Solo politica

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Leggete bene.

Abstract​


After 1750 and the onset of the industrial revolution,
the anthropogenic fossil component and the non-fossil component in the total atmospheric CO2 concentration, C(t), began to increase.

Despite the lack of knowledge of these two components, claims that all or most of the increase in C(t) since 1800 has been due to the anthropogenic fossil component have continued since they began in 1960 with "Keeling Curve: Increase in CO2 from burning fossil fuel."

Data and plots of annual anthropogenic fossil CO2 emissions and concentrations, C(t), published by
the Energy Information Administration, are expanded in this paper.

Additions include annual mean values in 1750 through 2018 of the 14C specific activity,
concentrations of the two components, and their changes from values in 1750.

The specific activity of 14C in the atmosphere gets reduced by a dilution effect when fossil CO2,
which is devoid of 14C, enters the atmosphere.

We have used the results of this effect to quantify the two components.

All results covering the period from 1750 through 2018 are listed in a table and plotted in figures.

These results negate claims that the increase in C(t) since 1800
has been dominated by the increase of the anthropogenic fossil component.

We determined that in 2018, atmospheric anthropogenic fossil CO2
represented 23% of the total emissions since 1750 with the remaining 77% in the exchange reservoirs.

Our results show that the percentage of the total CO2 due to the use of fossil fuels


from 1750 to 2018 increased from 0% in 1750 to 12% in 2018,

much too low to be the cause of global warming.

Copyright © 2022 Health Physics Society.
 
IMPORTANTE!!!!!

1501 scienziati di tutto il mondo sottoscrivono il documento
"NON C'E' NESSUNA EMERGENZA CLIMATICA"


Una rete globale di oltre 1501 scienziati e professionisti ha preparato questo messaggio urgente.

La scienza del clima dovrebbe essere meno politica,
mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche.

Gli scienziati dovrebbero affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale,
mentre i politici dovrebbero contare spassionatamente i costi reali e i benefici immaginati delle loro misure politiche.

Il riscaldamento è causato da fattori naturali e antropici

L'archivio geologico rivela che il clima della Terra è variato da quando esiste il pianeta,

con fasi di freddo e di caldo naturali.

La Piccola Era Glaciale si è conclusa solo nel 1850.



Non è quindi una sorpresa che ora stiamo vivendo un periodo di riscaldamento.

Il riscaldamento è molto più lento di quanto previsto

Il mondo si è riscaldato molto meno di quanto previsto dall'IPCC sulla base dei modelli di forzatura antropica.

Il divario tra il mondo reale e quello modellato
ci dice che siamo ben lontani dal comprendere il cambiamento climatico.



La politica climatica si basa su modelli inadeguati

I modelli climatici hanno molte lacune
e non sono neanche lontanamente plausibili come strumenti di politica globale.

Essi gonfiano l'effetto dei gas a effetto serra come la CO2.


Inoltre, ignorano il fatto che arricchire l'atmosfera di CO2 è benefico.

La CO2 è cibo per le piante, la base di tutta la vita sulla Terra.

La CO2 non è un inquinante.

È essenziale per tutta la vita sulla Terra.


La fotosintesi è una benedizione.

Una maggiore quantità di CO2 è benefica per la natura e rende la Terra più verde:
l'aumento di CO2 nell'aria ha favorito la crescita della biomassa vegetale globale.


È un bene anche per l'agricoltura, in quanto aumenta la resa delle colture in tutto il mondo.
 
Ultima modifica:
Il riscaldamento globale non ha aumentato i disastri naturali

Non ci sono prove statistiche che il riscaldamento globale stia intensificando uragani,
inondazioni, siccità e disastri naturali simili, o che li renda più frequenti.

Tuttavia, è ampiamente dimostrato che le misure di mitigazione della CO2 sono tanto dannose quanto costose.

La politica climatica deve rispettare le realtà scientifiche ed economiche

Non esiste un'emergenza climatica.

Pertanto, non c'è motivo di panico e di allarme.

Ci opponiamo fermamente alla dannosa e irrealistica politica
di azzeramento della CO2 proposta per il 2050.



Se dovessero emergere approcci migliori, e sicuramente lo faranno,
abbiamo tutto il tempo per riflettere e riadattarci.

L'obiettivo della politica globale dovrebbe essere la "prosperità per tutti",
fornendo energia affidabile e accessibile in ogni momento.

In una società prospera
uomini e donne sono ben istruiti,
i tassi di natalità sono bassi
e le persone si preoccupano dell'ambiente.


Epilogo La Dichiarazione Mondiale sul Clima (WCD)
ha riunito una grande varietà di scienziati competenti provenienti da tutto il mondo*.

La notevole conoscenza ed esperienza di questo gruppo è indispensabile
per raggiungere una visione equilibrata, spassionata e competente del cambiamento climatico.


D'ora in poi il gruppo funzionerà come "Global Climate Intelligence Group".

Il Gruppo CLINTEL fornirà consulenze sollecitate e non sollecitate sui cambiamenti climatici
e sulla transizione energetica a governi e aziende di tutto il mondo.

https://clintel.org/world-climate-
 
Se non vedi, non credi. Eppure è così.

Se gli argini si sono rotti,
se mancavano le vasche di espansione,
se la manutenzione non è stata fatta,
allora forse è anche colpa dell’uomo.

O meglio di chi non si è attrezzato per assicurare che il dramma di una pioggia intensa non si trasformasse in tragedia.

C’è chi punta il dito soprattutto contro gli ambientalisti
che avrebbero preferito la salvaguardia della fauna e della flora

alle opere di pulizia dei fiumi:
garantire un ricovero agli uccellini, salvare il toporagno, difendere le nutrie.

