342Δ (3)


Ora:

1) Secondo l’Ipcc, la variazione di effetto serra dovuto ad un raddoppio della concentrazione atmosferica della CO2 vale
Δ = 3.7∕2


Si noti che questo è un aumento del 2.3% rispetto all’effetto serra naturale.


Orbene, posto che l’effetto serra naturale ( = 160∕2) comporta un aumento della temperatura di 33 gradi,

se l’effetto serra diventa + 3.7 = 163.7 ∕2, quale sarà la corrispondente variazione di temperatura?


2) Secondo l’Ipcc la corrispondente variazione di temperatura è un aumento di 3 gradi:

Δ = 3


3)
Inoltre, sempre secondo l’Ipcc – e secondo tutti i modelli climatici –

un aumento della concentrazione atmosferica di CO2 comporta un AUMENTO dell’albedo
, cioè Δ > 0.


Ma con Δ = 3.7 e Δ = 3 la relazione (3) diventa (in W/m2)

3.7 = 16.4 + 342Δ (4)

che può essere soddisfatta solo se Δ = – 0.037 , cioè la variazione di albedo è negativa.


Ma come detto, secondo l’Ipcc – e secondo tutti i modelli climatici –
un aumento della concentrazione atmosferica di CO2 comporta un aumento dell’albedo,

cioè comporta un Δ positivo, ma in questo caso la (4) non verrebbe in nessun caso soddisfatta.


Detto diversamente:

Sembra che all’Ipcc abbiano seri problemi con la fisica elementare!
 
Per cercar di metter le cose a posto, all’Ipcc si sono inventati i cosiddetti meccanismi di feedack positivi.


Dicono quelli dell’Ipcc:

più CO2 significa più riscaldamento, ma più riscaldamento significa

1) più CO2 emessa dagli oceani, cioè più riscaldamento;

2) maggiore evaporazione d’acqua, cioè più riscaldamento (l’acqua è il principale gas-serra);

3) maggiore scioglimento dei ghiacci, cioè minore radiazione solare riflessa nello spazio, cioè più riscaldamento;

4) scioglimento del permafrost con immissione in atmosfera di metano, cioè riscaldamento (il metano è un altro gas serra).


E più riscaldamento significa: etc., etc.


Si noti che qui a innescare la reazione a valanga non è la CO2 in sé, ma il riscaldamento.


Cioè, qualunque riscaldamento dovrebbe causare questa presunta reazione a valanga.


Ma la cosa, come detto, è un’invenzione, perché è contraddetta dai fatti
:

i fatti sono che nell’ultimo mezzo milione d’anni

la temperatura del pianeta ha oscillato con variazioni dell’ordine di 10 gradi

attorno a temperature dell’ordine di 300 kelvin,

cioè la temperatura ha oscillato con variazioni di appena il 3% intorno al suo valor medio;

ma quando ci sono stati riscaldamenti naturali il pianeta ha reagito, di tutta evidenza,

con feedback negativi e non con feedback positivi,

altrimenti sarebbe entrato in ebollizione.



Per usare le parole di Greta: non è andata in fiamme la nostra casa nel passato, e non andrà in fiamme nel futuro.
 
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