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CHIUSO
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STRATEGIA_1 (CCW + PP)
Ho pensato che ha senso iniziare a condividere dati partendo dal posizionamento a mercato attualmente in essere poiché è possibile seguire l'evoluzione della posizione e comprendere i ragionamenti che stanno dietro alle recenti scelte fatte e che verranno fatte in futuro. Le posizioni oramai chiuse è inutile commentarle.
Parto con quanto ho fatto in data 19/09/2016, cioè il lunedì successivo al terzo venerdì del mese di settembre (scadenza tecnica trimestrale). Mi son trovato in quella data obbligato a vendere le 5.000 azioni ENEL che detenevo in quanto le 10 opzioni call che avevo venduto erano scadute in the money. Inoltre, mi son trovato con le 10 opzioni put scadute senza valore, in quanto out of the money. In sostanza son dovuto ripartire da zero, quindi:
Queste operazioni hanno dato luogo ai seguenti flussi di cassa:
- ho acquistato 5.000 azioni ENEL al prezzo unitario di 3,906
- ho acquistato 10 opzioni put, strike 3,20, scadenza 17/03/2017, al prezzo unitario di 0,0785
- ho venduto 10 opzioni call, strike 3,90, scadenza 16/12/2016, al prezzo unitario di 0,1920
Nel contesto di una gestione complessiva di portafoglio, al momento sto dedicando un ammontare intorno ai 20.000 euro quale impegno di liquidità per gestire la strategia (non vi è marginazione) pertanto questo è il motivo per il quale opero con 5.000 azioni ENEL.
- -19.530,00 Euro (acquisto azioni ENEL) (valuta 20/09/2016)
- -19,00 Euro (commissione acquisto azioni ENEL) (valuta 20/09/2016)
- -392,50 Euro (acquisto opzioni PUT) (valuta 19/09/2016)
- -69,50 Euro (commissione acquisto opzioni PUT) (valuta 19/09/2016)
- +960,00 Euro (vendita opzioni CALL) (valuta 19/09/2016)
- -69,50 Euro (commissione acquisto opzioni CALL) (valuta 19/09/2006)
- -17,58 Euro (tobin tax acquisto azioni ENEL) (valuta 30/09/2016)
- -0,08 Euro (tobin tax derivati) (valuta 30/09/2016)
Ogni volta che devo ripartire da zero, cioè comprare le azioni ENEL perché alla scadenza della posizione precedente son stato obbligato a venderle, vendo sempre opzioni CALL at the money al fine di monetizzare il massimo valore temporale possibile, aventi scadenza la successiva scadenza tecnica trimestrale. Ne ho vendute 10 in quanto, movimentando un contratto di opzione 500 azioni ENEL, riesco a scrivere totalmente la covered call.
Poiché erano arrivate a scadenza anche le opzioni PUT, ho riacquistato 10 opzioni PUT per coprire totalmente la posizione sul sottostante, limitando il rischio entro un massimo del 15%-20% del prezzo di carico. Questo è il motivo per il quale compro sempre opzioni PUT deep out of the money dal momento che hanno solo il compito di proteggere la posizione da eventi estremi. Non mi interessa speculare sul ribasso. Inoltre, al fine di limitare i costi di transazione, scelgo una scadenza sempre a distanza di due scadenze tecniche trimestrali successive.
In data 19/09/2016 la volatilità attesa di ENEL per il periodo 19/09/2016 - 16/12/2016 era pari al 10,93% il che significa che a scadenza (16/12/2016) il prezzo atteso era stimato nel range 3,46 - 4,30. La probabilità statistica che ciò accada era pari al 80%.
Vedremo ora come arriveremo alla scadenza del 16/12/2016 e come reiterare la strategia. Importante sottolineare che la profittabilità non è valutabile dall'esito di una singola operazione trimestrale ma è da valutare nel lungo periodo, dopo anni di reiterazione della strategia.
In riferimento alle azioni Enel, 1 contratto d'opzione è riferibile a 500 azioni del sottostante, pertanto 5.000 / 500 = 10.
La strategia è sempre profittevole se il sottostante sale o lateralizza o cala in misura non superiore ai premi nel frattempo incassati dalla vendita delle call e dei dividendi al netto dei premi pagati per l'acquisto delle put. Se il sottostante cala in misura superiore a questa soglia occorre gestire la situazione con un piano B sfruttando le opzioni put in portafoglio e/o abbassando il prezzo di carico con la vendita di call.
Rifletti sul fatto che è vero che ho un prezzo di acquisto di 3,906 ma ho incassato anche 0,1920 di premio call e pagato 0,0785 di premio put, quindi il prezzo di carico (lordo) è 3,7925.
Questo in estrema sintesi e in maniera molto semplificata per chiarire la logica sottostante. Se avrai la pazienza di seguire il thread nel corso dei trimestri ti renderai conto come gestisco le varie situazioni mano a mano che si manifestano.
