da finanze.net
Concentriamo questa nota sui cambi perchè in questo momento dalla loro dinamica dipende a nostro parere il futuro andamento dei mercati azionari. Una fase prolungata di forza dell'euro risulterà crediamo decisiva per una pesante correzione mentre arrivano segnali dal Giappone che l'aggressiva azione di svalutazione sul cambio non si tradurrà a breve in vantaggi competittivi per l'industria giappoonese, che come nel caso di Honda è sostanzialmente coperta sul rischio cambio ad un livello di 80 yen per dollaro a tutto il primo trimestre 2012. Inoltre questa operazione a nostro parere rischiosa del governo giapponese porterà a disaffezione da parte degli investitori domestici verso il debito pubblico giapponese. Ci sembra fantasiosa la previsione di aumento delle entrate tributarie effettuata dal governo a fronte di ipotesi di crescita economica che non sono coerenti con la domanda dei principali mercati per le esportazioni giapponesi.
Grande risalto viene dato stamane alla nota di Morgan Stanley, peraltro risalente al 17 gennaio che prevede nuovi problemi per Italia e Spagna: la combinazione di tassi seppur moderatamente al rialzo, le elezioni politiche italiane e l'allalrgarsi delle indagini a diverse altre banche oltre al Monte Paschi fanno pensare ad un possibile ritracciamento del mercato dai livelli, ingiustificati, raggiunti nelle scorse settimane (più sette per cento nel solo mese di gennaio per la borsa italiana).
Non esiste oramai analsita che non dia per certo il livello di 1,4 dollari per euro e di 130 yen per euro. In una fase così scollegata dai fondamentali, l'analisi tecnica deve essere tenuta presente, anche se per chi ha un approccio simile al nostro è molto difficile convincersene. Per il dollaro un potenziale segno d inversione si avrebbe con un ritorno sotto1,355 mentre sullo yen riteniamo che il livello dii 120 sia la soglia a cui si potrebbe considerare concluso questo ribasso di 12 settimane consecutive (gli analisti di Credit Suisse vedono invece lo yen svalutarsi sull'euro sino al livello di 150 circa). Anche per il cross dollaro yen le previsioni si portano tutte verso un livello di 100 yen per biglietto verde: qui sembra non valere lo stesso ragionamento che invece viene avvocato per la rivalutazione dell'euro: il bilancio della Banca del Giappone si espande a tassi inferiori a quelli del bilancio della Fed eppure lo Yen viene dato in ulteriore ribasso. Analogo discorso per il crosso euro sterlina che tocca livelli non visti da molti anni. Per un eventuale rafforzamento dello yen potrebbero invece risultare decisive le pressioni dell'industria automobilistica americana, certo non preparata a questa brusca rivalutazione del dollaro.
La motivazione principale che viene fornita per la corsa dell'euro è quella della riduzione dellle dimensioni del bilancio della Bce a fronte del parziale rimborso delle operazioni LTRO con conseguente rialzo del tasso Eonia. Tali rimborsi sono stati interpretati come segnali di forza del sistema bancario europeo, anche se nella stessa settimana i casi di nazionalizzazione in Olanda, la vicenda Monte Paschi e le perdite di Deutsche Bank non confermano questa percezione. La nostra sensazione è che ad avere rimborsato siano state le banche che sin dall'inizio non avevano bisogno di ottenere fondi dalla BCE ma che si erano avvantaggiate di questa finestra di opportunità per le condizioni estremamente vantaggiose cui il denaro veniva prestato. Di stamane poi la notizia che le banche greche, costrette nei mesi scorsi a digerire l'ennesima perdita sugli swap "volontari" di debito pubblico, avrebbero intenzione di provare a rinegoziare le condizioni del salvaaggio: il che equivale a richiedere un nuovo salvataggio.
Purtroppo riteniamo poco probabile che la Bce intervenga giovedì ad abbassare i tassi sui depositi a negativi: molti economisti ritengono che questa azione rappresenterebbe una ammissione inplicita che a differenza di quanto dichiarato da più fonti istituzionali, ipotizzare una ripresa nella seconda parte dell'anno sia davvero avventuroso. E'più probabile che lamentele sul rialzo dell'euro si levino dalla politica, in particolare dalla Germania che chiaramente soffre la concorrenza giapponese con uno yen che ha perso il 25% sull'euro: vero che la Germania può convivere con un dollaro a 1,5 perchè non vi è grande competizione con l'industria statunitense ma nel caso Giapponese vi è forte sovrapposizione in settori merceologici di punta per i due paesi.
Quello che crediamo di fondo stia succedendo è che poichè la volatilità dei mercati azionari è stata sostanzialmente cancellata dall'azione delle banche centrali, le banche di investimento cercano ora di spingere la volatilità sui cambi: le banche guadagnano di più quando i mercati non si muovono sempre nella stessa direzione.
In sostanza riteniamo che un possibile raffrzamento del dollaro nei confronti dell'euro potrebbe coincidere con un ritorno dell'indice Mib sotto la soglia di 17000 punti mentre un ritorno del dollaro verso la soglia di 90 yen (siamo a più di 93 stamattina, dove come da alcune settimane sono gli operatori europei durante la mattina a spingere sul cross più di quanto accada nel pomeriggio quando aprono gli Stati Uniti) potrebbe sovrapporsi ad un ritorno dell'indice S&P sotto il livello di 1500. Dopotutto gli utli aziendali comuncati con le trimestrali statunitensi sono, in termini di incremento, i più bassi dal 2009.
Se la Bce non farà nulla per indebolire il cambio gioveìì potremmo assistere invece ad una accellerazione verso 1,4 dell'euro. Magari i mercati festeggeranno ancora, ma come ricorda la nota di Morgan Stanley, i paesi "periferici" saranno di nuovo in guai seri per quanto attiene all'economia reale.
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