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I dazi verso i Paesi esteri per recuperare un incremento delle entrate fiscali
finiscono per avere un effetto sui maggiori costi dovuti al riacquisto delle produzioni appaltate ad altri Paesi,
sulla dinamica inflazionistica e sulla debolezza del dollaro stesso.


L’idea presentata di fare ricorso alle criptovalute
sembra l’ennesima scommessa di una fantafinanza
che si trova ora allo scoperto.


Così mentre prima si è cambiato l’oro in dollari ora si vorrebbe cambiare il dollaro in bitcoin,
che sembra un’operazione da illusionisti, ma dimostra la gravità della situazione
che non sembra in breve tempo rimediabile.

Perché il confronto con altre valute nel sistema globale sembra più debole rispetto a prima così come sta diventando il dollaro.

Nel 2025 la Banca centrale della Cina ha integrato il proprio sistema di pagamento transfrontaliero,
così il blocco economico che rappresenta quasi il 40 per cento del commercio globale
ha iniziato a regolare i propri scambi internazionali senza passare dalla rete bancaria dello Swift,
con un’infrastruttura monetaria alternativa, e diventerà una prassi operativa che coinvolge i Brics
e il commercio tra Asia, Golfo Persico, Africa e parte del Sudamerica.
 
Il mondo occidentale si trova davanti a eventi
che da tempo erano visibili
ma sono sempre stati ignorati
per supponenza, mancanza di cultura storica e ignoranza.

Un mix esplosivo di incompetenza e di mancanza di pensiero.
 
Sarebbe stato necessario prendere atto in tempo delle evoluzioni della storia
che già dopo la crisi di Lehman Brothers avevano cominciato ad evidenziare
una progressiva decadenza del mondo e del sistema socioculturale dell’Occidente.

Che si è trovato privo di pensiero e di figure-leader
capaci di spingere sulla creatività e sul cambiamento.

È mancato il “pensiero” di cui l’uomo dimostra sempre di avere paura, come ricorda Bertrand Russel:

“L’uomo ha più paura del pensiero che di ogni altra cosa al mondo:

più della propria rovina, persino più della morte.
Il pensiero è sovversivo e rivoluzionario, distruttivo e terrificante;
il pensiero è implacabile nei confronti del privilegio, delle istituzioni ufficiali, delle comode abitudini;
il pensiero è anarchico e senza legge, indifferente all’autorità, incurante della ben collaudata saggezza del passato (…)

Ma, perché il pensiero divenga possesso di molti, anziché privilegio di pochi, dobbiamo farla finita con la paura.

È la paura a impastoiare gli uomini:

il timore che le loro amate credenze si rivelino illusorie,
che le istituzioni grazie alle quali campano si dimostrino dannose,
che essi stessi si manifestino meno meritevoli di rispetto di quanto non avessero supposto”.
 
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