Solo politica

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Ahahahahahahahahah

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Ops.....

“Dai rilevamenti effettuati emerge

che soltanto la metà di chi è andato a votare la scorsa domenica aveva votato Pd alle recenti elezioni politiche,

mentre il 22% dei votanti alle primarie a settembre aveva scelto il M5S”.
 
Ma allora, come mai è successo ?
.....leggiamo la palla di cristallo.


C’è stata una mossa in particolare che ha stravolto il pronostico.

E quella mossa l’ha fatta Dario Franceschini, stringendo un patto con il leader del M5S Giuseppe Conte.

Questo è il motivo per cui il dirigentissimo dem ora passerà all’incasso per lui e per la moglie (neodeputata del Pd):
Elly Schlein gli deve tutto, quindi non potrà dire di no alle sue richieste.


Ma qual'è quel motivo ?

Quel motivo è grosso come una casa.

Anzi, come un Palazzo.

Anzi, come IL palazzo.

E si chiama Quirinale.

E qui veniamo al patto tra Franceschini e Conte.


Il ministro buono per tutti i governi

vuole infatti andare al Quirinale – dopo Mattarella – con i voti dei 5 Stelle.
 
Non c’è solo una questione ideologica o di simpatia.

Ma c’è dietro la regia del partito stesso, guidato da Conte, di indirizzare i voti in un certo modo.

L’apporto grillino ha dunque fatto la differenza per il risultato finale,
consentendo a Elly Schlein di vincere contro Bonaccini che aveva dominato nella competizione tra iscritti PD.


Però, il patto Franceschini-Conte non si ferma solo alla partita del Quirinale ma prevede anche altro.

Conte avrebbe infatti la strada spianata per Palazzo Chigi alle prossime elezioni.



E la giovane dem non potrà dire di no.
 

DUE PAROLINE SULLA SCHLEIN, MA NON DI PIÙ
Stessa operazione tentata a suo tempo con Renzi: inserire un elemento spurio dentro il partito per espungere tutti i legami residui con il sindacalismo e la lotta di classe. Fate attenzione ai temi cari alla Schlein e al suo lessico e vedrete che non sono affatto diversi da quelli che usava Renzi nel 2013. La Schlein è un Renzi 2.0, la versione aggiornata con i temi dell'agenda 2030 del WEF. Con Renzi condivide decine di aspetti, a cominciare dalla giovane età e dal tipico linguaggio da "rottamatore", già inaugurato a suo tempo da Obama, prima di essere localizzato in salsa nostrana dal rignanese. Il nuovo contro il vecchio, un classico ormai in voga almeno dal 2008.
Ora, voi direte: ma il PD aveva già abbandonato quelle bandiere e abbracciato l'agenda globalista da ben prima dell'arrivo della Schlein! Innegabile. Ma è pur vero che dentro il PD sopravvivono ancora, sia pure in modo residuale, anime legate alla vecchia tradizione socialdemocratica, al sindacalismo, alle lotte operaie, al mondo del lavoro in genere. La Schlein ha il preciso compito di tagliare completamente quelle radici e trasformare definitivamente il PD in un partito liberale, ecologista, atlantista, globalista, anti-sovranista, perennemente e ossessivamente in difesa di non meglio precisati "diritti umani" (quindi, sempre bisognoso di un nemico immaginario da combattere), interamente subordinato a organismi sovranazionali come OMS, UE, NATO. Usando come massa di manovra un elettorato tipicamente deideologizzato come quello giovanile (da qui il corteggiamento verso quel che resta del M5S).
Fallirà. Come prima di lei ha fallito Renzi, come ha già fallito Jacinda Ardern, come, presto o tardi, falliranno i vari Sanna Marin, Trudeau e tutti gli altri prodotti della catena di montaggio del WEF. Tutti giovani rampanti, brillanti, innovatori, visionari finché trascinati dalle copertine del mainstream e, soprattutto, fintanto che il contesto internazionale permette di identificarli come baluardi contro il nemico di turno (fascismi, putinismi, sovranismi, populismi, no-vax ecc.). Fatalmente inadeguati al loro ruolo e irrimediabilmente obsoleti non appena si scontrano con la realtà. Nel giro di pochi anni finiscono tutti dimenticati in una grigia vetrina dell'usato come un iPhone 9.
Il tempo è l'unico vero giudice imparziale e rigoroso che conosciamo. Di tutti gli altri è bene fidarsi il giusto.
 
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