Debito pubblico cresciuto per aiutare le banche tedesche
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Ma grazie all’euro, la Germania è riuscita anche a farsi finanziare il proprio debito pubblico e soprattutto quello delle banche tedesche che avevano prestato soldi ai paesi più deboli d’Europa. Quando scoppiò la crisi nel 2008 e la Grecia era sull’orlo del default, le banche tedesche, insieme a quelle francesi, erano esposte verso Atene per circa 100 miliardi di euro, mentre quelle italiane lo erano solo per 5 miliardi. Per salvare la Grecia (e l’euro), si ricorse alla ciambella del fondo salva stati (EFSM) che in pratica prevedeva il contributo economico di ogni singolo membro della Ue, non già in base alle somme investiste in Grecia, ma in base al peso specifico del loro Pil nell’Eurozona. Così l’Italia pagò e sta ancora pagando in misura eccessiva il salvataggio dei paesi colpiti dalla crisi (Grecia, Portogallo, Irlanda): ben 44 miliardi di euro, contro i 50 della Francia e i 67 della Germania. Secondo Eurostat, il contributo dell’Italia ai pacchetti di aiuti per i paesi dell’eurozona in difficoltà pesa il 2,8% del Pil e va a incidere sul debito pubblico. Poi a noi si racconta che il problema sono la mancanze di riforme, la burocrazia che non funziona, ecc. e per sostenere il debito pubblico interno è necessario imporre tasse e balzelli a più non posso. Tutti problemi che c’erano anche prima dell’introduzione dell’euro e prima della crisi del 2008. Né più, né meno.
In Italia, pressione fiscale record per pagare i debiti dei tedeschi
Ma la Germania non ha solo sottratto ingenti risorse finanziarie all’Italia con la politica dell’austerity e grazie all’euro, sta anche sostenendo i costi del proprio debito pubblico con le tasse degli italiani. Come? Imponendo sacrifici per mantenere il debito/Pil al di sotto del 3%. Altra stupenda invenzione dei tecnocrati tedeschi! Intanto la Germania paga una sciocchezza per sostenere il debito pubblico tedesco (meno dello 0,7% per un Bund decennale) che va pure riducendosi, mentre noi italiani paghiamo il 2%. La differenza, cioè lo spread, questo altro maledetto feticcio introdotto dai tecnocrati, si è tradotto in un aumento record della pressione fiscale in Italia (oltre il 43%). Eppure, solo due anni e mezzo prima l’Italia era stato l’unico paese dell’Eurozona a tenere in ordine i conti durante la crisi scoppiata nel 2008. Prova ne è che a fine 2010 Roma poteva vantare il miglior bilancio statale primario dell’Eurozona, pari al +0,1% del Pil, dopo quello dell’Estonia (+0,3%), mentre la Germania era al -1,6%, la Francia al -4,7%, la Grecia al -4,9%, il Portogallo al -7%, la Spagna al -7,7% e l’Irlanda al -27,5%. In più, il debito pubblico italiano figurava tra quelli cresciuti di meno in termini monetari tra il 2008 e il 2010: +180 miliardi di euro. Più di tutti era però cresciuto il debito pubblico tedesco, di ben 405 miliardi. Se poi si va a vedere il debito privato, l’Italia era quella messa meglio a livello europeo mentre la Germania annaspava ancora per i costi della riunificazione. Così, è indubbio che nel 2011 il Bel Paese, al di là delle problematiche interne non meno gravi di quelle di altre piazze europee, dovesse entrare nell’occhio del ciclone. E da lì partì l’attacco programmato ai titoli di stato con tutta la storia legata allo spread.
Perché la Germania dice no agli Eurobond
E i tanto invocati eurobond dell’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti sono finiti nel dimenticatoio. L’unica efficace soluzione al problema dei debiti dell’Europa, la più naturale e condivisibile in un mercato finanziario unificato, è stata abbandonata per non compromettere le finanze di Berlino. Si diceva che la Germania non volesse farsi garante dei debiti altrui (altra bella trovata propagandistica), ma perché mai l’Italia dovrebbe sacrificarsi per quelli dei tedeschi o dei greci allora? E ora non sarà certo la Bce a risollevare le sorti di un’economia finita ormai in disgrazia, attraverso il
quantitative easing, dato che alla fine i debiti dei singoli stati dovranno essere onorati dagli stessi stati che li hanno emessi. Diverso, invece, sarebbe se i se i debiti dei singoli stati fossero spalmati su tutta la piazza con le garanzie dell’Unione Europea. Ma, in questo modo, la Germania non riuscirebbe più a finanziarsi a costi così bassi, quasi assurdi, mentre l’Italia ci guadagnerebbe. Ma così non va bene e lo scopo della moneta unica verrebbe meno.
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Qualcuno si ricorda che dicevo che quello che non è riuscito
a Adolf sta riuscendo ad Angela ?
Tutti ci vanno di mezzo, non solo noi.
Noi saremo semplicemente distrutti ma anche i Paesi del nord
Europa non hanno da stare allegri: saranno gli schiavi ricchi der
Grosse 4° Reich. 





EURO DELENDUM EST !