Padrone del proprio corpo (padrone, femminile plurale)
http://www.giornalettismo.com/archives/ ... -vendetta/
11/06/2012 - Questa volta è un giudice tutelare di Spoleto a estrarre il coniglio dal cappello
La legge 194 è da decenni oggetto d’attacchi e sabotaggi incredibili, l’ultimo scandalo è scoppiato per merito di un giudice e di un suo ricorso un po′ originale
IL RICORSO - Dicono le agenzie che: il giudice tutelare di Spoleto ha sollevato la questione di legittimità costituzionale facendo riferimento a una decisione della Corte europea dalla quale “sembra doversi ritrarre la conclusione sostanziale che l’embrione umano è suscettibile di tutela assoluta in quanto ‘uomo’ in senso proprio, seppur ancora nello stadio di sua formazione/costituzione mediante il progressivo sviluppo delle cellule germinali”. Il magistrato ha ritenuto perciò di dover “porre d’ufficio la questione della compatibilità fra tale affermato principio e la facoltà prevista dall’articolo 4 della legge numero 194/1978 di procedere volontariamente all’interruzione della gravidanza entro i primi novanta giorni dal concepimento: ciò comportando, come è ovvio, l’inevitabile risultato della distruzione di quell’embrione umano che, come si è visto, è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto nel diritto vivente della Corte europea”.
LA SENTENZA RICHIAMATA - Il magistrato spoletino fa riferimento alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 18 ottobre 2011 circa la corretta interpretazione della direttiva 98/44/CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, che contiene, fra le altre cose, la definizione della nozione di “embrione umano”. La direttiva stabilisce infatti che sono escluse dalla brevettabilità “le utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali o commerciali”. La Corte europea, chiamata a fornire una interpretazione esatta di questo articolo, ha stabilito che “costituisce un ‘embrione umano’ qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione, qualunque ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura e qualunque ovulo umano non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia stato indotto a dividersi e svilupparsi”. ”Il principio interpretativo affermato dalla Corte – scrive il magistrato spoletino – deve ritenersi assumere efficacia diretta e vincolante per tutti gli Stati membri”, che sono “chiamati ad applicare la legislazione interna dello Stato in maniera armonica e non confliggente con quanto affermato dalla Corte europea”. (La Presse)
L’ERRORE DI SBAGLIO - L’errore è chiaramente nella premessa, del tutto irricevibile: “sembra doversi ritrarre la conclusione sostanziale che l’embrione umano è suscettibile di tutela assoluta in quanto ‘uomo’ in senso proprio, seppur ancora nello stadio di sua formazione/costituzione mediante il progressivo sviluppo delle cellule germinali”. Perché non sembra proprio, visto che se il legislatore europeo avesse voluto affermare quel principio lo avrebbe scritto chiaramente e visto che la tutela dell’embrione da parte della UE non è mai stata spinta oltre confini definiti esplicitamente che non comprendono una lesione al diritto all’aborto e ancora meno l’equiparazione dell’embrione alla persona umana, come tale titolare dei diritti e delle protezioni che le spettano. Non si vede proprio come il divieto di sperimentazione sugli embrioni umani per ragioni strettamente economiche si possa estendere analogicamente fino a trasformarlo in un divieto d’aborto e non esiste nemmeno alcuna delle premesse intraviste e vantate dal giudice di Spoleto, perché da nessuna nella sentenza europea parte si parla d’embrione come persona.
LA RAGAZZA OFFESA - Ancora più assurdo appare l’intervento del giudice, che per presentare il suo ricorso ha provocato un danno e negato un diritto a una minorenne che aveva pieno diritto ad abortire nell’assoluta riservatezza, se si considera che nell’Unione Europea convivono pacificamente legislazioni in plateale contrasto l’una con l’altra, senza che nessun paese sia mai stato costretto ad adeguarsi a normative sovranazionali. se non proprio a quelle che in nome del diritto alla salute e alla dignità della donna hanno costretto alcuni paesi ad autorizzare l’interruzione di gravidanza almeno nei casi di pericolo per la salute della madre e di stupro.
