Sp mib e titoli quando sarà il momento giusto

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Chiusa ad ulteriori risposte.
eccone un'altro

Forse i ribassi non sono finiti, ma niente panico…
Di redazione



Maurizio Milano, 40 anni, da 8 responsabile analisi tecnica Gruppo Banca Sella, dopo 5 anni di esperienza di trading sul mercato valutario spot. Professore a contratto all'Università di Torino, Facoltà di Economia, dove ha conseguito la laurea. Collaborazione giornalistiche col settimanale Borsa&Finanza, Il Sole24Ore, Corriere della Sera, e altre testate minori. E' socio ordinario della SIAT, di cui è anche docente e membro del direttivo. È membro del direttivo dell'IFTA (International Federation of Technical Analysis).

Dottor Milano, che cosa sta accadendo ai mercati azionari? È finita la festa?

Il 2008 è iniziato certamente nel peggiore dei modi per il mercato azionario. I dubbi sulle possibilità di prosecuzione dei movimenti rialzisti partiti nella primavera 2003 erano già emersi nel corso dell'estate 2007, sull'onda della crisi dei mutui subprime e del settore immobiliare negli Usa. Dopo un rimbalzo effimero a fine 2007, con il nuovo anno scattano pesanti vendite, che assumono le caratteristiche di un vero e proprio panic-selling culminato nell'affondo del 22-23 gennaio. I realizzi partono dal settore finanziario ma si allargano poi a macchia d'olio contagiando anche gli altri comparti, dall''auto alla tecnologia, non risparmiando alla fine neppure il settore energetico, l'alimentare e le utilities che avevano ben tenuto nei mesi precedenti.
Dopo alcune settimane di rimbalzo tecnico, dall'inizio di marzo parte una nuova ondata di vendite, con gli indici Usa che tornano sui minimi di gennaio e l'Europa che addirittura si spinge a toccare nuovi minimi. Complice anche una forte debolezza del dollaro contro euro, gli indici europei amplificano le perdite del mercato azionario statunitense, dopo anni caratterizzati invece da una sovraperformance dell'azionario europeo. Le vendite si esauriscono il 17 marzo, e parte un rimbalzo tecnico, tuttora in corso, che consente di rivedere i massimi toccati durante la fase di rimbalzo di febbraio.
Anche se il rimbalzo può continuare per le prossime settimane, si tratta comunque di un bear market rally. Ipotizzare una ripresa a "V" dei corsi azionari appare infatti decisamente prematuro. I mercati hanno dimostrato una buona tenuta, aiutati ovviamente dalle misure straordinarie messe in atto dalla Fed, ma non siamo ancora fuoriusciti dalla crisi finanziaria-immobiliare in atto, una delle peggiori della storia degli Usa. I prossimi 2-3 mesi rimarranno quindi molto delicati, e non si possono escludere dei colpi di coda, dei nuovi affondi ribassisti, che potrebbero ripresentare un test dei minimi dell'anno, già testati a gennaio e a marzo, o addirittura un'estensione della discesa 8-10 punti percentuali sotto tali livelli.
Anche se ciò accadesse, e non è detto, sarebbe comunque un'occasione di acquisto, visto che non pare ci siano le condizioni per l'inizio di un vero e proprio mercato orso per i mesi-anni a venire. Per il momento, per prudenza, approfittiamo comunque del rimbalzo in atto per provvedere ad alleggerimenti in ottica tattica. Gli obiettivi sono: 2500 sul Nasdaq Composite (NASDAQ: notizie) , 13150 sul Dow Jones Industrial, 1430 sullo S&P500, 4060 sul DJEurostoxx50, 37200 sull'S&PMib (Milano: notizie) . Rialzi più ambiziosi appaiono al momento poco probabili.

Il dollaro ha toccato nuovi minimi storici contro l'euro. È fuga dal biglietto verde?

