Farà causa allo stato, «visto che non c'è responsabilità dei giudici». La minaccia del premier, certo dettata dalla fortissima tensione di questi giorni, può apparire paradossale: il capo del governo che fa causa allo stato. E la prospettiva delle finanze personali di Silvio Berlusconi rimpinguate a spese del deficit pubblico statale susciterebbe certo reazioni altrettanto esasperate. Ma, in linea teorica, è uno scenario possibile. La responsabilità civile del magistrato, infatti, nonostante il successo del referendum abrogativo dell'87, c'è ed è regolata da una legge dell'anno dopo (la 117 del 13 aprile 1988).
Che afferma il principio della risarcibilità di qualunque danno ingiusto conseguente a un comportamento, atto o provvedimento giudiziario posto in essere da un magistrato «con dolo o colpa grave» ovvero conseguente a «diniego di giustizia». Come qualunque cittadino, quindi, Berlusconi può chiedere i danni, anche se il suo avvocato Niccolò Ghedini ha prudentemente rinviato l'ipotesi a dopo il processo. Non è neppure escluso, sempre in linea teorica, che in caso di vittoria siano pm o giudici a pagare, dal momento che la legge prevede che lo stato giudicato responsabile possa rivalersi sul magistrato. Che invece questo sia opportuno politicamente, a costo di inasprire ancora lo scontro istituzionale, è tutto da dimostrare.
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