Ormai anche l'egitto ci supera per civiltà, rinverdendo fasti di un glorioso passato.
Il 6 aprile è una data di rinascita, che nasce dall'unico potere sano rimasto nel paese.
riporto quanto scrive Stille sul suo blog :
Tra Roma e Il Cairo, c’è di mezzo il Parlamento
La presenza di circa un milione di persone nelle piazze delle città italiane fa piacere, e dimostra una forte partecipazione popolare e una volontà di registrare una voce di dissenso in una situazione di stallo politico dominato dai problemi personali del Primo Ministro Silvio Berlusconi. Però l’interrogativo rimane: cambierà veramente qualcosa? La risposta sta soprattutto nel Parlamento.
È venuto naturale in questi giorni, seguendo la caduta dell’anziano autocrate egiziano Hosni Mubarak, fare il facile paragone tra Italia e Egitto e chiedersi come mai gli italiani non riescono a sbarazzarsi dell’autocrate di Arcore.
Ma in realtà le situazioni sono diverse. Bisogna riconoscere che Berlusconi continua a governare perché ha una maggioranza in Parlamento, un Parlamento eletto legalmente (anche se si può discutere quanto siano democratiche elezioni condotte sotto il controllo mediatico berlusconiano).
Perciò non cambierà nulla finché una maggioranza di deputati non deciderà di lasciare Berlusconi. Oltre alla capacità di Berlusconi di ripescare e forse comprare diversi dissidenti dell’area finiana, il problema di fondo rimane la frammentazione e la rissosità dell’opposizione. Sono anni che discutono di possibili alleanze, possibili formule, possibili programmi, invece di trovare terreno comune su alcuni punti cardine. È ora di calare il sipario sullo spettacolo grottesco di questo governo, fare una nuova legge elettorale decente, e, volendo, anche una per creare un federalismo sensato che non distrugga lo stato italiano, per poi andare alle urne. La paura del voto di alcuni, beghe interne e competizione tra leader individuali hanno ostacolato una soluzione che doveva essere ovvia e logica. L’unico punto positivo del prolungamento della crisi di Berlusconi è stato che il suo scivolamento nei sondaggi, con un tasso di approvazione che si abbassa al 30%, ha dato finalmente un po’ di coraggio alle truppe disordinate dell’opposizione. Sia Fini che Bersani sembrano ora parlare con più chiarezza.
Berlusconi continua ad invocare il popolo italiano come suo unico giudice naturale nel tentativo di sfuggire alla legge italiana e di usare il suo mandato popolare come scudo contro ogni critica e controllo. Quindi è giusto a questo punto tornare al popolo per avere indicazioni nuove: è giusto chiedere ai politici dell’opposizione di rischiare le loro poltrone a Montecitorio e di accettare la sfida di convincere una maggioranza degli italiani che hanno qualcosa di meglio da offrire rispetto all’incompetenza, alla corruzione e all’illegalità’ di due anni di Berlusconi.
Speriamo che si faccia una legge elettorale che tolga ai segretari di partito la capacità di scegliere tutti i candidati nelle liste e che dia all’elettorato la capacità di scegliere i propri rappresentanti, e che questo introduca un po’ di sangue fresco sia nei ranghi del centro sinistra che in quelli del centro destra.