Dai minimi di euro/dollaro a 0,8231 del 27 ottobre 2000, è iniziato un movimento rialzista dell'euro, proseguito negli ultimi mesi addirittura in accelerazione, fino a toccare un massimo a 1,5904 a metà marzo (apprezzamento del 93% dai minimi del 2000). Un dollaro debole è sicuramente riflesso di una bilancia commerciale Usa strutturalmente in deficit, oltre che di flussi di capitali in entrata inadeguati. I tassi di interesse Usa in discesa, mentre rimangono fermi nell'area euro, sono un altro fattore che spinge verso un dollaro debole. Ciò è sicuramente funzionale agli interessi americani, al di là delle dichiarazioni ufficiali di segno contrario che continuano a rivendicare l'interesse per un dollaro forte.
Comunque un tasso di deprezzamento troppo veloce del biglietto verde non è voluto neppure dalle autorità politiche e monetarie statunitensi, perché rischierebbe di innescare una vera e propria "fuga dal dollaro". Per non parlare delle ricadute negative sull'Europa e sul resto del mondo. Per le prossime settimane/mesi, pur rimanendo in un contesto di debolezza del dollaro, è possibile che parta una fase di rimbalzo tecnico. Un primo segnale si avrebbe con la perforazione del supporto a 1,5600, con conferma sotto 1,5340-1,5400. In tal caso la discesa dell'euro (ovvero il rimbalzo del dollaro) potrebbe spingersi anche verso 1,4900. Rimbalzi più marcati del biglietto verde rimangono al momento poco probabili, e la tendenza per i mesi/anni a venire rimane ancora a sfavore del biglietto verde.

Dove vanno i tassi di interesse?

Nonostante il petrolio e le altre commodities siano sui massimi, con ovvi rischi di ricadute inflative, la Fed Usa prosegue a tagliare i tassi a marce forzate. La priorità, in questa delicatissima fase di crisi finanziaria-immobiliare, rimane evitare un avvitamento del sistema, una crisi bancaria che avrebbe ovviamente conseguenze disastrose su tutto il sistema economico. Le cure per l'inflazione dovranno quindi attendere tempi migliori. È ragionevole quindi pensare che anche i tassi a lunga rimarranno abbastanza stabili, ragion per cui i corsi obbligazionari dovrebbero difendere i forti guadagni messi a segno negli ultimi 9 mesi. La BCE mantiene una politica più conservativa, ma non potrà comunque alzare i tassi per contrastare i focolai inflazionistici fino a quando la controparte Usa manterrà una politica monetaria accomodante.

Il petrolio e le altre commodities sono sui massimi: la salita continuerà?

Nonostante un rallentamento del ciclo economico sia negli Usa che in Europa, i forti tassi di crescita registrati in Cina ed India continuano ad alimentare una fortissima domanda di materie prime. Questa tendenza è destinata a proseguire e quindi il trend di fondo rimane a favore del petrolio e delle principali materie prime. I forti rialzi degli ultimi mesi, tuttavia, potrebbero innescare una fase di assestamento di diversi mesi. Un rimbalzo del dollaro aiuterebbe questa correzione: un petrolio in discesa da quota 110 verso 90 non è quindi da escludere. Poi, però, è probabile che riprenderanno gli acquisti.
 
Re: eccone un'altro

ariete22 ha scritto:
Forse i ribassi non sono finiti, ma niente panico…
Di redazione



Maurizio Milano, 40 anni, da 8 responsabile analisi tecnica Gruppo Banca Sella, dopo 5 anni di esperienza di trading sul mercato valutario spot. Professore a contratto all'Università di Torino, Facoltà di Economia, dove ha conseguito la laurea. Collaborazione giornalistiche col settimanale Borsa&Finanza, Il Sole24Ore, Corriere della Sera, e altre testate minori. E' socio ordinario della SIAT, di cui è anche docente e membro del direttivo. È membro del direttivo dell'IFTA (International Federation of Technical Analysis).

Dottor Milano, che cosa sta accadendo ai mercati azionari? È finita la festa?