Non è la singola operazione che deve essere valutata ma una successione di operazioni reiterate nel corso degli anni. La logica sottostante è che il possesso delle azioni funge da veicolo per ottenere flussi di cassa regolari, ancorché non costanti di importo. L'esempio banale è quello del proprietario di un immobile che lo affitta e percepisce un flusso di cassa mensile. Quel proprietario, ogni volta che incassa l'affitto esegue il saldo tra affitto incassato e differenza tra prezzo di acquisto dell'immobile e prezzo corrente di mercato?
Tieni presente questa cosa. Quella che conta non è la scadenza delle opzioni put ma la scadenza delle opzioni call e ricorda che le opzioni call le vendo con scadenza a tre mesi e le opzioni put le compro con scadenza a 6 mesi. Ad oggi ho le opzioni call che scadono il 16/12/2016 e le opzioni put che scadono il 16/03/2017.
Detto questo, in questo tuo primo caso non vendo assolutamente le azioni, o meglio, le vendo se e solo se sono al di sotto del mio prezzo di carico di almeno il 50%. Motivo? Perché solo al di sotto del 50% non sono più in grado di ottenere una profittabilità adeguata dalla vendita delle call in quanto dovrei vendere troppo out of the money. Se a quella scadenza mi scadono anche le opzioni put (ti ricordo che le opzioni call le vendo 4 volte l'anno - trimestralmente - mentre le opzioni put le compro solo due volte l'anno - semestralmente) allora vendo le opzioni put due-tre giorni prima della scadenza al fine di garantirmi la copertura che avevo ipotizzato e di non essere esercitato, cioè obbligato a vendere le azioni allo strike delle put.
La vendita delle azioni allo strike delle put la eseguo solo se il mercato crolla del 50% sotto il prezzo di carico.
Se ciò non accade mi ritrovo con le azioni in portafoglio e rivendo altre opzioni call ad uno strike che scelgo sulla base della volatilità storica del mercato in modo tale da assicurarmi possibilmente o uno strike compreso tra il prezzo di acquisto e il prezzo di carico (a me favorevole) o uno strike (a me sfavorevole) che con elevata probabilità non verrà raggiunto alla prossima scadenza trimestrale, perché io voglio liberarmi delle azioni possibilmente solo ad un prezzo a me conveniente (escluso il caso di crollo del mercato).
Qui entra in gioco la statistica perché sulla base della volatilità posso rischiare di vendere call ad uno strike a me sfavorevole, cercando di aumentare il premio incassato e cercando di evitare di essere esercitato e, quindi, di vendere le azioni ad un prezzo a me sfavorevole.
Anche questa strategia, ovviamente, presenta dei rischi ma esiste una programmazione a priori per far fronte ad ogni tipologia di rischio, senza dover mai improvvisare. Alla fine ciò che conta è la contabilizzazione di premi call, premi put, dividendi e chiusure di posizioni azionarie nel lungo periodo, 10, 20 , 30 anni ... Io implemento questa strategia dal 2006, ho passato anche i crolli del 2008-2009, 2011-2012 che, nell'immediato hanno prodotto difficoltà ma, nel corso di questi 10 anni sono stati ampiamente assorbiti. La difficoltà della maggior parte delle persone che opera sui mercati è quella di essere costanti e reiterare una strategia nel tempo. E questo vale sia per chi investe sia per chi fa trading. Chi fa trading generalmente non regge ai drawdown e abbandona la strategia, chi investe crede che investire significa semplicemente detenere azioni in portafoglio, non coprirsi e al primo -50% vende tutto.
Chi non ha una visione di lungo periodo, ma si concentra al breve termine, fallisce sia nell'investimento sia nel trading. Questa strategia di investimento non è il sacro graal ma è quella che riesco a gestire meglio perché mi permette di essere costante a reiterare le operazioni nel tempo.
Le opzioni put che ho in portafoglio hanno strike 3,20, scadenza 16/03/2017. Ipotizziamo che al 16/03/2017 ho in carico anche le Enel al costo di acquisto di 3,90 e il prezzo di mercato è crollato a 2,80. Sulle Enel avrò perso 3,9 - 2,8 = 1,1 per azione cioè 1,1 * 5.000 = 5.500 Euro. A quella data le opzioni put saranno in the money e avranno valore intrinseco pari a 3,2 - 2,8 = 0,4 per contratto di opzione, cioè per 500 azioni. Due/tre giorni prima del 16/03/2017, a parità di prezzo di sottostante (2,8 Euro / azione), le put varranno qualcosina di più in quanto è ancora incorporato nel prezzo valore temporale + volatilità, ipotizziamo 0,41. Io venderò, quindi, le 10 put, che avevo acquistato al prezzo di 0,0785, al prezzo di 0,41, lucrando un guadagno di 0,41 - 0,0785 = 0,3315 per contratto d'opzione cioè 0,3315 * 10 * 500 = 1657,50 coprendo quasi totalmente la perdita subita da 3,20 a 2,8. La differenza tra 0,4 (3,20 - 2,8) e 0,3315 è appunto il costo sostenuto per coprire il rischio di deprezzamento sotto i 3,20 Euro. E mi tengo le Enel in portafoglio.
