L'influenza suina non bloccherà la ripresa dei mercati emergenti
07 May 2009
A cura di Rocki Gialanella
Secondo Maarten-Jan Bakkum – Global Emerging Markets equity strategist di ING Investment Management- è improbabile che questa crisi ostacoli i trend positivi che hanno guidato i mercati emergenti negli ultimi mesi
A partire da gennaio – mese in cui la maggior parte dei leading indicators e dei dati sul livello di fiducia avevano toccato valori minimi- abbiamo assistito ad un graduale miglioramento delle aspettative dei mercati. L’economia reale è ancora in declino negli Stati Uniti e in Europa, ma sembra che il ritmo del deterioramento sia rallentato e che le aspettative negative si siano spinte troppo lontano. I leading indicators hanno registrato un miglioramento negli ultimi mesi, suggerendo che l’economia toccherà il livello più basso nel terzo trimestre. Questo non significa che l’economia mondiale sia uscita dalla crisi e che non dovremmo più essere preoccupati per lo stato di salute del sistema bancario negli Usa e in Europa o per il comportamento del consumatore statunitense. Questo significa che è possibile individuare un ciclo economico anche in una fase di eccezionale difficoltà dell’economia globale. Attualmente, stiamo iniziando a registrare, per la prima volta da più di un anno, aspettative per un miglioramento delle aspettative di crescita.
Nel periodo luglio 2008- gennaio 2009, il trend delle esportazioni dei mercati emergenti ha subito un tracollo, passando dal +33% al -29%. Non abbiamo mai assistito ad una correzione di tale portata nella crescita del commercio mondiale. La domanda di beni è stata pesantemente condizionata dalla crisi, ma la correzione del commercio globale è stata intensificata dalle difficoltà di finanziamento delle operazioni commerciali. Con la recente stabilizzazione del sistema finanziario e il ritorno dei volumi di scambi sui livelli del 2005, è possibile che un miglioramento trovi spazio nei prossimi mesi. Dal record negativo di -29% registrato a gennaio, il trend annuale dell’export dei paesi è passato al -28% di febbraio e al -23% di marzo. E’ probabile che il dato migliori gradualmente nei prossimi mesi, con una potenziale accelerazione in agosto, quando le condizioni diventeranno più favorevoli. Nel frattempo, i paesi esportatori di commodities, sulla scia del recupero messo a segno dalle quotazioni delle materie prime, hanno sperimentato un incremento del loro export superiore alla media degli emerging markets. In particolare, la conferma della ripresa cinese dovrebbe aiutare i prezzi dei metalli industriali.
La crescita del Pil nel primo trimestre dell’anno è stata superiore alle attese in Cina e Corea. L’adozione di stimoli fiscali aggressivi ha pilotato verso l’alto gli investimenti e i consumi. Nel caso della Cina, i programmi di concessione di prestiti realizzati attraverso le banche statali e la conseguente accelerazione della crescita del credito ha già cominciato a sortire i suoi effetti positivi sulla fiducia delle imprese. I volumi di crescita della produzione industriale hanno già cominciato a far sentire i propri effetti sui consumi di elettricità, che sono considerati uno degli indicatori più validi dalle statistiche locali. Manteniamo la nostra previsione di crescita del Pil per il 2009 al 7%, confidando che i provvedimenti adottati dalle autorità cinesi producano una veloce ripresa della domanda domestica. Per quanto riguarda la Corea, abbiamo rivisto al rialzo le nostre stime sulla crescita del Pil, che dovrebbe pertanto contrarsi del 4% rispetto al -5,5% fissato dalla stima precedente. L’upgrade coreano ha spinto al rialzo anche la nostra stima sul comportamento del Pil aggregato del comparto emergente, che passa dallo 0,4% allo 0,6%. Il dato permane su valori molto bassi, ma è la prima volta da più di un anno che rivediamo al rialzo le nostre stime sulla crescita degli Emerging markets.
La liquidità a livello globale è in diminuzione, nonostante le politiche monetarie aggressive attuate in tutto il mondo. La maggior parte dell’incremento dell’appetito per il rischio sui mercati globali è stato attribuita al miglioramento della liquidità. Non concordiamo con quest’ipotesi. Le politiche monetarie coordinate hanno pilotato le aspettative per un miglioramento del mercato del credito ma, fino a questo momento, non abbiamo registrato una sensibile crescita dell’offerta di moneta. Osservando l’andamento della crescita dell’offerta di moneta e la crescita nominale del Pil, si nota ancora un trend decrescente. In altre parole, è troppo presto per sostenere che le condizioni di erogazione della liquidità sono tornate alla normalità e che gli assets torneranno a beneficiare dell’eccesso di liquidità, alla stessa maniera di quanto accaduto nel periodo 2004- 2008.
Negli ultimi mesi i paesi emergenti sono diventati meno vulnerabili ai trend macro: la decisione del G20 di rafforzare il supporto economico del FMI ai paesi in difficoltà ha ridotto il rischio di molti mercati emergenti, soprattutto nell’Est Europa. Gli investitori possono essere meno preoccupati dei rischi relativi alle oscillazioni valutarie e ai tassi di interesse. In alcuni paesi –come l’Ungheria e l’Ucraina- si è verificata una riduzione sensibile del rischio derivante dal tracollo della bilancia dei pagamenti, in virtù della correzione di cui quest’ultima ha beneficiato grazie al deprezzamento delle divise domestiche. Polonia e Romania sono i migliori esempi di questo trend: paesi in cui il deficit commerciale è migliorato rapidamente a causa della riduzione delle importazioni. Il processo è visibile anche in altri paesi.
I flussi di investimento verso i mercati emergenti sono stati positivi per sette settimane consecutive. Un trend che non si verificava dall’autunno del 2007 e che dovrebbe continuare nelle prossime settimane, considerata l’outperformance dei mercati azionari emergenti rispetto a quelli sviluppati registrata da ottobre 2008 a oggi.