Il 2008 è iniziato certamente nel peggiore dei modi per il mercato azionario. I dubbi sulle possibilità di prosecuzione dei movimenti rialzisti partiti nella primavera 2003 erano già emersi nel corso dell'estate 2007, sull'onda della crisi dei mutui subprime e del settore immobiliare negli Usa. Dopo un rimbalzo effimero a fine 2007, con il nuovo anno scattano pesanti vendite, che assumono le caratteristiche di un vero e proprio panic-selling culminato nell'affondo del 22-23 gennaio. I realizzi partono dal settore finanziario ma si allargano poi a macchia d'olio contagiando anche gli altri comparti, dall''auto alla tecnologia, non risparmiando alla fine neppure il settore energetico, l'alimentare e le utilities che avevano ben tenuto nei mesi precedenti.
Dopo alcune settimane di rimbalzo tecnico, dall'inizio di marzo parte una nuova ondata di vendite, con gli indici Usa che tornano sui minimi di gennaio e l'Europa che addirittura si spinge a toccare nuovi minimi. Complice anche una forte debolezza del dollaro contro euro, gli indici europei amplificano le perdite del mercato azionario statunitense, dopo anni caratterizzati invece da una sovraperformance dell'azionario europeo. Le vendite si esauriscono il 17 marzo, e parte un rimbalzo tecnico, tuttora in corso, che consente di rivedere i massimi toccati durante la fase di rimbalzo di febbraio.
Anche se il rimbalzo può continuare per le prossime settimane, si tratta comunque di un bear market rally. Ipotizzare una ripresa a "V" dei corsi azionari appare infatti decisamente prematuro. I mercati hanno dimostrato una buona tenuta, aiutati ovviamente dalle misure straordinarie messe in atto dalla Fed, ma non siamo ancora fuoriusciti dalla crisi finanziaria-immobiliare in atto, una delle peggiori della storia degli Usa. I prossimi 2-3 mesi rimarranno quindi molto delicati, e non si possono escludere dei colpi di coda, dei nuovi affondi ribassisti, che potrebbero ripresentare un test dei minimi dell'anno, già testati a gennaio e a marzo, o addirittura un'estensione della discesa 8-10 punti percentuali sotto tali livelli.
Anche se ciò accadesse, e non è detto, sarebbe comunque un'occasione di acquisto, visto che non pare ci siano le condizioni per l'inizio di un vero e proprio mercato orso per i mesi-anni a venire. Per il momento, per prudenza, approfittiamo comunque del rimbalzo in atto per provvedere ad alleggerimenti in ottica tattica. Gli obiettivi sono: 2500 sul Nasdaq Composite (NASDAQ: notizie) , 13150 sul Dow Jones Industrial, 1430 sullo S&P500, 4060 sul DJEurostoxx50, 37200 sull'S&PMib (Milano: notizie) . Rialzi più ambiziosi appaiono al momento poco probabili.

Il dollaro ha toccato nuovi minimi storici contro l'euro. È fuga dal biglietto verde?

Dai minimi di euro/dollaro a 0,8231 del 27 ottobre 2000, è iniziato un movimento rialzista dell'euro, proseguito negli ultimi mesi addirittura in accelerazione, fino a toccare un massimo a 1,5904 a metà marzo (apprezzamento del 93% dai minimi del 2000). Un dollaro debole è sicuramente riflesso di una bilancia commerciale Usa strutturalmente in deficit, oltre che di flussi di capitali in entrata inadeguati. I tassi di interesse Usa in discesa, mentre rimangono fermi nell'area euro, sono un altro fattore che spinge verso un dollaro debole. Ciò è sicuramente funzionale agli interessi americani, al di là delle dichiarazioni ufficiali di segno contrario che continuano a rivendicare l'interesse per un dollaro forte.
Comunque un tasso di deprezzamento troppo veloce del biglietto verde non è voluto neppure dalle autorità politiche e monetarie statunitensi, perché rischierebbe di innescare una vera e propria "fuga dal dollaro". Per non parlare delle ricadute negative sull'Europa e sul resto del mondo. Per le prossime settimane/mesi, pur rimanendo in un contesto di debolezza del dollaro, è possibile che parta una fase di rimbalzo tecnico. Un primo segnale si avrebbe con la perforazione del supporto a 1,5600, con conferma sotto 1,5340-1,5400. In tal caso la discesa dell'euro (ovvero il rimbalzo del dollaro) potrebbe spingersi anche verso 1,4900. Rimbalzi più marcati del biglietto verde rimangono al momento poco probabili, e la tendenza per i mesi/anni a venire rimane ancora a sfavore del biglietto verde.

