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UNICREDIT Mille domande per 1 miliardo di utili
I numeri, quelli principali, sono già noti. Ciò non toglie che il mercato sia pieno di curiosità sui conti del primo trimestre di Unicredit ;CRDI.MI>, e quando l’8 maggio Alessandro Profumo alzerà il velo sui risultati le domande degli analisti fioccheranno fitte.Lo scorso 23 aprile Unicredit ha comunicato che le attività di trading chiuderanno i primi tre mesi dell’anno con una perdita di 675 milioni di euro, frutto di svalutazioni complessive di circa un miliardo di euro. Al netto di queste perdite, l’utile netto di gruppo si aggirerà “intorno a un miliardo di euro”. Chi più chi meno, gli analisti già avevano incluso le ipotesi di svalutazioni nelle loro stime, vista la difficoltà dei mercati azionari: l’ufficio studi di Dresdner Bank ipotizzava circa 900 milioni di euro di svalutazioni e un utile netto di 1,2 miliardi di euro, mentre Citigroup si aspettava esattamente un miliardo di svalutazioni, pur puntando su un utile di 1,2 miliardi di euro. Le principali banche d’affari si sono progressivamente adeguate alla situazione, tagliando stime e limando target price, ma stanno aspettando a prendere decisioni drastiche sul titolo in attesa di informazioni maggiori. Perché quell’utile “intorno a un miliardo di euro – spiega un analista – bisogna vedere come sarà raggiunto”. La presenza di oneri straordinari o di plusvalenze può stravolgere l’intera lettura della trimestrale. “A mio avviso – prosegue – è più facile che i dati contengano alcune plusvalenze tra cui, per esempio, la cessione di alcuni asset di Capitalia”. Cose sicuramente poco rilevanti, ma che sommate permettono a Unicredit di mantenere una buona solidità patrimoniale, anche se “i ratio patrimoniali – spiega Citigroup – sono più deboli rispetto a quelli delle banche italiane. Per il 2008 stimiamo un cTier1 del 6% circa”. La cessione dei 186 sportelli che Unicredit ha dovuto vendere per ragioni di Antitrust sarà, invece, contabilizzata nel secondo trimestre. Oltre ai numeri precisi, che siano 900 milioni o 1,1 miliardi, il mercato - spiega Citigroup – si attende rassicurazioni su una situazione che si è deteriorata, e vuole sentirsi dire che i recenti problemi che si sono verificati in alcune aree del gruppo sono totalmente sotto controllo. Gli analisti di Citigroup preferiscono restare neutrali sul titolo (il target price è 4,9 euro): un giudizio comunque migliore rispetto alla valutazione underweight che il broker ha sulle banche europee nel loro complesso. Uno dei tanti nodi da sciogliere è la situazione di Capitalia: a metà giugno il gruppo presenterà un nuovo piano industriale che includerà maggiori dettagli sulla banca romana. Uno dei crucci del mercato è sempre stata proprio la situazione di “pulizia” dei bilanci di Capitalia, per cui gli analisti ipotizzavano forti rettifiche da parte di Unicredit. Sul fronte dei conti trimestrali, comunque, gli analisti di Dresdner stimano ricavi complessivi per 6,6 miliardi di euro (-20% sul primo trimestre 2007 a parametri costanti), un margine di interesse netto (escluse le attività Capitalia) in crescita del 7%, mentre le commissioni dovrebbero rimanere piatte sulla scia della debolezza del business dell’asset management. Dresdner, che ha confermato la raccomandazione buy sul titolo, oggi ha tagliato il target price a 6,6 euro dai precedente 7 euro per effetto di una riduzione delle stime, “in media del 5% sia per il 2008 che per il 2009”. Da inizio anno il titolo ha perso poco più del 13%, un risultato in linea con il -12% del comparto europeo. Dall’annuncio delle perdite nell’attività di trading, invece, il titolo è cresciuto del 4,2%.
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