INFONDATO - Appare quindi del tutto campata in aria la pretesa del tribunale spoletino, che oppone un’analogia infondata, tratta da una sentenza di una corte europea che dispone sull’uso degli embrioni umani per scopi commerciali. Altrettanto infondato pare il passaggio operato dal giudice traducendo il termine “embrione umano” in persona umana. Un passaggio che non è stato avallato in tempi recenti nemmeno dalla legge 40, quella che disciplina appunto l’uso (e la distruzione) di embrioni umani a scopo terapeutico. Il giudice, che per onorare la sua funzione non deve fermarsi ad analizzare la prima norma che lo intriga, avrebbe dovuto prender nota dei ripetuti e falliti tentativi di far passare in sede legislativa europea (e italiana) l’equivalenza tra embrione e persona, non certo atteggiarsi a chi crede di aver scoperto tra le righe che per qualche motivo misterioso l’UE ha reso illegittimo l’aborto. Ancora meno giustificando questa scoperta senza offrire altro che un “sembra doversi ritrarre la conclusione” che appartiene solo alla sua fantasia giuridica, visto che nemmeno nelle parti citate emerge quanto preteso nell’ordinanza e visto che la stessa ignora in maniera fin troppo evidente il caveat con il quale gli stessi estensori della sentenza hanno premesso che non intende equiparare l’embrione alla persona o costituire in capo allo stesso uno status diverso da quello già riconosciuto delle normative UE e nazionali.
UN SABOTAGGIO DELLA 194 ?- Tanto campata in aria che molti ci hanno visto un attacco a tradimento da parte di un giudice fondamentalista o comunque clamorosamente incapace di capire la ratio nelle norme che è chiamato ad interpretare e le conseguenze di quanto ha messo nero su bianco con il suo ricorso, che poteva essere esperito anche senza danneggiare la giovane per la quale lo stesso giudice era stato investito del ruolo di tutore dalla legge, al solo scopo di permetterle l’interruzione di gravidanza senza dover ricorrere all’autorizzazione dei genitori. Un mandato che il giudice ha preferito respingere e non onorare sottoscrivendo quel ricorso molto dubbio, che a molti è sembrato un espediente tra i tanti con i quali funzionari, sanitari e politici cattolici in questo paese hanno tentato d’ostacolare l’applicazione di una legge approvata democraticamente e che gode ancora di larghissimo sostegno popolare.
I FANATICI - La scompostezza e improbabilità di questo ennesimo attacco alla legge 194 è stata forse l’elemento principale che ha fatto scatenare l’indignazione in rete in questa apertura di settimana. L’hashtag #save194 è presto diventato il più gettonato e sono fiorite proteste, frizzi e lazzi di ogni genere. Una reazione abbastanza normale a quello che sembra l’ennesimo tentativo scomposto, poco importa se in buona o cattiva fede, di sabotare una legge della repubblica posta a tutela della salute e della dignità delle donne, quelle stesse donne che i fanatici paladini dell’embrione sono pronti a sacrificare sull’altare del loro fanatismo ideologico radicato in un fanatismo religioso degno del medioevo.
Ancora
Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.
Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.
L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale - il prossimo 20 giugno - che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.
Inoltre, quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.
Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.
Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:
1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.
2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne italiane.
ed infine
Nell’ampio arco di scelta di quello che le donne devono subire da una società profondamente misogina e conservatrice, continua ad essere sottoposta a pesanti tentativi di manomissione la legge 194.
Fortemente compromessa dall’obiezione di coscienza e dai sedicenti movimenti per la vita, ora dovrà essere discussa dalla Corte Costituzionale il 20 giugno perché, a detta del giudice tutelare di Spoleto, che doveva esaminare la richiesta di interruzione di gravidanza di una ragazza minorenne, rappresenta una possibile lesione del diritto dell’embrione, in quanto uomo in fieri.
Non so se queste sono esattamente parole sue, che già sulla scelta della parola uomo ravviserei una scarsa attenzione alle questioni di genere (che comunque scarseggerebbe in chi ha scritto il pezzo, n’est pas?) ma trovo davvero raccapricciante questa morbosa attenzione verso l’embrione, considerato essere vivente secondo i ferrei canoni scientifici di santa romana chiesa, contrapposta alla totale indifferenza verso la donna, evidentemente mero contenitore senza valore di questa vita da proteggere.
La ragazza ha già abortito, ma se la Corte dovesse ritenere ammissibile il quesito sarebbe l’ennesimo attacco ad una legge fondamentale per la salute delle donne e per la loro autodeterminazione.
Non smetterò mai di chiedere allo Stato di essere laico e sottrarsi al controllo oscurantista della religione che in nome di una presunta fratellanza cerca di imporre la sua visione del mondo a chi non la condivide.
In parole povere ne avrei fin sopra i capelli di queste radici cristiane.
Su Twitter #save194 , una legge di libertà e di civiltà