Al telefono dell’inviato, l’ex dirigente della Regione Emilia Romagna Claudio Miccoli
ha spiegato le follie contro cui si è dovuto scontrare.

“I fiumi sono stati interpretati nei piani territoriali delle province come boschi.
Non puoi più garantire le manutenzioni,
non puoi garantire le opere,
perché tutto deve passare da un vincolo ambientale che in alcuni casi è insuperabile.
Basta che insorga un comitato, e ce ne sono ovunque.
Io sono stato denunciato più volte dagli ambientalisti e dal M5S perché avevo fatto tagliare degli alberi”.

Prendiamo il Lamone.
Oggi ovunque si notano alberi spazzati via dalla piena che le gru devono rimuovere.

Un lavoro che però andava fatto prima, dicono i residenti,
per evitare che i tronchi intasassero il fiume
creando delle barriere naturali che poi provocano l’esondazione.


Il fronte del No però si è spesso opposto alle opere
perché disturbano la fauna di questi luoghi, come la nutria e il toporagno.


“Se tu tocchi uno di questi animaletti ti arrestano”, dice sconcertato Miccoli.

Senza contare che ogni anno c’è chi deve investire ingenti risorse per riparare i danni creati dalle nutrie stesse.

“Noi spendiamo due milioni di euro l’anno nei canali di bonifica”, spiega Stefano Francia,
presidente del Consorzio Bonifica Romagna.

“La nutria scava nell’argine, si crea un vuoto
e se non ce ne accorgiamo in tempo
quando arriva la piena si va verso la frana del terreno”.
 
Questo poveretto deve avere dei problemi, ma chissà quanto guadagna ......


Nell’agenda dei grandi della Terra il rischio “estinzione” non solo è preso in considerazione,
ma viene anche interpretato in maniera positiva, in funzione di un nuovo ordine mondiale ecologico:

la lotta al cambiamento climatico beneficerà del crollo della popolazione.

Basterebbe etichettarli come i deliri di un folle,
se non fosse per la fonte di tali teorie bislacche:

Klaus Schwab, il fondatore del World economic forum di Davos,

che annualmente riunisce i nomi dell’altissima finanza
e i decisori politici per disegnare un futuro inquietante in cui le masse sono controllate da pochi.

Ecco che nell’epoca delle clamorose azioni di vandalismo spacciate per eco-attivismo,
Francesco Borgonovo si rivolge agli attivisti di Ultima generazione
e consiglia loro una lettura per l’estate: Il capitalismo degli stakeholder (FrancoAngeli, 2023, 196 pagine),

il cui settimo capitolo è firmato da Klaus Schwab.

Il libro risale al 2021 ma solo di recente è stato pubblicato in Italia.

Ebbene, nel capitolo vergato da Schwab, vi si leggono i corretti comportamenti che dovrebbe tenere l’uomo nuovo,
e si concentra sulla “salvezza del pianeta” e ci indica anche un modello: l’adolescente Greta Thunberg, peraltro ospite a Davos nel 2018.

Progresso economico e vivibilità del pianeta: come conciliarli?

Abbattendo le emissioni di Co2, ma anche questa condizione è sottesa a delle variabili, a dei “megatrend”.
 
Il primo: quello dell’urbanizzazione,
una delle cause dell’inquinamento, risolvibile con la “azione coordinata di un piccolo gruppo di sindaci”
per contrastare il cambiamento climatico.

Ad esempio, attraverso la conversione del trasporto pubblico all’elettrico,
dai taxi agli autobus e, anche, dal graduale ridimensionamento della mobilità privata.

Il secondo
megatrend, quel che qui ci interessa:
la popolazione cresce a livello globale, è il “problema”,
pertanto estinguendoci inquineremo meno
.

Non stiamo scherzando, pare essere davvero la teoria di Schwab, del quale riportiamo le esatte parole:

“Mentre si prevede che la popolazione globale continuerà a crescere fino al 2050,
il suo tasso di variazione sta decelerando giorno dopo giorno.
Questo preventivato crollo della popolazione mondiale presenta le sue insidie,
ma la lotta al cambiamento climatico può certamente beneficiarne”
.


Il terzo megatrend: il progresso tecnologico.

Le tecnologie ci salveranno, facendoci inquinare di meno.

Infine, il quarto “megatrend”
è un combinato disposto, come si dice, degli altri tre,
poiché discende da come l’uomo affronterà le minacce descritte.



Ricapitolando:

"niente auto di proprietà, auto green, meno figli, non avrai più niente e sarai felice”

Ecco l’Agenda 2030 del World economic forum.
 
Come se non bastassero il post-Covid e la guerra in ucraina, entrambi capolavori dell’Ue,
l’Europa sta per essere travolta da un’ondata di svalutazioni e fallimenti immobiliari.

Il rischio è assai concreto e ci sono una serie di fattori ad attenzionarlo. I

l primo segnale è dato dalla preoccupazione dei mercati,
con i proprietari immobiliari europei che si stanno preparando al peggio.

Un secondo segnale è dato dal crollo dei valori degli uffici dalla City di Londra a Berlino.

Uno tsunami è davvero pronto a spazzare via il valore di mercato immobiliare in Europa?
 
Un chiaro esempio di come stanno andando le cose
è quanto successo alla società immobiliare svedese Samhallsbyggnadsbolaget i Norden,
che è crollata di oltre il 90% dal suo massimo storico.

E il mercato sta valutando la prospettiva che altri faranno la stessa fine.

La crisi immobiliare, dunque, è già in corso in Europa.

Ma potrebbe esserci di peggio in arrivo.
 

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