Si certo. Ipotizziamo la situazione di cui sopra al 16/03/2017. Ho venduto le opzioni put e ho in carico le Enel al prezzo di acquisto di 3,9 e prezzo di carico, per esempio, 3,35. (tieni conto che nel frattempo ho venduto altre call il 19/12/2016 e ho incassato 0,3315 dalla vendita di put il 14/03/2017 e incassato 0,09 di dividendi in gennaio 2017. Enel quota 2,8. A quel punto o vendo call con uno strike tra prezzo acquisto e prezzo di carico, cioè tra 3,35 e 3,9 (incassando pochissimo) oppure vendo call sotto i 3,35 ad un distanza dai 2,8 tale che statisticamente sia improbabile che alla scadenza del 16/06/2017 le enel siano sopra tale strike di call vendute. E' qui che entra in gioco la statistica al fine di valutare se assumersi un rischio o meno. Chiaro ora?
La singola operazione non è buona solo quando il sottostante a scadenza quota sotto il prezzo di carico.
Si vero. Rifletti però su alcuni dati. Quando ho acquistato le azioni put strike 3.20 il sottostante quotava 3,9, cioè era distante dallo strike di 0,7, un quasi 18%. A quella distanza, un opzione call con scadenza tre mesi, se ti va bene, la vendi a 0,02. Pochissimo. Ma quante volte pensi di dover vendere call con uno strike così distante dal prezzo del sottostante? In altri termini, quante volte credi di trovarti col prezzo di acquisto sotto del 18% dal prezzo di mercato, dopo 3 mesi dall'acquisto? Tra l'altro potresti decidere, ad esempio, di vendere call non più con scadenza a tre mesi ma a sei mesi (avresti più valore temporale) o rischiare di vendere molto vicino al prezzo di mercato o entrambi.
Si certo. Ipotizziamo la situazione di cui sopra al 16/03/2017. Ho venduto le opzioni put e ho in carico le Enel al prezzo di acquisto di 3,9 e prezzo di carico, per esempio, 3,35. (tieni conto che nel frattempo ho venduto altre call il 19/12/2016 e ho incassato 0,3315 dalla vendita di put il 14/03/2017 e incassato 0,09 di dividendi in gennaio 2017. Enel quota 2,8. A quel punto o vendo call con uno strike tra prezzo acquisto e prezzo di carico, cioè tra 3,35 e 3,9 (incassando pochissimo) oppure vendo call sotto i 3,35 ad un distanza dai 2,8 tale che statisticamente sia improbabile che alla scadenza del 16/06/2017 le enel siano sopra tale strike di call vendute. E' qui che entra in gioco la statistica al fine di valutare se assumersi un rischio o meno.
Non so se ho capito bene la tua perplessità. Se il prezzo del sottostante mi va sopra lo strike delle call vendute non faccio nulla e se a scadenza sta ancora sopra tale strike di default mi vengono vendute le azioni, le call in portafoglio cancellate e il guadagno dell'operazione è pari al premio incassato dalla vendita delle call che, tra l'altro, rappresenta sempre il massimo guadagno che si può ottenere dalla singola operazione. Nonostante le opzioni che tratto siano di tipo americano, cioè l'acquirente può esercitare il diritto in qualunque momento, il possessore di una opzione in the money non troverà mai vantaggio nell'esercitarla anzitempo perché l'esercizio di un'opzione ha costi di intermediazione aggiuntivi e perché vendendola sul mercato si incassa anche parte del valore temporale e della volatilità.
Spero di essere stato chiaro ed esaustivo.
Tra ieri e oggi ho trovato un po' di tempo libero da dedicare al completamento di un documento dove ho messo nero su bianco la mappa mentale che mi sono costruito nel corso di questi ultimi 10 anni di operatività in reale con la STRATEGIA_1 (CCW + PP). Questo documento rappresenta una generalizzazione e uno schema operativo di sintesi dei processi decisionali in seno a questa strategia in opzioni. Ho cercato di formalizzare al massimo i concetti e ho fatto attenzione a non dare nulla per scontato. Nel processo di semplificazione della complessità spero di non aver tralasciato nulla e di aver revisionato correttamente il documento. Credo che sia venuto fuori un buon lavoro di sintesi e la speranza che nutro è quella di trasmettere l'importanza della pianificazione puntuale, rigorosa e formale di ogni decisione nel contesto dell'attività di trading e di investimento. Nel limite del possibile, nulla deve essere lasciato al caso.