Dove vanno i tassi di interesse?

Nonostante il petrolio e le altre commodities siano sui massimi, con ovvi rischi di ricadute inflative, la Fed Usa prosegue a tagliare i tassi a marce forzate. La priorità, in questa delicatissima fase di crisi finanziaria-immobiliare, rimane evitare un avvitamento del sistema, una crisi bancaria che avrebbe ovviamente conseguenze disastrose su tutto il sistema economico. Le cure per l'inflazione dovranno quindi attendere tempi migliori. È ragionevole quindi pensare che anche i tassi a lunga rimarranno abbastanza stabili, ragion per cui i corsi obbligazionari dovrebbero difendere i forti guadagni messi a segno negli ultimi 9 mesi. La BCE mantiene una politica più conservativa, ma non potrà comunque alzare i tassi per contrastare i focolai inflazionistici fino a quando la controparte Usa manterrà una politica monetaria accomodante.

Il petrolio e le altre commodities sono sui massimi: la salita continuerà?

Nonostante un rallentamento del ciclo economico sia negli Usa che in Europa, i forti tassi di crescita registrati in Cina ed India continuano ad alimentare una fortissima domanda di materie prime. Questa tendenza è destinata a proseguire e quindi il trend di fondo rimane a favore del petrolio e delle principali materie prime. I forti rialzi degli ultimi mesi, tuttavia, potrebbero innescare una fase di assestamento di diversi mesi. Un rimbalzo del dollaro aiuterebbe questa correzione: un petrolio in discesa da quota 110 verso 90 non è quindi da escludere. Poi, però, è probabile che riprenderanno gli acquisti.



mi darebe una boccata di ossigeno, spero solo non sia Maurizio Milani (con la i) il cabarettista che c'è da Fazio Fabio..... :(
 
non è detto, sarebbe comunque un'occasione di acquisto, visto che non pare ci siano le condizioni per l'inizio di un vero e proprio mercato orso per i mesi-anni a venire....


temo sia proprio Milani con la i .... :(
 
Mr. Bear ha scritto:
non è detto, sarebbe comunque un'occasione di acquisto, visto che non pare ci siano le condizioni per l'inizio di un vero e proprio mercato orso per i mesi-anni a venire....


temo sia proprio Milani con la i .... :(

vedremo che accadrà
 
bce

Bce ogni mese si chiede se necessario alzare tassi -Mersch a Ft

FRANCOFORTE, 22 aprile (Reuters) - La Bce ogni mese si
domanda se è necessario che vengano alzati i tassi per
controllare l'inflazione.
Lo ha detto Yves Mersch, membro del board della Bce, secondo
quanto riportato dal Financial Times
Deutschland, aggiungendo di
aspettarsi che la Bce a giugno riveda al rialzo le sue stime per
l'inflazione e al ribasso quelle per la crescita economica, pur
precisando che quelle appena rilasciate dal Fmi sono troppo
pessimistiche.
"Al momento
sembra probabile che in giugno rivedremo al
rialzo le nostre proiezioni sull'inflazione" ha riportato il
quotidiano.
Le stime rilasciate dalla Bce in marzo indicavano
un'inflazione attorno al 2,9% quest'anno e al 2,1% nel 2009,
mentre vedevano
una crescita economica rallentare all'1,7%
quest'anno prima di risalire all'1,8% l'anno prossimo.
La Bce ha l'obiettivo di tenere l'inflazione sotto il
livello del 2% nel medio termine, ma Mersch nutre molti dubbi
che ciò possa accadere il
prossimo anno.
"Lo si può sempre sperare, ma se si vuole essere realistici
la cosa è completamente diversa" ha detto Mersch.
Quando gli è stato chiesto se la Bce dovrebbe considerare di
alzare i tassi, ha risposto: "La domanda è del tutto

giustificata e queste sono domande che noi stessi ci dobbiamo
fare ogni mese".
 
Stato
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